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Grecia in cerca di tempo ... ma per fare cosa ?


radisol
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Venerdì 13 Marzo 2015

Il governo greco sembrava aver preso un po’ di fiato nella trattativa con la Ue al di là dei magrissimi “risultati” ottenuti (se pure…). Ma dopo pochissimo la doccia fredda: il piano Varoufakis di review del bilancio statale è respinto al mittente mentre tornano ad Atene gli uomini della trojka.

In soldoni, non c’è spazio alcuno per una reale contrattazione sulle misure di austerity in vista di una seppur minima ricontrattazione sul debito: ci stanno prendendo per la gola, ha detto Tsipras. L’obiettivo politico, non solo di Berlino ma di tutte le istituzioni e i governi europei, “meridionali” inclusi, è il logoramento di Syriza (che è anche un avvertimento agli spagnoli rispetto alle chances di Podemos).

Fin qui, il consenso interno al governo greco ha tenuto. Il grosso della popolazione vuole infatti la negoziazione coi poteri europei e vuole restare nell’euro. Pur senza farsi eccessive illusioni su quanto si possa portare a casa, crede/spera ancora che a Bruxelles ci si possa un minimo “ravvedere” rispetto agli esiti dell’austerity smussandola in cambio di ulteriori sacrifici, meglio se conditi con una più equa redistribuzione su tutti i ceti garantita dal nuovo governo. Ragiona insomma con quel “realismo” che Tsipras e Varoufakis rispecchiano e rilanciano. Questione di sopravvivenza, non di potenza rivoluzionaria: non si può più vivere come prima ma lo si desidera ancora.

Il problema però è che non ce n’è. il significato più profondo della vicenda in corso è il limite invalicabile che sbaraglia sul campo l’opzione “europeista di sinistra”: non è riformabile non questa Europa ma l’Europa in quanto tale, intesa nella verità effettuale della cosa e non nella sua immaginazione - qui non serve Lenin, basta Machiavelli - come potere del capitale finanziario-industriale a governance ibrida e irrinunciabile atlantismo (ancorchè sempre più a perdere: vedi la vicenda ucraina).

È questo il rimosso che la “sinistra”, nel suo europeismo giacobino a prescindere, non vuole/può riconoscere perché così salterebbe la visione socialdemocratica cui si tiene disperatamente avvinghiata (dalla versione melensa alla Manifesto+Landini alla più radicale Podemos+moneta del comune, tutte pronte non a caso a cauzionare un Quantitative Easing purchè agito… “dal basso”). L’equazione internazionalismo (giusto!) equiparato a europeismo è saltata. Prima ne prendiamo atto meglio è (vero Blockupy?).

Passiamo qui oltre gli imperterriti keynesisti per i quali allora si tratta di tornare alle monete e alle sovranità nazionali (il cui succo è il rilancio del capitalismo nazionale via svalutazioni competitive e inflazione per ridurre il debito esterno facendo pagare i costi maggiori ai proletari). L’idiozia sta qui nel credere che la moneta governa il resto e che è possibile il ritorno a “tempi normali”.

Il quadro è dunque immodificabile? Nessuno da qui si sogna di dare consigli. In nome di chi, poi, quando le manifestazioni europee in solidarietà con la Grecia sono miseramente fallite, perfino quelle organizzate in Spagna da Podemos? Al massimo, solo alcune caute riflessioni.

Syriza pare in confusione ma Tsipras fa bene a cercare di prendere tempo. Ma per fare cosa? Tenere duro su qualche punto qualificante politicamente va bene.

Ma far pagare le tasse a “tutti compresi i ricchi” insieme a misure assistenzialistiche urgenti, posto anche che sia fattibile, può surrogare l’assenza di “interventi dispotici nei rapporti di proprietà” con conseguente scatenamento della lotta di classe all’interno? E questo è compatibile con le forme “normali” di produzione e riproduzione della vita sociale sconvolte dal denaro facile degli anni ruggenti della finanziarizzazione? Verso l’Europa: si tratta di lavorare “con” i governi europei per indurli a più miti consigli oppure, pur continuando a trattare, rivolgersi direttamente alle classi sfruttate europee evitando di scivolare nel registro patriottico anti-tedesco (per quanto comprensibile)?

