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Evoluzionismo:verità o ideologia

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Salvathor
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Articolo basato su un'opinione critica verso la teoria evoluzionistica dal punto di vista ideologico ( Ps: ovviamente è solo un'opinione e non è da prendere tutto ciò in termini scientifici ) ...

 

Nel novembre 1859 fu pubblicata "L'origine delle specie" di Charles Darwin. Essa è solo apparentemente materia ad uso esclusivo degli specialisti. I sostenitori del progresso la trattano con il riguardo tenuto verso una reliquia spirituale:tale teoria infatti incarna gran parte delle loro aspirazioni e della loro visione del mondo.

Fra le grandi conquiste del pensiero moderno, essa occupa un posto particolare. Più dell'eliocentrismo, del metodo scientifico sperimentale, della psicanalisi, della relatività, dei diritti dell'uomo e via dicendo, l'evoluzionismo darwiniano è uno dei pilastri dell'Ideologia del Progresso e della modernità in generale. Negarlo o anche solo criticarlo, significa negare una verità chiara come il sole, e per uno scienziato, precludersi ogni possibilità di carriera, e relegarsi a vita nel limbo dei ricercatori di seconda o terza fascia.

Chiariamo subito che non si pretende in questa sede di giudicare la teoria dell'evoluzione rispetto per esempio, al creazionismo, oppure all'interno di essa, tra quella darwiniana o quella cosiddetta "intelligente". Si tratta di questioni molto delicate, che ancora oggi toccano non solo le coscienze, ma anche i contenuti, perchè vedremo che il cosidetto evoluzionismo al contrario di quello che pensa la gente comune, è tutt'altro che una verità assodata, come si vuole far credere, ed è ben lungi dall'essere dimostrato o provato "scientificamente".

Qui si vuole soltanto mettere in evidenza il carattere ideologico della questione - evidente per esempio nello insegnamento scolastico - insieme con i tantissimi punti oscuri della teoria darwiniana, che paradossalmente - ma nemmeno tanto - hanno più probabilità di essere riconosciuti dagli stessi ricercatori che dai cosiddetti "divulgatori", che spesso altro non sono se non dei mercenari ideologizzati, al soldo di chi sanno loro.
Ma andiamo per ordine.

Intanto uno dei principali vanti degli evoluzionisti, ossia il fatto che tale teoria sia rimasta praticamente immutata in 150 anni, ne evidenzia semmai - in un'epoca come la nostra in cui spesso le teorie hanno vita breve - il carattere ideologico più che scientifico.Carattere che in verità - come fin troppo spesso è stato sottolineato - trova una preoccupante analogia con la visione imperante all'epoca e nel luogo in cui tale teoria è nata.
L'Inghilterra di metà Ottocento infatti era la nazione nella quale la nascente borghesia industriale mieteva i suoi indiscutibili successi. Nella terra di conquista del capitalismo moderno, la teoria di Darwin sembra davvero l'ideologia del trionfo borghese adattata alle scienze naturali, proprio ciò di cui la locomotiva moderna aveva bisogno per scardinare le resistenze delle menti - all'epoca moltissime - ancora legate a vecchi e improponibili modelli. La teoria dell'evoluzionismo darwiniano si adatta infatti in modo perfetto anche alle scienze sociali: se le società si sono sempre "evolute" nei millenni - cosa che per esempio le religioni tradizionali negavano - quello che la nostra società moderna sta facendo - cioè modificarsi e migliorare in continuazione - trova una solida giustificazione.
Le somiglianze tra il modello evoluzionista e quello economico liberale sono a dir poco impressionanti. La lotta per l'esistenza tra i singoli animali altro non è se non la competizione tra i vari homines economici; la sopravvivenza del più adatto, ricorda l'utilitarismo borghese; la casualità "meccanica" con cui procede l'evoluzione è la stessa casualità del libero mercato che - secondo il paradigma liberale - si autoregola e vive di e con leggi proprie; l'evoluzione stessa altro non è se non progresso puro e semplice, che tutto ciò sia poi illimitato e senza un fine richiama l'illimitatezza e la non-finalità del progresso razionale, tecnologico ed economico, avanzante di accumuli quantitativi e di analisi senza fine, in modo "aperto" per antonomasia.

