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Goyische kop


mincuo
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Il Congresso Ebraico Mondiale e il Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania hanno rilasciato una dichiarazione formale accogliendo l'invasione degli immigrati in Germania, definendola la “cosa giusta” e un ''evoluzione verso una società aperta”.
In una dichiarazione ufficiale pubblicata nel giornale Die Welt, in Germania, dal titolo 'Wir Juden wissen, wie amaro Flucht ist' ('Noi ebrei capiamo cosa significa lo status di rifugiato), Ronald S. Lauder, presidente del Congresso Ebraico mondiale (WJC) [Ndt] e il dottor Josef Schuster, presidente del Consiglio centrale degli Ebrei in Germania e vice presidente del WJC, ha attaccato tutti i Tedeschi che si oppongono all'invasione, [NdT. dei "rifugiati", anche se i rifugiati dalla Siria in realtà sono il 25%, il resto sono immigrati illegali da ogni dove] definendoli "neonazisti".
http://newobserveronline.com/world-jewish-congress-and-official-german-jewry-welcomes-nonwhite-invasion/
Allo stesso tempo, naturalmente, le organizzazioni Ebraiche in Israele, hanno una politica d'immigrazione per “soli Ebrei” che controlla i potenziali immigrati per vedere se hanno il DNA Ebraico, per mantenere Israele razzialmente puro.
"Gli ebrei in America sono al 100 per cento uniti nel chiedere le "frontiere aperte" e la "riforma dell'immigrazione", ma allo stesso tempo nel sostenere la politica di Israele, che ora utilizza test del Dna sui potenziali immigrati, al fine di mantenere lo stato ebraico razzialmente puro."
"Proprio lo scorso fine settimana, circa 1.300 rabbini e un certo numero di cantori provenienti da tutte le associazioni di Ebrei Americani si sono uniti per chiedere al Congresso degli Stati Uniti di passare una riforma globale sull'immigrazione."

La lettera è stata firmata dai leader ecclesiastici dei movimenti di riforma, da conservatori, ortodossi e Riformati e ha chiesto "la riforma dell'immigrazione USA" in modo da riflettere un 'impegno condiviso per un percorso verso la cittadinanza, il miglioramento delle politiche di ricongiungimento familiare, la sicurezza delle frontiere umana ed efficace, politiche sensate, visti ai lavoratori, e percorsi agevolati per i rifugiati e i richiedenti asilo."
http://newobserveronline.com/jews-demand-open-borders-for-usa-but-use-dna-to-keep-israel-racially-pure/

Sulla politica di Israele verso gli immigrati invece "sorprendentemente" il signor Lauder, il signor Schuster, i 1300 rabbini, e le innumerevoli Organizzazioni che vogliono ovunque le "società aperte e senza frontiere" non hanno proprio aperto bocca.

Buona lettura ai goyische kop...


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spadaccinonero
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Otto Weininger (non è uno del forum XD ) definì l'ebreo :

«Grenzverwischer, colui che cancella i confini».
Tutti i confini, tranne quelli che, beninteso, lo separano dal resto della normale umanità (peraltro,
stando all'ufficialità, un misero 99,97% del totale).

p.s. consiglierei la lettura del libro di Isaia per vederci più chiaro

😉

saluti


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PietroGE
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Non tutti gli ebrei tedeschi sono stati a favore dell'immigrazione. Ralph Giordano ad esempio ha sempre messo in guardia contro l'immigrazione musulmana, impossibile da integrare, e la costruzione di moschee.

https://de.wikipedia.org/wiki/Ralph_Giordano#Reaktionen_auf_Giordanos_Standpunkt

È stato zittito dal Zentral Rat e accusato di avere un punto di vista simile agli estremisti di destra!!!
La cosa bella è che ha partecipato al linciaggio anche parte della stampa tedesca.

In ogni caso, è chiaro ormai che cosa vogliono gli ebrei : l'eliminazione della etnia europea. Probabilmente lo concepiscono come una sorta di espiazione (o meglio, vendetta) per il "crimine teologico" dei 6 milioni spariti nel nulla.
Si dice, per altro, che non tutti i missili israeliani sono puntati contro l'Iran o le città arabe, alcuni sono pronti per essere lanciati contro Berlino e le altre città europee. Prove non ne conosco ma la cosa sembra più che credibile.


