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Intellettuali (di sinistra) e islam

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PietroGE
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http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/falce-coltello-avanzata-jihadista-spiazza-terzomondisti-che-avevano-128120.htm

FALCE E COLTELLO - L’AVANZATA JIHADISTA SPIAZZA I TERZOMONDISTI CHE AVEVANO CREDUTO NELL’ALLEANZA CON LA FORZA RIVOLUZIONARIA DELL’ISLAM - ACHCAR: “L'INTEGRALISMO ISLAMICO È CRESCIUTO SUL CADAVERE IN DECOMPOSIZIONE DEL MOVIMENTO PROGRESSISTA”

A contrastare l' egemonia del sistema capitalistico non è più solo la sinistra internazionalista. L’Islam appare l' unica potenza capace di imporre un universalismo militante che si ripromette di essere l' avvenire stesso di questo mondo

Donatella Di Cesare per “la Lettura - Corriere della Sera”

L' islam politico sembra essere oggi l' unico ideale in grado di mobilitare masse di donne e uomini e di sfidare l' ordine globale, l' unica bandiera per la quale migliaia di giovani sono pronti ad affrontare la morte dall' altra parte del pianeta. Sarebbero già oltre 20 mila i jihadisti, giunti dai cinque continenti, per combattere nelle file dello «Stato islamico dell' Iraq e del Levante».

Le brigate del jihad mondiale, riunite nel 2016 in Siria, richiamano alla memoria un precedente, che si staglia, indelebile, nel nostro immaginario, quello delle «Brigate internazionali» - costituite da circa 32 mila stranieri - che dal 1936, in Spagna, lottarono contro il generale Franco, il fascismo e il nazismo. A giustificare il paragone è un impegno senza frontiere.

Si tratta, senza dubbio, di un paragone amaro, che suona quasi come un affronto per la sinistra, erede delle «Brigate internazionali». Che dire, infatti, se la solidarietà internazionale dei lavoratori, l' alleanza tra gli emarginati delle periferie del mondo, la lega tra gli oppressi delle metropoli occidentali, viene soppiantata dal mutuo soccorso della fratellanza musulmana? Difficile rispondere.

Perciò la questione viene sistematicamente passata sotto silenzio. A meno di non scegliere una delle numerose scorciatoie interpretative che indicano nei jihadisti dei «mostri sanguinari», degli «psicopatici narcisisti», le «vittime della crisi economica», il «risultato immediato del disordine globale», la «prova del naufragio dell' integrazione», i «figli di internet e dei videogiochi»...

Sono forse i luoghi comuni a mettere sulla pista sbagliata. Anzitutto quello del «multiculturalismo», un termine abusato, che spinge a leggere il confronto tra mondo musulmano e Occidente come un conflitto tra un' identità particolare e un' appartenenza universale. Ma lo scontro - ha spiegato di recente il filosofo francese Étienne Balibar nel libro Saeculum. Culture, religion, idéologie , edito da Galilée - è piuttosto tra differenti universalismi, rivali e incompatibili.

A contrastare l' egemonia del sistema capitalistico non è più solo la sinistra internazionalista. Lungi dall' essere il terzo incomodo, l' islam appare l' unica potenza capace di imporre un universalismo militante che si ripromette di essere l' avvenire stesso di questo mondo.

E la sinistra? Come legge questo scontro a tre? Considera l' islam un temibile avversario oppure un possibile alleato, lo ritiene un concorrente aberrante e perverso, sebbene temporaneo e caduco, oppure un complice necessario nella lotta contro l' arroganza del mercato? Perché questo è almeno certo: che da tempo il capitale, grazie anche alla tecnica, ha varcato i confini, estendendosi su scala planetaria.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, mentre andava delineandosi la vittoria incontrastata del liberalismo economico, in cui molti si sono affrettati a scorgere l' orizzonte ultimo della storia, le disillusioni si sono moltiplicate e la sinistra ha subito il contraccolpo restando sulla difensiva. Molte speranze sono state allora riposte nel terzomondismo, etichetta con cui, negli ultimi decenni del Novecento, si è indicato quel movimento che ha sostenuto le lotte di liberazione dei Paesi del Terzo Mondo dal dominio coloniale.
All' alba del nuovo secolo, però, il terzomondismo ha assunto contorni diversi: da Seattle a Bangkok, da Porto Alegre a Parigi, si è articolato in una galassia no-global che comprende organizzazioni non governative, associazioni ecologiste, sindacati e gruppi politici che rivendicano diritti dell' immigrazione, del lavoro, ecc.

Senza dimenticare l' esperienza dell' anticolonialismo, passata, per motivi storici, in secondo piano, questa galassia si è coagulata intorno alla necessità di rispondere alla uniformazione del Mcmondo con una alternativa anti-liberista, indicando il bisogno di vivere in forme diverse, nel segno della solidarietà.

