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Crisi Usa. Effetto domino anche sulle banche italiane


Tao
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Illustrious Member
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Dopo il fallimento Lehman Brothers, ieri le Borse mondiali hanno continuato a tracollare sotto i colpi della crisi che sta investendo altri colossi finanziari come Goldman Sachs e Morgan Stanley, in una sorta di "effetto domino" di cui non è dato al momento prevedere gli esiti.
Su questo terremoto, sulle sue ripercussioni, sullo stallo economico dell'Italia che per Confindustria è già entrata in recessione, nonché sulle dichiarazioni rilasciate al Corriere dal ministro Tremonti, Liberazione ha intervistato Tito Boeri, ordinario di Economia all'Università Bocconi.

Professore, quello che sta succedendo in America è davvero, come dice il ministro Tremonti, la fine di un sistema?

Guardi, io di dichiarazioni ne ho sentite tante in questi anni. Più volte che dovesse essere la fine di tutto; che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato. Sicuramente siamo in un momento difficile, ma sono anni che il momento è difficile. Credo peraltro che il ministro Tremonti avesse detto una cosa simile dopo l'11 settembre del 2001, mentre in altri suoi libri ha scritto esattamente l'opposto. E poi il cambiamento globale è avvenuto nel '94, con le decisioni del Wto. Queste dichiarazioni fatte così mi sembrano degli esercizi di retorica che non sono di grande aiuto.

Secondo lei cosa intende dire il ministro quando sostiene che «ora il cerchio magico si è spezzato»?

Non so cosa voglia dire Tremonti. E' chiaro che una crisi finanziaria come questa è stata avviata dal fatto che i circoli viziosi per le banche si sono trasformati in circoli viziosi per l'economia nel suo complesso. Eravamo nella situazione in cui le banche, anche per colpa della politica dei bassi tassi di interesse di Greenspan, hanno cercato di espandere il più possibile il credito, concedendolo anche a famiglie e imprese che non davano sufficienti garanzie, usando la strada dei mutui ipotecari, quindi avendo come collaterali, come garanzie, il valore delle case. Grazie al boom di questi mutui il prezzo delle case è aumentato e questo rendeva più forti le stesse garanzie e stimolava ancora le banche a concedere altri prestiti. Per un certo periodo tutta la vicenda si è avvitata, permettendo alle banche di espandere ancora il credito e di realizzare profitti. Poi, quando a un certo punto la corsa si è interrotta, è iniziato il processo opposto e le banche sono entrate in sofferenza. Per di più, avendo utilizzato tutti questi strumenti derivati, che sono congegni finanziari molto complessi che si alimentano a cascata, è diventato veramente difficile districarsi.

Tutto ciò rende ancora più difficile seguire e capire dove sono finiti i debiti. Certamente quella in cui ci troviamo è una situazione nuova. Per molti versi ci stiamo muovendo in acque inesplorate. Io credo quindi che prima di tutto bisogna cercare di capire bene le cose e ragionare in termini molto pragmatici. Tutti quelli che hanno così tante certezze nel dire cosa si deve fare in questo momento mi fanno un certo spavento, perché invece ci sono scelte molto difficili da fare. L'unica consolazione è che molte di queste scelte non devono essere fatte da persone incompetenti, come alle volte pare chi dovrebbe reggere le sorti economiche del nostro paese.

La Fed e la Bce, sono scese in campo immettendo risorse pubbliche per arginare il disastro. Secondo lei è la cura giusta?

Guardi, è molto difficile dire se è stata la scelta giusta. La scelta difficile che spettava all'autorità americana era quella da una parte di continuare a intervenire per salvare le banche in difficoltà, cosa che però non è possibile fare per salvare tutto e tutti. A un certo punto bisognava porre fine a questa cosa, anche perché se si pensa in avanti, guardando il futuro, si crea una situazione in cui le imprese e le banche devono riprendersi la loro responsabilità.
Era giusto e in qualche modo è giusto mettere in piedi una catena di salvataggio, ma ci sono anche i costi, ed è un fatto che gli americani non possono sopportare debiti di quelle dimensioni. Quindi bisognava porre un limite alla cosa. Dall'altro lato la preoccupazione che è nella mente di tutti, di chi opera sui mercati, è l'effetto domino. Cioè le conseguenze e le ripercussioni che si possono innestare attraverso i derivati, di cui non si sa cosa si possono trascinare dietro. Bisognava cercare di contemperare queste due esigenze. Ci è riuscito il Tesoro americano, la Fed? Non lo so. Forse bisognerà aspettare qualche settimana. Ci vuole un po' di tempo per capire se è stata la scelta giusta salvare Lehman Brothers e Aig. Vedremo.

Ieri Confindustria ha detto che l'Italia è in recessione, e Tremonti ha avvertito che in queste condizioni le tasse caleranno forse fra cinque anni. Lei che ne pensa?

Io penso che ha fatto bene Confindustria a lanciare l'allarme,perché la situazione italiana è grave. Diciamo che è difficile prevedere in questo momento quali potranno essere le ripercussioni della crisi finanziaria americana sull'Italia, ma sicuramente l'Italia, e questo lo sappiamo già adesso, è sull'orlo di una recessione. Questa è una situazione che va in tutti i modi evitata perché il nostro paese viene da quindici anni di stagnazione e una nuova recessione sarebbe davvero molto costosa per la gran parte delle famiglie italiane. Tra l'altro non abbiamo creato in tutti questi anni, sia da parte dei governi di centrodestra che di centrosinistra, un sistema moderno di stato sociale. Quindi è compito dell'autorità economica fare di tutto per evitare una recessione, anche tenendo d'occhio il sistema bancario italiano, benché appaia toccato marginalmente dalla crisi finanziaria internazionale. Invece mi sembra che non si stia facendo nulla. Una cosa da fare subito è abbassare la pressione fiscale, come promesso in campagna elettorale.

La vicenda Alitalia è un altro tassello della crisi del sistema nel comparto strategico del trasporto aereo. Qual è una soluzione che non bruci la compagnia di bandiera e non lasci per strada migliaia di lavoratori?

La soluzione c'era ed era quella di Air France, una proposta tutto sommato migliore di quella concordata tra il governo in carica e Cai, che sarebbe operativa da diversi mesi e che non avrebbe comportato per l'erario un onere di tre miliardi di euro, che alla fine dovranno uscire dalle casse dello Stato. Credo che la strada che si apre è quella dello spezzettamento di Alitalia e della vendita al miglior offerente dei vari pezzi. Sia chiaro, non è la strada che io propongo, mi limito a constatare quello che è successo e che a questo punto è inevitabile che succeda.

Gemma Contin
Fonte: www.liberazione.it
19/09/2008


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 30947
 

ggetto: Crisi Usa. Effetto domino anche sulle banche italiane

TAO, PERCHé HAI DATO QUESTO TITOLO?
anche se boeri ha detto un sacco di cazzate, non ha parlato di effetto domino sulle nostre banche .

e la nostra economia sono anni che va male.

boeri sarebbe un economista?

banche che sarebbero in salute prestano soldi anche a chi non da garanzie correndo rischi?
..negli usa le banche erano incasinate dopo la bolla della neweconomy ed hanno cercato di rifarsi rifilando sòle come i derivati, prestando soldi anche a chi non ne disponeva...approfittando della fed che aveva abbassato i tassi e del carrytrade con i giapponesi(prestiti veloci a tassi vicini allo zero)


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