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Il deserto di Vicenza


Tao
 Tao
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Le strade invase dalla gente, ma politici e media vedono un'altra manifestazione

Il teatrino dell'informazione è servito. Tanta, tanta gente a Vicenza. Nessun incidente, nemmeno un mortaretto a cui appigliarsi per raccontare, come di solito succede, un'altra manifestazione. C'era qualche cretino, che ha portato la sua sollidarietà agli arrestati dei giorni scorsi con l'accusa di far parte delle "nuove Brigate Rosse", e tanto basterà ai giornali per parlare d'altro rispetto al vero drammatico problema che Vicenza pone. Quello della classe politica, e della nostra pseudo-democrazia.

Chi rappresenta i cittadini di quella città? Chi rappresenta tutti coloro che, nonostante il terrorismo vero e quello mediatico, hanno deciso di andare a Vicenza per dire no alla guerra? Chi rappresenta tutti quelli che, legittimamente spaventati dalla violenza dei titoli dei giornali e delle parole di ministri e pensatori vari invece a Vicenza non c'erano?

Nessuno. Non certo quei politici che pure a Vicenza c'erano, più a farsi vedere che altro. Perché altro non sanno o non vogliono fare, e lo hanno già dimostrato rifinanziando la guerra afgana e ottenendo un ritiro dall'Iraq che, diciamolo, è avvenuto in ritardo rispetto perfino ai tempi che si era dato l'ex primo ministro Berlusconi.
Tantomeno quelli che non c'erano, e che dicono che non cambieranno idea. Che la base si farà. Perché non abbiamo la forza, e nemmeno la dignità, per dire no, o almeno "ni" agli Stati Uniti d'America.

Il vero problema è che quando la democrazia non funziona e le idee, le aspirazioni, i sogni dei cittadini non vengono rappresentati nelle istituzioni, si apre un pericoloso vuoto.
Più pericoloso ancora perché il sogno e il bisogno di pace è, finalmente, molto radicale e molto radicato. Altrimenti non si spiegherebbe la enorme partecipazione popolare della manifestazione di ieri, nata e cresciuta in condizioni politiche, mediatiche e logistiche proibitive.
Se fossimo in un paese normale, adesso la parola passerebbe alla politica. Ma chi riempirà questo assordante silenzio che viene dai partiti e da chi si è scelto da solo come rappresentante dei cittadini e persino dei "movimenti"?

Maso Notarianni
Fonte: www.peacereporter.net
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17.02.07


Citazione
Tao
 Tao
Illustrious Member
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I fatti sono molto semplici. C'è un Paese che, dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, ospita decine e decine di basi militari, adibite ai più svariati usi, di una Nazione straniera. Ci sono degli accordi secondo cui i militari del Paese straniero agiscono al di fuori della legalità, rimangono impuniti per ogni reato, anche il più grave, e occupano enormi porzioni di territorio, sfruttando le risorse dei luoghi dove si insediano.

E' successo un altro fatto molto semplice: il governo straniero ha deciso di allargare una delle tante guarnigioni che mantiene in terra straniera.

Ed è accaduta la terza cosa, ancora più semplice delle prime due: i cittadini che vivono intorno a quella guarnigione si sono stancati e hanno deciso di alzare la testa, una volta per tutte. Hanno deciso che non era più il tempo di tacere e mugugnare e di lasciare che fosse sempre qualcun altro a risolvere i problemi.

E dopo questi fatti molto semplici, è accaduto un fatto molto bello: che i cittadini delle altre città si sono uniti a loro.

Quel Paese è l'Italia, quella guarnigione è Vicenza e la storia parla di decine e decine di migliaia di persone radunatesi spontaneamente per opporsi allo stupro, morale e reale, del proprio territorio e della propria dignità.

Il Governo italiano ha agito come da copione e con una strategia di largo respiro ha iniziato a fomentare le paure dei cittadini “scoprendo” come per miracolo la pericolosità degli stadi. Subito dopo, con tempismo magistrale, ha sgominato una fantasmatica cellula di terroristi (naturalmente veneti) ed infine ha tentato di far passare tutti quei cittadini per terroristi, violenti e sanguinari. E dopo il terrore, sono cominciate le minacce sottili, ma nemmeno poi tanto, di usare la forza per prevenire le violenze.

Solo che il gioco non è riuscito. Non era riuscito in Val di Susa con il movimento contro la Tav e non è riuscito oggi, con i comitati contro la nuova base. Un enorme festoso colorato pacifico corteo si snodato per la città, senza un danno, senza un lacrimogeno, senza una pietra.

Per chi c'era, l'atmosfera di serenità che si respirava è stata la vera grande vincitrice di questa giornata. Donne, bambini, anziani, tutti insieme con un unico fine: gridare il proprio sdegno.

Niente partiti, niente bandiere di “campanile”. Solo persone.

Cosa si è ottenuto da questa manifestazione? Difficile dirlo. Probabilmente non sarà l'evento decisivo che bloccherà i lavori, tuttavia non si può rimanere indifferenti di fronte a quello che è stato questo 17 febbraio.

