Euro o non euro, questo è il problema. Non solo per il FN

Dopo le elezioni all'interno del FN è esplosa la discussione sull'euro che era stata già iniziata in sordina diversi mesi fa. Da una parte Marion Mareshal Le Pen e altri e dall'altra il sovranista, proveniente dalla sinistra, Philippot . La nipote di Marine, esponente dell'ala destra del partito aveva già fatto capire che considerava l'abbandono della moneta unica una misura secondaria rispetto a sicurezza, immigrazione e riforme, Philippot aveva ribattuto che se si vogliono riforme economiche serie e il ritorno alla crescita e all'occupazione non si può continuare con l'euro. La differenza l'ha fatta l'opinione pubblica che si è schierata al 72% , nei sondaggi, contro l'abbandono dell'euro per paura di una perdita secca di potere d'acquisto. Evidentemente il ceto medio teme che :

-I problemi economici francesi siano indipendenti dalla moneta e che quindi si rischia di perdere valore senza che poi si possa ritornare a crescita e occupazione.
-Il mercato comune che garantisce uno sbocco sicuro ai prodotti francesi possa andare in pezzi.
-La perdita delle sovvenzioni agricole che tiene in vita, in pratica, tutto il settore dell'agricoltura.

D'altra parte credere che si possa passare ad un sistema di debiti condivisi mantenendo una qualche sovranità statale ( vedi eurobond) è una chimera. Tutti gli stati del Nord, non solo la Germania, sono contrari. Più o meno la stessa cosa si potrebbe dire per l'introduzione di dazi che una Germania che passa da un record all'altro del surplus commerciale non vuole avere, ma che per altri Paesi come l'Italia sarebbe una necessità. L'austerità e il suo seguito di bassa crescita disoccupazione massiccia e permanente e possibili esplosioni sociali sta diventando una situazione cronica.

Un discorso simile a quello francese si potrebbe fare per la posizione di alcuni partiti politici italiani nei confronti dell'euro. Il Mov 5S ha fiutato l'aria e ha di fatto accettato l'euro, almeno per il momento. Salvini e la Meloni sono sempre contro la moneta unica ma ora non è più una priorità. Gli altri (Pd in particolare) sono per il tirare a campare confidando nello stellone e nella possibilità, al momento remota, che la crescita degli altri Paesi europei trascini per quanto sia possibile l'Italia. Anche quì è la paura di inflazione e perdita di potere d'acquisto che fa la differenza.