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Gli effetti collaterali del Jobs Act


Salvathor
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Di Salvatore Santoru

Recentemente il premier Matteo Renzi ha definito il "Jobs Act" fondamentale e necessario per la crescita economica dell'Italia, in un' intervento pubblicato per il noto quotidiano inglese "Economist".

Intanto, diverse critiche bipartisan sono giunte verso tale provvedimento, a partire da Landini passando per Renato Brunetta, che ha definito in un articolo sul "Giornale" tale misura "un'imbroglio", e un "un pasticcio contro i lavoratori, le imprese, i giovani, il mercato del lavoro e anche contro il buonsenso".

L'ex viceministro Stefano Fassina ha dichiarato che l'obiettivo vero della misura è " la libertà di licenziamento", e il sociologo Luciano Gallino in un articolo su "Repubblica" del 18 novembre ripreso nell'edizione online dalla rivista Micromega, ne ha elencato gli effetti nefasti.

In tale articolo, Gallino ha scritto che "uno dei principali esiti del Jobs Act, a danno dei lavoratori, sarà la liquidazione di fatto del contratto nazionale di lavoro (cnl), in attesa di una legge che ne sancisca anche sul piano formale la definitiva insignificanza rispetto alla contrattazione aziendale e territoriale", e che "oltre che tra i lavoratori e le classi possidenti, le disuguaglianze aumenteranno tra gli stessi lavoratori", visto che "la facoltà conferita alle imprese, comprese decine di migliaia medio-piccole, di regolare mediante accordi sindacali anche locali sia il salario, sia altre condizioni cruciali del rapporto di lavoro, avrà come generale conseguenza una ulteriore riduzione dei salari reali e con essi della quota salari sul Pil. In fondo, è uno degli scopi del Jobs Act, anche se non si legge in chiaro nel testo".

Insomma, una misura che promette ben poco di buono, al di là dei proclami demagogici dell'ex sindaco di Firenze.

Fonte:
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/11/gli-effetti-collaterali-del-jobs-act.html


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Anonymous
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Sui nefasti effetti del jobs act verso i giovani e i salariati ho ampiamente scritto.
In breve: è la flessibilità tedesca con la precarietà italiana.


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Arcadia
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Il punto di Giulietto Chiesa: Il Job Act, una nuova offesa al lavoro.

http://www.pandoratv.it/?p=2337


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Franz-CVM
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Registrato: 2 anni fa
Post: 27
 

Sui nefasti effetti del jobs act verso i giovani e i salariati ho ampiamente scritto.
In breve: è la flessibilità tedesca con la precarietà italiana.

Concordo a pieno. Avremo i licenziamenti liberi e i conseguenti mini job da 500 euro al mese senza Hartz IV a pagarci l'asilo dei figli o l'affitto della casa.
È l'ultima manifestazione del regressismo. ( http://wp.me/p14q22-cD) Sottolineo tra i tanti un aspetto poco trattato del testo, la possibilità di licenziare qualcuno per motivi economici e poi riassumerlo subito dopo a parità di mansione e stipendio ridotto. L'uovo di colombo: avere la stessa prestazione, con la stessa esperienza del lavoratore precedente ad un costo inferiore. C'è solo un piccolo impercettibile problema: che il minor costo per l'impresa significa minor stipendio e minore stipendio significa minori acquisti da parte del lavoratore di beni e servizi, cioè minori ricavi per le stesse imprese.

Questa cosa non si risolve andando tutti a vendere in Cina, anche perché i cinesi, i soldi che hanno, li prendono producendo i prodotti che compriamo noi... E qui il cerchio si chiude. Sembrano concerti da scuola elementare, ma né Renzi ne il de localizzatore Squinzi sembrano arrivarci.


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