Per (i pochissimi) eventualmente interessati segnalo questo:
http://www.oxfordmartin.ox.ac.uk/news/2015_Citi_GPS_Technology_Work
(dentro trovate il link al Citi GPS Report, che è una delle poche cose di un certo livello di Citi che è gratuita).
E' in sintesi un'analisi sull'impatto che avranno (e i cambiamenti che determineranno) automazione e digitalizzazione su economia, occupazione, istruzione e diseguaglianza sotto molteplici punti di vista.
E' un'analisi sia su ciò che ha già in parte significato finora questo tipo di cambiamento (insieme alla globalizzazione), cioè le sue particolarità, sia sulle prospettive future e sull'impatto nei vari Paesi e nei vari mestieri.
Per sottolineare che è anche una cosa con un possibile risvolto pratico per il futuro riporto ad esempio:
"For example, up to 87% of jobs in Accommodation & Food Services are at risk of automation."
N.B. (Dà per scontato comunque che si conosca che il picco di occupazione nel manifatturiero è notevolmente cambiato, in peggio, rispetto ai decenni scorsi. In altre parole gli Emergenti sotto quel profilo non hanno replicato i Developed del passato, specie nei low-medium skilled, in parte anche per l'automazione).
(Chi fosse interessato a quegli aspetti trova un paper di Dani Rodrik, Princeton University, dal titolo: "Premature Deindustrialization".
In sostanza (ai due estremi) mostra come in Gran Bretagna, il primo Paese a industrializzarsi, l'occupazione manifatturiera avesse raggiunto il 45% della forza lavoro prima della prima guerra mondiale. Per poi stabilizzarsi intorno al 30% fino agli anni '70 ed arrivare oggi a meno del 10%. Al contrario, l'occupazione nell'industria in Brasile, India e Cina ha già raggiunto un picco a circa il 12-15 per cento. Su questo argomento ci sono cose interessanti anche di Arvind Subramanian, Raghuram Rajan, del McKinsey Institute e di Martin Kessler).
Se poi si vuole fare una sintesi estrema e semplicistica del Citi GPS Report, [e come avevo già accennato in un altro post] si può dire che:
non solo il manifatturiero, ma anche i servizi saranno sempre più automatizzati nella fascia low-skilled, cioè di bassa qualifica.
Si creeranno sì dei lavori nuovi (che in generale, secondo me, non compenseranno che in parte quelli persi) ma questi lavori nuovi saranno tutti medio-high o high-skilled e ciò significa un cambiamento anche nell'istruzione, in particolare nella post-istruzione con l'introduzione dei MOOCs, e con un compito Pubblico che dovrebbe risultare strategico.
P.S.
Naturalmente a noi in Italia non serve neanche saperne nulla di queste cose.
Noi infatti qui abbiamo già i COBAS, notoriamente di grande spessore culturale e soprattutto sempre all'avanguardia.
Oggetto: Globalizzazione, innovazione, automazione, stagnazione
dopo la lettura ci certi articoli, e questo è uno di quelli, resto inebetito.
per quanto mi riguarda il restare inebetito corrisponde a un vuoto o una gioia totale.
il vuoto, e nel vuoto il pensiero si volatilizza portandosi dietro i miei pensieri, quello è uno dei momenti in cui mi sento realmente solo. fisso lo schermo per essere risucchiato nel vuoto creato. spaventoso a volte osservarsi.
SP
eppure dovrei essere preparato a questo attimo, è stato vissuto tempo fa onde essere immagazzinato nell'immagine della scienza.
Tipo "l'Estasi di Santa Cecilia" di Raffaello?
non so di cosa parli
Grazie mincuo, sempre spunti molto interessanti e che allargano l'orizzonte!
Tipo "l'Estasi di Santa Cecilia" di Raffaello?
Meglio, S Teresa del Bernini
Come sempre grazie per la segnalazione Mincuo. Ancora non ho visto il report, però già dalla tua sintesi mi sento di commentare che di temi come appunto l'automatizzazione di industria e servizi e l'aumento a dismisura della popolazione mondiale se ne dovrebbe discutere di più, come anche in questo post che non ha al momento riscosso molto successo. Eppure la combinazione di automazione e sovrappopolazione rappresenta a mio avviso un mix esplosivo. Ad una popolazione che si avvia in un non lontanissimo futuro verso la decina di miliardi, quali prospettive lavorative l'attendono dalla progressiva concentrazione delle produzioni e dalla sostituzione di “forza lavoro” con macchine per la produzione di beni e servizi? Non è raccapricciante un futuro in cui gran parte della popolazione mondiale sarà –ancor più di adesso– un "esubero"?
