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Giorgio II, rieletto,per colpa dell'assemblea costituente


helios
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Giorgio II, rieletto, per colpa dell’Assemblea Costituente

Il Presidente della Repubblica non è rieleggibile o, almeno, non lo è immediatamente ovvero prima che sia trascorso un altro mandato, affidato a qualcun altro.

E’ quanto avrebbe dovuto essere scritto nella nostra Costituzione se, in seno all’Assemblea Costituente, la tesi della non rieleggibilità alla fine – al contrario di quanto avvenuto – avesse prevalso su quella attuale che, peraltro, si limita a tacere a proposito della rieleggibilità.

“Il Presidente è eletto per cinque anni ed è rieleggibile per una sola volta dopo cinque anni dalla cessazione del mandato” si legge, a fatica, per colpa dell’inchiostro sbiadito nel verbali della seconda sotto commissione dell’assemblea costituente.

Fu lungo, complesso ed appassionato, infatti, il dibattito in seno all’assemblea costituente a proposito della durata – sette anni erano considerati molti da tutti e troppi da parecchi – e della rieleggibilità del capo dello Stato.

I verbali della seconda sotto commissione dell’assemblea costituente che, nel dicembre del 1946, affrontò la questione della rieleggibilità del Presidente della Repubblica, ricordano che vi fu, persino, un momento nel quale – a seguito dell’approvazione di un emendamento all’art. 85 della proposta di costituzione – si era stabilito che il Presidente delle Repubblica, dopo un settennato non avrebbe potuto essere rieletto né immediatamente, né trascorso un determinato periodo di tempo.

Come è noto è poi andata diversamente perché nel testo finale della Costituzionale si è perso ogni divieto di eleggibilità, circostanza, quest’ultima, che ieri ha consentito, per la prima volta nella storia della nostra non più giovanissima Repubblica che il Parlamento rieleggesse – quale “ultima spiaggia” sulla quale approdare prima che il “transatlantico” si perdesse alla deriva – Giorgio Napolitano, per la seconda volta, Capo dello Stato.

Sembrano illuminanti, in relazione a quanto accaduto ieri, le parole pronunciate, nel corso dei lavori della II sotto commissione, da Egidio Tosato – uno dei membri più giovani della Costituente – che dopo aver ritenuto non “opportuno escludere la possibilità della rielezione, soprattutto data la situazione politica attuale di penuria di uomini politici, dopo venti anni di carenza di vita politica” e rilevato che “d’altra parte, l’affermazione che non è rieleggibile potrebbe anche essere interpretata, per quanto indirettamente, in un senso poco favorevole per l’attuale Capo provvisorio dello Stato” precisava che non avrebbe neppure approvato “una formula limitativa nel senso di specificare che il Presidente può essere rieletto una sola volta, in quanto ciò rappresenterebbe un vincolo morale, seppure tenue, per il collegio elettorale che nel procedere alla elezione del Presidente si troverebbe sempre di fronte alla positiva possibilità di rieleggere il Presidente cessante.”.

E’, purtroppo, esattamente quanto accaduto.

Nell’impossibilità di andare avanti, il Parlamento ha cercato e trovato un “porto sicuro” – sarà il tempo a dire se per i soli membri del Parlamento o anche per il Paese – nel vecchio Capo dello Stato, già, con le valige e con il peso di un settennato lungo e difficile sulle spalle, sulla porta del Quirinale.

E’ andata così anche se – storia della Costituzione a parte – è almeno lecito dubitare che quello che le Camere hanno eletto ieri sia il “nuovo Presidente della Repubblica” al quale fa riferimento il secondo comma dell’art. 85 della Costituzione, oggi vigente: “Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.”.

Le Camere, ieri, hanno, infatti, rieletto il “vecchio Presidente della Repubblica”.

Probabilmente i costituenti, pur avendo deciso, alla fine, di non escludere l’eventualità di una rielezione, auspicavano almeno che le virtù dei loro successori in Parlamento avrebbero scongiurato – come ieri accaduto – che il Presidente della Repubblica uscente, succedesse a sé stesso, come “nuovo Presidente della Repubblica”.

Se Giorgio Napolitano è stato rieletto, insomma, è tutta colpa dell’Assemblea Costituente che ha dato troppa fiducia ai Parlamenti della Repubblica degli anni a venire!

In bocca al lupo a Giorgio II ma, prima e, soprattutto, al Paese perché oggi più che mai è lecito dubitare che il Presidente della Repubblica che si appresta a giurare per la seconda volta, sia il Presidente di tutti gli italiani.

http://scorza.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/04/21/giorgio-ii-rieletto-per-colpa-dell%E2%80%99assemblea-costituente/?assemblea-costituente/


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