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Già pronta la propaganda per il "dopo"


Georgejefferson
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Già pronta la propaganda per il "dopo"

Questo sarà instillato nelle coscienze collettive nella maggioranza delle masse italiane. E' un riassunto del "perchè". Dopo tutti i rientri del target 2

P.S. Come si nota, Berlusconi serve ancora.

Quel termine tecnico
diventato una maledizione

www.lastampa.it/2013/08/14/economia/quel-termine-tecnico-diventato-una-maledizione-utbKJBrZlybiXRghJLbcuL/pagina.html

Picchi e sprofondi, dai risolini
Merkel-Sarkò alle lacrime di Fornero
TONIA MASTROBUONI
TORINO
C’era una volta un mondo senza spread. In questo paradiso perduto, in Grecia si erano scordati di contare gli Statali, la Spagna si era buttata su una furiosa cementificazione senza soldi, l’Irlanda aveva trasformato le banche in casinò e l’Italia stava seduta su un himalaya di debito. Ma a nessuno importava un granché. Da noi «spread» era solo una parola straniera e sui mercati internazionali, speculatori e investitori ci lusingavano facendoci assomigliare alla Germania. Fino allo scoppiare della Grande crisi del 2007, lo spread era quasi nullo, e i nostri oneri sul debito bassissimi, come quelli tedeschi. La convinzione generale era che l’euro, questa moneta senza testa, nata per unire l’Europa ma orfana di una guida politica, avesse cementato l’intero continente. Nel caso di un’emergenza qualsiasi, qualcuno avrebbe pagato per tutti (la Germania, tipo).

Quando nel 2010 la Grecia andò in crisi, quella Merkel dall’aria così bonaria sfoderò invece la faccia feroce dei “nein” e si dimostrò la leader riluttante che è. Ottenere aiuti europei divenne un olimpiade. Il mercato si svegliò e spazzò una tempesta su quei Paesi che avevano nascosto per anni i loro giganteschi deficit e debiti, i loro pachidermici settori statali e i loro sistemi bancari disastrati. Lo spread si impennò. E noi, in Italia, imparammo a contare. Cento uguale paradiso perduto. Duecentoottantasette uguale livello Monti. Cinquecentosettantacinque uguale zona sirtaki. Seicento: arriva la Bce.

Il primo scossone serio giunse nell’estate del 2011. Il governo Berlusconi quater si stava occupando di vicende fondamentali per il destino del Paese come aprire quattro ministeri a Monza e approvare il processo lungo. Ad agosto piombò, come un macigno, la lettera della Bce. Gli spread italiano e spagnolo erano da anticamera della bancarotta, e in quella lettera c’era una lista di cose da fare. Il messaggio tra le righe era: se volete che la Bce compri titoli di Stato per raffreddare lo spread, dovete fare le riforme e mettere a posto i conti. Ma niente, l’esecutivo andò avanti come se niente fosse, occupandosi di amene vicende giudiziarie, godendosi l’azione calmierante della Bce e facendo cucù ai vertici. Finché lo spread, tra ottobre e novembre, cominciò di nuovo a salire verso vette stellari e il 24 ottobre, al termine di un vertice europeo, a Merkel e Sarkozy scappò la famosa risatina che umiliò il Paese. Il Quirinale prese in mano la situazione e il 12 novembre 2011 Berlusconi fu accompagnato alla porta da uno spread a 575 punti, e da un Paese a un passo dall’impossibilità di pagare il debito, a un passo dal default.

Con Mario Monti, arrivò il governo dei tecnici, che presto divenne una parolaccia. Era il governo-voluto-dalla-Merkel, dello spread, di Bilderberg, dei complotti massonici e dei banchieri, ma soprattutto, delle lacrime della Fornero. A poche settimane dall’insediamento, nel dicembre del 2011, presentando la prima misura massacrante che inaugurò la moda idiota dei decreti col titolo, il «Salva-Italia», la ministra del Lavoro si ricordò dei sacrifici del padre e innaffiò un’ importante riforma delle pensioni con un pianto che fece il giro del mondo.

