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Femminicidio ovvero il suicidio dell'intelligenza


Tao
 Tao
Illustrious Member
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FEMMINICIDIO OVVERO IL SUICIDIO DELL’INTELLIGENZA. IOSEFA IDEM REMA NEL SENSO SBAGLIATO. ALFANO NON SEGUA LA CORRENTE

Non bastava una tedesca a spiegarci quel che dobbiamo fare in economia e così ce ne hanno affibiato un’altra.
il neo ministro Josefa Idem vuole creare una Task Force per fare un intervento legislativo sul ” Femminicidio”.
Bisogna essere mortalmente stupidi per accettare l’idea di fare una nuova legge sull’omicidio distinguendo tra l’uccisione di un uomo e quello di una donna, considerando quindi non uguali gli esseri umani e più sanzionabile l’omicidio di una femmina.

Intanto perché numerosi tra gli assassini che hanno infierito su donne, mostrano – anche in foto – elementi evidenti di disturbo mentale.
E anche chi non mostra segni di palese anomalia, di certo non ha tutti i venerdì.

Secondopoi, perché l’omicidio di una donna è un fenomeno non significativo dal punto di vista quantitativo: Vittorio Feltri in un bell’articolo pubblicato oggi, fa notare che su tremila omicidi annui solo trecento riguardano donne.

Si tratta certo un reato particolarmente odioso, ma non può essere considerato un fenomeno crescente e, sopratutto, dai tempi di Alessandro Manzoni ( e del suo patrigno Cesare Beccaria) mi sembrava ormai dimostrato che l’inasprimento delle pene non provoca una diminuzione dei reati.
La vera differenza che crea l’allarme sociale rispetto a un ” normale” omicidio, consiste nel fatto che si è spesso trattato di un omicidio annunziato.

Il modo per fermare questo aberrante fenomeno è semplice ed efficace e non richiede interventi legislativi, bensì amministrativi.

Con una circolare di servizio il ministro dell’interno Angelino Alfano, può avvertire tutti i funzionari di polizia – carabinieri inclusi – che qualora si verificasse un caso di omicidio annunziato nel loro territorio, il questore della città, il dirigente del commissariato e il comandante provinciale dei Carabinieri dovranno essere, automaticamente e in giornata ( dal magistrato di turno?) , rimossi dall’incarico e licenziati – per giusta causa – dall’Amministrazione centrale da cui dipendono entro trenta giorni dall’accertamento del delitto.

In caso di inadempienza alla disposizione di cui sopra, il licenziamento d’ufficio colpisce anche il Prefetto e/o il comandante regionale dei Carabinieri.
Analoga sanzione colpisca anche il dirigente di commissariato o il sottufficiale di servizio di una stazione o una tenenza ( o della GDF che comunque dipende anche dal Ministro dell’interno) che rifiuti di accogliere l’esposto di una cittadina che si sentisse minacciata.
Il reato esiste e si chiama abuso d’ufficio ( un tempo si chiamava omissione di atti d’ufficio, poi inglobato).

Con la stessa circolare, il ministro autorizzerà i funzionari a sguarnire postazioni fisse ( da anni) di guardia o sospendere un servizio esterno o amministrativo per dare protezione semi permanente ( accompagnare al lavoro e riaccompagnare a casa come hanno fatto a Befera/equitalia) alla persona minacciata, autorizzandolo a viaggiare nell’auto della persona da proteggere.

Il dirigente potrà altresì chiedere con urgenza il rimpiazzo di organico direttamente al servizio scorte competente per territorio che invierà un militare addestrato, se necessario prelevandolo da una scorta più numerosa ( alcune scorte sono composte da tre e più uomini).
Vorrà dire che per qualche giorno la Finocchiaro ( o la Pivetti come ex presidente della Camera) il carrello della spesa se lo porterà da sola.
E non vengano a dire che devono mantenere le scorte per via del caso Preiti , perché non ci caschiamo e potremmo ficcare il naso nell’inchiesta.

