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Con gli occhi dell’occidente


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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L’attentato compiuto dai taleban a Kabul il 17 settembre contro i militari italiani del contingente ISAF è stato come un calcio al basso ventre della nostra Italia pacioccona, intorpidita dal ciarpame televisivo e distratta dagli scandalucci interni.
Il boato dell’esplosione non è giunto fino a noi, ma i suoi effetti hanno fatto prendere atto all’opinione pubblica e ai suoi governanti, che in guerra si muore facilmente; e che muoiono anche i nostri soldati.
Certo, sarebbe più comodo se a morire -come negli action movie americani- fossero solo gli altri, se ad essere dilaniati dalle bombe fossero solo quegli sconosciuti, anonimi afgani, –uomini, donne e bambini- di cui i nostri media non ci mostrano mai un volto, una foto tessera, un ritratto di famiglia.

I morti degli “altri” sono morti sconosciuti, privi di vissuto, senza fisionomia, un dato numerico nell’elenco delle vittime collaterali del conflitto.
Così come sono terroristi, banditi e vigliacchi tutti quelli che attacano i soldati dell’International Security Assistance Force.
Ce l’ha chiarito bene la retorica ministeriale di questi giorni: se non hai droni, carri armati, aerei supersonici, bombardieri invisibili, coordinamento satellitare per le azioni militari , blindati a prova di proiettile, allora non sei legittimato a combattere contro chi invece ce li ha.

Insomma: in questa guerra è consentito, ed è quasi eroico, lanciare una bomba da un aereo a dieci chilometri di altezza, ma se ti trasformi tu stesso in bomba, allora sei un vigliacco, anche se sai che con quella azione ci lascerai la pelle.
Ovviamente questo vale per gli altri, per i nemici.
Perché l’Occidente, per postulato ideologico, ha sempre ragione mentre gli altri torto marcio.
Quando abbiamo avuto noi lo straniero in casa, sessantacinque anni fa, il legislatore luogotenenziale aveva considerato “azioni di guerra, e pertanto non punibili a termini delle leggi comuni, gli atti di sabotaggio, le requisizioni e ogni altra operazione compiuta dai patrioti per la necessità di lotta contro l’occupazione nemica”. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1560 del 18 marzo 1999, ha poi chiarito che <<il>>, anche dunque l‘attentato dinamitardo, e che <<quanto alla "necessità di lotta" contro gli obbiettivi [nemici], la natura dell'attività bellica rende la valutazione sul punto discrezionale, evidentemente non sottoponibile […] ad un controllo che coinvolga "a posteriori" la efficacia de11'operazione prescelta a conseguire gli obiettivi strategici perseguiti.

Di talchè, in forza del Decreto Legge Luogotenenziale del 12.4.1945, n. 194, qualsiasi attentato dinamitardo contro i militari nemici stranieri che occupavano il territorio nazionale, se volto a contrastare l'occupazione stessa, era da ritenersi caratterizzato da quegli inequivoci requisiti strutturali e teleologici che consentono di qualificare l'azione come "azione di guerra”.
Questo, si ripete, quando gli occupati siamo noi.

I talebani non hanno una legge che gli dà ragione, e quindi devono arrendersi. O comprarsi Stealth, Carri Abrhams e Chinook.

Lorenzo Borrè
Fonte: http://ariannaeditrice.it
Link: http://ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=27912
19.09.2009


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