Lo spread, pochi giorni dopo, ripiegò su quota 360, e quando riprese a salire, a gennaio del 2012, lo fece per ragioni non più italiane, ma continentali. Si stava annunciando l’anno nero per l’euro, quello che rischiò di essere l’ultimo, per la moneta unica. I mercati avevano deciso che non potesse reggere, tenendo insieme Paesi così diversi. Lo spread divenne una costante della vita politica, e ci costò altre manovre lacrime e sangue, dai titoli sempre più demenziali (indimenticato, il «Cresci-Italia»). A fine anno, in uno dei tanti tentativi di auto-umanizzazione, Monti raccontò che all’asilo chiamavano il nipote «spread». Ma ormai la moneta unica era salva. E il 2012 si chiuse come l’anno dei “super-Mario”. Monti, certo, ma soprattutto, Draghi. In ogni caso, con lo spread al sicuro, la politica rialzò la testa e si riprese la scena, facendo cadere il governo tecnico.

Se a fine 2012 lo spread era tornato sotto quota 400, fu soprattutto merito di tre date. Il 29 giugno, quando la Ue promise un’Unione bancaria unica. Il 26 luglio, a Londra, quando Draghi pronunciò la fatidica frase «faremo tutto il necessario per difendere l’euro. E, - pausa teatrale - credetemi, sarà abbastanza». Fu allora che i mercati cominciarono a battere in ritirata. E la ciliegina arrivò il 6 settembre, con l’annuncio della Bce che lo scudo anti-spread era pronto e che poteva essere usato in qualsiasi momento per proteggere i Paesi in difficoltà. Ma, memore delle promesse a vuoto di Berlusconi nell’estate 2011, la Bce decise il suo “vedere tappeto, comprare cammello”. Prima di accedere allo scudo, qualsiasi Paese dovrà impegnarsi nero su bianco,che farà le riforme. Da allora, lo spread ha cominciato a uscire dal nostro vocabolario. Ma se la crisi politica permanente continuerà a spingere sullo sfondo le riforme più urgenti, qualcuno giura che tornerà. Più brutale che mai.


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Georgejefferson
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Ed ora una sintesi,dai testi di Mincuo.Tanto per allinearci ai "rettiliani" a derisione di chi accenna a dubbi di tutto l'impianto propagandato dai media:

Ci sarebbero tante cose da dire.Negli anni 90 venne distrutta mezza industria strategica con le privatizzazioni: farmaceutica, telefonia, cantieristica, chimica, nucleare, una parte di meccanica ecc. Ci sono cose che deve fare o controllare uno Stato e sono strategiche. I Francesi se le tengono, gli US se le tengono, gli Inglesi pure, scherzi.
Qui fu fatta un'oscenità e intanto mostravano in TV le bustarelle da quattro soldi mentre si svendeva mezza Nazione e pure per metà prezzo. Centinaia di miliardi di EUR a valore di oggi, altro che Pio Albergo Trivulzio.

Quando si è proceduto a un ingresso forzato nell'EUR, dopo aver completato la svendita di asset pubblici negli anni precedenti.Anche un analfabeta sapeva che l'EUR era contrario all'Interesse del paese e un'autentica sciagura, visto che questo fior fiore della scienza economica già aveva avuto modo di sperimentare l'ECU in precedenza, e agio di far due conti, si suppone. E sapevano benissimo che l'Italia veniva pressata fortemente a entrare, ammettendo qualunque falso contabile,altro che parametri, come poi si è visto.
Non occorreva nemmeno fare sforzo di ingegno dato lo avevano dichiarato apertamente Francesi e Tedeschi che senza Italia l'EUR non si sarebbe nemmeno fatto, perchè nessuno certo voleva un competitore ed esportatore della nostra forza con una propria moneta e tutti sapevano che l'obiettivo era incatenarlo dentro una moneta insostenibile e nel frattempo annacquare il Marco, cioè svalutarlo tramite l'EURO, dando così un vantaggio enorme all'export Tedesco oltre che ammazzare il nostro.In mancanza di possibilità di regolare con una propria valuta le ragioni di scambio, si procede inevitabilmente a una svalutazione interna, con riduzione di salari, servizi, tagli ecc...Specie i nobili difensori delle "masse operaie" dov'erano? Forse non sapevano che noi potevamo entrare in Europa, ma mantenendo la LIRA? (Clausola opting-out prevista da Maastricht) così come fece l'Inghilterra? Certo era censurata questa cosa dai giornali e Tv e perciò nascosta alla gente comune, ma loro, le menti, questi eterni paladini dei "deboli" la dovevano pur conoscere, o no? E a che cosa servono se stanno sempre muti e colla schiena piegata? E a che serve l'altra compagnia di giro dei Costituzionalisti che si indignano a comando per ogni gossip di nani e ballerine ma tacciono regolarmente sulle cessioni di sovranità fatte più e più volte in condizioni non paritarie, come invece prevede esplicitamente la Costituzione?

La piccola e media impresa era (a parte non solo manifatturiero ma anche servizi) di nicchia client-oriented ma non prodotti scadenti anzi.
Prima che le distruggessero, e parlo di media e grande industria, la chimica, la cantieristica, la telefonia, il nucleare, la farmaceutica, oltre alla meccanica di precisione e alla macchine utensili, erano di punta. Così anche l'alimentare o il tessile. Siamo stati davanti all'Inghilterra e non solo per la Liretta ti compravano i prodotti in giro per il mondo. Anche, ma non solo.
La PMI che ho visto io ha fatto innovazione di processo, di prodotto, ed è cresciuta culturalmente. I guai sono iniziati dal primo SME (che era un EUR mascherato). Poi dalla svendita dello Stato che era con IRI, ENI e FIAT quello che poi tirava, a livello di Ministero degli Esteri, grandi commesse, per le imprese grosse che a cascata poi subappaltavano lavori a migliaia di imprese piccole e medie. E infine la botta finale con l'EUR. E' vero che quelli grossi, i Benetton ad esempio sono divenati rentiers, e altri hano tirato i remi, e altri hanno delocalizzato. E che quelli che hanno resistito hanno investito poco, ma per forza. Prima era un sistema Paese. Con una sua moneta e con i suoi tassi. Anche coi suoi difetti per carità. MA C'ERA L'INTERESSE del paese. Quello non c'è più stato, è stato sgretolato. Anzi è diventato anche "cattivo" l'interesse Nazionale. Ma solo per noi, mica per i Francesi, o i Tedeschi, o gli Inglesi.

Fino all'81 in realtà l'Italia si finanziava in attivo, cioè quel che pagava di tassi erano tassi reali negativi, significa che riduceva in realtà debito. L'esplosione del debito che viene detto Craxi ecc.. non è vero. E' da divorzio BDI/TESORO. Puoi vedere i grafici storici e lo vedi benissimo. Con Craxi aumentò nominalmente perchè tutti i tassi mondiali erano altissimi. I Fed Funds US stavano al 20%. Ma aumentarono ovunque i debiti nominalmente.
In realtà poi quel perido di alta inflazione non colpì tanto i lavoratori, fu un immenso trasferimento dai risparmiatori alle imprese, che con quei soldi ristrutturarono il sistema industriale. Cioè col 20% di inflazione il mio debito (impresa) in banca dopo tot anni in valore reale è dimezzato o più. Gli interessi li pago al 20% ma il debito s'è dimezzato o meno. Mentre io risparmiatore prendo sì le cedole del 20% di interessi ma in linea capitale il mio capitale s'è dimezzato o meno. Poi come la vuoi vedere "cattivo" "buono" ma di fatto gettò le basi di ripresa del sistema industriale.

Basta guardare il 92. Usciti finalmente da quella fogna di SME e cioè dall'ECU (una specie di EUR più morbido, che aveva dato gli stesi risultati), e immediatamente svalutando, abbiamo poi fatto un boom fino a quando Zio Prodi, Zio Ciampi, Zio Padoa Schioppa ecc. ci hanno infilato nell'EURO (noi potevamo in teoria entrare sì in Europa, ma senza pigliarci l'EURO, cioè tenendoci la Lira, ma neanche l'hanno detto questo alla gente,). E da cosa è venuto questo boom dal 92 al 99? Dall'export. E quando poi siamo entrati in Europa nell'EUR invece? Abbiamo accumulato tra i 700 e gli 800 mld di deficit. Più il danno enorme dato da delocalizzazioni e dall'invasione dell'import da Paesi anche forti (Germania, Francia) non solo Cina quindi. Perchè non avevamo pù una moneta più debole che proteggeva anche le industrie che operavano solo su mercato interno. Quindi molte hanno chiuso. Consumatori forzati e indebitati sempre più.

Significa tagli ai salari, al welfare. La parola è infatti SVALUTAZIONE INTERNA visto che quella della moneta non si può. MA che svaluti internamente? I salari, le tutele, l'istruzione, la sanità, le pensioni ecc.. L'euro e'stato una catena che ha obbligato le economie minori(e noi eravamo la piu grande tra esse,quasi da raggiungere quelle maggiori)ad una rivalutazione artificiale,mentre per quelle maggiori fu una svalutazione (sempre artificiale),cosi che queste ultime hanno letteralmente rubato quote di mercato alle prime,non potendo fare lo stesso col resto del mondo...ma per la gente comune disinformata e'il contrario..i paesi del Nord sono le locomotive nell'immaginario indotto,ma e' falso. Si e' trattato di colonizzazione,letteralmente,non unione paritaria.


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clack
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Come sottolinea GeorgeJefferson, l'articolo di Tonia Mastrobuoni parla con la lingua biforcuta dell'informazione di regime.

Innanzitutto perché nel primo capoverso asseconda la leggenda popolare, sempre indotta dagli zelanti maggiordomi del moderno Minculpop, facendo sembrare lo spread un essere vivente dotato di volontà propria.
Quando invece chi si occupa di certe questioni dovrebbe sapere, e se è in buona fede puntualizzarlo con la massima chiarezza, che si tratta di un parametro facilmente manipolabile a volontà, che è stato usato per causare un emergenza fittizia mediante la quale mettere a capo del governo l'automa troikaguidato, così da permettergli di eseguire la macelleria sociale tanto agognata dalla tecnocrazia UE.

Tutto questo andando a confortare le ormai famose parole di quel prode che nell'intervista al FT del 5-12-2001 pronunciò le seguenti parole:
"Sono sicuro che l'Euro ci obbligherà a introdurre una nuova serie di strumenti di politica economica. E' politicamente impossibile proporli ora. Ma un giorno vi sarà una crisi e nuovi strumenti saranno creati".

Ora conosciamo bene sia la sostanza sia la valenza di quegli strumenti, che il già allora funzionario di Goldman Sachs (ma il conflitto di interesse è sempre e solo quello del berlusca) auspicava con la bava alla bocca. Il che non gli impediva di andare in TV a reti unificate per decantare le doti dell'euro e i destini meravigliosi e progressivi che avrebbe determinato.
Recitando una parte contaccambiata con la designazione a Commissario Europeo, carica non sottoposta a processi elettorali, che nel proprio CV fa sempre bella figura.
E ancora una volta andando a rafforzare ulteriormente che il conflitto di interesse è solo quello del berlusca.

A circostanziare ulteriormente la pretesa di conferire volontà autonoma non solo allo spread ma anche alla crisi, c' è anche la temibile minaccia con cui si chiude l'articolo: "Da allora, lo spread ha cominciato a uscire dal nostro vocabolario. Ma se la crisi politica permanente continuerà a spingere sullo sfondo le riforme più urgenti, qualcuno giura che tornerà. Più brutale che mai".

Un ulteriore volontà di perculare il lettore traspare dalla frase, oltretutto scorretta sintatticamente per le sue palesi ridondanze, dovute alla volontà di dare ancor più forza al concetto che si vorrebbe sostenere: "Ma NIENTE, l’esecutivo andò avanti come se NIENTE fosse, occupandosi di amene vicende giudiziarie".
Oltreché falso, l'articolo è pure sgrammaticato.
Andando al nocciolo della questione, in primo luogo le vicende giudiziarie sono quelle di Berlusconi. L'articolista palesa ulteriormente la sua malafede, riguardante il tentativo di addossare alla vittima le colpe delle azioni messe in campo dai suoi falsi avversari e primi sostenitori. Il fine dei quali era di sostanziare il referendum perpetuo indetto riguardo alla sua persona, quale diversivo dietro cui poter procedere indisturbati al sovvertimento istituzionale e allo smantellamento del sistema sociale, industriale ed economico del paese su mandato esterno.

In secondo luogo l'autrice critica in maniera tutt'altro che velata un determinato comportamento. In tal caso, logica e correttezza vorrebbero che al riguardo si esemplificassero alternative concrete e percorribili, cosa che si guarda bene dal fare.
Come se non bastasse, spinge implicitamente il lettore a pensare che Berlusconi avrebbe dovuto mettere in atto quei provvedimenti che per rendere effettivi ci fu bisogno invece di mettere al suo posto di capo del governo designato in base al mandato popolare un mandatario delle tecnocrazie non eletto da nessuno, fatto allo scopo senatore a vita: nottetempo e senza che ne avesse requisito alcuno.
Chiamasi golpe.

Ancora una volta abbiamo di fronte ai nostri occhi le modalità subdole con cui la (dis)informazione di regime cerca di propinare le panzane più inverosimili.
Il bello è che essa, a fronte di un atteggiamento simile, pretende anche di ricevere da chi inganna in tal modo il corrispettivo economico stante nel prezzo del giornale.

Pazzesco.
O meglio, surreale.

P.S.
Naturalmente quel fogliaccio buono neppure per farne carta da cesso, caso in cui persino il portarotolo entrerebbe in sciopero, non dà la possibilità di commentare pubblicamente l'articolo.


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