Cara la mia Josefa, ecco un compito non costoso da perseguire in tema di uguaglianza dei cittadini. La scorta venga data ai più minacciati e deboli, non ai più importanti.
Poi un post scriptum per il ministro : esiste un indirizzo internet http://www.freeguns.biz in cui si può acquistare una pistola senza numeri di serie e senza verifiche ( insegna a farla) che c. aspettano ad oscurarlo?

Antonio De Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com
Link: http://corrieredellacollera.com/2013/05/07/femminicidio-ovvero-il-suicidio-dellintelligenza-iosefa-idem-rema-nel-senso-sbagliato-alfano-non-segua-la-corrente-di-antonio-de-martini/
7.05.2013
io


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haward
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Post: 695
 

Quanti di voi, fino a non molto tempo fa, avevano mai letto o sentito il termine "femminicidio"? E se viene ucciso un uomo si deve usare il vocabolo "maschicidio"? Inoltre, se ho capito bene "femminicidio" significa, nella neolingua, omicidio di una donna da parte di un uomo. E se una donna viene uccisa da un'altra donna, è corretto parlare di "femminicidio" oppure esiste, già pronto all'uso, un termine specifico?


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marzian
Honorable Member
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Post: 521
 

Avendo avuto una classica formazione culturale di sinistra, personalmente mi interessavo di diritti femminili già da ragazzino...

Ho iniziato, però, a provare un certo fastidio e sospetto verso l'ideologia femminista negli ultimi anni delle superiori, considerando la loro ossessiva presenza nelle conferenze scolastiche obbligatorie e (anche se non voglio generalizzare troppo) la frequenza con cui osservavo i loro sguardi acidi e rancorosi associati a degli incomprensibili capelli corti... Ma soprattutto, trovavo piuttosto rivoltante che venisse esaltata la presenza di donne negli organismi di potere come "progressisticamente" significativa, quando in realtà non faceva altro che nascondere la più assoluta e totale continuità con le bande di ladri stragisti con cui tali donne lavorano (Condoleezza Rice e la defunta Tatcher come esempi perfetti).

Negli anni, questo senso di sospetto mi ha spinto ha cercare qualche informazione in più sull'entità dei fenomeni che denunciavano le femministe: rispetto alla documentazione scientifico-criminologica che ho potuto osservare nel tempo (basta passare qualche ora su Google Scholar), personalmente sono venuto a dubitare dell'esistenza effettiva di una "violenza di genere" nei rapporti domestici e ancor più di questo cosiddetto "femminicidio": sembra solo l'ennesima montatura mediatica in un'ottica distrattiva dai problemi reali ed oggettivi.


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sandrez
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con un po' di ironia...
😉