Lo scenario disegnato in certi film di fantascienza rischierà di essere un paradiso in confronto, e purtroppo non condivido l’ottimismo di saggi di svariati anni fa come “la fine del lavoro” di Jeremy Rifkin o “Lavorare meno, lavorare tutti” di Guy Aznar. Quest’ultimo ad esempio considerava una "buona novella" la fine del "lavoro a tempo pieno, per tutta la vita e per tutti, secondo le forme che abbiamo conosciuto durante il periodo industriale, dal 1850 al 1975". Aznar, costatato che nella società odierna "metà degli individui lavora troppo e l’altra metà non lavora affatto”, proponeva di “redistribuire il tempo che la produttività ha liberato dal lavoro” per arrivare ad una società dove si potrà "lavorare a mezzo tempo, e quindi avere doppio tempo per vivere". La sua “ricetta”: sdoppiare il salario. Una parte sarebbe versata dalle imprese come retribuzione del lavoro prestato, un "secondo assegno" invece arriverebbe dallo Stato per compensare la contrazione del reddito dovuta al taglio delle ore di lavoro. Queste tesi hanno indubbiamente il loro fascino. Non è il sogno di tutti vivere una vita degna di essere vissuta? Dedicare più tempo ad attività che realizzino la propria persona, liberi dalle preoccupazioni dello “sbarcare il lunario”? La stessa Costituzione, più che essere “fondata sul lavoro”, non dovrebbe essere fondata sulla dignità o la realizzazione della felicità dei cittadini? Se la tecnologia consente di risparmiare lavoro e di alleggerire in particolare quelli più faticosi, perché non provare a “socializzare” tali progressi? Indubbiamente si tratta di utopie, nell’attuale contesto del tutto irrealizzabili. Per le note problematiche di finanza pubblica, e perché per le “classi dominanti” è più conveniente disporre di quello che in obsoleto linguaggio marxista viene chiamato “esercito industriale di riserva”. Ma a prescindere dalla dura realtà dei rapporti di forza e delle strategie delle “classi dominanti”, Mincuo, i succitati ragionamenti hanno qualche fondamento? In futuro, ancor più che nel presente, non tutti lavoreranno o potranno lavorare. Si potrà ciò nonostante garantire ai cosiddetti “esuberi” un reddito che consenta di dedicare il loro tempo ad attività aventi altrettanto valore individuale e sociale? E come andrebbe allora ripensata la società? Non mi aspetto certo che tu abbia delle risposte definitive a questo tema molto complesso, ma un’idea te la sei forse fatta? Ti va di parlarne?
cut
Si creeranno sì dei lavori nuovi (che in generale, secondo me, non compenseranno che in parte quelli persi)
Sono completamente d'accordo. La nozione secondo la quale la tecnologia creerebbe nuovo lavoro lasciando invariato il numero di lavoratori e che quindi il compito dei sindacati sarebbe soltanto quello di "costringere" le imprese a spostare i lavoratori da un punto all'altro del processo produttivo non è mai stata supportata da alcun dato, anzi. Su queste basi i sindacati hanno collezionato un poco invidiabile medagliere di sconfitte.
ma questi lavori nuovi saranno tutti medio-high o high-skilled e ciò significa un cambiamento anche nell'istruzione, in particolare nella post-istruzione con l'introduzione dei MOOCs, e con un compito Pubblico che dovrebbe risultare strategico.
P.S.
Naturalmente a noi in Italia non serve neanche saperne nulla di queste cose.
Noi infatti qui abbiamo già i COBAS, notoriamente di grande spessore culturale e soprattutto sempre all'avanguardia.
Già in altre discussioni su questi argomenti sono emersi timori fondati sugli sviluppi futuri. Considerato che proposte all'apparenza innovative, come il Reddito di Cittadinanza (nella versione M5S e "PD avanzato", cioè reddito minimo garantito condizionato) nascondono implicazioni negative sui diritti, considerato che la tendenza nel settore dell'istruzione pubblica è abbassare il livello della formazione di base (vista la scomparsa delle mansioni a cui tale formazione era destinata), l'automazione sembrerebbe condurci verso una società ben lontana dalle utopie che in passato hanno accompagnano l'idea della scomparsa del lavoro. Contrastare questa tendenza partendo dall'istruzione e dagli investimenti pubblici sarebbe compito dei sindacati, ma questi hanno ormai da tempo abbandonato la loro funzione. E considerato le teste che hanno i sindacalisti, forse è anche meglio!
Tranquillo Jor-El, ci pensano loro a botte di sussidi.
http://www.repubblica.it/economia/2015/10/05/news/padoan_disoccupazione_ue-124398653/
L'automatizzazione ha luogo sia nella produzione sia nel know how.
Di fatto i computer sostituiscono sempre di piu' l'uomo anche nel prendere decisioni, sicuramente nello stoccare conoscenze ed informazioni e nel recuperarle in modo appropriato.