Cruciale è poi la questione del piano B che può essere solo quello di rivolgersi a Russia e Cina (sapendo che non sono la S. Vincenzo). Ma ciò significherebbe contribuire a sconvolgere gli assetti economici e geopolitici dell’Occidente (non a caso è arrivato il warning di Washington) e rischiare di essere sbattuti fuori dalla Ue (vedi il ministro delle finanze tedesco che non esclude più il grexit - ciò che la popolazione per ora non sembra proprio volere pur non guardando con sfavore a Mosca.

Per la sinistra europea la mossa sarebbe poi oltre modo ostica perché condivide nella sostanza le critiche liberal ai regimi “autoritari” non occidentali non vedendo che il rapporto tra la stessa Europa e il resto del mondo è di tipo neo-imperialista (sotto l’ombrello yankee) ragion per cui non è possibile un riorientamento europeo “pacifico, equo e solidale” neanche verso i Brics. Problemuccio, vero?

Comunque si rigiri la cosa, viene fuori che non abbiamo davanti soluzioni di effettivo compromesso tra classi e tra livelli istituzionali europei e nazionali come molti ancora sperano. E non solo in Grecia, anche se lì la situazione è precipitata prima e drammaticamente per una serie di ragioni. Il governo di Syriza può essere il canto del gallo di qualcosa di più sostanzioso ma ciò dipende non dalla “sinistra” ma dalla ripresa di una dinamica sociale nel suo farsi antagonistica. Oppure, nell’ipotesi peggiore, il preludio a una renzizzazione della sinistra greca ovvero a temporanee soluzioni direttamente di destra.

Abbiamo comunque davanti a noi lo sconvolgimento delle condizioni date. E la riproposizione di nodi politici con cui la sinistra non ha più avuto a che fare da decenni (se non di più). Detto con tutto il rispetto possibile per Tsipras&co. e per la popolazione greca, l’esperienza Syriza è un passaggio. Dovremmo tutti prepararci ad attraversarlo innanzitutto guardando in faccia la realtà senza raccontarci favole per poter realisticamente… sognare.

InfoAut

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/14149-in-cerca-di-tempo-per-fare-cosa?


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mincuo
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Questa l'ipotesi A) (che non è nemmeno così chiara ma abbastanza circonvoluta, e che spesso ho visto ha questo percorso: prima gran proclami e affermazioni perentorie poi sempre di più una specie di carpiato-raggruppato-avvitato con coeffeciente di difficoltà 10. Un classico).
Poi c'è l'ipotesi B) Per quella bastano 5 parole compresi gli articoli.


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Truman
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E' difficile riconoscere un cigno nero quando lo si incontra.


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Anonymous
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@Truman, c'è un detto popolare che dice:
Il contadino rivolgendosi alla gallina che non vuol finire in pentola: anche se allunghi il collo non diventerai mai un cigno.

Il contadino è l'Europa, la gallina è la Grecia.


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radisol
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VAROUFAKIS NELLA TANA DEL LUPO di Piemme

[ 15 marzo ]

La stampa ed i media di regime, siccome sono tutti in mano a proprietari di fede eurista, descrivono Yanis Varoufakys come uno spaccone. Tendono anzi a far credere, senza portare prova alcuna, di dissensi profondi con Tsipras.

Su questa falsa riga hanno raccontato della partecipazione del Ministro greco delle finanze al Workshop Ambrosetti di Cernobbio.

Pochi hanno spiegato cosa egli ha detto e il coraggio che ha mostrato andando nella tana del lupo. Ed ha detto cose sacrosante.

Che un'unione monetaria non può reggersi in piedi se non è sorretta da una vera unione politica. Ha affermato che il cosiddetto Quantitative easing di Draghi si risolverà in un flop che accentuerà gli squilibri tra i diversi paesi dell'Unione. Ha quindi avanzato l'idea, se davvero si vuole difendere l'Unione, che la Banca europea degli investimenti emetta titoli per oltre mille miliardi di euro che avrebbero il massimo rating e che la Bce dovrebbe quindi acquistare, allo scopo di rilanciare gli investimenti, anzitutto nei paesi in recessione. Ha detto la verità quando ha affermato che "La Grecia è fallita, lo era già nel 2010 ma si è voluto fingere che non fosse così per trasferire le perdite delle banche francesi e tedesche sui contribuenti europei". Ha quindi ribadito che, ci voglia il tempo che ci voglia, il governo di Atene, è deciso a realizzare il programma con cui ha vinto le elezioni.

