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Eugenio Orso - Dopo Parentopoli, “Tesoropoli”


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Ecco che sotto i riflettori dell’inquisizione giudiziaria e massmediatica sono finiti dei politici particolari, con delicati compiti da ragiunatt, come si direbbe a Milano, intimamente connessi al dare e soprattutto all’avere dei bilanci di partiti e cartelli elettorali vari, di destra e di sinistra passando per il centro, nessuno escluso fra un po’ potremo dire, quando le inchieste si allargheranno e moltiplicheranno, prima che la magistratura inquirente si decida a passare ad altro regalandoci una nuova stagione di scandali.

Questi politici particolari non sono esattamente degli anonimi e didascalici ragiunatt mezzemaniche, tutto il giorno sulla scrivania a conteggiare e ad evadere pratiche, né degli amministratori di condomino un po’ “allegri” che fanno baruffa con le bollette condominiali da pagare ed anche coi condomini, ma sono i famigerati “tesorieri”, cioè i segretari amministrativi dei partiti, incaricati di integrare l’azione della segreteria politica – che dovrebbe essere la più importante, trattandosi di partiti – gestendo con puntiglio i contributi, i fondi elettorali, il patrimonio immobiliare e provvedendo a coprire le spese dell’associazione.

Spesso, però, come nel caso di Lusi, ex amministratore della Margherita entrata nel Pd perdendo la costola Api di Rutelli, il tesoriere diventa più importante del segretario politico (un po’ troppo “idealista”, quest’ultimo, e soprattutto un po’ più lontano dai danari), perché le spartizioni dei pani e dei pesci, non bibliche, ma concernenti rimborsi elettorali, patrimonio immobiliare, contributi ricevuti ed altro afflusso di valori, interessano di più la politica minore deresponsabilizzata, e soprattutto chi la fa (nomi e cognomi, finalmente!) delle noiose linee politiche di sintesi (ma cosa sono?), dei programmi-fotocopia (che, appunto, basta fotocopiare ed è fatta), dei comizi televisivi (per imbonire innumerevoli idioti senza strafare), perché è così, proprio assicurandosi i denari, che si assolvono i doveri di chi “tiene famiglia” e deve alimentarla.

Il Santo Patrono Martire di tutti i tesorieri dei partiti implicati in inchieste e scandali è, com’è noto a tutti, il mitico Severino Citaristi, tesoriere DC di vecchio stampo, il quale buonanima, però, non teneva per sé, ma gestiva i fondi neri del partito con altrettanto puntiglio di quelli chiari, sbiadito santino superinquisito della prima repubblica che i vari Lusi (Margheritina) e soprattutto l’ultima perla Francesco Belsito, tesoriere della Lega di Bossi e Maroni (che non si sa, visti i contrasti interni, se è una o sono due), dovrebbero portare con sé, custodendolo gelosamente nel portafogli, durante gli interrogatori.

San Severino (non abate, ma Citaristi) proteggici tu!
C’è da dire, però, nel caso del ragiunatt leghista Belsito, inquisito in tre inchieste convergenti su di lui, dal Nord Padano delle stelle alpine e della PMI alla Terronia spaghetti, sole e mandolino, da Milano a Reggio Calabria passando per Napoli, che oggi la Lega in parlamento, seppur blandamente e per meri scopi elettoralistici, si oppone all’onnipotente Monti ed al suo intangibile governo, voluto ed imposto a tutto il paese dall’Aristocrazia globalista.

Sarà per questo motivo che tante inchieste improvvisamente convergono su di lui e sulla sua (si può facilmente presumere) allegra gestione dei fondi?
Ciò avviene prima del voto che “consacrerà” la controriforma del lavoro in Italia e la manomissione dell’articolo 18 antilicenziamenti: è solo un caso?
Non rispondere alla domanda con certezza, ma la cosa ci puzza, e va precisato che Belsito, sotto tiro da più parti (leggi procure), non ha ancora accusato i suoi compagni di partito e di merende, come ha fatto Luigi Lusi sputtanando i politici ex margheritini, compreso il pio Rutelli, per difendersi e pararsi il culo.

Fin dal 2004 l’allegra gestione ha funzionato, sembrerebbe, e soltanto oggi emerge, dall’uso dei conti nella Banca Aletti per acquisti a Cipro e in Tanzania (che è ancora più a sud della Terronia) al coinvolgimento della segreteria di Umberto Bossi (Daniela Cantamessa) e del sindacato padano di Rosy Mauro, con abbondanti perquisizioni e sequestri di carte negli uffici.

E dire che Belsito è così bravo, come amministratore (un po’ di più di ragiunatt) che è stato anche nel consiglio di amministrazione di Fincantieri!
Ma ci rimane il forte sospetto nel caso del leghista Belsito, tesoriere in bianco e in nero più che verde padano, che in questi tempi di crisi si vogliono separare non i soldi dagli imbecilli, come sosteneva Keynes, ma i voti dagli imbecilli, per spianare ancor di più, in futuro, il terreno a Monti.
Chi sarà il prossimo tesoriere di questa “Tesoropoli” che fa seguito a Parentopoli nella Paperopoli che è diventata l’Italia, forse quello dell’IdV?

Eigenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/
4.04.2012


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dana74
Illustrious Member
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ottima analisi, bravo Orso!


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