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Colpa&Covid: di cosa stiamo parlando?


GioCo
Noble Member
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Il denaro è tale perché lo accettiamo come mediatore dello scambio e per ciò eredita per ricaduta un valore economico, anche se è solo una serie di bit di una stransazione o un pezzo di carta da culo. Se e quando non accettiamo quel mediatore specifico per lo scambio, quel denaro smette di avere un valore e quindi torna a essere quello che era, una semplice catena di impulsi elettrici o carta igienica.

Qualsiasi altro principio di cui sia possibile farne disciplina, dalla scienza alla tecnologia, dalla medicina alla sociologia, dalle arti ai mestieri, ivi compresi quelli spirituali, rispetta la stessa identica regola: lo scambio o passaggio di valore è accettato quanto il valore è reciprocamente riconosciuto dai contraenti. Quindi se un seminarista non crede nella religione che studia è evidente dovrebbe dare alla stessa almeno un valore alternativo, ad esempio sociale (è il caso dei prelati provienienti dalla nobiltà nel medioevo).

Se qualcosa, qualsiasi cosa smette per noi di avere valore, smettiamo di nutrire per questa cosa interesse. Ma il valore da cosa è dato? Dal significato che diamo all'accadimento (meglio noto come "esperienza") che poi è un tipo specifico di relazione verso individui, oggetti e idee. Se ad esempio a scuola smettiamo di dare valore alla matematica, non importa quanti salti mortali farà il docente per insegnare la sua materia, avrà una classe di indisciplinati che si faranno beatamente i ca%%i loro, mentre magari nell'ora successiva di italiano, siccome gli stessi hanno del docente (più che nell'italiano) una stima profonda, ecco che la stessa classe si trasforma come per magia in silenziosi e attenti scolari che ti diranno proprio questo, cioé che il docente è straordinario. Tutti quindi penseranno che il merito è dell'individuo con una antipaticissima ricaduta: ci alleniamo a credere e pensare che l'atto di dare valore alle cose non dipenda da noi, ma da qualcosa che sta "fuori da noi". Per esempio dal bravo docente e poi dopo dal bravo cantautore, sportivo, politico, etc. etc.

Se è pur vero che ciò che "ci piace" non appare sotto il nostro controllo, è però anche vero che non tutto ciò a cui diamo valore ci piace. Anzi, a dirla tutta la maggioranza assoluta di relazioni a cui diamo valore, non ci piacciono proprio per niente. Ad esempio, alzi la mano chi ama il proprio lavoro. Pochi eh? Magari siete tra quei pochi e guarda tu il caso però poi siete disposti a perdere più tempo pur essendo pagati di meno per dare un contributo di maggiore qualità, ma se cambiamo categoria di relazione le cose non rimangono facilmente così rosee. A tutti piace andare in vacanza, ma a chi piace esattamente come al partner? Ecco che però scopriamo che proprio questa differenza, questo sacrificio diventa esattamente il termine (diremo metaforicamente "la moneta") che nutre lo scambio, il termine del valore. Quindi da qui deduciamo che la moneta, per il semplice fatto che si fa intermediaria dello scambio è sempre un valore negativo. Dice la saggezza popolare che "il denaro è lo sterco del demonio" ed è vero in senso lato, cioé retorico, dal momento che in qualsiasi scambio lo è il mediatore (emotivo) tramite cui avviene. Il mediatore incarna in pratica l'emozione che sottende lo scambio: noi comperiamo ciò che vorremmo spendendo moneta (emotiva) che rappresenta il suo contrario. La mamma che si sacrifica nel preparare la cena per noi preferita ad esempio.

Qui si attiva uno dei tanti paradossi del nostro sistema emovito, cioé quello (se non l'avevate capito) che da valore alle relazioni. Perché a sottendere tutto questo processo c'è il sistema neuroedocrino che possiamo sintentizzare in due righe come quel sistema che risponde a stimoli nervosi con l'arricchimento nel sangue di sostanze neuro-stimolatrici che spingono (non necessariamente ottengono) verso l'emissione di certi comportamenti e la soppressione di altri (rispetto la specie e/o l'individuo). Come la rabbia che per essere "sfogata" deve essere prima "preparata" psicofisicamente. Per il sistema nervoso ogni stimolo corrisponde a un tipo di adattamento (modellazione) dell'apparato rispetto l'ambiente necessario alla sopravvivenza. Se ci troviamo in un luogo o in un momento pericoloso prima dobbiamo riconoscerlo e poi eventualmente la rabbia si scatena quando qualche relazione per noi di valore subisce quel pericolo per salvaguardare la vita o la specie con essa.

