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Il punto non è il vaccino, il punto è la sua coercizione.
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Bisogna scindere le due questioni, la difesa della libertà e l'effettiva efficacia del vaccino.
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Questo intervento non vuole essere polemico, ma avvertire che focalizzarsi troppo sull'inefficacia e la nocività del vaccino può essere una strategia perdente.
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Nella terza e ultima delle tue frasi che ho citato è contenuta tutta la mia risposta, discorde nel valutare la tua scala di priorità.
Mi riferisco in particolare alle tue stesse parole "e la nocività del vaccino", che costituiscono molto più di un dettaglio trascurabile. A mio avviso sono invece il cuore del problema.
Che il vaccino funzionicchi ci può anche stare, anzi fa parte del piano criminale, come alibi. Quello che non torna del discorso è invece la sottovalutazione della nocività del vaccino, sia quella già verificata nei fatti sia, soprattutto, quella potenziale nel medio-lungo periodo.
Tutti sappiamo che qualunque terapia presenta benefici e nocività, e prima di affrontarla occorre valutare il rapporto tra i potenziali rischi e i potenziali benefici della stessa terapia. Questa valutazione è poi estremamente personalizzata, in funzione delle caratteristiche di chi riceve tale terapia. Se si tratta di un malato grave, con un'aspettativa di vita molto ridotta, è chiaro che l'assunzione del rischio può essere altrettanto elevata.
Qui invece parliamo di tutti, di un'intera popolazione prevalentemente sana, che la covid19 stessa ha fortemente differenziato per fasce d'età e di comorbilità pregresse. L'assunzione di rischi potenziali sconosciuti, perciòstesso potenzialmente anche gravissimi, non è un azzardo moralmente accettabile per l'intera popolazione. Questo significa "terapia sperimentale", che andrebbe consigliata solo ai casi estremi e più disperati, dove sia più che probabile un esito infausto della malattia che s'intende prevenire con la terapia in questione.
L'azzardo morale di accettare conseguenze gravi, conosciute e sconosciute, per chi non corre seri rischi per mancanza di cure (cure che invece già esistono e sono state ampiamente comprovate nell'esperienza clinica con enorme successo) nel raro caso che contragga la malattia in forma sintomatica, è assolutamente da respingere, come inaccettabile e al limite criminale quando si parla di bambini, ragazzi, giovani. E' l'umanità intera a rischio potenziale. Perciò l'azzardo morale di una terapia preventiva di massa per una malattia la cui mortalità è paragonabile a quella dell'influenza stagionale (che la covid19 è andata a sostituire, non ad aggiungersi) non è un semplice azzardo morale lasciato alla discrezionalità del singolo, è un vero e proprio crimine contro l'umanità. Questa è la vera priorità, scongiurare, anzi limitare visto che è già stato perpetrato all'80%, questo assurdo crimine contro l'umanità. E i responsabili ne dovranno rispondere, a maggior ragione se i rischi potenziali e possibili si dovessero concretizzare in misura più o meno tragica.
Già al momento le reazione avverse gravi e/o inquietanti per il loro seguito sono tanto insabbiate quanto allarmanti.
Tuttavia, ripeto, il problema morale più grande riguarda il futuro ignoto, per quanto già ipotizzabile su base scientifica, che contempla una scala di gravità fino al massimo della tragedia umana.
Questo è il punto principale. E guai a falsi profeti in camice bianco che nascondono questa realtà con l'arroganza della loro presunta superiorità culturale, segno inequivocabile di atteggiamento antiscientifico, oltre che amorale.
Questi criminali hanno plagiato la popolazione con tutti i possibili mezzi propagandistici e il ricatto e l'estorsione di stato, arrivando come tu dici alla coercizione, che è un aggravante del crimine. Non c'è perdono possibile per cotanto abominio.
Il problema primario non è l'aggravante in sè, è il crimine in quanto tale, preterintenzionale.