L'«altermondismo», come viene chiamato il movimento no-global nella sua versione ultima, ha cercato di contrastare l' eterno trionfo del mercato, mostrando che, proprio se si muove dal «mondo altro» delle periferie dimenticate, un «altro mondo» appare possibile.

Sennonché, in mancanza di un chiaro progetto politico, la rivoluzione senza frontiere si è tradotta in una mobilitazione senza domani. Mentre l' internazionalismo tentava di scalfire la globalizzazione capitalistica, una nuova forza ha fatto una spettacolare irruzione sulla scena della storia: l' islam politico. E ben presto, con la sua logica transnazionale, la sua aspirazione trascendente, per un verso ha lanciato una sfida inedita all' immanenza profana del capitale, per l' altro ha tentato di spodestare la sinistra terzomondista.

In un saggio pubblicato nel 2015, Marxism, Orientalism, Cosmopolitanism (Haymarket), Gilbert Achcar, uno dei pochi intellettuali ad aver toccato questo argomento scottante, è ricorso a espressioni taglienti: «L' integralismo islamico è cresciuto sul cadavere in decomposizione del movimento progressista».

A parte rare eccezioni, la sinistra ha reagito con una ambivalenza fatale. Già durante la guerra d' Algeria era emerso con chiarezza che l' islam non costituiva un semplice «di più» ma era piuttosto il cuore pulsante della rivolta. Via via che l' islamismo si è imposto nel paesaggio politico internazionale, la sinistra terzomondista è stata costretta a scegliere: o prendere le distanze dai movimenti islamisti, piccolo-borghesi, antimodernisti, per molti versi reazionari, schierandosi dalla parte delle donne, degli omosessuali, fino a coalizzarsi con le correnti liberali; oppure scegliere il «fronte unico» islamo-socialista, in nome della comune lotta anti-imperialista.

Malgrado le frequenti oscillazioni, ha finito per prevalere la tattica rischiosa dell' alleanza, dettata da numerosi motivi. Anzitutto dalla convinzione che malessere e ideali dei giovani islamisti avrebbero potuto essere facilmente «canalizzati» verso obiettivi progressisti.

Sostenuta a chiare lettere nel fortunato pamphlet The Prophet and the Proletariat , pubblicato nel 1994 dall' attivista britannico Chris Harman, questa tesi, che ha resistito almeno fino alle «primavere arabe», spiega il sostegno incondizionato all' islamismo inteso come movimento anti-capitalista e anti-imperialista. Il sostegno è giunto fino ad appoggiare organizzazioni fondamentaliste come Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza, e a unire, nelle manifestazioni contro la guerra in Iraq, le proprie bandiere a quelle di gruppi vicini ai Fratelli musulmani.

Il criterio che ha preso il sopravvento è quello del nemico principale: dato che si deve sconfiggere l' imperialismo, sarà giocoforza essere dalla parte dei talebani. Al fondo si scorge una presunzione paternalistica mista all' ottimismo, molto occidentale, di riportare quei fratelli minori, non ancora emancipati, che si muovono sull' onda dell' integralismo religioso, all' interno della grande flotta socialista.

E la religione? L' islam politico non ha forse sempre rinviato al suo orizzonte t
eologico? Certo. Ma c' è un precedente, spesso sottovalutato, nella storia del terzomondismo, ed è la teologia della liberazione. Nell' America latina, a partire dagli anni Sessanta, la sinistra atea trova un formidabile alleato nel profetismo anti-imperialista di quei preti delle favelas che, appellandosi alla giustizia e alla uguaglianza, coniugano il Vangelo con la lotta di classe.

Sembrano così realizzare quel vincolo tra socialismo moderno e antico messianismo ebraico-cristiano, evocato già da Rosa Luxemburg. Ecco che la religione appare - secondo il famoso e complesso passo di Marx - non tanto espressione della miseria quanto «protesta» contro la miseria, non tanto «oppio» quanto eccitante dei popoli.

Perché non dovrebbe accadere lo stesso con l' islam politico? Che la fiducia domini ancora nella sinistra latino-americana non è un caso. Molto presto, però, sembra evidente che l' islamismo non intende appoggiare i movimenti progressisti, bensì emarginarli e soppiantarli.

Questo accade già nell' Iran di Khomeini. Nel 1978 Michel Foucault smette gli abiti del filosofo per recarsi a Teheran come inviato del più grande quotidiano italiano, il «Corriere della Sera». Critico verso il marxismo, è attratto dall' evento dell' insurrezione. Intervista operai e studenti: «Che cosa volete?». Si aspetta in risposta «la parola "rivoluzione"». Invece quelli replicano «il governo islamico».

Per Foucault la religione non è il velo che maschera la rivolta bensì è il suo vero volto. «L' islam - che non è semplicemente religione, ma modo di vita, appartenenza a una storia e a una civiltà - rischia di costituire una gigantesca polveriera». Così scrive in un articolo dell' 11 febbraio 1979.

