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Guerra ai poveri (in formato slide)


radisol
Illustrious Member
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Col passare dei giorni, le ambiziose proposte del governo Renzi iniziano a sfoltirsi, definendosi meglio nella loro natura esplicitamente classista (su questo, certo, non c'erano dubbi ma verificarne i dettagli è sempre utile).

Il primo dato su cui porre l'attenzione è la smentita secca dei provvedimenti che potevano destare un qualche interesse da questo lato della barricata: il reddito minimo e l'omogeneizzazione delle tipologie contrattuali. La proposta di un'unificazione dei contratti si è rivelata il suo contrario: una liberalizzazione selvaggia che fa i soli interessi delle aziende, estendendo a 3 anni la durata dell'apprendistato. E l'applicazione del Naspi riguarda solo alcune categorie del lavoro dipendente e autonomo, mentre vengono lasciati fuori free-lance, partire Iva e tanto lavoro autonomo di seconda generazione. Qui il vero intento è eliminare passo dopo passo la cassa integrazione, legando l'erogazione di un reddito di continuità a una logica di workfare in cui bisogna costantemente dimostrare di "meritare il lavoro" (e accettarne uno purchessia). Resta invece la richiesta di una disponibilità incondizionata della forza-lavoro alla flessibilità (implicita in tutto l'impianto discorsivo meritocratico-liberistico renziano).

Ma il vero portato delle proposte si rivela nella natura tutta razionalizzatrice (leggi: TAGLI!) dell'attacco portato al pubblico impiego statale, reso noto oggi con la presentazione del Piano Cottarelli. Come avevamo già sottolineato in altre occasioni, uno dei probemi per l'iper-liberismo oggi incarnato da Renzi & compagnia è il moloch rappresentato dalla vasta intelaiatura del pubblico impiego che dà da vivere in questo paese a milioni di famiglie. Si tratta di una cospicua fetta di società e di lavoro - parte integrante del compromesso fordista del precedente paradigma capitalista - oggi diventata troppo costosa per un finanz-capitalismo che ha bisogno di una valorizzazione costante e accelerata. Secondo i primi calcoli, i posti a rischio sono 85.000, ma siamo pronti a scommettere che le richieste di "snellimento" ed "efficentizzazione" aumenteranno vertiginosamente ad ogni nuova richiesta dell'Europa. Se c'è una cosa certa, è che nelle priorità di Renzi c'è il beneplacito dei potere finanziari ma nessuna idea di governo del sociale all'altezza delle sfide di cui dice di farsi portatore.

Per ironia della sorte, la base elettorale del PD, anestetizzata da decenni di tesseramento sindacale cigl-lino, è oggi proprio la meno adatta a sostenere l'attacco portato alle sue condizioni di vita. Anni di blocco salariale (nessun aumento in busta paga) in cambio della certezza di essere gli ultimi tenutari di garanzie sindacali e tutele occupazionali, per poi fare l'amara scoperta di essere capitale variabile come tutti gli altri, cioè licenziabili. La camomilla social-democratica ha così lungamente disciplinato i suoi "garantiti" che questi rischiano di essere oggi inadeguati allo scontro che si prepara, gettati in pasto al Blair toscano. Ovviamente, speriamo di sbagliarci ma il piattume politico-sindacale che si respira tra i tesserati confederali, l'assenza di dibattito che ha attraversato il congresso della Cgil e l'arretratezza politica di tant* lavoratori/trici del pubblico non fanno ben sperare. Onde evitare fraintendimenti, ribadiamo che ci auguriamo di essere smentiti dai fatti...

Per il resto si tratta di misure di contorno, buone per ammansire l'opinione pubblica, sperando di togliere un po' di consensi a Grillo: riduzione delle auto blu, qualche caccia-bombardiere in meno... buone idee ma nulla che incida veramente sul volume finanziario generale. Il resto si misura invece in ulteriori tagli alla Sanità e al trasporto ferroviario locale (poveri pendolari!), tutto per raccattare qualche miliardo qua e là per far contenta madama Merkel.