A questo proposito è bene fare un'osservazione: spesso gli scienziati precisano che evoluzione non significa "miglioramento" o progresso, ma solo "cambiamento". Tale affermazione è smentita dallo stesso linguaggio che essi utilizzano: infatti l'affermazione secondo cui "non sempre le specie vanno avanti, talvolta vanno indietro, talora stanno ferme", cos'è se non l'ammissione di un impianto progressivo e assoluto sottostante?Non sono forse loro i primi ad esaltare i fasti dell'umana ragione (cosa che invece un lombrico non potrebbe fare)? Non sono forse loro che si inorgogliscono di questo lunghissimo processo che è arrivato "fino all'uomo"? "Evoluzione" viene dunque intesa come "progresso senza limiti", negarlo è ipocrisia.
Ma il carattere ideologico con cui la questione viene trattata risulta forse ancor più evidente dagli attacchi ai loro avversari. I sostenitori dell'evoluzione infatti hanno buon gioco a far credere che il creazionismo - termine orribile con cui si indica la verità di chi rimane ancorato alla tradizione - sia una teoria sorta in opposizione alla loro!

Ma ancora di più ad affibbiarlo implicitamente al Cristianesimo e alla Chiesa cattolica, sfruttando la debolezza ormai cronica di tali realtà, e legandolo indissolubilmente - e in modo quasi caricaturale - al testo della Genesi biblica, che in realtà ne rappresenta solo una formulazione tra le tante, nulla più. Nessuno infatti in buona fede oserebbe ignorare che pure l'Islam è "creazionista"; lo è l'Induismo, lo sono i culti buddhisti, le religioni cinesi, lo shintoismo, lo sono i culti animisti e le religioni sciamaniche, lo era Platone e i neoplatonici, lo sono stati per millenni tutti i popoli politeisti del mondo antico, e lo sono i pochi che sopravvivono ancora. Comunque la si giudichi - e ripeto, non è questa la sede per dare dei giudizi in merito - la concezione tradizionale della Creazione merita altro atteggiamento dalla sprezzante sufficienza con cui viene trattata...
Oltretutto, nell'ambito dell'evoluzione, in alternativa al darwinismo, esiste anche la formulazione dell'evoluzione cosiddetta "intelligente", che suppone le creature evolversi nel tempo secondo i modi enunciati dalla teoria classica, ma non in seguito alla casualità meccanica che essa richiede, bensì finalisticamente, conforme ad archetipi assoluti ed eterni ("platonici" si potrebbe dire), il cui riferimento "guida" i cambiamenti delle varie specie. Si tratta di una teoria già molto razionale quindi, e non più teista, e come tale, già più accettabile dall'uomo moderno. Tuttavia i guardiani del progresso considerano tale approccio con la stessa sufficienza dovuta alle teorìe ostili, e dall'attributo di oscurantismo reazionario non si salva neppure l'evoluzione finalistica, inaccettabile anch'essa di fronte all'evidenza dell'evoluzionismo ufficiale di Darwin.
A questo punto però, non possiamo sottrarci dal porci una domanda: la teoria dell'evoluzione di Darwin, è davvero così evidente? La risposta è "no".
L'evoluzionismo darwiniano presenta tante incoerenze al suo interno. Spesso si tratta di punti rilevanti e niente affatto secondari, che sembrano contraddire quelli che altrove vengono presentati come verità accertate e inconfutabili.

Innanzitutto, uno dei dogmi dell'evoluzione darwiniana, ossia l'azione della selezione naturale, sembra non trovare sempre riscontro nella realtà: la selezione sembra agire spesso più in senso conservatore che non innovatore, come invece prevede la teoria,facilitando la persistenza e la continuità dei caratteri vecchi piuttosto che il sorgere di quelli nuovi. Infatti, le differenze qualitative tra le
varie specie sono maggiori nei primi fossili conosciuti che tra le specie attuali, ossia la variabilità è diminuita nel tempo anzichè essere aumentata.