Si capisce allora perché quei suoi testi rari e appassionanti, grazie ai quali Foucault si chiama fuori dal coro, siano ancora oggi fonte di discussione. Su questo tema è tornato di recente Slavoj Zizek nel suo volume In difesa delle cause perse (Ponte alle Grazie). Proprio Zizek fa parte di quei pochi che sollecitano l' abbandono di alcuni tabù, a cominciare dalla «proibizione di ogni critica dell' islam in quanto caso di "islamofobia"».

Tanto più che - come ha osservato Jean Birnbaum nel suo ultimo libro - prevale ancora un «silenzio religioso». Come se fosse impossibile da un canto dissociare la fede musulmana dalla perversione islamista, dall' altro riconoscere la dimensione religiosa della violenza jihadista.

Non è facile per la sinistra terzomondista scoprire oggi che, seguendo una bussola ben diversa, altri hanno imparato a navigare meglio nell' oceano della collera universale e della speranza senza frontiere. Troppo tardi?

Forse no. Purché si ammetta che i jihadisti del Levante non vogliono aprire un nuovo capitolo della storia umana ma chiudere una volta per tutte con la storia profana, non vogliono portare la politica alla sua apoteosi ma disertarla. E purché si riconosca che la fraternità del terrore non è la fratellanza dei popoli, che il califfato, a cui aspira il jihad mondiale concentrato in Siria, non è l' Internazionale per la quale combatterono i volontari di Spagna.


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AlbertoConti
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“la Lettura - Corriere della Sera”

mi sono sforzato di leggerlo, ma dopo poco non ce la faccio proprio.

Resta lo sgomento per come tanti, troppi, leggendo simili cazzate le prendono "naturalmente" sul serio. C'è da ricostruire su un mare di macerie culturali.


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PietroGE
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mi sono sforzato di leggerlo, ma dopo poco non ce la faccio proprio.

Resta lo sgomento per come tanti, troppi, leggendo simili cazzate le prendono "naturalmente" sul serio. C'è da ricostruire su un mare di macerie culturali.

L'articolo è molto interessante perché testimonia del fallimento dell'ideologia internazionalista, nucleo essenziale di ogni teoria marxista e socialista, sia quella storica, la cui applicazione è fallita con l'URSS, sia la caricatura esistenzialista e emancipazionista che ne hanno fatto gli intellettuali di sinistra post marxisti.

È la cronaca del sogno infranto dell'unità del proletariato e della rilevanza storico-economica della lotta di classe. È il trionfo di quello che era stato sprezzantemente apostrofato come 'sovrastruttura' o meglio (peggio) come 'oppio dei popoli'.

E il momento della sconfitta è già tutto il quell'episodio di Michel Foucault che va a Teheran a intervistare i rivoluzionari : Intervista operai e studenti: «Che cosa volete?». Si aspetta in risposta «la parola "rivoluzione"». Invece quelli replicano «il governo islamico».

Già dagli anni '80 (o meglio dalla rivoluzione di Komeini) gli intellettuali di sinistra avrebbero dovuto capire che un mondo si era eclissato e un altro stava nascendo. Non solo non lo hanno capito ma hanno continuato ciecamente nella condanna delle identità e nella illusione del proletariato internazionale. Sino al punto di accettare l'internazionalismo nel proprio Paese con l'immigrazione di massa e la chimera del multiculturalismo.

I danni enormi, che la destra (subito criminalizzata come razzista e xenofoba) aveva previsto e annunciato pubblicamente, sono ora sotto gli occhi di tutti...tranne di quelli che non vogliono vedere. Foucault lo aveva capito nel 1979 :«L' islam - che non è semplicemente religione, ma modo di vita, appartenenza a una storia e a una civiltà - rischia di costituire una gigantesca polveriera». Così scrive in un articolo dell' 11 febbraio 1979.

Rimane la domanda : ma il socialismo, o forse solo la giustizia sociale è possibile? Oppure ci si deve rassegnare al capitalismo liberista?
Secondo me è possibile solo se ci si libera della zavorra internazionalista e si riconosce che le identità sono la componente fondamentale del vivere in società.


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makkia
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L'articolo è molto interessante perché testimonia del fallimento dell'ideologia internazionalista, nucleo essenziale di ogni teoria marxista e socialista, sia quella storica, la cui applicazione è fallita con l'URSS, sia la caricatura esistenzialista e emancipazionista che ne hanno fatto gli intellettuali di sinistra post marxisti.

Beh, sicuramente questo è quello che leggi tu.

Io invece leggo la ripetizione dell'errore di sempre, sia marxista che post, sia liberista che cristiano: quello di considerare l'Islam non come una cultura autosufficente, ma come una versione "distorta e da correggere" di qualcosa che ci è più familiare e vicino (cioé un qualcosa che deve "occidentalizzarsi").

