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Dodici tesi per il Movimento Viola (rito Ambrosiano)


Tao
 Tao
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(scusate l'estrema lunghezza e la prolissità, ma funziono così)

Dopo il messaggio precedente * che introduceva il tema della crisi di Milano vado nello specifico, non intendo l'argomento in contrapposizione agli altri, e formulo dodici ipotesi analitiche e propositive  a medio termine.

1) Milano è sotto il controllo di un centrodestra ormai dal 1992, con un opposizione di fatto molto debole, in parte collusa (Pd di Penati e dei miglioristi-Ligresti) e in parte molto emarginata e invecchiata.

2) La struttura di comando politico della città vede il dilagare delle sette di appartenenza (Cl, Opus Dei), una classe dirigente economica auto-cooptata sempre più avulsa da una impreditorialità positiva, bancocentrica, mattonecentrica. Il risultato è una capitale lombarda sempre meno democratica e aperta, più "mafiosa", persino collusa in parte con la classica criminalità organizzata.

3) Il male di Milano è in gran parte il male d'Italia. Un Paese che, dopo il fallimento generato dal Caf nel 1992, ha attraversato 18 anni di stagnazione, debito pubblico paralizzante, bassa produttività e tendenziale super-sfruttamento e mercificazione delle persone, siano essi giovani extracomunitari o italiani precari.

4) E' mancato un progetto credibile e di successo di fuoriuscita da questa lunga crisi italiana, e per conseguenza di Milano. Il fallimento dell'Italia del Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) nel 1992  ha generato tre idee-linee politiche:

-    Il risveglio degli spiriti animali (imprenditoriali, sociali, di arricchimento) da parte di Berlusconi, prolungatore di Craxi. Il progetto è fallito lungo questi 18 anni, non ha ripagato il debito pubblico nè riequilibrato il paese, anzi lo ha polarizzato e impoverito ancora di più. L'esplosione dell'evasione fiscale, della criminalità organizzata, della corruzione sono le conseguenze di questo "liberi tutti". Berlusconi ha accentuato la crisi italiana e di Milano. Oggi Berlusconi è per questo record negativo di risultati  in declino, urgono nuove idee.

-    Il centrosinistra  ha attuato, a sbalzi, un'azione tradizionale di rigore che ha quantomeno fruttato la stabilizzazione patrimoniale del paese (entrata nell'euro) impedendo l'Argentina (il fallimento conclamato della Repubblica) ma non ha saputo sviluppare un'idea e un progetto di futuro. Il neoliberismo-pensiero unico si è fatto strada anche nel centrosinistra (D'Alema massimo esponente) portando alla distruzione ideologica (ma corrotta sotto) delle aziende pubbliche (Telecom, Alitalia, Iri) senza la formazione di public companies (come nel progetto originario di Prodi nel 1996 e dell'Italia che Vogliamo) ma di fatto ripiegando sulla vecchia casta economica (Agnelli azionista di Telecom, Mediobanca di nuovo padrona delle banche Iri...) con connesso aumento della pressione fiscale. Il centrosinistra, dal 1996 al 2000 (i suoi anni di governo) ha di fatto - salvo l'euro - non espresso alcun progetto di rilancio, ma solo di difesa faticosa dell'esistente. Ed è tuttora percepito come incapace di esprimerlo. Il Pd è un morto che cammina per questo. In più inquinato da varie cordate corrotte.

-    Il Federalismo fiscale portato avanti dalla Lega è oggi nei fatti l'unica opzione di riforma sul tappeto, con qualche margine di credibilità. Ma, in una situazione di risorse pubbliche sempre più scarse, si è progressivamente tramutato in una cultura dell'autoprotezione locale (i nostri soldi a casa nostra), della paura del diverso (razzismo), dell'antimeridionalismo, dello spostamento a destra (Borghezio) di una Lega sempre più di potere, oggi in Lombardia non riformista o riformatrice, ma in piena spartizione con Cl, Opus Dei e gli altri poteri forti (si fa per dire) della Casta di centrodestra (con addentellati anche nel centrosinistra, in primis dalemiano e penatiano). Il federalismo fiscale rimane comunque l'unica idea politica discernibile (piaccia o meno) sul piatto della politica in Italia. Ma il suo fallimento è già annunciato, in mancanza di una politica di sviluppo sostenibile e di generazione di nuove risorse, di accumulazione produttiva di capitale umano e economico. E quindi di margini per finanziare e incarnare la riforma. Il rischio è un'Italia sempre più divisa, diseguale, persino attraversata da conflitti interni (fino a un esito Jugoslavo).