La selezione naturale pare quindi aver agito sì, ma più per selezionare ed eliminare caratteristiche vecchie, che per crearne di nuove!
Ciò è legato al fatto - e questo è il secondo grande punto oscuro - che il numero di generi e di specie nei milioni di anni non è aumentato gradualmente e con una certa continuità, come prevederebbe la teoria darwiniana, ma appare improvvisamente nelCambriano, con un apparente salto dal nulla rispetto a prima! Il numero di specie nel Cambriano quindi è già elevatissimo - più elevato che oggi per esempio - e in seguito, come abbiamo detto poc'anzi, addirittura diminuisce, fino al livello attuale.
Abbiamo quindi, in sintesi, al posto di poche specie simili che appaiono all'inizio e che gradualmente si distanziano e si diversificano fino alla varietà attuale - come la teoria prevederebbe - un salto improvviso dal nulla a una varietà di specie superiore alla nostra, la quale in seguito anzichè aumentare in numero e variabilità, addiritturadiminuisce!
Il terzo grande punto oscuro è che mentre la teoria darwiniana stabilisce un'evoluzione continua tra le varie specie, si trova invece che da una specie all'altra vi sono sempre e solo salti e mai continuità! Ossia due specie vicine che vengono messe a confronto, presentano caratteristiche già formate, già compiute, e non in divenire, come ci si aspetterebbe. Non si riesce quindi a capire come tra due specie con tratti già compiuti si passi ad un'altra specie....
Questa mancanza è forse la più grave. Di cosiddetti "anelli di congiunzione" tra le varie specie non ne sono mai stati trovati di certi ed inequivocabili, se non alcuni, vaghi e molto discutibili. Famoso è quello mancante tra la scimmia e l'uomo, ma non è l'unico. E' in ogni caso preoccupante che in un secolo e mezzo di affannose ricerche, le prove scientifiche portate alla causa di questa affascinante teoria sono poche ed incerte, e questo nonostante la mole impressionante di materiale paleontologico venuto alla luce.Di fatto, la teoria darwiniana -seguendo lo stesso rigore che la scienza ufficiale pretende sempre dai suoi avversari - come ben sottolinea Feyerabend - rimane soltanto una ipotesi, niente affatto dimostrata scientificamente.
Questo certamente non significa che non possa essere vera, ma ciò dovrebbe essere sufficiente ad aprire e a sostenere un dibattito tra varie teorie e correnti di pensiero. Invece ciò non accade, e la teoria darwiniana - ma più in generale, la teoria evoluzionista, di cui quella darwiniana non è che una formulazione tra le tante - viene presa per oro colato e mostrata come una verità evidente e solida come la terra che ruota intorno al sole.
La verità è che un eventuale dibattito intorno a questa affascinante e mai dimostrata teoria, condurrebbe a vederla sotto un'altra luce, quella appunto di ipotesi scientifica e non di certezza. Ma questo non è ammissibile: il Progresso ha bisogno dei suoi punti fermi, e se non ne ha, li crea.

La forza e la potenza di questa ipotesi non derivano dalle poche e incerte prove portate a suo favore in ben un secolo e mezzo di ricerche, ma nel fatto che essa incarna l'Ideologia somma della nostra epoca con una lucidità e una coerenza impressionante.Essa è nata già adulta perché è nata con una pesante componente ideologica, e non ha bisogno di ulteriori modifiche né di prove alcune. Essa rimarrà inalterata e incontestata chissà per ancora quanti secoli, e avrà accompagnato, dalla nascita alla sua fine, la più mostruosa caricatura di civiltà che l'uomo abbia mai concepito.

Fonte: http://www.anticorpi.info/2010/06/evoluzionismo-verita-o-ideologia.html

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/02/evoluzionismo-verita-o-ideologia.html

Questa argomento è stata modificata 3 anni fa da Tommesh

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Rasna
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La funzione della teoria evoluzionista non sta nel fornire evidenze scientifiche ma nel costituire una base che consenta di svincolare l'uomo da una visione spirituale al fine di immobilizzarlo nel mondo materiale, dove concetti come economia, denaro, potere abbiano la possibilità di prosperare.

Negare l'evoluzionismo significherebbe aprire la porta a ipotesi diverse che porterebbero l'uomo a porsi domande di difficile risposta che, inevitabilmente, favorirebbero l'astrazione del pensiero e il porsi questioni che mal si conciliano col destino di schiavitù che i padroni delle ideologie hanno già scritto.

Il mondo non deve essere fondato sull'incertezza della spiritualità o l'apertura al possibilismo ma, diversamente, deve fornire risposte materiali che possano essere usate come basi fondanti di progetti strumentali.

E un uomo che è aperto alla possibilità di origini indefinibili non è controllabile come quello che ritiene sé stesso frutto di un percorso che dalla scimmia lo ha portato ad essere quella sorta di homo economicus senza scopo, sottomesso alle logiche moderne di nasci-studia-lavora-muori.


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tamax9
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Teoria dell’Evoluzione: 44 Ragioni che la Smontano. http://goo.gl/f68Y5n


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Tetris1917
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Rispondete a Jerry A.Coyne in " perche' l'evoluzione e' vera".
Sembra addirittura stupito l'autore: possibile che ancora oggi, dopo tante prove raccolte da quasi ogni disciplina, ci sia bisogno di un libro che illustri la validita' della teoria di Darwin, rispetto alla mistificazione del creazionismo e della subdola teoria del disegno intelligente? Evidentemente si......
Visto cosa circola pure su CDC.......


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il_navigante
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Gli evoluzionisti o la loro 'ideologia', tentano di spiegare la perfezione, la bellezza e l’armonia dell’Universo e della vita con la ‘casualità’, assunto che cozza contro la ‘logica e la ragione umana’. La natura non ha certo un suo ‘intelletto’ proprio per poter gestire la grandiosità, la perfezione e la complessità del macrocosmo e del microcosmo. La riflessione intelligente dell'uomo presuppone invece l’esistenza di una Sapienza eminente a Cui spetta il governo di tutto ciò.

da @Rasna
"La funzione della teoria evoluzionista non sta nel fornire evidenze scientifiche ma nel costituire una base che consenta di svicolare l'uomo da una visione spirituale al fine di immobilizzarlo nel mondo materiale, dove concetti come economia, denaro, potere abbiano la possibilità di prosperare".
Concordo.

