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Immigrati e Islam, un’altra Europa: modesta proposta


Arcadia
Noble Member
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Immigrati e Islam, un’altra Europa: modesta proposta

I modelli di integrazione sono tutti falliti. Ci vuole un mix di apertura e severità, di sano "egoismo" e consapevolezza culturale. Vasto, ma necessario programma

L’orrore e la paura, la rabbia e l’incredulità per la vista oscena di decine di cadaveri e centinaia di feriti, nel fumo delle esplosioni, fra le urle e i gemiti dei sopravvissuti, con la disperazione dell’impotenza, il senso frustrante di essere, nonostante le strette poliziesche e i roboanti proclami, inermi di fronte al terrore. L’anno scorso a Parigi, oggi a Bruxelles, città sede dell’Unione Europea. E poi, nell’ormai nota trafila del post-attentato: la raffica di aggiornamenti mediatici, il commentificio masturbatorio sui social network, le prime analisi di una scontatezza criminale, i retroscena e le ipotesi che scoprono l’acqua calda (avranno mica colpito perché il Belgio fa parte della coalizione anti-Isis? C’entrerà forse l’arresto di Salah Abdelstam, nascosto come un topo dietro casa sua, cioé proprio a Bruxelles?), il ministro Alfano che per mostrare i muscoli annuncia a caldo espulsioni più o meno costituzionali, i politici che si fiondano a fare quel che sanno fare meglio, cioé sparare tonitruanti parole a salve, i sociologismi d’accatto, le generalizzazioni da bar, l’immancabile rivendicazione (che farebbe pensare ad un attacco partito dal cuore del cosiddetto Califfato Islamico, in cerca di vendetta e di una prova di forza dopo essere duramente provato dai raid aerei).

Bene. Anzi, male. Dopo le prime ore di impatto emotivo, bisogna ragionare. Possibilmente documentandosi. Per arrivare a prendere una posizione netta. Oltre all’aeroporto di Zaventem, l’altro obbiettivo della strage é stata la stazione della metro di Maelbeek. E’ un quartiere a un quarto d’ora dal centro della capitale belga, di 100 mila abitanti di cui 34 mila musulmani. Le moschee sono ben 22. La prima Grande Moschea fu aperta nel 1969 da re Baldovino. Qualche anno dopo, non casualmente nel mezzo della crisi petrolifera, il buon sovrano inserì la religione di Maometto nel curriculum scolastico. La corrente islamica che vi si diffuse é il wahabismo, una rigida, conservatrice, “puritana” interpretazione del Corano che vige in Arabia Saudita, principale alleato e fornitore di petrolio dell’Occidente. A Maelbeek il tasso di disoccupazione giovanile é al 40 per cento, le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà rappresentano il 20%. Un ghetto? Sì, un ghetto. In cui i figli e i nipoti dei primi immigrati di fede musulmana, covando un sordo risentimento per l’emarginazione di cui si sentono vittime, diventano potenziale carne da macello per una “crociata” religiosa di cui hanno assorbito il sinistro fascino sul mezzo occidentale per eccellenza: Internet. Intercettati da reclutatori estremisti, che fanno capo a Raqqa e ai soldati di un Maometto ideologizzato in Siria e Iraq.

Lo “storytelling” in Occidente prevede due varianti dello stesso vuoto d’idee: da una parte, rinunciare alle nostre libertà in cambio della sicurezza, chiudere totalmente le frontiere e reagire dando via alla caccia all’islamico ovunque, sia all’interno, nei nostri Stati sia all’esterno, nel territorio dell’Isis, in nome della nostra “civiltà superiore”; dall’altra, predicare la pace e l’amore universale, porte aperte a tutti altrimenti non ci sarano più braccia con cui sostituire i figli che non facciamo più, appoggiare tutte le “primavere arabe” di questo mondo in nome della “democrazia” (e degli affari, ça va sans dire).