http://incomaemeglio.blogspot.com/2012/12/il-femminicidio-non-esiste_3.html

IL FEMMINICIDIO NON ESISTE
Quando si nota una cosa nuova, ci si inventa una parola nuova, anche quando la cosa nuova è in realtà una cosa vecchia che ha già la sua parola vecchia. Più la cosa sembra nuova, più la parola si diffonde, e a poco a poco tutti la usano: giornali, televisioni, salumifici. Se poi è una di quelle cose che indignano, infervorano o anche solo stuzzicano, la parola nuova smette di essere una semplice parola e diventa un simbolo, non più un nome che nomina una cosa, ma la manifestazione sonora di un ideale e di tutte le persone che in quell’ideale si riconoscono. Quando questo succede, pronunciare quella parola diventa rischioso, non è più come dire “matita”, “stoppino” o “autolavaggio”, cioè parole qualsiasi per cose qualsiasi, ma è come avere in bocca un popolo, il Popolo della Parola. Il semplice pronunciare la Parola ti qualifica subito come amico o nemico del Popolo: amico è chi sbandiera la Parola, nemico è chi la usa come se fosse una qualsiasi parola. Parlare diventa tifare. Dico questo perché ho l’impressione che la parola “femminicidio” sia già arrivata a questo stadio simbolico, e siccome io non voglio tifare ma solo esprimere un concetto, ci tengo a precisare che se nego l’esistenza del cosiddetto femminicidio, non voglio con questo negare anche l’ideale annesso, che anzi ritengo nobile e degno di essere perseguito ora e sempre, cioè lo sterminio di tutti i maschilisti, né voglio sbeffeggiare le persone che pensano che la società sia maschilista, categoria di persone alla quale, forse immodestamente, mi pregio di appartenere.
La parola “femminicidio” non è usata semplicemente per indicare l’assassinio di donne, cosa che esiste e che è ovvio che esista, almeno fintanto che esisteranno gli omicidi, ma l’assassinio di donne in quanto donne ad opera di maschi maschilisti, un fenomeno unanimemente considerato un’emergenza (Corriere) e che qualcuno ha addirittura paragonato all’Olocausto (Treccani). Quello che invece io sostengo è che gli uomini non uccidono le donne perché sono donne, ma perché sono persone che frequentano, e che il grande numero di donne uccise nelle relazioni di coppia non è un segno del maschilismo della società, ma un segno della congenita violenza maschile, violenza che si manifesta contro tutti e tutto: donne, uomini, animali, cose e anche contro se stessa, come dimostra il fatto che circa i tre quarti di quelli che si suicidano sono uomini (Istat). Per questo dico che il femminicidio non esiste, e che il fenomeno che questa parola vorrebbe descrivere è in realtà un fenomeno già noto: l’omicidio, una specialità in cui gli uomini prevalgono da sempre su qualsiasi altro sesso. Tutto questo può essere dimostrato.
Chiamiamo pu la probabilità che un uomo, frequentando una persona per un certo periodo di tempo, la uccida. Ovviamente ognuno ha il suo carattere e quindi ha più o meno probabilità di uccidere chi lo sorpassa senza giusta causa, chi lo contraddice col sorriso sulle labbra o chi si rifiuta di rammendargli i calzini, qui però, per semplicità, considereremo solo quantità medie supposte uguali per tutti gli uomini o, quando verrà il loro turno, per tutte le donne, indipendentemente dall’età, dall’istruzione o dalla montatura degli occhiali. Chiamiamo inoltre nu il numero di persone, uomini e donne, che un uomo frequenta nel periodo di tempo considerato, allora il numero medio di persone che ucciderà in quel periodo è punu, e il numero di omicidi commessi da tutti gli uomini di una popolazione di N abitanti è circa punuN/2, dove si è supposto che gli uomini siano circa la metà dell’intera popolazione (N). Ora, siccome la probabilità che un uomo a caso commetta un omicidio è molto bassa (pu«1), si ha che il numero di uomini assassini (au) è in prima approssimazione uguale al numero di omicidi commessi dagli uomini

au ≈ punu N/2

Analogamente si trova che il numero di donne assassine è

ad ≈ pdnd N/2

dove pd e nd sono le quantità corrispondenti a pu e nu per le donne. Vediamo adesso come scrivere il numero di vittime uomini (vu) e il numero di vittime donne (vd) nello stesso periodo di tempo.
Siccome la quantità di gente che uno frequenta è sempre molto inferiore a N, la frazione di uomini frequentati è mediamente

fu ≈ nu/(nu+nd)

e la frazione di donne è

fd ≈ nd/(nu+nd)

Un uomo frequenta nu persone, quindi funu uomini e fdnu donne, e per ogni uomo che frequenta ha una probabilità pu di essere ucciso e per ogni donna una probabilità pd. Qual è la probabilità (p’u) che sia ucciso? Poiché la probabilità che nessuno lo uccida è

1 - p’u = (1-pu)funu (1-pd)fdnu

la probabilità che sia ucciso almeno una volta è

p’u = 1 - (1-pu)funu (1-pd)fdnu

che con ogni probabilità è anche l’unica, essendo pu«1 e pd«1. A causa di questa piccolezza di pu e pd è anche possibile trascurare tutte le loro potenze superiori alla prima e i loro prodotti, e quindi approssimare p’u come segue

p’u ≈ pufunu + pdfdnu

Quindi il numero di vittime uomini è circa p’uN/2, cioè

vu ≈ (pufu + pdfd) nu N/2

e analogamente il numero di vittime donne è

vd ≈ (pufu + pdfd) nd N/2

Abbiamo quindi espresso il numero di assassini uomini e donne (au e ad) e il numero di vittime uomini e donne (vu e vd) in funzione di quattro parametri: violenza degli uomini (pu), violenza delle donne (pd), inserimento sociale degli uomini (nu) e inserimento sociale delle donne (nd). Definiamo ora