Dal link segnalato da @Tamax9:
#36 - Come risolvere il seguente enigma formulato da Perry Marshall?
1) Il DNA non è solo una molecola con un modello; si tratta di un codice, un linguaggio, e un meccanismo di memorizzazione di informazioni.
2) Tutti i codici sono creati da una mente cosciente; non vi è processo naturale noto alla scienza che crei informazioni codificate.
3) Pertanto il DNA è stato progettato da una mente.
Chiunque mi fornisca un esempio empirico di un codice o linguaggio che prenda forma naturalmente, rovescerà la mia prova. Ne basta solo uno.
#37 - Gli evoluzionisti semplicemente non riescono a spiegarsi il motivo per cui il nostro pianeta sia così perfettamente adatto a sostenere la vita.

Dall’ Imam Idrìs Ash-Shàfì (Sapiente dec.820) ci arriva questa bella riflessione:
Un giorno una persona che non credeva in Dio chiese a Imam Ash-Shàfì’ di provargli l’esistenza di Dio. Imam Ash-Shàfì’ disse: “La prova sono le foglie del gelso. Le sue foglie sono tutte uguali: hanno lo stesso gusto, colore e odore, tuttavia:
- se sono mangiate dai bruchi, danno luogo alla produzione di seta;
- se sono mangiate dalle pecore, producono latte e carne: e infine,
- se mangiate dal cervo, produrranno il profumo del muschio.
Chi può aver dato luogo a produzioni così diverse da queste creature che mangiano tutte le stesse foglie di gelso?

Altri moltissimi esempi si potrebbero portare, ma lasciamo ad ognuno di noi il ricercarlo attorno a se, per poi riflettere e meditare sulla Grandezza del Creatore: “L'amor che move il sole e l'altre stelle” (Dante Paradiso XXXIII,145)

«Nella creazione dei cieli e della terra, nell’alternarsi del giorno e della notte, nella nave che solca i mari carica di ciò che è utile agli uomini, nell’acqua che Allàh fa scendere dal cielo, rivivificando (ridando la vita) la terra morta e disseminandovi animali di ogni tipo, nel mutare dei venti e nelle nuvole costrette a restare tra il cielo e la terra, in tutto ciò vi sono segni per la gente dotata di intelletto».(Cor. 2:164)


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makkia
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Teoria dell’Evoluzione: 44 Ragioni che la Smontano. http://goo.gl/f68Y5n

E' una impressionante collezione di fallacie logiche.

Le citazioni fuori contesto sono frequenti e sono semplice disonestà: i primi 2-3 link di Google riportano la citazione originale contestualizzata, che dice il contrario di quello che vuole far credere quella web-page.

Abbondano le fallacie "dell'uomo di paglia": prendi una nave, dimostra che la vela latina ingolfa male il vento, concludi che i velieri non esistono ma solo barche a remi e a motore. Ridicolo.

E' probabilissimo che esista un pregiudizio pro-evoluzionistico, per cui si rigettano tesi alternative senza argomentare.
Questo tuttavia non autorizza a dichiarare morta la teoria "per forfait" della contro-argomentazione. Non è mica un torneo di tennis del quartiere.

Non esime dalla necessità di argomentare a fondo per distruggere una teoria.
Anche se si riuscisse ad argomentare COMPIUTAMENTE (e non per singoli aneddoti) il fallimento teorico, non è comunque consentito dichiarare vera una teoria alternativa, ma al massimo concludere che non si ha una teoria alternativa. La teoria alternativa necessita comunque di pesanti prove e riscontri.
E sicuramente non può essere di alcun sostegno scientifico alla nuova teoria una premessa ideologica (nel caso spirituale e teistica).

es.: dimostrare fallace la Versione Ufficiale dell'11 settembre è molto fattibile, ma comunque le argomentazioni contro vanno accuratamente vagliate e sostenute.
Una volta dichiarata del tutto insoddisfacente la V.U., dare una spiegazione alternativa diventa estremamente difficile, perché l'onere della prova passa a carico di chi propone "no plane", "demolizione controllata", "mini-nuke", ecc
Se poi ci si carica sopra la spiegazione socio-ideologica (false flag, PNAC, NWO, ecc) diventa impossibile sostenere inequivocabilmente la spiegazione alternativa alla V.U.
Diventa un'opinione. Magari molto sensata, ma sempre opinabile.

