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Il principe delle monete


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Il principe delle monete (cap.4)
di Michele Signa


Capitolo 4

A volte, quando siamo schiacciati dal peso delle responsabilità, può capitare di perdere la consueta lucidità e moderazione e cedere alla rabbia e al turpiloquio. Ecco perché il Principe mise da parte il tradizionale aplomb e l’innata gentilezza dei modi, lasciandosi sfuggire parole mai prima di allora rivolte al suo fedele servitore;
Che cosa ha in testa? Le pigne? E’ diventato idiota? Se anche lei ha perduto il lume della ragione chi mai potrà salvarmi?
Da dove, mio infimo scudiero, lo Stato prenderebbe i soldi? Se li Inventa? Coglione!
Nelle avversità l’uomo saggio esalta le sue qualità restando impassibile e mantenendo il controllo e la lucidità senza cedere ai facili risentimenti e alle umane pulsioni. E il Gran Ciambellano non difettava di saggezza né di prudenza. Le offese ricevute, infatti, non intaccarono minimamente il rispetto e la devozione per il Padrone. Anzi, egli con grande abilità, riuscì istantaneamente a scremare, tra le invettive, la prova di quanto in realtà il Principe fosse inconsapevolmente geniale. Nella collera, infatti, egli aveva mirabilmente e fulmineamente sintetizzato il concetto che a lui, per essere compreso, aveva richiesto molto più tempo e suscitato innumerevoli dubbi. La sua ammirazione, se possibile, si accrebbe ulteriormente;

Lei è veramente un genio! Ha capito al volo! E’ proprio così! Lo Stato a Moneta Sovrana il denaro lo inventa, cioè lo crea dal nulla!
Il Principe, ormai spazientito, mal sopportava i tentativi del Gran Ciambellano di avvalorare una teoria tanto strampalata;
Imbecille, non stavo dicendo sul serio! Per emettere Moneta, lo Stato deve aumentare le sue riserve auree, magari razziando oro con una guerra o sottraendolo ai sudditi con tasse e balzelli. Devo spiegarle proprio tutto?
Il Gran Ciambellano non si perse d’animo e ribadì con deferente entusiasmo;
E invece no, mio Signore Illustrissimo. Lo Stato Democratico ha avuto un’idea strabiliante. Ha svincolato la quantità di Moneta in circolazione dall’oro posseduto nelle sue riserve. In pratica, può produrre la sua Moneta all’infinito. Gli basta prendere dei fogli di carta, scriverci sopra una cifra e apporre la sua firma a garanzia. Tutto qui!
Sì, io sono la fata turchina e lei un imbecille! Pensa davvero che sia così semplice produrre Moneta? Crede di stare giocando a monopoli! Non si sarà mica rimbambito?

La capisco Padrone. Non è una realtà facile da accettare. Sfoghi pure su di me la sua rabbia ma mi conceda di farle un esempio.
Avanti sentiamo!
Mettiamo che lo Stato voglia costruire un’autostrada che costa un miliardo. Fa una gara d’appalto e incarica un costruttore di realizzarla. A fine lavoro accredita sul conto del costruttore un miliardo. In realtà scrive un Miliardo su un foglio di carta e appone la propria firma a garanzia, Stato Sovrano. I soldi saranno spesi dal costruttore per pagare i fornitori, gli operai e così via. La moneta messa in circolazione grazie alla spesa iniziale dello Stato finirà nelle tasche di artigiani, commercianti, Aziende, e, magari, un disoccupato sarà stato assunto dal costruttore in virtù del suo accresciuto volume d’affari. In pratica tutti ci hanno guadagnato e sono diventati un po’ più ricchi. E nessuno, allo stesso tempo, nel Paese, è diventato più povero. Come vede, Altissimo, in questo modo, la quantità complessiva di ricchezza si è accresciuta, per effetto della spesa dello Stato, e senza sottrarne a nessuno.
Il Principe nutriva per il suo fedele scudiero un affetto paterno.
Al suo servizio da anni, ne aveva sempre ammirate l’immensa cultura e la grande professionalità. Nondimeno era consapevole di quanto modeste fossero le sue origini e di come questo lo rendesse vulnerabile.
Aveva creduto, in buona fede, a una teoria basata su argomentazioni verosimili ma del tutto infondate;
E bravo il mio Ciambelliere.
Lo apostrofò con tono canzonatorio;
possibile che lo stress di questo periodo abbia avuto su di Lei effetti tanto devastanti? Sa cosa ha fatto lo Stato in questo modo? Ha aumentato il suo debito pubblico che alla fine dovrà comunque ripagare. E allora dove pensa andrà a prendere i soldi se non dal Popolo? Dovrà scucirli con gli interessi quei soldini mio caro, non ci ha guadagnato proprio un bel nulla!
Il Gran Ciambellano aveva studiato attentamente la nuova dottrina economica.
Non si sarebbe mai sognato di sottoporla al Padrone se non ne fosse stato assolutamente convinto.
Neanche lo scetticismo o peggio, il rischio di urtare la suscettibilità del Principe, con le prevedibili, nefaste conseguenze, l’avrebbe fermato;
Mi perdoni, se oso contraddirla, ma faccia attenzione e rifletta! Con chi si sarebbe indebitato lo Stato? Ha creato questi soldi dal nulla e li ha iscritti nel suo bilancio come un debito. In realtà non li deve a nessuno!
Sta cercando di confondermi?
Che possa tosto perire tra le peggiori sofferenze se solo ci ho pensato. Ci rifletta Maestà! E se anche dovesse restituirli a qualcuno, non avrebbe alcun problema a farlo. Basterebbe crearne altri in quantità sufficiente. Lo Stato a Moneta Sovrana può ripagare qualunque debito, purché sia contratto nella sua valuta.
Il Principe cambiò espressione.
Il sorriso sulle labbra, fiorito nella convinzione di avere brillantemente dimostrato l’infondatezza delle teorie del Ciambellano, si trasformò gradualmente in un’espressione accigliata e seria.
Il dubbio iniziava a insinuarsi.
E se il Ciambellano avesse avuto ragione? In effetti, quei soldi lo Stato non li aveva presi in prestito da nessuno.
Li aveva creati dal nulla e poteva riprodurre lo stesso sistema all’infinito essendo per legge l’unico autorizzato a farlo, l’unico proprietario della Moneta.

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