I danni enormi, che la destra (subito criminalizzata come razzista e xenofoba) aveva previsto e annunciato pubblicamente, sono ora sotto gli occhi di tutti...tranne di quelli che non vogliono vedere. Foucault lo aveva capito nel 1979 :«L' islam - che non è semplicemente religione, ma modo di vita, appartenenza a una storia e a una civiltà - rischia di costituire una gigantesca polveriera». Così scrive in un articolo dell' 11 febbraio 1979.

Foucault dice bene, e tuttavia non capisce che la "gigantesca polveriera" l'abbiamo accesa noi occidentali. Credeva davvero, andando a Teheran, che si sarebbero dimenticati di come lo Shah e la sua feroce Savak fossero creature del Foreign Office, e che avrebbero abbracciato il socialismo degli europei?

I danni, più che prevederli, la destra li ha provocati e adesso piagnucola perché ne raccoglie i frutti.
O ci raccontiamo ancora le favolette che i palestinesi, il popolo più laico e acculturato dell'area, si siano buttati in braccio ad Hamas per un improvviso risveglio di fervore religioso? O non è perché sono gli unici che hanno promesso guerra senza quartiere a Israele?
Che i quasi-europei libanesi hanno visto lo stesso in Hezbollah? E i turchi nei Fratelli Musulmani?

Crediamo davvero che i "barbari", finanziati e supportati da noi e dalla parte più retriva (e ricca) dell'Islam, siano l'esito naturale dell'Islam?

E che siriani, libici, egiziani, iracheni, iraniani, yemeniti, afgani, e via cantando siano FELICI di essere stati costretti a scegliere se era peggiore un Islam militante, che si difende, o la "democrazia" occidentale?
Che marocchini, tunisini, algerini, abbiano PIACERE di aver visto l'opzione di un Islam moderato e tollerante, che hanno sperimentato per decenni, sbiadire o sparire per ordine franco-anglo-statunitense?

Rimane la domanda : ma il socialismo, o forse solo la giustizia sociale è possibile? Oppure ci si deve rassegnare al capitalismo liberista?
Secondo me è possibile solo se ci si libera della zavorra internazionalista e si riconosce che le identità sono la componente fondamentale del vivere in società.

Inclusa l'identità culturale e societaria islamica?
No, perché altrimenti è di nuovo la fuffa che il "vivere in società" si traduce in "li aiutiamo a progredire", cioé a comprare iPhone e Coca-Cola.
Loro lo sanno che è QUESTA la morale della favola. E non gli piace. Come non piace ai russi e ai cinesi.
Solo che gli islamici non hanno l'atomica e dire "no grazie" lo pagano carissimo (anche quelli di loro che hanno gli occhi a mandorla e la carnagione meno olivastra).


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AlbertoConti
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L' islam politico sembra essere oggi l' unico ideale in grado di mobilitare masse di donne e uomini e di sfidare l' ordine globale, l' unica bandiera per la quale migliaia di giovani sono pronti ad affrontare la morte dall' altra parte del pianeta. Sarebbero già oltre 20 mila i jihadisti, giunti dai cinque continenti, per combattere nelle file dello «Stato islamico dell' Iraq e del Levante».

Con questa premessa non si va da nessuna parte, anzi no, si va dalla parte della riserva indiana mentale diffusa e inculcata dai media, corriere in testa, che l'islam è uguale ai jihadisti dello stato islamico (pagati dalla CIA via Qatar e casa Saud, con appoggio Erdogan e la sionista Katz, ma questo non si dice ai benpensanti). E' la premessa dei complici esterni di chi ha "inventato" l'isis, prima AlQaeda e via risalendo, fino all'epoca di Hitler.


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PietroGE
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L' islam politico sembra essere oggi l' unico ideale in grado di mobilitare masse di donne e uomini e di sfidare l' ordine globale, l' unica bandiera per la quale migliaia di giovani sono pronti ad affrontare la morte dall' altra parte del pianeta. Sarebbero già oltre 20 mila i jihadisti, giunti dai cinque continenti, per combattere nelle file dello «Stato islamico dell' Iraq e del Levante».

Con questa premessa non si va da nessuna parte, anzi no, si va dalla parte della riserva indiana mentale diffusa e inculcata dai media, corriere in testa, che l'islam è uguale ai jihadisti dello stato islamico (pagati dalla CIA via Qatar e casa Saud, con appoggio Erdogan e la sionista Katz, ma questo non si dice ai benpensanti). E' la premessa dei complici esterni di chi ha "inventato" l'isis, prima AlQaeda e via risalendo, fino all'epoca di Hitler.

