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L’Ue e il FMI stanno soggiogando l’Europa Orientale?


Onofrio
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L’Ue e il FMI stanno soggiogando l’Europa Orientale?

Petr Iskenderov

Sullo sfondo dell’inasprimento della situazione politica interna in Ucraina e delle discussioni sulle prospettive dell’ulteriore sviluppo dei rapporti tra Kiev e Bruxelles, avvenimenti non meno rilevanti si stanno sviluppando in altri paesi dell’Europa Orientale. Avvenimenti che hanno lo stesso motivo di fondo: la pressione da parte degli istituti occidentali, suscettibile di concrete perdite economiche per gli Stati e di perdite finanziarie per i loro cittadini.
Questa settimana nella sede del Parlamento romeno si è aperto un fervido dibattito in materia di adozione di un bilancio statale anti-crisi per il 2014. Il fatto che il principale documento finanziario è stato sostenuto dalla maggioranza di centro sinistra non ha avvicinato la Romania all’ottenimento del bilancio statale. “Io non firmerò questo documento!”, - ha avvertito in anticipo il Presidente Traian Basescu. In questo caso le Parti dovranno o avviare una procedura complessa di nuovi negoziati ed approvazioni, o sciogliere il Parlamento ed indire elezioni anticipate suscettibili di destabilizzazione politica all’interno del Paese.

Il FMI stesso al momento non s’ingerisce nella situazione. Ma il suo Quartier generale ha già lasciato intendere che tutti i tentativi di rivedere i parametri della politica di bilancio, concordata con questo istituto, sfocerebbero in una relazione, negativa per Buharest, del Consiglio dei Governatori del FMI. La costituzione del fondo anticrisi, controllato dal governo, suscita un forte disappunto da parte dei dirigenti dell’Ue e del FMI che stanno conducendo una politica concordata nei confronti dell’Europa Orientale. In precedenza entrambe le strutture avevano già lasciato intendere a Budapest, che essa può dimenticare la possibilità di ottenere una simile tranche se non vorrà seguire puntualmente le richieste dei creditori.

Il calcolo è semplice: far si che Budapest, Buharest ed altre capitali europeo-orientali accettino senza riserva le condizioni di bilancio capestro, il che avrebbe come conseguenza un ulteriore aggravamento dei problemi economico-sociali e, quindi, la necessità di richiedere nuovi crediti all’Occidente. L’Ue ha vincolato con simili condizioni anche la firma del Trattato di associazione e di zona di libero scambio con l’Ucraina. A Kiev si chiedeva di aprire il suo mercato ai prodotti Ue senza che fossero previsti e finanziati i meccanismi di protezione dell’economia ucraina, - ci ha detto Boris Kagarlitsky, direttore dell’Istituto russo di globalizzazione e di movimenti sociali:

Non è il caso di parlare in generale di libertà di commercio. È il caso di parlare solo di libertà per le corporazioni transnazionali le quali, naturalmente, stanno manipolando i flussi di merci sul mercato. A risentire di una simile situazione è la popolazione della maggioranza dei paesi. Le corporazioni transnazionali, sicuramente, sono in vantaggio.

Nel caso in cui la pressione al fine di imporre i relativi modelli economico-commerciali risultasse poco efficace, si fa ricorso ai noti scenari. Del fatto che l’Occidente, in sostanza, stia conducendo una politica sovversiva nei confronti dell’Ucraina e degli altri paesi dell’Europa Orientale, ne stanno parlando, in particolare, gli esperti dei paesi, che “sulla propria pelle” hanno già sentito i meccanismi di cosiddette “rivoluzioni colorate”.

http://italian.ruvr.ru/2013_12_06/L-Ue-e-il-FMI-stanno-soggiogando-l-Europa-Orientale/


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