Notifiche
Cancella tutti

Cittadino-soldato


vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6373
Topic starter  

Da: www.laregione.ch

Il mito del cittadino soldato (per ora) non si tocca

di Edy Bernasconi - 14 febbraio 2011

Il popolo svizzero ha espresso un no abbastanza netto all’iniziativa ‘per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi’. Dalle urne è uscito un responso chiaro anche se non dirompente, dal momento che la percentuale dei ‘sì’ ha superato il 43 per cento. L’iniziativa è stata battuta, ma non impallinata.

Ad influenzare la maggioranza dei votanti, sono stati sentimenti diversi. Uno, al quale ha fatto ad esempio appello a più riprese il presidente del Plr Fulvio Pelli, è quello legato alla fiducia nel senso di responsabilità dell’individuo accompagnato con il richiamo alla maturità della schiacciante maggioranza dei cittadini come dimostrerebbe il fatto che, nonostante la Svizzera sia uno dei Paesi al mondo nel quale le armi sono più diffuse, sono relativamente pochi – per quanto spesso con conseguenze tragiche – i casi di abuso. A ciò si può aggiungere che, anche a seguito della raccolta delle firme, la legislazione è stata inasprita. A sua volta l’esercito ha introdotto negli ultimi anni alcuni correttivi come l’obbligo di lasciare negli arsenali la munizione da tasca accanto alla possibilità, per i militi che lo vogliono, di depositare l’arma personale tra un servizio e l’altro. Si tratta di misure che potranno essere ulteriormente perfezionate lungo la strada che è stata ribadita ancora ieri dal Consiglio federale. Si tratterebbe di una via da preferire alle soluzioni proposte dagli iniziativisti nelle quali i contrari vedevano il rischio di una inutile burocratizzazione oltre a esprimere più di un dubbio circa la possibilità di metterle in pratica e la loro efficacia. A ciò si aggiunga che – ecco un’altra tesi ripetuta a più riprese – nonostante i delitti commessi con l’uso di armi da fuoco siano relativamente numerosi, sarebbero invece rari i casi nei quali ad essere impiegate sono le armi d’ordinanza. Armi sulle quali si concentrava soprattutto l’iniziativa. In questo è stato anzi visto un nuovo tentativo di smantellare l’esercito e quello di milizia più particolarmente, dimenticando invero qui di chiedersi se oggi vi siano ancora le condizioni che hanno determinato le fortune del concetto di cittadino-soldato e questo di fronte alle nuove sfide che si pongono nell’ambito della politica di sicurezza. Queste motivazioni da sole, tuttavia, non sono sufficienti per spiegare l’esito della consultazione. Sul voto ha sicuramente influito anche il peso della tradizione che fa di quello svizzero un ‘popolo armato’ in una Nazione nella quale il tiro è uno degli sport più praticati. La Svizzera, non fosse così, non sarebbe il Paese di Guglielmo Tell e la balestra non verrebbe utilizzata per contrassegnare i prodotti ‘made in Switzerland’. Conservare l’arma in casa continua a essere vissuto come sinonimo di libertà.

Tali miti ereditati dalla tradizione sembrano oggi vivere una nuova primavera in un contesto di crescente incertezza della posizione della Svizzera nel mondo. È un argomento al quale hanno attinto ampiamente soprattutto nelle ultime fasi della campagna gli oppositori, mescolandolo abilmente con il richiamo alle paure più diffuse all’interno di ampie fasce della popolazione. ‘Vogliono lasciare le armi unicamente nelle mani dei criminali stranieri disarmando i cittadini onesti’ era il senso di uno dei manifesti apparsi nelle settimane che hanno preceduto il voto. Il richiamo alla ‘svizzeritudine’ (a questo tipo di ‘svizzeritudine’) ha sicuramente giocato un ruolo non indifferente soprattutto all’interno di certe fasce della popolazione e in misura diseguale tra le diverse regioni del Paese: più nella Svizzera tedesca che non in quella romanda, nelle campagne (dove si concentra soprattutto l’esercito dei tiratori e dei cacciatori) e meno nelle aree urbane. Non è un caso se i Cantoni di lingua francese (fanno eccezione Vallese e Friburgo, tradizionalmente più conservatori) si sono espressi a favore. La stessa cosa hanno fatto i votanti che vivono attorno a due grandi agglomerati urbani come Zurigo e BasileaCittà. Lo si voglia o no, anche se in una misura meno netta rispetto ad altre votazioni, questo risultato conferma l’esistenza di due Svizzere: refrattaria alle novità la prima e più aperta al cambiamento la seconda. Ci sono non a caso alcune analogie tra questo risultato e quello di altre consultazioni su temi che potremmo definire ‘sensibili’. Si pensi alla questione dei minareti o, più recentemente, all’iniziativa per l’espulsione degli stranieri che commettono reati.


Citazione
Condividi: