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Giocare a calcio in Arabia Saudita


Davide
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2583
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Che due squadre di calcio controllate da multinazionali finanziarie e composte di mercenari stranieri e milionari ma pur sempre etichettate come italiane vadano a giocare una partita ufficiale fra loro all'estero, è una vergogna e un tradimento di una delle principali funzioni dello sport, che è quella di insegnare ad accettare gli altri popoli attraverso il leale confronto atletico, non di cancellare la propria identità nazionale e il proprio orgoglio patriottico per accrescere i profitti delle suddette multinazionali e dei suddetti mercenari o per consentire a un'élite liberal e radical chic di sentirsi cosmopolita, come quando fa le sue obbligatorie vacanze esotiche, e di spacciare la globalizzazione come un destino manifesto.

Meno rilevante è che quell'incontro abbia luogo in Arabia Saudita, ossia in un paese governato e amministrato non solo in modo autoritario ma plutocratico, e che per di più sta perpetrando un genocidio in Yemen. Come i sauditi vogliano essere e come si comportino sono fatti loro. In particolare trovo grave e superficiale che li si accusi di essere una società medioevale. No, non è Medio Evo, ossia una presunta inattualità, come se esistesse un'unica attualità obbligatoria: è diversità. I popoli hanno diritto di conservare le tradizioni che preferiscono e di costruire il sistema sociale che gli pare, perché nessuno sa quali tradizioni e quali sistemi funzionino meglio nel lungo termine: la civile e liberata (oltre che liberista) modernità di cui ci vantiamo di fare parte, per esempio, potrebbe portare a immani catastrofi ambientali e sociali. O magari no. La soluzione non è insomma uniformarsi al modello che in quel momento ci paia più giusto o valido o efficiente. La soluzione è restare differenti, permettere esperimenti inconciliabili fra loro: la biodiversità va mantenuta e anche la sociodiversità.

Per cui le caratteristiche e il futuro dell'Arabia Saudita li devono decidere i sauditi, non i giornalisti e intellettuali occidentali o ancor peggio quelli che arrogantemente si sentano semplicemente "umani", insomma sacerdoti dell'universalità, come sempre gli integralisti. E le caratteristiche e il futuro dell'Italia li devono decidere solo gli italiani, democraticamente e autonomamente. Ho rispetto per tutti i popoli e per tutte le culture e non ho idea di quale sia il sistema migliore, anzi non credo che sia possibile o utile stabilirlo, se non retrospettivamente, da una considerevole distanza storica; ma ho idee chiarissime su quale sia il sistema nel quale voglio vivere, accettando correzioni e contaminazioni (peraltro inevitabili) ma graduali, lente, consensuali, non quelle frettolosamente imposte dal neocapitalismo in nome della correttezza politica, di immaginari diritti universali e del mito liberista e liberal dell'omogeneizzazione planetaria.

Francesco Erspamer
Fonte:b/www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/frerspamer/posts/1926962310753649
4.101.2019


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