Ecologia e marxismo...
 
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Ecologia e marxismo.


Anonymous
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L' idea che è necessario salvaguardare la natura ha oggi la forza di un dogma. ma nella natura non c'è equilibrio, bensì continua trasformazione: non meno del 99% di tutte le specie viventi mai esistite si sono già estinte.
L' uomo, con il lavoro, trasforma la natura, ed è quindi in grado di dominarla.
L' ecologia, intesa come scienza che studia l' azione reciproca dei vari organismi, ha avuto in Engels un grande estimatore. Nella Dialettica della natura, ad esempio, egli denuncia il problema del disboscamento incontrollato del versante sud delle Alpi, che provoca alterazioni del regime delle acque e periodiche alluvioni: come purtroppo quasi ogni anno sperimentiamo.
Il problema è che il profitto è irrimediabilmente localista e "immediatista": il comportamento previdente, infatti, non garantisce in genere un profitto adeguato; mentre al contrario nella ricostruzione il capitalismo può dare il meglio di sé. Gli esempi sono tanti...
Ma anche i movimenti ecologisti sono localisti e immediatisti: mentre parlano di una prospettiva globale, finiscono sempre per battersi in difesa dell' orticello di casa propria. "Via le centrali nucleari, via le fabbriche inquinanti, via le discariche di rifiuti ecc, ecc": via dove? Non si sa, visto che farne a meno non si può (nessuno vuole rinunciare alle proprie comodità), però l' importante e che non sia nel mio giardino, nel mio fiume, nella mia città.
La proprietà privata delle abitazioni e dei terreni ha trasformato una scienza globale in una serie di comportamenti egoistici, che sfociano nel razzismo: le produzioni inquinanti vengono infatti per la maggior parte
esportate nel Terzo Mondo o in fondo ai mari diventando la "pattumiera" dei paesi ricchi.
In nome dell' ambiente oggi si vendono prodotti discuttibili, sia sul piano dell' utilità sia sul piano della biodegradabilità, da cui qualcuno ricava lauti profitti. Un corretto rapporto uomo-natura non può che passare per l' abolizione del profitto.


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qasiqasi
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l'uomo è in grado di dominare la natura? questa è una battuta formidabile.sto ancora ridendo.grazie ,mi ha risollevato l'umore.


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Anonymous
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In effetti l'espressione e l'idea che l'uomo possa "dominare" la natura è quantomeno molto infelice.
Preferirei dire che, in un diverso sistema economico sociale, l'uomo possa inserirsi senza conflitti nel mondo naturale di cui fa parte.
Però è vero e sicuro che questo non avverrà mai finché esisterà il sistema capitalistico e il profitto come legge fondamentale dell'attività umana.


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grillone
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k'uomo deve sicuramente imparare a vivere in armonia con la natura, e la via non è certo il marxismo o il comunismo sovietico; quello era industrialismo puro, portato al di la di ogni logica, che tra l'altro aveva finito per creare una società ripiegata su se stessa, alienata e alienante, quanto la nostra se non di piu! un mondo fatto solo di lavoro, senza creatività e senza sogni. io non vorrei mai vivere in un mondo così


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k'uomo deve sicuramente imparare a vivere in armonia con la natura, e la via non è certo il marxismo o il comunismo sovietico; quello era industrialismo puro, portato al di la di ogni logica, che tra l'altro aveva finito per creare una società ripiegata su se stessa, alienata e alienante, quanto la nostra se non di piu! un mondo fatto solo di lavoro, senza creatività e senza sogni. io non vorrei mai vivere in un mondo così

Non mi sono mai sognato di elogiare il "comunismo" russo che, putroppo, divenne solo una forma particolarmente autoritaria di capitalismo statale. Quanto al marxismo deve ancora nascere qualcuno che abbia scritto cose più belle di marx o di enghels riguardo alla natura e al rapporto dell'uomo con essa (distorto proprio dal capitalismo e dal profitto)! Finiamola una volta tanto con questi continui attacchi al "comunismo" e al marxismo. Chi li porta avanti con noiosa ripetitività non mi sembra che sia poi capace di indicare alternative vere e migliori salvo parlare a vanvera o con discorsi tra le nuvole fatti di "decrescita felice" o di "stili di vita diversi" ... grazie tante! il problema è come realizzarli questi diversi e migliori stili di vita così come sarebbe opportuno indicare come può essere "felice" una eventuale "decrescita" ... che c'è già e ci sarà ancora di più in futuro.


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ioparlo
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Consiglio di dare un'occhiata al pensiero di Murray Bookchin, teorico dell'anarco-ecologismo, nel quale anch'egli sostiene che il profitto è in antitesi con la natura.

http://ita.anarchopedia.org/Murray_Bookchin


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Il marxismo è ben attrezzato...
Carlo Marx,Il capitale vol 1 (Natura e uomo, e Macchine e grande industria).
Friedrich Engels; Dialettica della natura.