5) Il progetto politico di Berlusconi è un mix tra presidenzialismo autoritario e federalismo fiscale. Implica la salvaguardia assoluta, fisica e di potere, di Berlusconi come leader carismatico e supremo centro di potere (finanziato prima dalle tv-pubblicità e ora dal gas russo), Berlusconi come grande elemosiniere dei partiti e politici della sua maggioranza (Lega inclusa) e quindi della sua impunità a dispetto di ogni legge. Sulla base di questo "perno" centrale (garante anche della vecchia casta economico-bancaria Mediobanca-Generali.....)  la scomposizione del paese in entità fiscali autonome può avvenire, secondo le percezioni del popolo di centrodestra, senza effetto Jugoslavo (secessioni, guerre civili....). Ma in una architettura di destra autoritaria relativamente (illusoriamente) ordinata, che però implica un cambiamento della Costituzione, la messa al guinzaglio delle normali e fisiologiche forze di opposizione reale (giornalismo, informazione....) e istituzionali (Magistratura). Il sistema di bilanciamento dei poteri e contropoteri previsto dalla Costituzione va distrutto in questo progetto. E non si sa verso quale altro bilanciamento, in logica sudamericana da golpe cieco (ricordo che tutti i golpe, anche là, sono falliti).

In pratica Berlusconi ci propone la fine della repubblica Italiana per una melassa neogolpista, semi-dolce, ma già fallita in innnumeri casi latino-americani. Un falsa protezione da un futuro incerto.

Guardiamo alle politiche concrete proposte. Le grandi opere e le centrali nucleari (rifiutate anche dalla base del Pdl e Lega) sono la foglia di fico di una supposta politica di sviluppo e di (falsa) indipendenza energetica tradizionale.

La promessa, sempre ripetuta ma mai attuata, di una semplificazione politica e amministrativa (abolizione delle provincie) altra foglia di fico illusoria.

I proclami all'alleggerimento fiscale (l'Italia è oggi uno dei paesi europei con la più elevata pressione fiscale reale) altra foglia di fico illusoria.

In realtà il progetto è quello di un presidenzialismo-federalismo unicamente difensivo e senza reale progetto di sviluppo sociale, umano, culturale, economico e di sostenibilità del Paese.

6) La natura della crisi in atto è di tipo strutturale e globale. L'Italia vive una sua crisi specifica in un contesto critico e di trasformazione più ampio. Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, il mondo è cambiato. Un assetto politico bipolare è crollato, e al suo posto si sono aperti i mercati, ha (apparentemente e temporameamente) trionfato il capitalismo settecentesco (e il suo pensiero unico) , si è aperta l'enorme stagione industriale cinese, asiatica e indiana, gli Usa, Uk e Australia si sono deindustrializzati e finanziarizzati-indebitati (nascita del grande capitalismo speculativo globale dominante, tuttora egemone), l'Europa ha colonizzato parte dell'Est. Paesi newcomer europei, come la Spagna e la Grecia,  l'Irlanda e il Portogallo sono entrati in crisi profonde, da debito diffuso e da deindustrializzazione.

Si è generata una sovrabbondanza di lavoro a basso costo, una sovrabbondanza di capitale finanziario speculativo (alla ricerca di rendimenti crescenti ad ogni costo) e una progressiva scarsità e inaridimento di risorse naturali. In primis il petrolio a basso costo, oggi divenuto rarissimo (da qui la guerra in Irak, ultimo grande campo petrolifero facile) ma anche metalli e terre rare, essenziali per l'elettronica. Non solo: comincia a porsi un problema globale di risorse ittiche, di acqua potabile, di legno, di inqui
namento degli oceani, di loro acidificazione,  di specie naturali in via di estinzione.....ci stiamo mangiando il pianeta, e a velocità crescente.