Da un lato “la gente”, persone normali, che non hanno mai partecipato ad una manifestazione in vita loro. Famiglie intere, nonni e frugoletti. Dall'altra, il Governo con il suo terrorismo psicologico (un po' raffazzonato, a dire il vero) e i giornalisti, i cani da compagnia del Governo. Mentre tutti, nei salotti televisivi e nelle redazioni, aspettavano con la bava alla bocca gli scontri e i feriti, le persone per bene che si erano radunate a Vicenza hanno semplicemente tirato dritto per la loro strada. La polizia si è tenuta lontana e così le dirette della televisione non avevano niente di cui parlare: perché nella buona tradizione di questo Paese, l'argomento del giorno non era la base americana e le servitù militari, ma i feriti provocati dai manifestanti violenti.

E così, in mancanza di violenza, abbiamo assistito allo spettacolo indecoroso di onorevoli e giornalisti che si davano corda l'un l'altro nel biasimare il lancio di un petardo, la scritta ACAB (all cops are bastard, tutti i poliziotti sono bastardi) sulle pareti della questura, e – il fatto più grave - due o tre striscioni, retti da una decina di persone, che chiedevano la libertà per le persone arrestate con l'accusa di essere dei terroristi.

Ora, per le prime due cose è meglio lasciar correre, mentre per la seconda, che sta facendo alzare i soliti cori di sdegno, è bene spendere due parole. Gli striscioni, secondo quanto riportato dalla stampa, proclamavano: "Libertà per i compagni", "Siamo comunisti non terroristi, il vero terrorismo è costruire basi di guerra", "Terroristi siete voi, libertà per i rivoluzionari". Quindi, questi slogan chiedono la liberazione di persone innocenti, dato che nessuno ha dimostrato ancora niente e dato che queste persone devono ancora vedere un giudice. Non hanno mai inneggiato alle Brigate Rosse, né vecchie né nuove, e rifiutano apertamente il terrorismo come pratica di lotta e anzi, rigirano l'accusa al mittente. Sarebbe il caso, quindi, che i signori politici la smettessero di affermare che il corteo ha inneggiato alle Br; e che i giornalisti la smettessero di cercare carogne da spolpare anche dove non ce ne sono. Per non parlare della serrata di negozi e bar: tutto era aperto, i bar hanno fatto il tutto esaurito e i negozi hanno continuato a lavorare normalmente.

Ma la grande svolta che Vicenza ha rappresentato, soprattutto negli occhi di chi era lì, è stata la vittoria sui tentativi di criminalizzazione e intimidazione da parte del Governo. Mai come oggi si è vista la netta e sostanziale separazione tra le persone e chi le dovrebbe rappresentare; da un lato il Governo, cui riesce bene una cosa sola: schierare poliziotti armati e criminalizzare la popolazione, in difesa degli interessi militari di una Nazione estera. Dall'altra i cittadini che, riunendosi spontaneamente e senza bisogno di capi e rappresentanti, manifestano pacificamente le proprie idee. I cittadini che non credono più ai giornali, che non temono più altri cittadini, ma che anzi, hanno sfidato la paura e sono accorsi ancor più numerosi.

In fondo la differenza sta tutta qui: le ragioni della violenza da una parte, la forza della ragione dall'altra.

Giorgio Mattiuzzo
in collaborazione con Marco Cedolin
Fonte: http://cronachedamileto.blogspot.com/
18.02.07


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cocis18
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Registrato: 2 anni fa
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http://www.canisciolti.info/articoli_dettaglio.php?id=1894

Vicenza: La sventura di doverla commentareEd finalmente eccoci arrivati alla sera del D-DAY. Sembrava che dovessimo assistere allo sbarco in Normandia in terra vicentina. Come sempre, l’esercito invasore sbarca alle prime luci dell’alba. L’intera armata italiana (quella che non è all’estero s’intende) dislocata lungo il percorso dei pericolosissimi terroristi che avrebbero messo a ferro e fuoco la provincia di Vicenza. Cavalli di frisia davanti ai fossi. Unità aeree che sorvolavano l’intera area degli scontri. Unico rammarico: I vicentini non hanno sbocco sul mare e quindi non si è potuto coinvolgere fregate e incrociatori della Marina.

Con loro infinito dispiacere (soprattutto per i TG avvoltoi) non ci sono stati morti o feriti. Nessuno ha fatto bischerate e adesso i TG vanno ravanando nella spazzatura per cercare qualcosa da commentare. Continuano a mostrare un solo striscione a parer loro discutibile. Studio Aperto ha appena detto che l’unico momento di tensione si è avuto quando i barbari hanno esploso un petardo davanti alla questura … TERRORISTI!!!

Lungo il percorso è stata piazzata addirittura un’unità mobile contro attacchi chimici e biologici … forse hanno saputo che la vacche al pascolo inquinano più di 10 macchine. Ma anche le vacche vicentine erano pacifiste e hanno trattenuto i loro gas di scarico per evacuarli quando incontreranno “colui” che oggi dice che per l’Italia è un giorno triste …

Tra la folla non c’erano terroristi di Al Qaeda al massimo potevamo trovare dei meravigliosi “BIMB LADEN” che scorazzavano con la loro bicicletta arcobaleno. Oggi, anche i Gatti vicentini facevano il tifo per la pace, nonostante avessero dei validi “interessi trasversali” per sperare in un bombardamento americano contro i gattofagi. Triste serata per i telegiornali di Mediaset; non sanno come dare la notizia. Erano giorni che annunciavano catastrofi e devastazione, adesso sono impreparati e non sanno che dire. Dovranno aspettare altre occasioni per sputtanare gli italiani che amano la pace e che non vogliono essere complici degli indiscriminati bombardamenti USA.


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