v = pu/pd

e

m = nu/nd

v è un indice di quanto gli uomini sono più violenti delle donne, a prescindere da quale sia l’oggetto della loro violenza. Se v è maggiore di 1, allora frequentare un uomo è più pericoloso che frequentare una donna, e più v è grande più il pericolo aumenta, e a niente può servire travestirsi da non donna. m è invece un indice di quanto gli uomini sono più inseriti nella società rispetto alle donne, cioè è un indice del maschilismo: se è maggiore di 1 la società è maschilista, se è uguale a 1 la società non è maschilista, se è minore di 1 sei nel sogno di certe femministe: una società identica a questa, ma con uomini e donne scambiati di ruolo. Date queste definizioni si può scrivere

au/ad = vm

e

vu/vd = m

In base a queste due equazioni quello che ci si aspetta in una società maschilista (m>1) e con uomini più violenti delle donne (v>1) è che gli uomini assassini siano più numerosi delle donne assassine, cosa ovvia, ma anche che gli uomini assassinati siano più numerosi delle donne assassinate, m volte più numerosi, indipendentemente da quanto gli uomini siano più o meno violenti delle donne. Può sembrare paradossale, ma in una società maschilista vengono assassinati più uomini che donne, e questo solo perché gli uomini frequentano più persone delle donne, e quindi più potenziali assassini. Così succede che più una società progredisce verso comportamenti meno maschilisti (m→1) più la proporzione di donne assassinate aumenta, che è l’esatto contrario di quello che quasi tutti danno per scontato.
Se ora sostituiamo al posto di au/ad e vu/vd i valori che si ricavano dai dati sugli omicidi dal 1992 al 2006 forniti dal Ministero dell’Interno, siamo in grado di dare una stima degli indici v e m al variare del tempo. Se è vero che il femminicidio non esiste e che gli uomini uccidono le donne non perché sono maschilisti ma perché sono uomini, allora si devono trovare due cose: che v è maggiore di 1, e che il suo valore rimane costante al passare del tempo, indipendentemente da come varia m.
Ecco i dati del Ministero riguardanti le vittime

Ho riportato la tabella per intero, ma quello che qui interessa è solo la suddivisione delle vittime fra uomini e donne indicata nelle prime due righe. Dividendo le percentuali della riga “maschio” per le corrispondenti percentuali della riga “femmina”, si ottiene la stima dell’indice di maschilismo nei trienni considerati

1992-1994: 5.5 ± 0.3
1995-1997: 4.6 ± 0.3
1998-2000: 3.4 ± 0.2
2001-2003: 3.6 ± 0.2
2004-2006: 2.8 ± 0.2

Essendo l’omicidio un evento raro, gli errori nelle stime di m sono stati calcolati assumendo che il numero di vittime emerga da una distribuzione di probabilità poissoniana. Questi risultati dicono che la società italiana è maschilista, e parecchio, visto che ancora nel periodo 2004-2006 le frequentazioni di un uomo sono circa 2.8 volte di più di quelle di una donna, ma dicono anche che al passare del tempo questo maschilismo diminuisce. Lo si vede ancora meglio nella figura qui sotto

Consideriamo ora i dati riguardanti gli assassini

Dalle prime due righe della tabella è possibile ricavare v, l’indice della violenza maschile

v = (au/ad)/m

basta dividere la percentuale maschile per la percentuale femminile e per il corrispondente valore dell’indice di maschilismo in quel triennio.

1992-1994: 3.4 ± 0.5
1995-1997: 3.2 ± 0.4
1998-2000: 3.2 ± 0.4
2001-2003: 3.0 ± 0.4
2004-2006: 3.9 ± 0.5

Il risultato è che gli uomini sono molto più violenti delle donne, più del triplo, e, cosa importante, la loro violenza non varia in modo significativo al passare degli anni, cioè resta approssimativamente la stessa indipendentemente da come varia il maschilismo. Qualsiasi sia l’origine della violenza maschile (io un’idea ce l’avrei), non si può dire che abbia qualcosa a che fare col maschilismo.

