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CH: L'oro BNS e le bugie di Berna


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Corriere del Ticino (28 novembre 2014), pag. 45

L'opinione
L'oro della BNS e le bugie di Berna

di Giancarlo Prada (*) - 28 novembre 2014

Per indurre i cittadini a respingere l'iniziativa sull'oro della BNS (Banca Nazionale Svizzera), l'opuscolo con le spiegazioni, allegato al materiale per le votazioni federali del 30 novembre, ricorre perfino alle fandonie. Ufficialmente l'autore delle "spiegazioni" e' il Consiglio federale (**); in realta', esse sono state redatte dal Dipartimento delle finanze diretto dalla signora Widmer-Schlumpf, poiche' le questioni concernenti la BNS sono di sua competenza.

Il testo afferma che l'oro e' uno degli investimenti piu' rischiosi perche' il suo valore e' molto variabile; inoltre, esso non produce redditi sotto forma di interessi o dividendi. Per questo, una quota elevata di oro nel bilancio della BNS deprimerebbe il suo utile netto e, di conseguenza, vi sarebbero minori versamenti alla Confederazione ed ai Cantoni.
Simili argomentazioni sono deliberatamente fuorvianti poiche' misconoscono la specificita' della BNS: il peculiare ruolo svolto da una banca centrale in seno all'economia nazionale fa si' che essa sottosta' a logiche completamente diverse da quelle che presiedono al comportamento degli altri soggetti economici (privati, aziende, banche ed enti pubblici).

Innanzi tutto, la legge federale sulla moneta impone ai residenti di accettare in pagamento le banconote e gli averi sui giroconti presso la BNS, senza limiti di somma.
Poi, l'obbligo di rimborsare le banconote in oro fu sospeso negli anni Trenta del secolo scorso e, non solo, non fu mai ripristinato, ma fu abrogato nel 2003. Di conseguenza, anche se nel bilancio della BNS sono contabilizzati al passivo, tanto le banconote quanto gli averi sui giroconti non sono debiti perche' nessuno puo' chiederne il rimborso in altra forma.
Questo pone la BNS in condizione di pagare cio' che compra semplicemente aumentando il suo debito (formale) perche' tutti devono accettarlo.

Cosi', a differenza degli altri soggetti economici che, per portarsi acquirenti sui mercati, necessitano di moneta ottenuta fornendo controprestazioni onerose sotto forma di lavoro, merci, servizi, oppure presa in prestito, la BNS puo' comprare tutto gratuitamente.
Poiche' l'oro e le valute estere, che figurano all'attivo del suo bilancio, sono stati acquistati senza alcun esborso reale, la BNS non puo' subire perdite e, quindi, e' sempre in grado di distribuire utili.
A tale proposito, va rilevato come a ridurre i versamenti a Cantoni e Confederazione sia stata la stessa signora Widmer-Schlumpf, sottoscrivendo nel 2013 la convenzione che ha portato da 3.5 a 1 miliardo l'importo massimo da distribuire.

In merito all'obbligo di detenere almeno il 20% del suo attivo in oro, che l'iniziativa vuole imporre alla BNS, le "spiegazioni" affermano che cio' la costringerebbe a comprarne ogni volta che acquista valuta estera, che adotta altre decisioni di politica monetaria, o per ogni calo del prezzo del metallo giallo.
Ecco un'altra frottola: cio' e' vero solamente nel caso in cui la quota aurea detenuta corrispondesse esattamente al 20% del totale di bilancio; la costrizione cadrebbe per le percentuali superiori alla soglia appena citata.
Questo non e' solo un caso teorico: fino al 1997, la legge imponeva alla BNS una copertura minima del 40% in oro per le banconote. Cio' nonostante, poiche' disponeva di una quota superiore al minimo richiesto, per decenni essa pote' condurre la politica monetaria in contesti economici e finanziari altrettanto problematici degli attuali, senza subire intralci dal fronte della copertura.

Nell'opuscolo si legge pure che quanto richiesto dall'iniziativa limiterebbe il margine di manovra della BNS, la quale non potrebbe piu' difendere un cambio minimo, come lo fece nel settembre 2011 fissando un limite inferiore di 1.20 fr per l'euro.
Cio' e' falso: la soglia minima avrebbe potuto e potrebbe essere difesa con provvedimenti di ordine amministrativo che, oltretutto, avrebbero generato minori effetti collaterali degli imponenti acquisti di valute estere (equivalenti a quasi 400 miliardi di franchi), effettuati dal 2007 al 2013. Infatti tali acquisti hanno indotto il raddoppio della massa monetaria M1 (ossia dei mezzi di pagamento in circolazione) e trascinato i tassi d'interesse vicino a zero; di conseguenza, essi hanno generato la formazione di un enorme potenziale inflazionistico, favorito investimenti poco efficienti, alimentato la speculazione immobiliare, penalizzato il risparmio tradizionale e creato problemi alle casse pensioni.

Infine, va rilevato come l'opuscolo dia poco risalto al vero punto debole dell'iniziativa, talmente debole dall'essere esiziale. In effetti, il divieto, imposto alla BNS, di vendere le riserve auree rende queste ultime perfettamente inutili perche' non sarebbero utilizzabili nemmeno nel caso di gravi crisi economiche o politiche di carattere internazionale che, in futuro, potrebbero abbattersi sul nostro paese.
Tale divieto svuota di qualsiasi senso lo scopo stesso dell'operazione: perche' mettere il fieno in cascina, quando si sa gia' che non potra' essere utilizzato?

Unicamente a causa di questa clausola deleteria, che purtroppo inficia l'intero progetto costituzionale (***), l'iniziativa sull'oro va respinta. Quanto ai metodi della signora Widmer-Schlumpf, ogni commento e' superfluo.

--
(*) economista
(**) governo nazionale
(***) l'iniziativa riguarda sempre una proposta di modifica costituzionale, a differenza del referendum che riguarda l'abrogazione di una legge appena accettata da governo e camere.


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