Certo da questo discorso a dire che portare in tasca il cellulare significa dare valore alla tecnologia è un salto non immediato. Tuttavia solo 100 anni fa il valore della tecnologia era molto relativo rispetto quello delle persone con cui si condivideva il quotidiano. Oggi non a caso le persone tendono ad avere per la maggiornaza un valore meramente "utilitaristico": hanno valore per quello che offrono (ad esempio sessualmente) non per quello che sono e per questo potenzialmente potrebbero offrire ma anche no (a loro discrezione). Un tempo era obbligatorio stabilire con ognuno precisi legami ed era bene fossero forti e numerosi perché nel momento del bisogno (frequente) era su questi legami che si poteva contare e non sulla tecnologia ed era già messo in conto che avrebbero potuto benissimo mancare proprio nel momento del bisogno. Chiaro che stiamo parlando comunque di sacrifici emotivi anche nel caso della tecnolgia. Ma mentre in un accordo tra persone è la forza del legame affettivo scambiato alla pari che da valore all'agito (più complesso da realizzare e da mantenere) quando l'affetto è rivolto a un ente come la tecnologia, il denaro o qualsiasi altro bene e servizio pratico le cose si semplificano dal punto di vista del beneficiario ma iniziano i guai (molto seri) emotivi. Perché lo scambio non è mai alla pari e quindi si instaura una dipendenza.

In questa luce dovrebbe apparire chiaro perché avere costruito una società che da valore all'economia più che all'individuo, alla tecnoligia più che alla relazione tra persone significa passare da una dittatura politica a una militare, sanitaria, economica o come quella che stiamo vivendo adesso mediatica e digitale, perché quello che osserviamo e analizziamo non é una causa ma un effetto. Se diamo valore al denaro, avremo una dittatura economica. Se diamo valore alla tecnologia, avremo una dittatura tecnologica, se diamo valore politico a un certo personaggio (non ha importanza se di stirpe nobile o no) o ideologia avremo una dittatura politica. Ma possiamo andare avanti: se diamo importanza ad uno sport come il calcio esso monopolizzerà le nostre relazioni, anche fuori dallo stadio, tanto più quanto più valore avrà per noi. Se è invece l'istruzione, uguale.

Ai miei discenti per ciò ripeto sempre: l'emozione comanda sempre. Ma noi possiamo comandare l'emozione perché non è un fenomeno esterno, non c'è niente all'esterno che si connetta direttamente al nostro apparato neuroendocrino obbligandoci a vivere certi stimoli e non altri che non sia sotto il nostro controllo. Non ancora per lo meno, ma ci stiamo arrivando, passo dopo passo il profondo desiderio di liberarci dalla necessità di diventare resposabili di noi stessi e delle nostre emozioni, ci porta verso la delega del controllo emotivo e con la tecnologia sta accadendo esattamente questo.

L'uso pesante di psicotropi come la caffeina, lo zucchero o il tabacco sono già esempi consumati di stimoli che hanno respiro di massa e inducono direttamente dall'esterno l'apparato a rispondere in certi modi e non in altri. Ma fanno parte di stili di vita che possiamo ancora cambiare. Il 5g e il wireless o peggio l'abuso costante di smartphone e computer di vario genere, porta alla proliferazione del digitale e all'invadenza dello stesso fin nei recessi più intimi dell'individuo per ottenere nient'altro che la delega emotiva a un ente terzo, la tecnologia appunto, figlia di un altro ente, la scienza, resa dal valore emotivo che gli attribuiamo (basta pensare alla fantascienza) paritario moralmente con la dottrina cattolica. Ma di nuovo non osserviamo una causa, ma un effetto.

Ancora non l'abbiamo, ma prevedo presto tecnologie che si candideranno ad essere neuroregolatori dell'umore (ad esempio per il controllo degli attacchi di panico che si fanno sempre più frequenti tra i quadri clinici della popolazione media) e come sempre si faranno strada attraverso applicazioni mediche spacciate come innovative e quindi indispensabili per il "bene comune", ma sotto sotto private di quel quadro più ampio che riguarda l'adattamento che ci richiede poi per forza una tale tecnologia. Ecco allora che cominciamo a chiarire come la medicina, nata come ricerca del benessere umano, ha assunto purtroppo un valore salvifico che prima era della religione. Un altro scippo ai danni di un ente certamente orrendo ma per lo meno prima riconocibile che non solo non è affatto morto, ma si è distribuito in modi e in direzioni del tutto fuori controllo. Banalmente perché della religione (e del bisogno che sottende) non ci abbiamo ancora capito un ca%%o.

Ma se questo discorso è chiaro, allora dovrebbe essere chiaro che la medicina (come per ogni relazione) non mercanteggia nessun valore positivo. A meno che voi non crediate che il malessere psicofisico lo sia ovviamente, dato che il mondo è pieno anche di deficienti (in senso etimologico) sadomasochisti. Tuttavia in quel caso vi assicuro che nessuna pandemia sarebbe stata la soluzione più ovvia per stabilire una dittatura sanitaria dai quattro imbecilli che credono di guidare l'umanita verso un futuro migliore e non verso il disastro sia loro che nostro.


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