In cambio l'ex-sindaco di Firenze promette di non toccare gli investimenti Scuola (già ridotti al lumicino da una riforma di centro-sinistra e due di centro-destra) e di mettere 85 euro in più nelle tasche di quei dipendenti statali che non saranno licenziati nei prossimi mesi. Come farà non è dato sapere... ce lo spiegherà (forse) tra qualche settimana con nuove slide.

Mercoledì 19 Marzo 2014

InfoAut

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/11062-guerra-ai-poveri-in-formato-slide

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Altro giro, altri tagli: la 'nuova' spending review

Un'altra manovra lacrime e sangue, la terza varata negli ultimi anni e che si rifà al tanto decantato nome di spending review, questa volta dettata dal Commissatio Cottarelli che ha presentato una serie di misure inidcando un taglio in arrivo nel 2014 di 5 miliardi di euro e 34miliardi nei prossimi anni. Secondo una prima stima, quello proposto da Cottarelli, vede il profilarsi di tagli ed esuberi per 85mila statali. L’ex dirigente del Fondo monetario internazionale ha inoltre ipotizzato lo stop totale del turnover nel pubblico impiego, dove già oggi a fronte di 10 pensionati entrano solo 2 nuovi lavoratori. Questa ulteriore puntata viene dopo le prime indicazioni di risparmi, che vedono il loro capitolo più significativo (10,3 miliardi nel triennio) dalla voce di acquisti di beni e servizi, sempre tagliati alla Pubblica Amministrazione, e 5,5 al trasporto pubblico locale.

Non solo quindi esuberi tra i dipendenti pubblici per 85mila, che rappresenta senza dubbio una cospicua parte del propagandato "piano di crescita" che viene annunciato in questi giorni con toni entusiastici, ma vengono ovviamente toccate anche molte altre voci tra cui meccanismi di turn-over che in situazioni normali farebbe scattare un’assunzione per ogni dipendente che accede alla pensione, ma che ora viene rivisto, sempre in nome della crociata contro la situazione disastrosa in cui versano i conti dell'economia italiana.

Cottarelli vorrebbe passare al blocco totale del turn-over, dall’attuale situazione che congela il ricambio generazionale per l’80% (e cioè ogni 10 pensionandi ci sono solo 2 assunzioni). Questa ulteriore puntata viene dopo le prime indicazioni di risparmi, che vedono il loro capitolo più significativo (10,3 miliardi nel triennio) dalla voce di acquisti di beni e servizi. Altri 6,6 miliardi vengono dai tagli dei trasferimenti alle imprese. Interventi pure sulle pensioni: meno assegni di accompagnamento e invalidità e un innalzamento dell’età contributiva delle donne, da parificare agli uomini, passando da 41 a 42 anni di contributi senza vincolo di età anagrafica. Dovrebbe invece morire sul nascere il contributo (da 3 miliardi) al 15% di pensioni più alte, ma sul quale il premier Matteo Renzi ha posto pubblicamente un veto. La lista è davvero lunga e riguarda i più disparati settori, laddove si riesce ancora a spremere per il "bene" dell'economia.

Ci troviamo per l'ennesima volte di fronte ad un ragionamento completamente improvvisato che già a suo tempo non ha dato gli effetti desiderati dai governi passati ma che anzi, sembra suonare più come un continuare a far pagare alle classi medio-basse un debito che raggiunge sul territorio italiano delle cifre astronomiche. Ormai infatti questo è il terzo intervento sbandierato che ancora una volta lancia un messaggio politico triste e desolante con i tagli alla spesa pubblica credendo che sarebbero la cuccagna di ogni male riguardante il sistema economico italiano. E poco ne ha da dire Renzi, che a sua volta dichiara, con tentativi di convincimento, che i famigerati tagli alla spesa pubblica "decide il governo", mettendo le mani avanti sul tema dei conti pubblici e sul Consiglio europeo, che si apre domani a Bruxelles.

Mercoledì 19 Marzo 2014

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/11064-altro-giro-altri-tagli-la-nuova-spending-review

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A completamento del discorso, molto interessante anche questa analisi di Simone Pellegrino ed Alberto Zanardi, pubblicata da la voce.info ...

A chi vanno i 1.000 euro di Renzi :

http://www.lavoce.info/riduzione-irpef-1000-euro-di-renzi-tasse/


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