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mincuo
Illustrious Member
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Zerohedge, che è un sito popolare di finanza, pubblicava una settimana fa questo filmato. Istruttivo, non fosse che il teleutente imbottito di "squola", TV e ora "social-network" dubito che comprenda.
http://www.zerohedge.com/news/2016-01-08/cultural-marxism-explained-7-minutes
Anche questi della Frankfurt School sono tutti figlioli di Moses Hess, (e di alcuni prima di lui).
Poi magari l'imprinting è generalmente attribuito maldestramente a un altro, il Trota-che si-compra-la-laurea cioè l'ignorante-sconclusionato di metà ottocento, nonchè cugino di Rothschild, pompato poi da media ed editoria già da un pezzo di proprietà dei figlioli.
Di contorno e a rinforzo poi ci sono stati tanti altri figlioli, come Freud, o Boas, o Bernays, o Lippmann ecc....
Ma sempre la stessa minestra......per i goyische kop.


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luiginox
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goyische kop cosa significa? forse minchione?


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Jor-el
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Quando si controllano i media...
Tra una fiction sull'Olocausto e l'altra ci stonerebbe troppo un reportage sull'immigrazione in Israele.


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venezia63jr
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Divide et impera. Tutti contro tutti.


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spadaccinonero
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@luigi

ci definiscono simpaticamente maiali...

😉

ma di aggettivi altrettanto "gradevoli" ce ne sono un'infinità nonché decisamente peggiori


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ilnatta
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Sionismo, cittadinanza e democrazia