Questi sono dati incontestabili. Anzi, c'è chi dice che i volontari siano da 30 000 a 50 000. Se cominci a rifiutare i dati di fatto non vai più tu da nessuna parte. Prima si guarda alla realtà, poi si fanno le analisi.


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PietroGE
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Beh, sicuramente questo è quello che leggi tu.

Se leggi bene l'articolo, scoprirai che l'islam è stato identificato e idealizzato dalla intellighenzia di sinistra nostrana e europea come il soggetto rivoluzionario per eccellenza. Ecco un movimento che è per sua natura anti occidentale e anticristiano, non può quindi che essere anticapitalista, è l'alleato ideale per opporsi al mondo moderno... o almeno così credevano gli intellettuali.
La realtà però non si conforma agli ideali o alle chimere della sinistra, le masse islamiche , come quelle asiatiche nord- e sud- americane, se ne fregano dell'internazionalismo proletario e della rivoluzione internazionale perchè hanno altre identità prioritarie.
Agli intellettuali di sinistra non interessa un fico secco occidentalizzare gli islamici. Questo lo hanno già fatto le multinazionali, basta vedere come i jihadisti usano i media e la tecnologia occidentale. Interessa strumentalizzare a propri fini le masse che sono state oppresse sia dai regimi che le governano sia dalle guerre occidentali e dall'imperialismo israeliano.

Questa strumentalizzazione è fallita come tutte le altre, fatto è che l'unico esempio di internazionalismo citato sono le Brigate internazionali in Spagna, e non erano certo per la lotta di classe.
Onore a Foucault che da vero intellettuale, e non da topo di biblioteca, è andato a vedere la realtà in faccia e ha dovuto prendere atto che il mondo era cambiato. Cosa che però non hanno fatto molti altri intellettuali. Lui ha riconosciuto che la polveriera sociale non deriva solo dai torti subiti ( e sono stati molti) dagli islamici ma da una incompatibilità tra identità. Quest'ultima esiste a prescindere dalle guerre condotte da questo o quel presidente americano, e non esiste solo in Europa USA o Palestina.

Che queste dinamiche siano ormai arrivate anche da noi lo dimostra il fallimento dell'ultimo movimento spontaneo di sinistra francese 'La nuit debout' che ha tentato invano di coinvolgere le banlieu e che ora ha fatto la fine della bolla di sapone.

Quando dico che le identità sono la componente fondamentale del vivere in società è ovvio che tutte le identità devono essere coinvolte, ma non tutte nello stesso posto. La torre di Babele non era praticabile i tempi biblici e non è praticabile oggi. Questo è quello che la destra dice da 30 e passa anni. Vedevo ieri sera alla televisione (La 7) che qualcuno comincia a rendersene conto. Meglio tardi che mai...ma forse è già troppo tardi per evitare i guai.


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Giancarlo54
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Eccome che lo so che gli pseudo intellettuali "progressisti" sono innamorati dell'Islam, sono dei poveri rimbambiti, parlo degli pseudo intellettuali e dei loro seguaci (la quasi totalità della attuale sinistra), faranno la stessa fine dei "progressisti" in Iran e la cosa non mi rattrista neanche un po', mi rattrista molto di più che anche grazie a questi fenomeni da baraccone io (io per modo di dire perché vista la mia età sarò già morto per conto mio) e tutti gli altri che non vogliamo per nessun motivo rinunciare all'ideale illuministico per abbracciare una religione da sottosviluppati mentali, finiremo sgozzati. Amen.


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AlbertoConti
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Questi sono dati incontestabili. Anzi, c'è chi dice che i volontari siano da 30 000 a 50 000. Se cominci a rifiutare i dati di fatto non vai più tu da nessuna parte. Prima si guarda alla realtà, poi si fanno le analisi.

Fossero anche 100.000, lo sai quanti sono gli islamici? Fai tu la percentuale.

A me sembrano ancora pochi rispetto ai miliardi investiti per inventarsi questa "rivoluzione terroristica". Se non usiamo un po' meglio il cervello di bimbiminkia si riempirà il mondo, per la goduria dei soros & C. che se ne comprano l'anima.

Tieni conto che l'azione è a tenaglia, da un lato la carota dei soldi facili, dall'altro l'odio creato dai bombardamenti stile Iraq e lo sfruttamento delle risorse naturali. Su delle capre indottrinate, o sui bimbiminkia di famiglie ricche, la presa è la stessa.


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makkia
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Se leggi bene l'articolo, scoprirai che l'islam è stato identificato e idealizzato dalla intellighenzia di sinistra nostrana e europea come il soggetto rivoluzionario per eccellenza

Per eccellenza no davvero. Il mito del SudAmerica e (tramontato) dell'Africa nera erano MOLTO più presenti. E i conti tornavano (almeno per chi ha memoria).

le masse islamiche , come quelle asiatiche nord- e sud- americane, se ne fregano dell'internazionalismo proletario e della rivoluzione internazionale perchè hanno altre identità prioritarie

Sulle masse islamiche discuterei parecchio. Sulle altre: memoria, appunto.