7) S'impone un riequilibrio e un diverso modello produttivo, sociale, culturale, politico. Fare posto e dare dignità a due-tre miliardi di nuovo ceto medio asiatico e latino-americano (e si spera mediterraneo e est-europeo) significa trasformare la base energetica della civiltà umana esistente e trasformare al contempo la sua base di lavoro. E rinnovare le sue istituzioni civili.

Energia e lavoro umano sono infatti i due pilastri su cui poggia la nostra civiltà. E su questi dobbiamo operare, tutti.
Gli scorsi due decenni sono stati come nel 1700 della Rivoluzione industriale. Anni caotici, di espansione selvaggia, di sfruttamento intensivo su base globale. Ma anche di formazione, spontanea, di una rete di comunicazione e di condivisione bidirezionale e attiva (e creativa) delle conoscenze su base globale.

La nostra Internet, ludica, culturale, ma anche civica.

Ora è venuto il momento del grande riequilibrio: cambiamento della base energetica verso le rinnovabili, efficienza energetica nei sistemi, mobilità sostenibile, agricoltura e cibo sostenibili, safety net per le famiglie (in particolare giovani),  welfare state rivisto in termini dinamici (apprendimento, formazione permanente, accessibilità al fare impresa e fare produttività sostenibile, ricerca sia di base che applicata, cultura diffusa), legalità rispettata ovunque, controllo e distruzione del crimine organizzato, controllo e punizione dei fenomeni speculativi e di iper-sfruttamento, valorizzazione delle risorse culturali e naturali, stili di vita sostenibili.

8) Un capitalismo globale ancora dinamico, creativo, innovativo, ma moderato, equilibrato, più umano e governato. Da poteri pubblici partecipati e indipendenti, ma poggianti su Costituzioni solide, ben architettate sulla tradizione democratica (che ha ormai più di tre secoli). Un capitalismo civico, non autodistruttivo o monopolistico o castale, ma aperto, autoselezionato e supportato da un'adeguata dotazione di beni pubblici. Il tutto in un contesto di legalità e di patto di cittadinanza attiva per affrontare assieme la grande trasformazione.

9) Di quali beni pubblici abbiamo bisogno? Primo. Energia rinnovabile abbondante, solare ma anche continua (nuova geotermia, ricchissima in Italia, al di là della sudditanza a Putin e al suo Kgb berlusconiano)  e possibilmente eolico di alta quota ad altissimo rendimento. L'Italia può diventare esportatore netto di energia per l'Europa e il Mediterraneo, e sviluppare un suo know-how industriale originale e esportabile su base globale.

Oltre al risparmio di 70-80 miliardi di bolletta energetica inutilmente importata (in particolare gas russo, che ci condiziona anche politicamente) la liberazione di risorse, entro 10 anni, può finanziare a catena altre riforme essenziali. Anche un federalismo fiscale giusto e equilibrante.

Secondo: l'accumulazione di capitale umano. L'Italia ha ancora un elevato livello culturale medio, professionale, industriale e civile. Oggi è in fase di impoverimento e degrado mediatico ma la svolta può avvenire, con nuove risorse e nuove opportunità. Se non distorte dalle troppe congreghe che ormai fanno le carriere dei nostri giovami, salvo emigrazione.

Non solo: un lavoro più degno, un percorso di vita per i giovani più simile a noi fortunati vecchi della generazione del boom, la gioia di figli, di tempo libero, di sport, di cultura, di ricerca. Di una vita ben spesa. Dalla culla alla tomba, con moderazione e dinamicità, è un geniale parto del sogno europeo: il welfare nato dalla grande, degna e sofferta stagione operaia socialdemocratica di questo continente.

Terzo. Tornare fieri di essere italiani. Un bene pubblico enormemente importante nelle nostre menti. Fieri di un Paese  che torna in serie A, che finalmente si risana, che non cerca scorciatoie semi-dittatorial-mediatiche, che partecipa, inventa, crea in open source, aiuta nelle crisi. Che rispetta le sue leggi, antiche (ospitalità, cortesia, dolce vita....)  ma anche moderne. Che offre opportunità a tutti, selezionate in modo indipendente, al di là di qualsiasi appartenenza locale o culturale di sorta. Un Paese di nuovo di talenti, messi al servizio dell'Umanità.