Risuona tristemente familiare alle nostre orecchie la controversia sulla cittadinanza in corso nello Stato d’Israele. Ci tocca da vicino non solo per i vincoli storici di solidarietà che legano l’Europa al popolo ebraico dopo la Shoah. Ma perché rende evidente l’affanno con cui, non solo in Medio Oriente, gli acerrimi difensori di un’idea sdrucciolevole qual è lo Stato-nazione s’illudono di farne coincidere lo spazio geografico, le frontiere, con l’imposizione al loro interno di un’omogeneità etnica e religiosa. Se necessario contro la demografia, contro la laicità, e quindi perfino contro la democrazia. Siamo proprio sicuri che tale dilemma non riguardi anche le altre democrazie?
Sollecitato dall’estrema destra, il premier Netanyahu ha fatto approvare dal consiglio dei ministri un disegno di legge in base al quale i non ebrei aspiranti alla cittadinanza –finora tenuti a promettere lealtà alla Stato d’Israele e alle sue leggi, come avviene in molti altri paesi- dovrebbero in futuro assumersi un impegno ulteriore: giurare fedeltà a Israele in quanto “Stato ebraico e democratico”. Cosa significa rispettare la natura democratica di uno Stato, ci è chiaro. Ma cosa significa rispettarne la natura ebraica, soprattutto per chi ebreo non è?
Proviamo a trasferire in Italia l’analoga domanda da rivolgere ai suoi nuovi potenziali cittadini. Gli chiederemmo di giurare fedeltà a una religione, a un codice genetico, a una lingua, a una storia, o a cos’altro che non sia la Costituzione repubblicana?
Eppure i cultori di un’italianità da custodire al riparo di intrusioni, sacralizzata magari dal richiamo a una religione sminuita come mera tradizione, compiono la medesima forzatura di chi pretende che un arabo per diventare israeliano giuri fedeltà allo Stato ebraico.
Non a caso i padri fondatori del movimento sionista maneggiarono sempre con estrema cautela la nozione di “Stato ebraico”, fin dal manifesto di Theodor Herzl del 1896. Dove peraltro la laicità dell’autore escludeva qualsiasi riferimento biblico, fino a proibirsi di scrivere la parola Israele. Semmai in Herzl l’aspirazione a edificare un focolare nazionale per quella minoranza dispersa e discriminata –da lui definita “un anacronismo” e, addirittura “uno strascico di medioevo”- rispondeva a una necessità emancipatoria: per quella via gli ebrei dovevano acquisire “un’onorevole protezione e parità di diritti”. Normalizzarsi nella modernità, non perpetuare la distinzione cui la storia li aveva condannati.
Con la medesima premura il 14 maggio 1948, leggendo la dichiarazione d’indipendenza dello Stato d’Israele, David Ben Gurion riconosceva “completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso”. Giustamente il ministro laburista Avishai Braverman, che insieme a altri sette colleghi di governo ha votato contro il nuovo disegno di legge sulla cittadinanza, sostiene che “Ben Gurion si rivolta nella tomba di fronte a una tale macchia”.
La stessa “legge del ritorno” in base a cui lo Stato d’Israele naturalizza immediatamente come suo cittadino qualunque ebreo chieda di esservi accolto, corrispondeva allo spirito di dare rifugio a un popolo di fuggiaschi, ma senza privilegiarli rispetto ai cittadini non ebrei. Che oggi corrispondono al 20 per cento della popolazione totale e rappresentano ogni anno la metà dei nuovi nati.
Contrastare il fattore demografico con una barriera identitaria non è solo disonorevole e illusorio per una democrazia: è letale. L’ha spiegato efficacemente agli israeliani Sergio Della Pergola, docente di statistica all’università di Gerusalemme: non sarà loro possibile preservare contemporaneamente le tre prerogative di uno Stato grande, ebraico e democratico. Una di esse, almeno, andrà perduta. Ma se Israele scegliesse di rinunciare alla sovranità sugli insediamenti nei territori occupati, è forse pensabile che i coloni ebrei giurino fedeltà a uno Stato palestinese (o islamico)?
“Sento puzza di fascismo”, ha denunciato amaramente Yitzkak Herzog, anch’egli ministro e figlio di un fondatore dello Stato ebraico. Lui ragiona da uomo laico. Ma deve preoccuparsi altrettanto chi ha a cuore le sorti spirituali millenarie dell’ebraismo, che una convenienza governativa spregiudicata vorrebbe mortificare a requisito di fedeltà statuale, rinnegandone i significati. Mentre la dura critica avanzata nei confronti di Netanyahu da parte del Sinodo speciale sul Medio Oriente convocato da Benedetto XVI rischia di far retrocedere le relazioni fra Israele e il Vaticano all’epoca preconciliare, quando la Chiesa malediceva come una profanazione la nascita di uno Stato ebraico in Terra Santa.
L’ossessione identitaria che pretende di codificare le appartenenze comunitarie su base etnocentrica o religiosa, negando la sua prepotenza confessionale solo perché i suoi cultori senza fede si camuffano da laici, rivela così il proprio limite: divide i seguaci lungo demarcazioni impreviste. Ma questo è solo un dettaglio.
Di ben altra, drammatica portata è il malessere rivelato dalla società israeliana sotto assedio, frazionata e disorientata. E’ l’impianto stesso del progetto sionista a scricchiolare, col rischio di cadere nel medesimo gorgo in cui l’islamismo ha già da tempo risucchiato il nazionalismo arabo.
Il sionismo snaturato come esclusivismo aggrava le incognite da cui vorrebbe proteggere gli israeliani, nega la missione salvifica d’Israele. Ma non illudiamoci: a Gerusalemme, certo con maggiore urgenza, stanno cimentandosi con i dilemmi che attendono al varco tutte le democrazie.

http://www.gadlerner.it/2010/10/19/sionismo-cittadinanza-e-democrazia


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Jor-el
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Ammazza, Gad, la metti giù come se fosse colpa mia...


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
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Ammazza, Gad, la metti giù come se fosse colpa mia...

democrazia = ciò che dicono (e impongono) loro

equazione semplicissima che molti non riescono a capire o semplicemente non vogliono accettare

non a caso in quel termine inseriscono tutto e il contrario di tutto in base all'occasione

p.s. di fatto è colpa tua (e mia)

affinché non accada mai più un determinato avvenimento storico (su cui nessuno può permettersi di opinare) tutti sono macchiati dal peccato originale dello stesso


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