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Consiglio di dare un'occhiata al pensiero di Murray Bookchin, teorico dell'anarco-ecologismo, nel quale anch'egli sostiene che il profitto è in antitesi con la natura.

http://ita.anarchopedia.org/Murray_Bookchin

con tutto il rispetto per questo autore che citi (ho letto in parte grazie al tuo link) credo che marx ed enghels abbiano poco o niente da imparare da lui in questioni ecologiche. Comuque ben venga chiunque metta in risalto l'incompatibilità tra capitalismo e natura sebbene avrei qualche obiezione da fare al murray quando afferma che in natura non esiste alcuna "gerarchia". Al contrario, almeno nella natura animale, mi sembra che esista eccome.
Perciò si potrebbe dire che in parte hanno ragione i borghesi quando affermano che il principio di autorità connesso alla "gerarchia" è un principio naturale. Ma dimenticano o trascurano volutamente di aggiungere che mentre il potere "gerarchico" nella società capitalistica viene distribuito dall'alto verso il basso, nella natura avviene il processo contrario: il "potere gerarchico" è assegnato dal basso verso l'alto.
E questo stravolge totalmente il senso del principio d'ordine così come concepito nella società capitalistica.


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Anonymous
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A proposito di "dominio" della natura, e perché qualcuno la smetta di ridere, può forse essere utile ricordare questa affermazione di enghels:"... noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, non la dominiamo come chi è estraneo ad essa ma noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo; tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle nel modo più appropriato".
In questo senso credo che anche babuskin abbia parlato di "dominio"... sebbene, come già detto, forse sarebbe preferibile usare un'altra espressione che non faccia allusione a un qualche "dominio" della natura da parte dell'uomo.


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ioparlo
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Gli scritti di Engels dimostrano sensibilità verso il tema dell'ecologia, ma comunque si inseriscono nella cornice positivista dell'800, una filosofia che oramai, data l'ineluttabilità della crisi ecologica, sarebbe meglio abbandonare.
Quando Bookchin parla di natura non-gerarchica si riferisce, oltre agli esempi li proposti, anche al fatto che, ad es. un batterio può trovarsi al "di sotto" degli animali più sviluppati, ma, nello stesso tempo, può anche trovarsi al "di sopra", nel senso che può decretare la vita o la morte di un individuo "più sviluppato". In ogni caso, secondo me, non sbaglia quando afferma che i modi in cui noi interpretiamo la natura derivano dall'ideologia della classe dominante, dall'ideologia capitalistica.
Con stima.


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Gli scritti di Engels dimostrano sensibilità verso il tema dell'ecologia, ma comunque si inseriscono nella cornice positivista dell'800, una filosofia che oramai, data l'ineluttabilità della crisi ecologica, sarebbe meglio abbandonare.

Enghels parlava di umanità inserita nella natura non solo col cervello ma col "sangue e la carne". Cosa c'è di "positivista" in questo? Quando parlava criticamente del fenomeno della deforestazione e delle sue gravi conseguenze, cosa c'è di "positivista" in questo? E quando Marx parlava di "alienazione umana" e, quindi, di separatezza tra uomo e natura causata dal capitalismo, questo era "positivismo" o piena comprensione delle contraddizioni inconciliabili che il capitalismo crea tra l'umanità e la natura?
Forse nè Marx nè Enghels potevano immaginare fino a che punto di disprezzo e distruzione della natura e dell'uomo, il capitalismo sarebbe arrivato. Non erano indovini ma studiosi e scienziati e, in quanto tali, potevano cogliere i fenomeni che già si dipanavano sotto i loro occhi ma non potevano certo prevedere tutto il futuro del capitalismo.
Perciò credo che anche in questo campo (il campo ecologico) non ci sia niente da abbandonare riguardo a marx, ma tutt'al più da integrare.
Non è certo la cattiveria umana a causare gli attuali disastri ecologici ma un ben preciso sistema economico sociale: il capitalismo che ha come unico movente esistenziale quel profitto che ben sappiamo.
Perciò i "diversi stili di vita" o le "decrescite felici" che alcuni auspicano non saranno mai realizzabili finché esisterà questo ... infelice sistema produttivo.

Quando Bookchin parla di natura non-gerarchica si riferisce, oltre agli esempi li proposti, anche al fatto che, ad es. un batterio può trovarsi al "di sotto" degli animali più sviluppati, ma, nello stesso tempo, può anche trovarsi al "di sopra", nel senso che può decretare la vita o la morte di un individuo "più sviluppato".

Negli esempi che ho letto Bookchin accenna alle api per ripudiare il termine "regina" appiccicato, appunto, all'ape procreatrice dalla cultura di classe attuale che pretende di vedere "gerarchie" laddove, invece, esiste solo una specie particolare di "divisione del lavoro" tra un'ape procreatrice e le altre.
Niente da eccepire a questa visione tranne il fatto che poi è portato erroneamente (e da bravo anarchico) a negare qualsiasi forma di gerarchia nella natura. Basta osservare l'organizzazione dei branchi di lupi o, per restare più vicini a noi, basta osservare l'organizzazione delle più primitive tribù umane che ancora sopravvivono per cogliere, invece, delle forme di "gerarchia" che, però, sono totalmente diverse da quelle tanto amate dagli esegeti del capitalismo. Negli esempi che ho citato le "gerarchie" si fondano sul consenso (se così possiamo dire) del branco di lupi o degli altri componenti della tribù. Niente di più diverso, quindi, da quanto invece accade nell'organizzazione capitalistica in cui tutto discende solo dall'alto: che sia un capitalista o un politico o un professore.

In ogni caso, secondo me, non sbaglia quando afferma che i modi in cui noi interpretiamo la natura derivano dall'ideologia della classe dominante, dall'ideologia capitalistica.
Con stima.

Infatti in questo non sbaglia affatto!
ti ringrazio della stima che ricambio.


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