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Internet:cambia governance,a rischio net neutrality


helios
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Internet: cambia la governance, net neutrality a rischio

Gli Usa verso nuove regole per la banda larga. Corsie preferenziali per le grandi società. Alla faccia del principio della neutralità della Rete. E del summit di San Paolo.

TECNOLOGIA

di Giovanna Faggionato

Federal communication commission ha messo nel mirino il principio della net neutrality.

In una giornata di fine aprile, mentre sugli schermi dei siti di informazione passano le immagini dei soldati di Kiev che avanzano verso la guerra civile, a Washington la Federal communication commission (Fcc) è pronta a modificare le norme che regolano il traffico internet americano creando una Rete a due velocità.

IL NUOVO REGOLAMENTO FCC. Sembrerebbe ordinaria amministrazione, un dettaglio nell'ordine o forse nel caos globale. Senonché, il nuovo regolamento presentato il 24 aprile dalla commissione federale per la comunicazione va a minare il principio della net neutrality, cioè della neutralità con cui i provider gestiscono il flusso delle informazioni, materia prima della Rete.
Secondo le anticipazioni rilanciate da Wall Street Journal e Financial Times le nuove norme prevedono, infatti, corsie preferenziali di connessione più veloce per chi paga, in primis le società come Google, Disney, Netflix che fanno largo uso di servizi video.

IN DISCUSSIONE LA NET NEUTRALITY. Sarebbe una svolta rispetto alle regole messe a punto dalla stessa commissione solo nel dicembre 2010, un cambiamento destinato a modificare in profondità il mercato digitale americano, ovvero il più importante del mondo e i principi su cui si fonda l'intero ecosistema del web.
Con buona pace del dibattito del NetMundial, il summit internazionale del 23 e 24 aprile a San Paolo, in Brasile, dove 80 governi hanno discusso con operatori del settore e organizzazioni non profit di come gestire la governance della Rete ai tempi della sorveglianza del Datagate.

Il rischio è che internet possa avvantaggiare i più forti

Per capire la portata delle possibili modifiche al principio di net neutrality, basta immaginare il flusso di informazioni che viaggia online come un fiume. Chi gestisce le infrastrutture della Rete consente all'acqua di tutti i torrenti di viaggiare con la stessa priorità. Ma potrebbe anche costruire dighe, rallentare alcuni contenuti, filtrarli e permettere il passaggio preferenziale di altri.

LA VITTORIA DI VERIZON. Nel 2010 la Fcc aveva sancito il principio di net neutrality, di fatto vietando ai servizi di internet providing di far pagare delle maggiorazioni ai portali più pesanti in termine di occupazione della Rete. La Verizon communications, una delle società coinvolte nello scandalo Datagate, aveva però presentato ricorso contro la commissione vedendosi dare ragione in tribunale.
La Fcc, hanno infatti stabilito i giudici a gennaio, non ha autorità per imporre limiti al mercato del web. Il nuovo regolamento quindi permetterà alle società di broadbanding di chiedere una tariffa per trasmissioni dati rapide e di alta qualità nell'ultimo miglio. Quelle insomma richieste da società come YouTube e Netflix.

CONTROLLI SULLE TARIFFE. La Fcc ha assicurato che vigilerà perché le nuove tariffe siano «ragionevoli dal punto di vista commerciale».
«I provider di servizi internet», ha precisato da Washington il presidente della Fcc Thomas Wheeler, «dovranno offrire un livello base di servizi e poi negoziare il resto attraverso singole trattative con i fornitori di contenuti».
Tuttavia le modifiche che saranno discusse e poi votate il 15 maggio, rischiano di avere conseguenze più profonde.

CAMBIA IL MERCATO DIGITALE. Siamo agli esordi, lamentano gli esperti, di un sistema di corsie preferenziali capace di favorire le grandi compagnie e svantaggiare le piccole società che si affacciano sul mercato digitale: «Se ci fossero state queste regole agli esordi di Facebook, quando Myspace era il social più diffuso, le cose sarebbero andate allo stesso modo?», si è chiesto per esempio Marvin Ammori del think tank New America Fondation.
Inoltre, secondo l'American civil liberties union, l'aumento dei costi per i provider di contenuti potrebbe ricadere a cascata sui consumatori.
Il paradosso è che, nelle stesse ore, 7.370 chilometri più a Sud, nella congestionata megalopoli brasiliana di San Paolo, 800 delegati in rappresentanza di 80 nazioni, i maggiori operatori del settore e le organizzazioni non profit stavano discutendo della governance della Rete al Netmundial, letteralmente il Mondiale del web per richiamare quello di calcio.