Invece, utilizzando lo “storytelling” come si fa con la carta igienica, ci esponiamo e, consci di non avere soluzioni immediate (le uniche sono far lavorare i servizi segreti e aiutare, anche militarmente, chi combatte sul serio i fanatici islamisti, in Siria come in Libia, ma rispettando l’autodeterminazione dei popoli), ci permettiamo di proporre: 1) di organizzare gli immigrati in comunità etniche e/o religiose, con la singola famiglia e il singolo individuo che rendono conto al proprio gruppo d’appartenenza, con rappresentanti riconosciuti che saranno ritenuti responsabili della loro gente e che avranno il diritto-dovere di contribuire alla vita civile del Paese ospite, vietando l’ingresso e la permanenza di chi professa idee, culti o sotto-culti considerati nemici e incompatibili; 2) per far ciò, abbandonare l’illusione tragica, derivata da un liberalismo che é solo una copertura ideologica dello sfruttamento e dell’ingiustizia sociale (e che accomuna nell’anarchicheggiare tutti i modelli, il multiculturalismo inglese come l’assimilazionismo americano, o crea cortocircuiti nella versione giacobina francese) per cui tutti, indistintamente, possono vivere da noi: no, un wahabita, per quanto stia simpatico alla famiglia reale saudita, o un salafita finanziato dall’infame Qatar, in Europa non dovrebbe starci (mentre la larga maggioranza dei musulmani é pacifica, che Allah li abbia in gloria); 3) cambiare, a questo punto, le nostre Costituzioni cambiate di soppiatto solo quando fa comodo ai sacerdoti del “fiscal compact” (e non violarle finché sono come sono, come fanno i governi per rassicurare le opinioni pubbliche) introducendo una attenta, ma non ossessiva, “riserva culturale”, cioé il diritto di selezionare sulla base del principio di autodifesa, fatto salvo il sacro diritto d’asilo, ospitando chi é gradito o non pericoloso e rifiutando chi non lo é;

4) rivedere drasticamente la nostra geopolitica, pensando ad un’Europa indipendente dalle esigenze imperiali degli Stati Uniti, che gioca in Medioriente e in Africa partite sue – tutti questi punti, chiaramente, come un “vasto programma” irrealizzabile finché non esisterà un’Unione politica e militare, finché ogni membro si farà gli affaracci suoi, finché l’esistenza della Nato impedirà un rapporto stategico con la Russia, finché la logica dell’economia globale avrà la preminenza sostanziale su ogni altra considerazione (gli immigrati come “esercito industriale di riserva”, e chi se ne frega se e come si integrano, se sono tanti o pochi, se le loro identità vengono erose dalla nostra way of life nichilista, generando per reazione i radicalismi e i kamikaze); 5) infine, pregare Allah, Dio, Jahvé o gli antichi Déi, fate voi, perché non si ripeta più un attentato come quello di oggi a Bruxelles, visto che i nostri apparati di sicurezza sono un colabrodo. Amen.

Alessio Mannino
http://www.vvox.it/2016/03/22/immigrati-e-islam-unaltra-europa-modesta-proposta/


Citazione
PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4104
 

I modelli di integrazione sono tutti falliti. Ci vuole un mix di apertura e severità, di sano "egoismo" e consapevolezza culturale. Vasto, ma necessario programma

Se i modelli di integrazione sono tutti falliti, bisogna prenderne atto, e basta. Quale mix di apertura e severità! Prima si chiudono le frontiere e poi si rimandano a casa gli islamici, questa è la mia "modesta" proposta.
Il resto sono chiacchiere, e di chiacchiere è già piena la televisione in questi giorni, non c'è bisogno di ripeterle anche qui.


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venezia63jr
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1229
 

Quando saremo capaci a non farci manipolare dalle ideologie del padre e del figlio, solo allora saremo liberi e indipendenti, finche' sono gli altri che ci propongono le soluzioni per tutte le stagioni, saremo divisi e vittime del potere.
Quando tutti superemo le divisoni etniche, religiose e tribali solo allora potremo combattere il nemico, il nemico e' colui che si prprone sempre sotto due aspetti diversi con l'obiettivo di schiavizzare tutti con l'interesse di far crescere il suo branco.


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