Agli intellettuali di sinistra non interessa un fico secco occidentalizzare gli islamici

No. Danno per scontato che si occidentalizzeranno.
L'ideologia multiculturalista è precisamente quello: benessere = progresso = naturale adesione ai valori "universali".
Ma il multiculturalismo non è una cosa solo "di sinistra".
E' anzi il passepartout liberista per l'esportazione di democrazia, il Right to Protect, le guerre umanitarie, le rivoluzioni democratiche (aka colorate).
Chi è in Afghanistan da 15 anni, a "liberare le donne dal Burkha"? Le sinistre?

Questo [occidentalizzare] lo hanno già fatto le multinazionali, basta vedere come i jihadisti usano i media e la tecnologia occidentale.

1. Il consumismo è appunto di destra, ed è la piaga dei paesi in via di sviluppo.
2. Non riguarda le frange terroristiche: quelle hanno accettato di buon grado l'addestramento e la fornitura di armi e tecnologie occidentali...per i propri fini. Che questo significhi occidentalizzarsi è possibile pensarlo solo se non si ha idea di come sono andate (e stanno ancora andando) le cose.

[alle sinistre] Interessa strumentalizzare a propri fini le masse che sono state oppresse sia dai regimi che le governano sia dalle guerre occidentali e dall'imperialismo israeliano.

Questa sì che è una narrazione idealizzata.
I libici non si sentivano affatto oppressi: quelli erano i jihadisti, gli unici che siano finiti nelle fosse comuni di Geddafi o di Mubarak.
E sta tranquillo che gli iraniani danno molto più peso al MILIONE di morti che il nostro alleato Saddam gli ha imposto (con cannoni e Sarin anglo-americani) di quanto si sentano oppressi dagli Ayatollah.

NESSUN musulmano pensa a quanto le sinistre hanno tentato di "strumentalizzarlo". Nè si è mai cagato, neanche di striscio, quello che gli proponevano dei materialisti. Al massimo ne accettava (come i palestinesi) le invero magre raccolte di fondi.
In compenso SA BENISSIMO quanti cadaveri si lasciano dietro le macchinazioni dei buana bianchi, dal colonialismo a oggi. Vienimi a dire che i parà francesi, le SSA inglesi e i droni sono "dde sinistra"...

Questa strumentalizzazione è fallita come tutte le altre

Oddìo... ci ha messo un tot a fallire "la strumentalizzazione". Cuba, Salvador, Honduras, Nicaragua, Venezuela, Bolivia, ecceccecc...
Bisognerebbe chiedergli se si sentono più strumentalizzati dalle sinistre o più inculati dai gringos.

fatto è che l'unico esempio di internazionalismo citato sono le Brigate internazionali in Spagna, e non erano certo per la lotta di classe

Bravo! Mi ero proprio dimenticato di questa sciocchezza dell'articolo.
Le brigate internazionali NON erano ben pagate, addestrate e armate da terzi interessati a tutt'altro dell'obiettivo ufficiale.
Questo già basta a dire quanto imbecille è il paragone.

Lui ha riconosciuto che la polveriera sociale non deriva solo dai torti subiti ( e sono stati molti) dagli islamici ma da una incompatibilità tra identità

Foucault ha parlato di "incompatibilità"? Davvero? Quando?
Arruolato nello Scontro di Civiltà come una Fallaci qualsiasi... si starà rivoltando nella tomba.

Quest'ultima [l'incompatibilità] esiste a prescindere dalle guerre condotte da questo o quel presidente americano, e non esiste solo in Europa USA o Palestina.

Prove di questo, a parte la tua opinione?

Quando dico che le identità sono la componente fondamentale del vivere in società è ovvio che tutte le identità devono essere coinvolte, ma non tutte nello stesso posto.

Perdonami ma questa frase è praticamente auto-ironica. Se le identità non sono "nello stesso posto", a che diavolo serve che siano "coinvolte" come "componente fondamentale" del "vivere in società"?
E' un po' come dire "non ho niente contro i negri, basta che non mi vengano fra i piedi mentre posto a spasso il cane".

La torre di Babele non era praticabile i tempi biblici e non è praticabile oggi.

Fidati: loro, come noi, di andare a casa d'altri non ne hanno NESSUNA voglia.
Ma nel momento in cui rendi invivibile la loro casa, si muovono. Come abbiamo fatto anche noi. E portano la loro cultura con sé. E anche la frustrazione per essere stati costretti a farlo.
Non tenere conto di questa frustrazione è IL VERO errore della sinistra: il pensare, paternalisticamente, di essere immuni dalla rabbia degli esclusi perché si è "dalla loro parte".
Come i bianchi che non capivano come mai MalcomX non li vedeva come "bianchi buoni". O i maschi che non capivano perché le femministe non glie la davano a dispetto dei quattro luoghi comuni liberal che avevano orgogliosamente sciorinato.