Solo che la biologia non è storia o giornalismo d'inchiesta come l'11 settembre. E' hard science e le opinioni, per quanto sensate possano essere, non contano una cippa.


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Georgejefferson
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Seriamente Makkia, al di la della diatriba semplicistica evoluzione / creazione, di cui ne sappiamo ben poco in verita...e' il darwinismo sociale imposto a fede acritica e inculcato nelle genti semplici dalla culla alla tomba.

Questo e' il dramma, perche la propaganda che applica condizionamento, lo fa su larga scala in modo subliminale, anche nei media ancora seguiti dalla maggioranza.


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makkia
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#36 - Come risolvere il seguente enigma formulato da Perry Marshall?
1) Il DNA non è solo una molecola con un modello; si tratta di un codice, un linguaggio, e un meccanismo di memorizzazione di informazioni.
2) Tutti i codici sono creati da una mente cosciente; non vi è processo naturale noto alla scienza che crei informazioni codificate.
3) Pertanto il DNA è stato progettato da una mente.

Non so neanche da dove cominciare per mostrare quanto è idiota questa progressione "logica". Se non è idiota è fatta in malafede: nel qual caso l'ambiguità dei termini del problema è deliberata e quindi disonesta. In tutti due i casi non può avere alcuna rilevanza intellettuale, figuriamoci scientifica.

- Un codice e un linguaggio sono due cose diverse, non sinonimi come fa credere il Marshall. E cambiano completamente la risposta alla sua domanda, a seconda di cosa pretende come "esempio che soddisfa" il suo sillogismo.
- Il codice è un sottoinsieme del linguaggio (un suo veicolo: ad es. verbale, scritto, parlato, corporeo, sono rappresentazioni incomplete del linguaggio umano). Il linguaggio necessita di codici ma non viceversa.
- E nessuno dei due è "un meccanismo di memorizzazione delle informazioni". Il meccanismo è la memoria (individuale o ancestrale o biologica o...).
Il linguaggio è un sistema di CREAZIONE e TRASMISSIONE delle informazioni. Il codice invece è solo la conversione di DATI in un formato "fruibile".
- I dati, per diventare informazioni, devono essere elaborati in contenuti significativi. Ma questo implica un emittente e un ricevente che condividono il codice e lo scopo di scambiarsi informazioni (messaggi).
E' quello che Marshall chiama "informazioni codificate"? Ma Marshall non introduce la "necessità" di uno scopo comune fra due attori. A Marshall basta la presenza di una "mente cosciente" creatrice di codice (o linguaggio). E che lo crea a fare? Con che scopo? Non gli importa.
- Il DNA è un codice ma non è un linguaggio. Non c'è un "parlante" e un "ricevente". Non soddisfa i requisiti minimi di Marshall.
- Non tutti i codici sono creati da una "mente cosciente" (qualunque cosa voglia dire questa locuzione deliberatamente vaga e omnicomprensiva). I fiori codificano dati utili agli insetti ("guardami o annusami, sono gonfio di polline"). Ma il fiore ha un suo codice che l'insetto non "interpreta". Non condividono un codice di trasmissione di dati. Ognuno ha scopi diversi e sono comportamenti di sopravvivenza indipendenti nei due attori. Tuttavia non c'è dubbio che il fiore "codifica" i colori del suo essere maturo e non c'è dubbio che l'insetto si costruisce un codice per riconoscere i fiori utili. C'è la codifica come nel DNA, e c'è la trasmissione di informazioni, ma è involontaria. Quindi il codice è creato, il dato diventa informazione, le condizioni di Marshall sono soddisfatte. Ma la mente cosciente è assente.
- Tuttavia le api codificano dati anche molto complessi, in un linguaggio primitivo (cioé li trasformano in pieno nelle "informazioni codificate" di Marshall). E si forma spontaneamente (come le diverse strategie difensive, anche sofisticatissime, che si adattano a diversi tipi di avversari in diversi luoghi). Quindi la "mente cosciente" di Marshall è l'intelligenza dell'alveare? Spero in qualcosa di meglio come guida dell'esistenza della vita.

- In ogni caso una prova per assurdo ha una rilevanza scientifica prossima allo zero. Anche se non esistessero le api (o i fiori), non sarebbe dimostrato che il DNA è per forza creato da una mente (notare che al 3° punto, la "dimostrazione", Marshall sorvola sul fatto che 'sta benedetta mente deve essere anche "cosciente"): dimostrerebbe solo che c'è un meccanismo di creazione del codice che ci sfugge.

Chiunque mi fornisca un esempio empirico di un codice o linguaggio che prenda forma naturalmente, rovescerà la mia prova. Ne basta solo uno

Codice o linguaggio? Perché "naturalità" è l'opposto di "mente"? O di "mente cosciente"? E che cacchio vuol dire "prendere forma"?
La memoria collettiva dell'alveare o delle tribù di scimmie denota "prendere forma naturalmente" o "presenza di mente"?