Quarto: i beni essenziali per la vita. Acqua, energia minima, rete, trasporti, casa. Possibilità di fare figli al momento giusto e in tranquillità. Possibilità di fruire di beni culturali e spirituali. Possibilità di ricercare, dentro e fuori gli ambiti professionali. Accesso ad attrezzature sportive, di volontariato civile, tempo per ricerche spirituali personali e collettive... Fioritura di una generazione.

10) La public company, liberamente autofinanziata e costantemente controllata dai suoi aderenti, deve essere uno dei perni della nuova fase. Lo stesso movimento Viola deve basarsi su una fondazione di partecipazione, con autofinanziamento, responsabilità degli aderenti, strumenti di partecipazione virtuali e fisici, elezione periodica di rappresentanti con uso di primarie per la selezione dei candidati, e consultazioni costanti sui temi d'azione e di programma.

Il Movimento Viola deve accogliere in sé, in questo diverso piano di rinascita dell'Italia (contrapponibile in modo vincente a quello P2, finora perseguito) diverse anime di giovani e vecchi: destra, centro liberale, centro cattolico, sinistra moderata e sinistra estrema. L'esistenza di correnti non solo è ammessa ma favorita (ma all'interno di un patto di rinascita comune a guadagno condiviso), ciascuna corrente tiene le sue primarie, seleziona i suoi candidati che poi vanno all'elezione finale. In pratica il movimento Viola prefigura l'Italia della svolta, al suo interno. Vinca il migliore. Pulitamente. E dentro l'Alleanza per il futuro.

(propongo l'interclassismo attivo di rete, sulla base di un patto di ricostruzione)

11) gruppi solidali di acquisto (gas), volontariato, movimento a 5 stelle sono non solo accolti ma incentivati a partecipare nelle fondazioni, nelle public companies, e nelle iniziative del Movimento Viola. Ciascuno con la sua identità, ma con obbiettivi comuni, sul nuovo patto per far rinascere l'Italia.

Il movimento a 5 stelle, nato dalla rete, e amplificato e nutrito da Beppe Grillo, dal suo staff,  è stato in pratica il primo a tradurre in azione politica le idee della grande conversazione sulla rete globale, le nuove strutture virtuali di partecipazione e cooperazione. E a lui, a loro, fratelli nostri, dobbiamo un occhio di riguardo, come a un fratello maggiore che ha aperto una strada. Ma noi non siamo il movimento a 5 stelle: siamo i portatori di una critica definitiva e positiva al progetto P2 berlusconiano, al rischio di degrado della Lega, a una classe dirigente corrotta e fallita, e siamo i portatori di un'alleanza per un diverso patto di rinascita dell'Italia. Inclusivo, pulito, coinvolgente, entusiasmante. Aperto.

12)  Il nostro obbiettivo principale non è battere Berlusconi o d'Alema in quanto tali. Nelle condizioni attuali di degrado ne verrebbero fuori immancabilmente altri, anche inattesi. Il nostro obbiettivo è un patto strutturale, di generazione, per raddrizzare il Paese in questa fase storica di crisi globale. Questo raddrizzamento non è solo "decrescita felice"  (un insieme di proposte sugli stili di vita e l'organizzazione sociale largamente condivisibile ma incompleto e elitario) o, peggio, "sviluppo ad ogni costo" (che sia finanziario o palazzinaro o nucleare). No, la nostra proposta è su un patto di generazione e di rinascita dell'Italia basato su tre cardini: legalità, opportunità per tutti, sviluppo sostenibile.

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Disponibile chi scrive, se interessa il percorso concettuale, a ulteriori approfondimenti, storici, teorici e anche e soprattutto pratici.

Beppe Caravita
Fonte: http://blogs.it
Link: http://blogs.it/0100206/2010/04/05.html#a9352
5.04.2010


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GRATIS
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No, grazie, ma il Marketing - sia esso viola o comunque colorato - non interessa


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