Dove va l’Egitto?
 
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Dove va l’Egitto?


kiriosomega
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Dove va l’Egitto?

L’Italia è interamente un paese di confine, però dal mare è separato da territori stranieri. Ciò, certamente è un bene in certe occasioni, ma è deleterio per altre.

Oggi l’Africa settentrionale, e non solo, avvampa di violente proteste. I morti già sono numerosi, e governi, dal dopo guerra considerati “tradizionali” per certi equilibri politico-strategici raggiunti, vacillano…

Ma cosa sta avvenendo?

Anch’io come tanti sono sconcertato, non capisco chi sta soffiando sul fuoco delle “giuste libertà”, ma, riflettendo, sì comprende che la politica estera a volte è assai sottile, e, pur di giungere ad un obiettivo che soddisfa il Paese che la sta manovrando, scende a compromessi spesso solo apparentemente grossolani.

Il mondo arabo da tanto tempo era a conoscenza che in altri Paesi esistesse maggiore ricchezza e almeno apparente libertà, ed è vero che ne fosse a conoscenza ché altrimenti non vi sarebbe stato un costante flusso migratorio verso l’Italia ed i paesi europei da essa facilmente raggiungibili.

Allora, nuovamente torno alla domanda che in molti si pongono: “Che sta avvenendo nel mondo arabo? Chi ha interesse, e perché, ad alitare sul fuoco delle Libertà”?

Si potrebbe immediatamente rispondere che il mondo islamico ha scoperto d’essere stato defraudato e saccheggiato dei propri enormi averi da famiglie oligarchiche che hanno “combattuto” contro il loro stesso popolo per dominarlo ed arricchirsi.

Ciò è assai verosimile, ma come mai Paesi diversi, se pur confinanti, reagiscono contemporaneamente contro gli oppressori?

Certi sosterranno che ciò è scatenato dall’era delle comunicazioni, però, per quanto è mia conoscenza, il mondo arabo, che pur possiede gran cultura, non è socialmente uniformemente avanzato, per questo il passa parola mediatico è difficile da credere come reale.

Si potrebbe suscitare l’ipotesi, anche questa verosimile, che Paesi forti sono gli animatori delle rivoluzioni in corso, ma tali Paesi che interesse avrebbero a fomentare le giuste brame del popolo arabo?

L’avvenimento, se così fosse, è assai pericoloso, infatti, subito si otterrebbe un aumento smodato dei prezzi di molte materie e viveri, poi avverrebbero lotte fratricide che saranno inenarrabili e che si estenderebbero ovunque… e intanto già stamani il fixing del petrolio, è stato dichiarato, ha subito un aumento del 4,1% medio del prezzo praticato sino a ieri con una ricaduta che presto si farà sentire anche sull’inetto ytalyota che vive tra Berlusconi sì, Berlusconi no!

E’ allora presumibile che dietro i rivoltosi ci sono Paesi che si dichiarano democratici e capitalisti? Non avrebbero molto da perdere in termini economici?

E’ presumibile che essi stiano tramando per fare avvenire la decurtazione in massa di vaste sacche di popolazioni soltanto perché i più ricchi, forse ormai affrancati da avveniristiche tecnologie, temono per il loro benessere!

Allora? Non so pronunciare ipotesi se non quelle già date, ma il timore d’una conflagrazione mondiale da focolai rivoltosi locali sempre più serpeggia, e prende corpo.

Intanto il brutale Israele è in “agitazione” e soppesa la messa in opera di un’operazione “Cairo” presumibilmente già pensata dal tempo della guerra dei sei giorni.

Il timore israeliano, secondo il mio parere, consiste nel fatto che un regime estremista possa insediarsi nel grande confinante Egitto che ad oggi svolge compiti ben amalgamati con il mondo capitalista. Compiti non certo democratici, ed assolti da Mubarak ormai da trent’anni continuati al potere. Il Paese dei faraoni, infatti, è da tempo sentinella a sud ovest d’Israele con compiti di protezione dello stato sionista. E’ sentinella, l’Egitto. E’ sentinella che filtra, al posto dell’esercito israeliano, le armi ed i viveri che possono raggiungere la martoriata Gazah e l’odiato Hamas.

Così il controllo del valico che conduce da sud est nella stessa Gazah è un compito leggero per Israele che è ricco di carri armati e tecnologia nucleare, ma che è notoriamente scarso di personale per manovrare tutto l’enorme apparato economico e militare succhiato dai continui sussidi statunitensi di cui è contemporaneamente pedina e padrone.

Perciò, se l’Egitto dovesse tramutarsi in paese ostile, Israele sarebbe costretto a sguarnire altri fronti, e ripensare ogni già inventata strategia correndo il pericolo che il suo arsenale possa divenire preda di estremisti!

La situazione è gravissima, anche se secondo commentatori italiani televisivamente accreditati, Cardini, Cacciari, tutto si ridurrebbe ad una lezione di civiltà che l’Occidente starebbe subendo (Rai News 24).

Vero, concordo, ma dove la lezione condurrà se la rivolta s’estendesse come pare stia avvenendo!

Kiriosomega l’agnostico


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