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Io in via Bellerio


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
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È il momento della formalizzazione del bluff padano.

È il momento in cui il “capo”, Umberto Bossi, appare per quello che da otto anni a questa parte era diventato: un interdetto dagli affari di “famiglia”. Nella migliore delle ipotesi.

Pochi amici conoscono la piccola storia che sto per raccontare.

Dieci anni fa ero alla disperata ricerca di una testata che giornalistica che mi facesse un contratto di praticantato. Sostenni, così, un primo colloquio di lavoro con il direttore di un’agenzia di stampa che, sapevo, stava per aprire un canale telematico interamente dedicato a scienza e sanità, ambiti in cui vantavo una lunga esperienza presso un’organizzazione civica.

Il direttore di quella testata fu molto gentile. Mi ricordo ancora che, dopo pochi minuti in cui provai a raccontargli le mie esperienze e a spiegargli i miei obiettivi, lui mi bloccò, dicendomi: “Si capisce che sei intelligente, si capisce dallo sguardo”. Questo prima di spiegarmi che, purtroppo, “da loro non c’era la minima possibilità di entrare per un praticantato”. E che tuttavia, “tuttavia, ti faccio una controproposta”, mi disse con tono accattivante.

Restai di sasso nell’ascoltarlo: a me, salentina, terrona che più terrona non si poteva, quel signore stava offrendo la possibilità di fare il praticantato giornalistico a La Padania. Ecco, la sensazione fu quella di essere dentro una barzelletta: “Si tratta di trasferirti lì per diciotto mesi, e dopo potrai sostenere l’esame per diventare giornalista professionista”.

Mentre ancora parlava, digitò un numero di telefono e prese a parlare con l’allora direttore del quotidiano verde: “Ti mando una persona: parlatevi e poi mi fai sapere!”.

Me ne andai da quella redazione, meditabonda e presaga di tutte le prese per i fondelli che amici e parenti mi avrebbero rivolto da lì all’eternità, se solo avessi davvero messo piede a La Padania. Naturalmente, decisi che sarei andata in ogni caso a incontrare il direttore de La Padania e dopo un mesetto, approdai nella mitica via Bellerio, che ospita la sede della Lega Nord e del suo giornale. Anche il direttore del foglio leghista fu sorridente e gentile: circondato da giovani e giovanissimi mi invitò a pensarci su, assicurandomi che avremmo potuto iniziare il praticantato dopo l’estate. Nel frattempo, gli avrei dovuto inviare news da Roma, per mettermi alla prova. In particolare, visto che in quel periodo lavoravo come addetta stampa alla Commissione bicamerale per il ciclo dei rifiuti, mi disse che sarebbe stato ben contento di pubblicare su La Padania pezzi riguardanti temi d’interesse della Commissione d’inchiesta.

Mi ricordo ancora le ultime frasi di quella chiacchierata. Dal canto mio, ammisi apertamente il mio disagio nel trovarmi in quel posto, come meridionale e per il mio orientamento culturale: lui mi rispose, serafico e con un sorriso “non credere, anche la mia famiglia ha origini sudiste, compresi alcuni dei ragazzi che vedi qui. Invece, tu dovresti assolutamente conoscere Umberto Bossi, te ne innamoreresti come me ne sono innamorato io (e tutti quelli che davvero lo hanno conosciuto)”.

Qui finiscono i miei contatti diretti con la Lega. Io non più fatto il praticantato, né mandato pezzi come consulente della Commissione bicamerale. Poco dopo, il direttore dell’agenzia di stampa, finì al tg5, e a distanza di alcuni anni, quello de La Padania a Rai 2.

Quanto a Umberto Bossi, su quello che è stato un leader amato, duro e puro proprio come il suo popolo, oggi è stato tolto l’ultimo velo.

Ilaria Donatio
Fonte: http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it
Link: http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/04/05/ilaria-donatio-io-in-via-bellerio/#more-3457
5.04.2012


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