Cio' che va perso in questo processo ormai di lungo corso e' da un lato la perdita di posti di lavoro, ma dall'altro anche la perdita di competenza, che tende a concentrarsi sempre piu' e perfino nel tempo. Per esempio alla Nasa, hanno praticamente dimenticato come si costruisce una capsula Apollo. Incredibile ma vero.
Noi invece, che da ragazzi sapevamo cavarcela infilando le mani nei motorini e nei motori, nella radio del nonno e cosi' via, oggi osserviamo sconcertati come la gioventu' attuale abbia perso questo tipo di competenza, ormai obsoleta. Sei piu' competente se sai usare un telefonino, che manco hai la minima idea di come viene fabbricato? Non parliamo poi dei dettagli di ogni suo componente, nessuno li conosce.
Pian piano c'incamminiamo verso un mondo "egizio". Nell'antico Egitto la conoscenza era appannaggio di un'elite per lo piu' sacerdotale, ma anche di scribi architetti e progettisti.
L'automazione, perfino nel campo della conoscenza, ci portera' ad una societa' di questo tipo, dove la maggioranza della popolazione non sapra' piu' praticamente nulla, ne' sapra' fare nulla, perche' non piu' di sua competenza.
Chi sapra' far le cose saranno le macchine. Anche chi sapra' le cose saranno le macchine.
Ne sara' valsa la pena, come societa'?
Che poi bastera' un disastrino nemmeno tanto importante per azzerare tutto in un battibaleno. Ma siccome quelli che sapevano fare e quelli che sapevano saranno spariti dalla circolazione, riprendersi come societa' dopo il kappao delle macchine per disastro esterno sara' dura. Mi viene in mente il mito di Atlantide...
L'automatizzazione ha luogo sia nella produzione sia nel know how.
Di fatto i computer sostituiscono sempre di piu' l'uomo anche nel prendere decisioni, sicuramente nello stoccare conoscenze ed informazioni e nel recuperarle in modo appropriato.Cio' che va perso in questo processo ormai di lungo corso e' da un lato la perdita di posti di lavoro, ma dall'altro anche la perdita di competenza, che tende a concentrarsi sempre piu' e perfino nel tempo. Per esempio alla Nasa, hanno praticamente dimenticato come si costruisce una capsula Apollo. Incredibile ma vero.
Noi invece, che da ragazzi sapevamo cavarcela infilando le mani nei motorini e nei motori, nella radio del nonno e cosi' via, oggi osserviamo sconcertati come la gioventu' attuale abbia perso questo tipo di competenza, ormai obsoleta. Sei piu' competente se sai usare un telefonino, che manco hai la minima idea di come viene fabbricato? Non parliamo poi dei dettagli di ogni suo componente, nessuno li conosce.
Pian piano c'incamminiamo verso un mondo "egizio". Nell'antico Egitto la conoscenza era appannaggio di un'elite per lo piu' sacerdotale, ma anche di scribi architetti e progettisti.
L'automazione, perfino nel campo della conoscenza, ci portera' ad una societa' di questo tipo, dove la maggioranza della popolazione non sapra' piu' praticamente nulla, ne' sapra' fare nulla, perche' non piu' di sua competenza.
Chi sapra' far le cose saranno le macchine. Anche chi sapra' le cose saranno le macchine.Ne sara' valsa la pena, come societa'?
Che poi bastera' un disastrino nemmeno tanto importante per azzerare tutto in un battibaleno. Ma siccome quelli che sapevano fare e quelli che sapevano saranno spariti dalla circolazione, riprendersi come societa' dopo il kappao delle macchine per disastro esterno sara' dura. Mi viene in mente il mito di Atlantide...
I ragazzi di oggi usano la calcolatrice, ma fagli fare una divisione o moltiplicazione con le virgole e vediamo quanto sono in grado di farla, e non scomodo neanche la prova del 9
Una famosa marca di trattori ha messo in produzione un modello a controllo remoto GPS. In pratica l'agrario potrà da casa con il PC, dire al trattore di arare, seminare,trebbiare etc. Instancabile il trattore, lavora giorno e notte. In Cina leggevo, una fabbrica totalmente automatica, solo tecnici dell'automazione i dipendenti umani. Forse le élite creeranno molta occupazione militare, ci sarà bisogno di molti soldati nel futuro? O poliziotti.
Una famosa marca di trattori ha messo in produzione un modello a controllo remoto GPS. In pratica l'agrario potrà da casa con il PC, dire al trattore di arare, seminare,trebbiare etc. Instancabile il trattore, lavora giorno e notte. In Cina leggevo, una fabbrica totalmente automatica, solo tecnici dell'automazione i dipendenti umani. Forse le élite creeranno molta occupazione militare, ci sarà bisogno di molti soldati nel futuro? O poliziotti.
In Cina dove? hai il link?
@Sankara. Io un'idea me la sono fatta già parecchi anni fa.
Ti va di parlarne mincuo?