Il bello è che queste sue affermazioni sono state inaspettatamente accolte dai partecipanti al summit con acclamazioni di consenso, mentre un silenzio glaciale ha accolto le risposte di rito date da tecnocrati come Visco o Monti. La prova del crescente malumore che serpeggia tra le stesse teste d'uovo del sistema neoliberista verso la setta oligarchica che governa l'Unione europea a trazione tedesca.

Dovessimo descrivere con metafora calcistica la tavola rotonda a cui ha partecipato Varoufakys diremo che si è conclusa a suo favore con un rotondo due a zero. Le punture di spillo della stampa e i ridicoli pettegolezzi non cambieranno questo risultato. L'economista greco è insomma molto più preparato, arguto e coraggioso.

Diventa difficile pensare dunque che Varoufakys e Tsipras si illudano che possa essere raggiunto con gli eurocrati un compromesso dignitoso, che possa essere evitata la rottura con l'eurozona, che SYRIZA non serbi un "piano B".

Wolfgang Schäuble, da parte sua, ha mandato chiaro il messaggio: il governo tedesco non esclude affatto l'uscita della Grecia dall'euro.

Nel frattempo nel Paese ellenico la situazione diventa ogni giorno più drammatica.

Fra due o tre settimane al massimo, il governo non avrà fondi sufficienti per pagare gli stipendi degli statali e le pensioni, e onorare al contempo le scadenze di debito verso i creditori. Nei bilanci bancari le sofferenze sono tornate a crescere (chi ricapitalizzerà le banche evitando il crack?). Famiglie e imprese greche si tengono stretta la liquidità di cui dispongono ed hanno perciò smesso di pagare le tasse e le rate dei prestiti in banca.

Il conto alla rovescia del default è insomma cominciato.

Se la Grecia resterà o meno nell'eurozona si deciderà nelle prossime settimane, al massimo i prossimi mesi. Sapremo presto se, come ci auguriamo, SYRIZA guiderà il riscatto greco o se sarà travolta e finirà nell'ignominia.

http://sollevazione.blogspot.it/2015/03/varoufakis-nella-tana-del-lupo-di-piemme.html


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Stodler
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......

Il conto alla rovescia del default è insomma cominciato.

Se la Grecia resterà o meno nell'eurozona si deciderà nelle prossime settimane, al massimo i prossimi mesi. Sapremo presto se, come ci auguriamo, SYRIZA guiderà il riscatto greco o se sarà travolta e finirà nell'ignominia.

http://sollevazione.blogspot.it/2015/03/varoufakis-nella-tana-del-lupo-di-piemme.html

Visto che al momento del dunque la sinistra in generale ha sempre tirato il c.lo in dietro, meglio non farsi illusioni.


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Anonymous
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Sapremo presto se, come ci auguriamo, SYRIZA guiderà il riscatto greco o se sarà travolta e finirà nell'ignominia.
l

La seconda che hai detto...


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Truman
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Vedremo. Comunque il saluto di Varoufakis ai tedeschi mi appare adeguato.


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helios
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Vedremo. Comunque il saluto di Varoufakis ai tedeschi mi appare adeguato.

Varoufakis smentisce il gesto e parla di fotomontaggio.

http://www.huffingtonpost.it/2015/03/16/dito-medio-varoufakis-germania_n_6876608.html?utm_hp_ref=italy&ir=Italy
Varoufakis però smentisce e parla di montatura: "Non ho mai mandato la Germania a quel paese".


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PietroGE
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Il video sembrerebbe autentico. Così almeno dicono i redattori dell'NDR che lo hanno mostrato nel talk show di Guenter Jauch Domenica sera. Varoufakis dice che è stato manipolato, ma diversi tecnici dicono che non è vero.
Quello che però non è stato precisato è a quale epoca si riferisce Varoufakis.
Il video è del 2013 e si riferisce alla prima crisi greca del 2010. In una conferenza in Zagabria lui aveva proposto per il proprio Paese una soluzione di tipo argentino cioè : dichiarare fallimento e mostrare alla Germania il dito con il senso : "adesso il problema lo risolvete voi".

Fonte : http://www.spiegel.de/politik/ausland/stinkefinger-varoufakis-beklagt-sich-ueber-jauch-sendung-a-1023742.html


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