Gli USA vogliono es...
 
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Gli USA vogliono essere l' unico forno


marcopa
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 8303
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Gli USA vogliono essere l' unico forno,

non vogliono condividere clienti con altri forni (la Russia ad esempio)

Questa mi sembra l' interpretazione piu' convincente dello strano Golpe turco.

Marcopa


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marcopa
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Da www.piccolenote.it

Non e' stato un golpe finto

No, "non è stato un golpe ‘finto’ […] Non bisogna dubitare di un tentativo in cui hanno osato bombardare il Parlamento e il Palazzo presidenziale. È stato un reale tentativo di colpo di Stato"». Così Car Dündar. La smentita della narrazione del golpe finto, inscenato da Recep Tayyp Erdogan per far fuori i suoi nemici, ricostruzione nella quale sono cadute tante persone in buona fede, viene dal direttore del quotidiano Cuhmuriyet, duramente perseguitato per aver accusato le autorità turche, e il Presidente, di traffici con il terrorismo jihadista in Siria.

Le parole di Dündar sono state riportate da Sara Gandolfi per il Corriere della Sera del 18 luglio, in un’intervista nella quale il giornalista si dice preoccupato per la reazione postuma di Erdogan, che potrebbe schiacciare ancora di più le voci dissidenti.

Un’intervista nella quale accenna anche allo sconcerto per la reazione dei leader europei a quanto stava avvenendo in Turchia: «"Hanno aspettato [a condannare i militari ndr.] finché è stato chiaro che il colpo di Stato era fallito: l’ennesimo comportamento vergognoso"».

Nota a margine. Situazione caotica quella scatenata dal fallito golpe. Anche se certe articolesse che condannano l’arresto di migliaia di soldati suonano alquanto bizzarre: sarebbe avvenuto lo stesso in qualsiasi altro Paese del mondo.

E in molti Paesi occidentali, vedi ad esempio gli Usa, i capi golpisti sarebbero stati giustiziati, come forse avverrà anche ad Ankara.

Con questo non si vuol giustificare la repressione, che in Turchia rischia di essere sfrenata e indiscriminata, solo accennare alle dinamiche, purtroppo usuali, di questo povero mondo. E alle sue ipocrisie.

Il colpo di Stato, al contrario di quanto sembri, ha indebolito Erdogan, che ora deve dimostrare, all’interno e all’esterno, di aver ripreso saldamente le redini del potere. Anche perché, come accenna Robert Fisk in suo articolo, il rischio di un altro putsch, stavolta vincente perché meno improvvisato, incombe. Da qui anche la durezza della repressione.

Tra l’altro alta è la probabilità che si inneschi l’ennesimo giro di vite anche contro la dissidenza politica (e i curdi in particolare), che pure ha denunciato subito i militari (da qui il bombardamento del Parlamento da parte dei “golpisti democratici”).

Anche se, intervistato sulla Repubblica del 18 luglio da Marco Ansaldo, Egemen Bagis, consigliere di Erdogan, dopo aver elogiato la denuncia dei partiti di opposizione, ha aggiunto: «"Le scene di unità che vediamo oggi in Parlamento ci indicano con chiarezza che le pene sofferte sono le doglie di una nuova Turchia, dove verrà lanciata una nuova piattaforma di dialogo"».

Momento fluido per l’Anatolia, e rischioso a tutti i livelli. Con la variante terrorista pronta a entrare in gioco. Difficile prevedere sviluppi. Val la pena però segnalare che subito dopo il fallito golpe l’agenzia di stampa turca Anadolu ha annunciato che ad agosto Erdogan vedrà Putin. Il ptsch sembra aver rafforzato la virata a Est del sultano (della quale ci siamo occupati nella postilla relativa al fallito golpe turco).

Evidentemente il presidente Erdogan pensa che i pericoli alla sua permanenza al potere vengono da Ovest. Simbolico in tal senso l’arresto del generale Bakir Ercan Van, uomo di peso nella Nato, a capo della base aerea turca di Incirlik, il cui uso è stato concesso agli Stati Uniti d’America.

Ma la Turchia non può permettersi margini di libertà eccessivi rispetto ai dettami Nato. Il rischio che si accrescano ancora di più le turbolenze interne è alto.


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