E' ovvio che tanto il sillogismo in 3 parti quanto la "disponibilità a cambiare opinione" sono strutturate in modo ambiguo affiché QUALSIASI risposta venga data possa essere dichiarata insoddisfacente.
Uno scienziato sa quanto importante sia definire precisamente gli ambiti e le definizioni di un'indagine.
Invece l'inventore di rimedi portentosi preferisce stare sul vago, per avere qualcosa da rispondere a chiunque gli contesti che il suo elisir non funziona.


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makkia
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Seriamente Makkia, al di la della diatriba semplicistica evoluzione / creazione, di cui ne sappiamo ben poco in verita...e' il darwinismo sociale imposto a fede acritica e inculcato nelle genti semplici dalla culla alla tomba.

Questo e' il dramma, perche la propaganda che applica condizionamento, lo fa su larga scala in modo subliminale, anche nei media ancora seguiti dalla maggioranza.

Ma infatti il darwinismo sociale è normalmente indicato come ferocia, legge della giungla e in generale come cosa negativa.

Una cosa è opporsi alla deriva anti-comunitaria e individualistica, altra cosa è indicare la teoria dell'evoluzione come ancella della "crescita infinita" o di altri paradigmi del turbocapitalismo. Per giunta in salsa spiritualista.
Se l'alternativa al capitalismo è tornare alla Santa Inquisizione o andare al buonismo sciocco New Age... fammici pensare un attimo, perché non so qual'è peggio.


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PietroGE
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Il link citato da tamax9 riassume molto bene i problemi della teoria dell'evoluzione. Questa teoria fa acqua da tutte le parti.
Aggiungo solo il problema che sta a monte della teoria dell'evoluzione biologica : la configurazione dei valori delle costanti fondamentali della Fisica che permette l'esistenza della vita così come noi la conosciamo. È noto che modificare anche di qualche per cento il valore delle costanti fondamentali della natura, tipo quella di gravitazione universale, la costante di struttura fine (forza dell'interazione elettromagnetica), l'interazione nucleare ecc. risulterebbe in un universo in cui la vita sarebbe impossibile. Ora, la probabilità che una sola di queste costanti assuma spontaneamente un valore favorevole alla vita è già astronomicamente bassa , per l'insieme delle costanti occorre moltiplicare ognuno di questi numeri. Il risultato è una probabilità talmente vicina allo zero che nessuno potrebbe mai distinguerla dallo zero. Cosa rimane?
Inoltre, non mi sembra che sia citato il problema della precisione nella riproduzione del genoma nei primi organismi unicellulari.
I primi organismi non potevano avere un meccanismo di riproduzione molto preciso, eppure questa sembra essere una necessità assoluta, perché gli errori di riproduzione del genoma si accumulano sino all'estinzione della specie. Almeno questo dicono le simulazioni.
Uno dei tanti misteri della vita.