In Brasile 80 Paesi hanno discusso della governance della Rete

Il summit internazionale di San Paolo è stato organizzato dal governo brasiliano e dalla Icann, la società non profit che è proprietaria dei 13 root server su cui si basa il sistema di internet e che ha gestito finora l'assegnazione dei domini per conto del governo americano.
Sotto la spinta dello scandalo Datagate legato alle attività di spionaggio della National security agency (Nsa), gli Usa hanno annunciato di essere pronti a passare il testimone. E l'Icann si è detta pronta a cambiare il suo sistema di governance.

LA CARTA DEI DIRITTI BRASILIANA. A quel punto è stato proposto al Brasile di ospitare il Netmundial per aprire una nuova fase di governo della Rete. E la scelta non è stata fatta a caso.
La presidente Dilma Rousseff è stata tra i più strenui oppositori della attività della Nsa, denunciando le ingerenze americane in un durissimo discorso di fronte all'assemblea delle Nazioni unite. Inoltre il governo brasiliano ha approvato una Carta dei diritti del web, il Marco Civil, celebrata anche dal fondatore di internet Tim Berners-Lee. Insomma, lo Stato carioca era l'ospite perfetto per trasmettere il messaggio del passaggio al governo multilaterale. L'ambizione era affrontare questioni cruciali come la governance, cioè chi deve avere in mano le chiavi della Rete, la net neutrality, come devono essere gestiti i flussi, la privacy degli utenti e quindi la gestione dei dati.

UNA ROAD MAP PER LA GOVERNANCE. Concretamente, il summit ha prodotto una carta dei principi di internet e una road map per definirne successivamente il sistema di governo.
Una bozza preliminare era stata pubblicata online il 14 aprile. Un documento corposo su cui è stata aperta una discussione che ha coinvolto imprese, governi e associazioni senza scopo di lucro provenienti da tutto il mondo (qui un censimento delle nazioni che hanno contribuito maggiormente).
In tutto sono arrivate 188 proposte di modifica, anche queste consultabili online. La discussione è stata trasparente, ma non per questo ha portato a buoni risultati.

La net neutrality cancellata anche dai principi in discussione a San Paolo

A Sao Paulo, la presidente brasiliana ha ringraziato Edward Snowden, ha firmato il Marco Civil di fronte alla platea internazionale. E ha ribadito che lo spionaggio della Nsa è inaccettabile.
Intanto però gli Stati Uniti sono riusciti a smorzare il tema della sorveglianza e spostare l'accento sulla cybersicurezza. Supportati anche da Carl Bildt, ministro degli Esteri svedese, che presiede la Global commission on internet governance, nata dopo il Datagate.
La Cina da parte sua ha ribadito la linea della fermezza: affidare la competenza sulla Rete alle Nazioni unite e a cascata ai singoli governi. Una posizione condivisa da altri Paesi illiberali come la Russia e l'Arabia Saudita, ma anche dall'India convinta della possibilità di un multilateralismo sotto egida Onu.

GERMANIA COL BRASILE. L'Unione europea con la vicepresidente della Commissione e responsabile dell'Agenda digitale Neelie Kroes ha sostenuto una linea più progressista (qui le proposte Ue), anche sulla base del
voto del parlamento europeo che ad aprile ha approvato un pacchetto sul digitale piuttosto avanzato.
Mai governi dei differenti Paesi sono su posizioni diverse, con la Germania al fianco del Brasile nella denuncia dello spionaggio americano e la Gran Bretagna implicata nello scandalo assieme agli Usa. L'Italia praticamente non è pervenuta con un solo funzionario del ministero dello Sviluppo economico mandato a rappresentarla.

LA DENUNCIA DI WIKILEAKS. Per i sostenitori dell'open internet, il summit si è trasformato in una celebrazione di Brasilia e in un meeting per le imprese. Wikileaks ha messo online le sue proposte fianco a fianco al risultato finale (guarda il confronto), mostrando come i pronunciamenti sulla privacy siano stati smorzati.
Jean-Christophe Nothias, direttore del Global Post, ha fatto notare come nella mediazione progressiva si siano smarrite le parole chiave: «Alcuni termini critici», ha scritto in un'analisi sull'Huffington Post si sono persi e non hanno raggiunto il documento finale. Tra i concetti accantonati, non a caso, c'è anche la net neutrality, sulla cui sorte peseranno di più le decisioni prese a Washington che le dichiarazioni diramate nelle sedi internazionali.

Venerdì, 25 Aprile 2014

http://www.lettera43.it/tecnologia/scenari/internet-cambia-la-governance-net-neutrality-a-rischio_43675127866.htm


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