Questo è quello che la destra dice da 30 e passa anni

Facciamo 60 e passa. E quello che fa la destra da allora ha un nome: rifiutarsi l'assunzione di responsabilità.

ma forse è già troppo tardi per evitare i guai.

No che non lo è.
Non è mai troppo tardi per ripensare alle cazzate fatte e smettere di farle.

E l'Islam non chiede di meglio che cominciare un dialogo alla pari: da padroni in casa loro con altri padroni di altre case.
Un dialogo che gli permetterebbe anche di lavarsi (ma da soli, senza ficcanaso ignoranti e presuntuosi fra le @@) i panni sporchi di famiglia.
Cosa che al momento non possono proprio permettersi. Non finché noi ficcanaso approfittiamo di ogni cedimento per metterla in culo a TUTTI loro, senza distinzioni. Questo perché, da bravi ignoranti e presuntuosi, non siamo in grado di farle, le distinzioni. E loro lo sanno benissimo.

Ma a questo non ci crederai mai.


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PietroGE
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- L'islam non colpisce solo chi ha fatto guerre coloniali o ultimamente guerre per destabilizzare il MO. Non mi risulta che i russi abbiano avuto colonie islamiche o abbiano fatto guerre paragonabili a quelle americane o israeliane, lo stesso vale per i cinesi, filippini o i nigeriani. Eppure la guerra santa colpisce tutti questi e di più. L'ultimo attentato in Iraq contro gli sciiti ne ha uccisi 200. Uccisi perché? Perché credono e hanno sempre creduto che il vero successore di Maometto doveva essere Alì invece di Abu Bakr? E per questo vengono massacrati?
La storia della colpa dell'occidente per le guerre sante islamiche è una bufala. Basta leggere un libro di storia per quelle storiche e il giornale per quelle di questi anni.

-"Per Foucault la religione non è il velo che maschera la rivolta bensì è il suo vero volto. «L' islam - che non è semplicemente religione, ma modo di vita, appartenenza a una storia e a una civiltà"
Basta questo a arruolare Foucault insieme ai seguaci della Fallaci.

-"Fidati: loro, come noi, di andare a casa d'altri non ne hanno NESSUNA voglia"
Illusione, dolce chimera sei tu!
Gli afgani e i pachistani che si dichiarano "rifugiati" fanno 6000 chilometri per venire a rifugiarsi in Germania e in Italia? Dopo anni di guerra civile dove il popolo è alla fame i siriani trovano migliaia di dollari per pagare gli scafisti? E la Befana dove la metti?

-Le identità devono essere promosse e non annientate dalla società consumistica occidentale, ma ognuna deve restare a casa sua perché esistono, vedi Foucault qui sopra ma anche la Fallaci, incompatibilità tra queste identità che generano la polveriera. Una polveriera che esiste ora in Europa indipendentemente dalle guerre o dai trattati di pace con gli islamici nel MO.

-"E l'Islam non chiede di meglio che cominciare un dialogo alla pari: da padroni in casa loro con altri padroni di altre case."
Guardati intorno!


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makkia
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- L'islam non colpisce solo chi ha fatto guerre coloniali o ultimamente guerre per destabilizzare il MO.

Wahabismo. Non è la stessa cosa di Islam. E non mi pare che escludere dall'analisi l'aggressione ripetuta e massiccia, ormai più che cinquantennale, ai danni dei musulmani sia una visione prospettica sana.

La storia della colpa dell'occidente per le guerre sante islamiche è una bufala. Basta leggere un libro di storia per quelle storiche e il giornale per quelle di questi anni.

Un libro di storia scritto in occidente e giornali occidentali? No, non basta.

-"Per Foucault la religione non è il velo che maschera la rivolta bensì è il suo vero volto. «L' islam - che non è semplicemente religione, ma modo di vita, appartenenza a una storia e a una civiltà"
Basta questo a arruolare Foucault insieme ai seguaci della Fallaci.

No. Non basta. Hai parlato di incompatibilità. E non c'è il concetto: non basta una frasetta (commentata da qualcun altro) per ingabbiare il pensiero di un gigante come Foucault. Anzi, nella frasetta c'è casomai ammirazione.

-"Fidati: loro, come noi, di andare a casa d'altri non ne hanno NESSUNA voglia"
Illusione, dolce chimera sei tu!
Gli afgani e i pachistani che si dichiarano "rifugiati" fanno 6000 chilometri per venire a rifugiarsi in Germania e in Italia? Dopo anni di guerra civile dove il popolo è alla fame i siriani trovano migliaia di dollari per pagare gli scafisti? E la Befana dove la metti?