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MarioG
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Riguardo all'evoluzione come "fatto" nessuno obietta.
Si tratta di ragionare sulle spiegazioni. Si puo' farlo all'interno della conoscienza scientifica oppure all'interno di quella filosofico-religiosa. E' chiaro che le due disciplinme intendono per "spiegazione" qualcosa di diverso.
Sono spiegazioni appartenenti a quest'ultima categoria quelle che fanno riferimento a Creazionismo, Disegno Intelligente, Caso. Si', anche "Caso" appartiene alla stessa schiera.
Come spiegazioni scientifiche apparentemente si potrebbero citare il Lamarkismo o il Darwinismo. Il Lamarkismo e' una teoria falsificabile (in quanto e' stato falsificato!), mentre per il darwinismo ho il sospetto di no, a causa del ruolo del caso.
In concreto, le obiezioni sulla provata scientificita' del darwinismo sono secondo me legittime. Ma bisogna specificare bene quali sono le ipotesi fondanti della teoria. Il darwinismo e' una spiegazione dell'evoluzione che si basa su due ipotesi:
1) Mutazioni casuali
2) Selezione naturale
Il punto delicato e' il primo. Infatti mutuazioni casuali significa quasi sempre mutazioni dannose. Possibili mutazioni non dannose, viceversa, significa mutazioni piccolissime.
Infatti se si cambia una caratteristica di poco, non c'e' bisogno di riadattare tutto l'organismo per sostenerla. Se un animale nasce col collo troppo lungo, questo e' certamente un handicap, perche' non avra' mai tutte le nuove caratteristiche anatomiche per sostenerlo con vantaggio. Per avere un collo lungo e funzionalmente vantaggioso devo essere mutate, in maniera coordinata, tantissime altre caratteristiche anatomiche.
Ma dire "coordinata" significa dire che la mutazione non e' stata casuale.
Quindi, il darwinismo si basa su
1) Mutazioni (casuali) piccole
2) Selezione naturale
Ora, senza NESSUNA IPOTESI AGGIUNTIVA, possiamo pensare che mutazioni favorevoli infinitesime possano sempre avvenire e per via di accumulazione mediante selezione possano portare a grosse mutazioni, addirittura (aggiungendo l'isolamento) a nuove specie.
Il problema e' che l'evoluzione ha avuto luogo in un tempo non infinito.
Ora, essendo la teoria NON QUANTITATIVA, nessuno e' in grado di provare che le ipotesi minimali 1) 2) siano effettivamente sufficienti a provocare la storia evolutiva nei tempi conosciuti, non in tempi grandi quanto si vuole.
Se ad esempio guardiamo all'evoluzione umana, e ammettiamo che non esistessero uomini prima di 4 milioni di anni fa, dobbiamo assumere che l'uomo si e' evoluto da qualche specie primate non umana in qualcosa come 1 milione di generazioni. Ovviamente a ogni generazione, in una ideale progressione lineare, non corrisponde necessariamente un passo evolutivo. Ma ammettiamo pure di assumere un milione di passi evolutivi.
Sono tanti? Sono pochi? Non possiamo dirlo.
La mia sensazione e' che manchi qualcosa.
Quindi penso che sbaglino quei divulgatori che sostengono che la teoria darwiniana e' scientificamente provata. Perche' se fosse all'opera un meccanismo sconosciuto che velocizza l'opera del caso, allora non si tratta piu' di evoluzione DARWINIANA.
E se tale meccanismo c'e', non e' ancora oggi scientificamente conosciuto.
Sarei curioso di sapere se qualcuno ha un parere informato, come il signor Makkia


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makkia
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modificare anche di qualche per cento il valore delle costanti fondamentali [...] risulterebbe in un universo in cui la vita sarebbe impossibile. Ora, la probabilità che una sola di queste costanti assuma spontaneamente un valore favorevole alla vita [...]

Stai assumendo che le costanti siano intrinsecamente sfavorevoli alla vita.
Andrebbe argomentato...
Capisco che la tesi della "chemical chance" appaia debole, ma se la usi come base per sconfessare la teoria dell'evoluzione stai comunque supportando la validità della "chemical chance".
E' un'argomentazione circolare.

Inoltre, non mi sembra che sia citato il problema della precisione nella riproduzione del genoma nei primi organismi unicellulari.
I primi organismi non potevano avere un meccanismo di riproduzione molto preciso

Stai assumendo l'imprecisione del meccanismo "originario" come data. Il che implicherebbe che il meccanismo della riproduzione del genoma si sia evoluto verso uno più preciso. Ma io non mi ricordo di una simile tesi in campo evoluzionistico.
Per ora questa precisione rimane sempre il "peccato originale" dell'evoluzionismo: la chemical chance. Che effettivamente necessiterebbe di trovare spiegazioni. E capisco e concordo che sia un "boccone indigesto" per chi si trova a dover accettare una teoria.
Ma non è inventando evoluzioni (che l'evoluzionismo non propugna) che lo si mette in crisi.
La crisi dell'evoluzionismo deve essere o interna (incoerenza della teoria) o esterna (una nuova teoria più convincente). Ma qualunque sia il processo deve essere rigoroso, scientificamente.


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MarioG
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Riguardo all'evoluzione come "fatto" nessuno obietta. [...] come il signor Makkia

o il signor PietroGE


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PietroGE
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@makkia

In linea di principio le costanti fondamentali di natura possono assumere un valore che va da +infinito a -infinito, in ogni caso un intervallo molto esteso. La probabilità che il valore sia in un determinato e ristretto (per quello che ho detto prima) range, i valori cioè che permettono alla vita di esistere, è molto piccola : range diviso intervallo.
Per vita si intende quella che noi conosciamo sulla Terra. Altri tipi di vita, al momento, non sono stati trovati.
Il fenomeno dell'evoluzione chimica (non quindi biologica) che dovrebbe funzionare da precursore dell'evoluzione biologica, a mio modesto parere, non è ben definito. Ma io non seguito gli sviluppi di questo campo e quindi mi astengo dal dare giudizi più precisi.
Faccio solo notare l'immensa diminuzione di entropia (con conseguente aumento dell'ordine) all'interno della cellula, un fenomeno che non ha assolutamente paragoni nella chimica inorganica, e questo è un altro aspetto che dà da pensare. Un ordine, nota bene, che è allo stesso tempo spaziale e temporale : un dato prodotto deve essere al posto giusto al momento giusto per ,eventualmente, funzionare da reagente per la reazione successiva.
Il mistero della precisione della riproduzione del genoma è, per quanto ne so io, ancora irrisolto. Capisco che gli organismi primitivi non avevano bisogno della precisione della quale necessitano le odierne cellule umane (la DNA polimerasi fa una copia del DNA umano con una media di un errore su un miliardo di accoppiamenti di basi), ciò nonostante gli errori genetici si accumulano e per evitare l'estinzione occorre già dall'inizio un meccanismo di riproduzione dotato di una buona precisione.