Nonostante gli uomini e le donne diventino sempre meno maschilisti, gli uomini rimangono costantemente più violenti delle donne, sia gli uomini maschilisti che gli uomini non maschilisti, e la loro violenza è rivolta contro tutti, senza alcuna distinzione di sesso, etnia o credo. In questo gli uomini non fanno veramente nessuna discriminazione. Quindi bisogna concludere che il femminicidio, inteso come omicidio maschilista rivolto specificamente contro le donne, non esiste, e che frequentare un uomo è pericoloso tanto per una donna quanto per un uomo.
Però questo non significa che il maschilismo non esista. Il maschilismo esiste, solo che i suoi segni distintivi sono altri, per esempio la colonna a destra del Corriere.

http://incomaemeglio.blogspot.com/2012/12/il-femminicidio-non-esiste_3.html

~certevolteilsolebatteanchesulculodiuncane~


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Luca Martinelli
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1984
 

Io invece, non volendo scatenare nessuna polemica, faccio solo notare che nella nostra cultura latino-cattolico-mediterranea i figli sono cresciuti dalle madri. Se ci troviamo degli imbecilli che ammazzano la moglie etc etc chi dobbiamo ringraziare?


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OlausWormius
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 487
 

Secondopoi, perché l’omicidio di una donna è un fenomeno non significativo dal punto di vista quantitativo: Vittorio Feltri in un bell’articolo pubblicato oggi, fa notare che su tremila omicidi annui solo trecento riguardano donne.

Quando una determinata politica entra a far parte dell'agenda globale uno può dimostrare con tutte le migliori argomentazioni quanto sia assurda ma ciò purtroppo non cambierà l'agenda.
Quindi il fatto che gli omicidi di donne sono 300 su 3000 (anche se a me a dire il vero risulta un numero nettamente inferiore, nel 2010 ad esempio erano 127 e nei primi 10 mesi del 2011 erano 92) o che gli omicidi sono in diminuzione rispetto a qualche anno fa, diventano automaticamente argomentazioni senza nessun valore.
127 (come nel 2010) sarebbe circa un caso ogni 3 giorni su una popolazione di più di 60 milioni di abitanti ma la macchina bellica dei mass media può ugualmente imbastirci titoloni e prime pagine in continuazione finché il punto dell'agenda non viene portato a termine.
Notare che di femminicidio se n'era parlato molto lo scorso autunno e che sull'argomento è calato improvvisamente il silenzio quando era caduto il governo Monti. Se n'è tornato a parlare da poco proprio in concomitanza con il formarsi di un nuovo governo.
Qualunque governo si fosse formato i media sarebbero comunque tornati all'assalto e continueranno a martellare finché non verrà inasprita qualche legge o finché non ne verranno fatte di nuove ad hoc. L'opinione pubblica è facilmente manipolabile e dopo qualche ritrosia iniziale accetterà come sempre, così come ha accettato la teoria del riscaldamento globale e molte altre cose che fanno parte dell'agenda.

Si tratta certo un reato particolarmente odioso, ma non può essere considerato un fenomeno crescente e, sopratutto, dai tempi di Alessandro Manzoni ( e del suo patrigno Cesare Beccaria) mi sembrava ormai dimostrato che l’inasprimento delle pene non provoca una diminuzione dei reati.

Temo che l'obiettivo delle elites non sia quello della salvaguardia delle donne ma semplicemente quello di creare ulteriori divisioni sociali per devastare definitivamente il concetto di famiglia e le differenze di genere (anche se a parole loro sono a favore delle differenze di genere).
Femminismo estremista, matrimoni e adozioni gay, aborto legalizzato di massa, psicoreati tipo omofobia/transfobia, distruzione della famiglia tradizionale, sdoganamento di perversioni varie, sono tutte cose che si inseriscono nel quadro di un più ampio progetto di depopolamento a livello globale.


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