Non inficia in niente la mia frase, che era "non hanno voglia". Mai escluso che lo facciano. Escludo che siano FELICI di doverlo fare.
Inoltre l'emigrazione economica non è quella dei rifugiati, che a sua volta non è quella dei "legittimi importati" come cittadini occidentali delle ex-colonie. Fenomeni diversissimi, semplificati per comodità di tesi.

Una polveriera che esiste ora in Europa indipendentemente dalle guerre o dai trattati di pace con gli islamici nel MO.

Peccato che questi trattati non esistano, facile parlare di "in pace o in guerra". Come gli amricani che dicono "ci odierebbero anche se gli paracadatutassimo sacchi di dollari"... detto mentre li bombardano, ammazzano coi droni e finanziano Al Qaeda e Daesh. Comincia col piantarla, poi lasciagli sbrigare le loro cose interne per un po', poi parliamo di cosa farebbero se li lasciassimo in pace.

-"E l'Islam non chiede di meglio che cominciare un dialogo alla pari: da padroni in casa loro con altri padroni di altre case."
Guardati intorno!

Vedo quello che ho scritto.


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istwine
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Non voglio entrare nel discorso perché non saprei come contribuire, ma faccio notare che Foucault era pro Israele, come Sartre e molti filosofi francesi e dell'epoca e successivi. Deleuze invece era pro Palestina, e Edward Said racconta che questo punto creò un allontanamento tra Deleuze e Foucault ad esempio. Quindi personalmente non so quanta ammirazione avesse nei fatti.

http://www.lrb.co.uk/v22/n11/edward-said/diary


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PietroGE
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Topic starter  

Oggi ho ascoltato per 10 minuti il dibattito al Senato del ministro degli Esteri sull'attentato a Dacca. Non ce l'ho fatta più di tanto a sentire una caterva di stupidaggini proferite senza vergogna alcuna da gente che evidentemente se ne frega dei morti e torturati italiani, l'importante per loro è la riaffermazione della propria ideologia.
Ora, che su internet e sui forum la gente non si informi prima di cimentarsi in giudizi sull'islam non è una cosa grave, dopotutto qui si discute e basta. Che però l'ignoranza regni sovrana tra gente che devono prendere decisioni importanti è gravissimo e vergognoso.

Il Daesh, nessuno si azzarda a parlare di islamici, è di fatto una riedizione del nazismo, lo sapevate? Ecco, finalmente abbiamo individuato il nostro nemico : è......Hitler! E poi il razzismo!. Ognuno, a sinistra, cercava di introdurre nel dibattito il fatto di cronaca di quel nigeriano ucciso per razzismo. Ecco , la battaglia è già individuata! Daesh? Quale Daesh! Bisogna combattere contro il razzismo, altro che califfo islamico!

Uno ne trae la conclusione che a questi degli italiani uccisi non gliene frega un piffero. "Noi non dobbiamo cadere nella tentazione delle vendetta!". Già mi immagino le reazioni dei jihadisti : Bene!, La prossima volta invece di 10 ne ammazziamo 20, così si imparano.

l'islam è uno solo, non esiste l'islam moderato, non esiste l'islam wahabita e figuriamoci se esiste l'islam europeo. Anche gli sciiti non cambiano e non possono cambiare una virgola dalla dottrina incorporata nel Corano. La popolarità dell'IS presso le masse islamiche risiede proprio qui : l'IS copia e esegue ALLA LETTERA le prescrizioni del Corano e le gesta del suo fondatore.
Chi non ci crede può sempre leggere il libro. Non costa niente, è online


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makkia
Prominent Member
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Ora, che su internet e sui forum la gente non si informi prima di cimentarsi in giudizi sull'islam non è una cosa grave

D'accordissimo

l'islam è uno solo, non esiste l'islam moderato, non esiste l'islam wahabita e figuriamoci se esiste l'islam europeo. Anche gli sciiti non cambiano e non possono cambiare una virgola dalla dottrina incorporata nel Corano. La popolarità dell'IS presso le masse islamiche risiede proprio qui : l'IS copia e esegue ALLA LETTERA le prescrizioni del Corano e le gesta del suo fondatore

Ehm, se gli sciiti non cambiano una virgola e Daesh non cambia una virgola, come mai sono due correnti completamente separate?
Quello che si contesta ai seguaci di Daesh è di essere profondamente ignoranti di dottrina. La popolarità del Daesh è la conseguenza di avere una ideologia da ignoranti per gli ignoranti. Inoltre la popolarità che ha presso lo 0,01% dei musulmani non mi sembra un grande dato statistico.
Sicuramente non abbastanza da dichiarare che l'Islam è uno solo, nel senso che non esistano differenziazioni, correnti di pensiero e sette all'interno del miliardo e due di fedeli.
L'islam è uno solo, ma esclusivamente nel senso in cui il cristianesimo è uno solo.


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