@Mario

Prendiamo una specie sessuata. Per avere una modificazione genetica permanente, cioè che viene passata alla prole, la STESSA mutazione deve essere presente nel maschio e nella femmina. Non solo, deve avvenire in un periodo temporale di fertilità per entrambi in modo tale da poter essere trasmessa alla prole.
A occhio e croce, uno direbbe che la cosa sembra molto , ma molto improbabile.


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makkia
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spiegazioni [...] quella filosofico-religiosa.[...]Creazionismo, Disegno Intelligente, Caso. Si', anche "Caso" appartiene alla stessa schiera

Ehm, no. Il Caso è spirituale solo nel caso (scusa il bisticcio) che "niente è affidato al caso".
Altrimenti è del tutto compatibile col ragionamento scientifico. In effetti l'evoluzionismo parte dalla possibilità di formazione casuale di un'ipotetica cellula primordiale (un postulato, e pure debole, ma il rasoio di Occam lo trova più semplice di Dio, con tutto quello che si porta dietro come necessità di spiegazioni scientifiche*)

* Scherzo. Ma neanche tanto.

Il problema e' che l'evoluzione ha avuto luogo in un tempo non infinito.
Ora, essendo la teoria NON QUANTITATIVA, nessuno e' in grado di provare che le ipotesi minimali 1) 2) siano effettivamente sufficienti a provocare la storia evolutiva nei tempi conosciuti, non in tempi grandi quanto si vuole.

Questa è un'argomentazione collaterale. Non lo dico per sottostimarla. Ma sebbene non sia stabilito il tempo "necessario" a un'evoluzione, è facilmente riscontrabile che le evoluzioni si verifichino in tempi "ragionevoli".
La "non quantitatività" dice solo che ci sono evoluzioni che richiederebbero troppo tempo e quindi estinguerebbero questa o quella specie "per stagnazione" (incapacità di adattamento). Non dice che NESSUNA mutazione/selezione sia possibile.

dobbiamo assumere che l'uomo si e' evoluto da qualche specie primate non umana in qualcosa come 1 milione di generazioni. [...] ammettiamo pure di assumere un milione di passi evolutivi.
Sono tante? Sono poche? Non possiamo dirlo.

Nel caso di un organismo complesso (che è quello probabilmente più interessante a livello divulgativo) sono più che sufficenti. Se no ne bastano molte meno, di generazioni.
Ma attenzione, più che sufficenti se presupponiamo una SPINTA all'evoluzione!
Se una specie si trova in condizioni e in ambienti ottimali, le mutazioni sono indesiderabili e la selezione fa sì che non sopravvivano. Quindi la tendenza all'evoluzione di quella specie rallenterà o si fermerà.

Se gli squali si sono evoluti pochissimo in milioni di anni ci sono cavallini "da grembo" argentini che hanno cambiato drasticamente in meno di 500 anni.
Non sono una specie diversa dal cavallo europeo che portarono gli spagnoli, ma c'è dubbio che, lasciati nelle piccole valli isolate delle quali hanno imparato a sfruttare le magre risorse riducendo del 400% la propria massa corporea, i puledri più grandi sarebbero sfavoriti? O che sia una razza stabilizzata? Quanto ci metterebbe a diventare una specie diversa (come il gigantesco antenato preistorico dello squalo rispetto al suo pronipote quasi identico ma di "soli" 7-8 metri)? Non lo possiamo calcolare, ma questo non significa che i due meccanismi della mutazione e selezione naturale siano privi di prove.
Se è vero che l'evidenza empirica è una prova "inferiore" alla dimostrazione fisico-matematica è anche vero che di prove empiriche per entrambe le ipotesi ce n'è a valanga.

La mia sensazione e' che manchi qualcosa. [...] Perche' se fosse all'opera un meccanismo sconosciuto che velocizza l'opera del caso [...]

Mi sembra che sottovaluti proprio la "spinta evolutiva".
Una donna sapiens, emigrata dall'Africa, vede bene che un neanderthal abituato all'Europa post-glaciale le darà figli robusti e pelosi, e la cosa che le interessa è che sopravviveranno più facilmente.
Io lo chiamerei "meccanismo che velocizza l'opera del caso" ma non lo definirei "sconosciuto".


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