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Il terremoto e la strage degli operai


radisol
Illustrious Member
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Gli operai morti per il terremoto in Emilia sono stati uccisi e la legge deve individuare e punire i colpevoli. Gli omicidi sul lavoro in Emilia non possono essere inseriti nella normale incuria del territorio e nell’edilizia facile. La cosa è molto più grave.

La normale incuria del territorio, l’edilizia allegra, c’erano già domenica notte, con la prima scossa di terremoto. Allora eravamo ancora in una delle frequenti condizioni del degrado del territorio. Ma poi è successo qualcosa in più. Tanti hanno detto che molti fabbricati industriali erano stati costruiti senza sapere che quella era una zona sismica. Ammettiamolo pure. Ma la notte tra domenica e lunedì 21 maggio, la zona sismica c’era, chiara, brutale.

Sono andato la scorsa settimana nei territori colpiti. Ho visto che i capannoni crollati, con solo alcune vittime perché le fabbriche erano chiuse, erano sostanzialmente tutti dello stesso tipo, costruiti con le stesse modalità. Domanda: allora perché si è concesso di tornare al lavoro, in una zona sismica, dopo che si era saputo che molte strutture non erano adeguate, anzi, erano a rischio? Vogliamo i colpevoli, quelle autorità che per negligenza, omissione, superficialità, non hanno impedito il massacro di operai.

In secondo luogo, bisogna sapere se chi è andato a lavorare ci è andato, come si dice, di sua spontanea volontà o, invece, perché costretto dai contratti precari o dai ricatti, se migrante, della Bossi-Fini. O vieni a lavorare o stai a casa per sempre. Bisogna sapere questo.

Ci vuole un’inchiesta a tappeto della Magistratura che, nella ThyssenKrupp emiliana determinata dal terremoto, colpisca senza indulgenze chi ha provocato o lasciato accadere una strage di operai, che poteva assolutamente essere evitata. Il Presidente della Confindustria, l’aperto e moderato Squinzi, ha subito assunto posizioni di negazione vergognosa della responsabilità.

Noi accusiamo, noi vogliamo giustizia. Tutto il resto sono chiacchiere.

Giorgio Cremaschi


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