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Sordi: sarà atroce tornare poveri, dopo esser stati ricchi


Tao
 Tao
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Sembra che fàmo a gara a chi magna de più, ci bombardano di pubblicità televisiva, che io la vieterei, e tutti a consuma’. Vedi ’ste trattorie, piene di culoni che màgnano? Ma che te magni? Io magno un supplì e me basta. No, dice, siccome tu sei ricco di supplì ne magni dieci. Ah, sì? Allora guarda, io so’ ricco davero, ma non è che quando entro in trattoria, siccome c’ho i soldi, magno tutto quello che c’è. Vedi ‘sto goccetto de vino? Mi basta per essere felice. E invece no, dice, siccome sei ricco te bevi tutta ’a botte. Anzi no, te compri la vigna. Importiamo un sacco di carne anche se sappiamo che ci fa male. Prima la mangiavamo la domenica, ce se faceva il sugo. Adesso il pupo non mangia lo spezzatino, vuole il filetto, e importiamo il filetto. E tutti a spendere. Ma state attenti, non c’è niente di peggio che diventare poveri dopo essere stati ricchi.

Agli italiani vorrei dire questo: stiamo attenti, non diamoci alla pazza gioia, che se domani si mette male… Quando andai a prendere la cittadinanza onoraria a Kansas City poi arrivai fino a Hollywood e vidi Ramon Novarro che per campare faceva la comparsa. Ahò, e Oliver Hardy e Stan Laurel, lo sai? So’ morti in un ospizio per poveri. Tornare poveri è orribile. State attenti, può succedere. Stamo a diventa’ tutti uguali, ed è colpa dell’automobile. Prima la 600, poi la Millecento, poi la macchina straniera. Tutti con la macchina, tutti uguali, no? Ahò, hai visto quante automobili? Roma si sta distruggendo con questo mare d’auto. Ne facciamo un milione l’anno, non sanno più dove metterle. Io vieterei il parcheggio in tutta la città, salvo pochi tassametri a 20 mila lire l’ora. Pensa le vibrazioni! E dai, non si può far crollare il Colosseo perché il pupo deva anda’ a pija’ il gelato con la macchina! E annamo!… Perché prima c’era il nobile, il proletario, il ricco, il povero. E ognuno aveva la sua felicità. Il povero non soffriva, perché gli bastava un piatto de bucatini a fargli esplodere la gioia. E le automobili stavano solo nel cortile dei nobili, ma nessuno era invidioso. Non è brutto esse’ poveri, è brutto diventarlo.

Quand’ero ragazzino non eravamo poveri, nun ce mancava niente, papà faceva l’orchestrale, mamma era maestra. Però se magnava e ce se vestiva, e basta. Il mio sogno era la bicicletta, ma papà e mamma non me l’hanno mai potuta fare. Per la Befana me facevano la palla de gomma, e io ero felice perché rimbalzava, a differenza della palla de stracci. Poi cercavo di farmi amico il ragazzino privilegiato che c’aveva la macchinina meccanica, così magari una volta me la faceva provare. Andava bene così, gli strati sociali servono a preservarci dal risentimento. Per dire, la domenica andavo alla Galleria Colonna perché c’era l’orchestra che suonava il jazz, lì al caffè Aragno. Noi ascoltavamo in piedi, ma c’era gente ai tavolini con certe coppe de gelato… Quanto ho desiderato quel gelato! Non c’era risentimento, solo il desiderio di potermelo un giorno permettere anch’io. Sì, ammiravo i ricchi, volevo diventare come loro. Però devi essere ricco davvero, come me. Non come questi che hanno uno stipendio di un milione, un milione e mezzo, e fanno i debiti per compra’ questo e quello, perché hanno perso la misura della felicità. La felicità è ’na sarsiccetta quando ce vo’. La felicità vera della mia vita è stata la scoperta del sesso, ottenere un bacio da una ragazza, quelle sono emozioni.

E poi gli italiani hanno perso la misura del denaro. Accendono la tv, uno chiede chi è l’eroe dei due mondi,quello dice Garibaldi, e bravo, lei ha vinto 20 milioni. Con una naturalezza! E così non ci resta che l’esibizionismo. Vogliono andare in televisione, tutti. Ci si rovina per esibizionismo. Portare i regazzini a scuola con la macchina, è esibizionismo. È colpa della tv se la vita è diventata un grande palcoscenico, esibirsi è diventata regola di vita. Io sono un professionista, ho sempre lavorato come un pazzo, 187 film in 35 anni, cinque-sei film all’anno. Mi esibisco solo davanti alla telecamera, quando esco dal set ho finito de lavora’, non vado in giro a farmi fotografa’ dai paparazzi. E poi, siccome non mi piacevano le automobili, anziché buttare i soldi nel macchinone americano giravo con una Fiat. Hanno cominciato a dire, cazzo, con tutti chii sordi, che vita fa? E allora è nata la leggenda che ero avaro. La verità è che io i miei desideri li ho soddisfatti tutti. Il primo è stato quello di viaggiare: appena avevo una pausa partivo, in Sudamerica, in Asia, in Africa. Sono stato dappertutto e ho speso un sacco di soldi, aho’, ai miei tempi viaggiare costava un sacco.

Il secondo obiettivo è stato la casa: papà e mamma non se la sono mai potuta comprare, stavamo in un appartamento del demanio, in via San Cosimato, a Trastevere. Io ci tenevo, ho speso un sacco di soldi per quel terreno davanti alle Terme di Caracalla, e mi sono fatto la casa come piaceva a me, indipendente, con il giardino, comoda, arredata a modo mio, dove tengo tutte le cose che mi piacciono. Poi basta, devi avere un limite, io in trattoria con la famiglia ci vado una volta al mese, mica de più. Beneficenza? Quelli so’ affari miei, non ne voglio parla’. Ma se fossi stato avaro, o avido, avrei fatto la pubblicità, e invece ho sempre detto di no, ho calcolato di aver detto no ad almeno 50 miliardi di lire. E sai perché? Usare la notorietà regalatami dal mio pubblico per convincere quello stesso pubblico a comprare qualcosa mi sembrava una mancanza di rispetto.

A me i ricchi mi hanno sempre affascinato. Quando ero ragazzo conobbi Romolo Vaselli, che da muratore era diventato uno dei più importanti costruttori di Roma. Gli chiesi di poterlo frequentare e andavo nel suo ufficio, mi sedevo su un divanetto e assistevo alle sue contrattazioni su affari da milioni. Volevo affermarmi e cercavo di imparare l’arte del successo. La mia generazione i veri ricchi, quelli con il feudo, non li ha mai conosciuti. Noi abbiamo gli arricchiti, quelli che hanno fatto i soldi con la guerra o con il dopoguerra. Non sono esseri superiori, sono italiani come gli altri. Diffidenti, vigliacchi, opportunisti, con momenti di generosità, ma egoisti, pronti ad arrangiarsi chiusi nell’ambito della famiglia, senza interessarsi del rispetto della legge. Ho elencato un sacco di difetti degli italiani. Ma io voglio bene a questi italiani incapaci di governarsi da soli. Non è colpa loro, ricordatelo. Sono così perché non hanno mai avuto grandi esempi da seguire e grandi leader di cui fidarsi.

(Alberto Sordi, dichiarazioni rilasciate nel 1989 per la rivista “Fortune” e riprese in un articolo di Giorgio Meletti sul “Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/24/crisi-allitaliana-albertone-aveva-capito-tutto-prima-di-tutti/510887/ ” il 24 febbraio 2013).

Fonte: www.libreidee.org
7.05.2013


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