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Ideologie dell'europeismo imperialista.


Anonymous
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Le ideologie non sono pure invenzioni fantastiche, altrimenti non potrebbero assolvere al compito di esprimere le idee della classe dominante. Le ideologie travisano la realtà ma ne sono la falsa coscienza. raccolgono e combinano i materiali del pensiero sedimentati dalla storia nella psicologia collettiva. Negano la legge generale della lotta di classe, ma per riflettere la visione parziale delle singole classi e delle specifiche frazioni di classe. Le ideologie certamente non dicono il vero, ma in un certo senso non sono vere e proprie menzogne: facilmente mentono per omissione, che è la forma più sottile e insidiosa di inganno, rispecchiano i pregiudizi e le costanti della psicologia sociale, e in ciò sono "ammissioni veritiere su ciò che si crede di credere", come nelle parole del sociologo borghese Max Weber.
La loro forza è nel mistificare e rovesciare la realtà nel suo senso profondo, poggiando però sulla verità parziale di un brandello di quella stessa realtà. In definitiva le ideologie, con la classe dominante di cui sono espressione, hanno dalla loro la forza dell' apparenza, del senso comune, della realtà come essa sembra muoversi alla superfice della dinamica storica e sociale.Per questo la lotta rivoluzionaria ha bisogno del materialismo storico e dialettico, della scienza marxista della politica, del partito-scienza, ossia di un'azione politica orientata sistematicamente dall' autonoma visione di tutte le relazioni sociali. In caso contrario, nell' idea ingenua che una coscienza esatta della società e della sua direzione di movimento possa sorgere da sè, dalla semplice espressione diretta della lotta di classe, oppure nell' illusione che basti la ripetizione magari fedele ma pigra di alcuni principi, sarà l' ideologia della borghesia ad averla vinta.
La questione dell' unità europea e delle sue forme statali fa parte della questione generale della natura dell' imperialismo: infatti è la questione dell' europeismo imperialista. La storia del Novecento è li a dimostrare che proprio nelle tempeste dell' imperialismo, senza corazza del partito-scienza, internazionalismo e coscienza rivoluzionaria sono condannati allo scacco, destinati ad essere travolti se non a finire ghermiti dall' ideologia dominante.

Il mito degli Stati Uniti d'Europa, nell' Ottocento, a lungo è solo uno dei tanti materiali ideologici che vagano indefiniti, nel secolo dell' ascesa borghese e dell' affermazione dello Stato-nazione.
Astratta costruzione intelettuale nell' eredità illuministica, chimera federalista nelle fantasie di alcune correnti della democrazia radicale piccolo borghese, infine generica mozione pacifista e umanitaria, che si va colorando sul finire del secolo delle aspirazioni socialiste e internazionaliste del movimento operaio.
Quando Marx scrive ad Engels citando i mazziniani italiani a proposito degli "United States of Europe", nel 1854, l' espressione ironica rimanda alla polemica con la democrazia piccolo-borghese del Sud tedesco, col suo federalismo che sognava di ricalcare la Costituzione americana per unificare la Germania sul modello svizzero.
Quando Friedrich Engels nel 1893, in una delle sue rare interviste accoglie il riferimento agli "Stati Uniti d'Europa", il senso è appunto quello del socialismo e dell' internazionalismo, le cui idee si stavano "diffondendo in ogni paese europeo".
Sarà l' imperialismo, col volgere del secolo, a trasformare ideologie, forme politiche e strumenti statali della borghesia europea. Jean-Baptiste Duroselle polemizza con la retorica di un'unità europea attuazione di un "ideale millenario", e afferma che "solo dopo il 1945" essa è uscita dall' ambito ristretto di pochi intellettuali e politici.
La mitologia europeista trasporta nel passato una realtà che è solo odierna. Coudenhove-Kalergi, Monnet, Schuman, De Gasperi, Adenauer hanno avuto a che fare con un'europa - sconfitta, distrutta, contro cui s'ergevano USA e URSS - che i cosidetti precursori non potevano neppure immaginare. Jean Monnet è spinto all' idea di integrazione non dalle passate teorizzazioni, "ma dallo spettacolo delle rovine".
L' osservazione è giusta: l' Europa contemporanea è la risultante di quel processo reale, del colossale cozzare delle potenze globali nel primo e nel secondo conflitto imperialista. Con questa precisazione: già con l' esordio dell' era imperialista, a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando maturano le tensioni che sfoceranno in quei due conflitti, l' unità europea perde la sua natura generica e indefinita, e inizia a prendere posto tra gli attrezzi del confronto imperialistico.
Cogliere quella strasformazione fu la sfida per la teoria rivoluzionaria.
Da Lotta comunista maggio 2006


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