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Il "vero potere" politico è nazionale


stefanodandrea
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 748
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Si è duffuso il convincimento che il "vero potere" sia internazionale o comunque non nazionale. Talvolta il vero potere è identificato senz'altro con lo stato imperiale, talaltra si affiancano a quel centro di potere altri poteri, cosmopoliti, costituiti da titolari e gestori del grande capitale e dei grandi strumenti di propaganda.

Questo punto di vista, che contiene in sé, indubbiamente, una parte di verità, è foriero di molte conseguenze negative, soprattutto quando, ingenuamente, l'assunto venga considerato come un vangelo da interpretare alla lettera. Le conseguenze negative riguardano l'azione pratica, ossia l'azione politica, che si pensasse di voler compiere per sottrarsi al "vero potere".

Invero, esistono soltanto "situazioni economiche nazionali" e "politiche economiche nazionali". La situazione economica globale è soltanto la risultante di politiche economiche nazionali, eventualmente coordinate e indirizzate da centri di potere dello stato imperiale o ad esso legati, centri di potere che comunque devono sempre servirsi di politici nazionali venduti o servi. Anche la creazione di organizzazioni internazionali vincolanti avviene attraverso il consenso dei poteri nazionali e la persistenza dei vincoli dipende soltanto dalla volontà o dall'interesse dei politici nazionali.

Senza l'appoggio del potere nazionale, il preteso "vero potere" imperiale e del grande capitale, sul piano politico, non può fare nulla e addirittura è impotente.

Un popolo che abbia riconquistato tutto il potere nazionale, ha conquistato tutto il potere politico. Il potere imperiale o cosmopolita o internazionale, senza l'appoggio dei governi nazionali, può soltanto accerchiarti, mettere sanzioni, bombardarti ed attaccarti. Insomma perso il potere politico, il potere imperiale, internazionale e cosmopolita è costretto a ricorrere alla palese e dichiarata guerra commerciale, diplomatica e militare. Subire la guerra commerciale, diplomatica e militare è la testimonianza che il popolo è libero, perché si è liberato.

Perciò, il miglior attacco – anzi l'unico vero, realistico, sensato attacco – al potere imperiale, internazionale e cosmopolita, consiste nel sottrarre ad esso il controllo del (vero) potere nazionale, controllo che ha acquisito attraverso un lungo lavoro volto alla conformazione ideologica dell'opinione pubblica (svolto attraverso il "dominio delle onde"), e a garantire potere e interessi economici dei traditorii nazionali (coloro che vengono a patti con il potere imperiale e del grande capitale cosmopolita).

Ovviamente, se si può evitare di subire la guerra commerciale, diplomatica o militare è molto meglio. Sotto questo profilo è bene che l'attacco al potere imperiale e del grande capitale provenga da più direzioni, ossia da più popoli che piu' o meno contestualmente sottraggano, in vario modo, il potere politico ai traditori, ai rappresentanti e agli alleati nazionali del potere imperiale e del grande capitale cosmopolita. Chi partecipa a una rivoluzione nazionale non deve attribuire alcun rilievo al carattere che hanno le altre rivoluzioni nazionali: non deve avere timore di nessuna di esse. Ogni rivoluzione nazionale, che si svolga contestualmente ad altre, siccome indebolisce il potere imperiale e del grande capitale internazionale, è alleata delle altre rivoluzioni nazionali, perché ne agevola il compimento. Il momento delle alleanze strategiche, dei riposizionamenti geopolitici viene dopo: è un problema che si pone soltanto per chi abbia avviato e condotto a buon punto la propria rivoluzione nazionale.

http://www.appelloalpopolo.it/?p=12058


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Nightinga1e
Estimable Member
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Post: 224
 

Ottime osservazioni che vorrei spingere ancora piu' in la'.
Il potere nazionale ha bisogno di appoggiarsi al potere regionale, il potere regionale a quello dei comuni, etc.
Alla fine i veri responsabili del disastro mondiale siamo noi, quindi e' con il cambiare noi stessi che dobbiamo iniziare.


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haward
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 695
 

E' per questo che il "nazionalismo" e tutto ciò che rimanda ad un concetto di "identità'", di "etnicità" e di "comunità" sono stati demonizzati. Al contrario, tutto quello che va nella direzione del multiculturalismo e dell'internazionalismo è moderno, nobile e giusto.
Se convinci le menti delle persone che non devono sentirsi legati ad una determinata area geografica, ad una determinata comunità etnica e sociale ed ad una determinata storia comune, sarà impossibile che si formi una coscienza unitaria in grado di riprendere il controllo della nazione.
I miei figli, nati e cresciuti sempre nella stessa città, non capiscono una sola parola del dialetto con cui mio padre mi parlava ma conoscono l'Inglese alla perfezione.


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stefanodandrea
Honorable Member
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Post: 748
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L'elemento etnico va discusso.

Tutto il pensiero italiano della nazionalità ha privilegiato gli elementi volontaristici e la coscienza, rispetto agli elementi materiali.
Nella Repubblica Romana del 1849, fu sancito il principio che lo straniero dopo 10 anni di residenza diveniva cittadino italiano.

Oggi non sarebbe concepibile un'applicazione così automatica di quel principio, considerata la quantità dei fenomeni migratori moderni. Ciononostante il principio va mantenuto, proprio per fedeltà alla nostra migliore tradizione nazionale: si diventa italiani: 1) se stai in Italia da dieci anni dal momento della richiesta; 2) se sei in regola con la fedina penale; 3) se hai seguito lunghi corsi di diritto costituzionale, di lingua italiana 1 e 2 e di storia italiana; 3) se hai superato i quattro difficili esami; 4) se rinunci alla nazionalità di provenienza; e 5) se giuri fedeltà alla costituzione.

Questa disciplina mantiene fermo il principio, evita la prevalenza dellla concezione etnica della nazionalità, foriera di sventure, e sarebbe accettata e ben voluta dalla maggioranza del popolo italiano.


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