La banalizzazione d...
 
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La banalizzazione del male


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Nel 1949 uno studioso francese diede alle stampe Les grandes ouvres politiques. De Machiavel à nos jours, un manuale che presentava 15 opere, la prima delle quali era Il Principe machiavelliano, l’ultima, Mein Kampf di Adolf Hitler. Una scelta singolare, che appariva ancora più bislacca, nel titolo della edizione italiana, Le grandi opere del pensiero politico.

Eppure quel libro, adottato in molti corsi universitari, fino a pochi anni or sono, anche per la sua relativa semplicità espositiva, ebbe enorme circolazione.

Certo, ancor prima di soffermarsi sul contenuto, era a dir poco discutibile che tra le «grandi opere», si inserisse un testo farraginoso, confuso, privo di qualsiasi coerenza espositiva, e anche di originalità.

L’autore, che lo vergò nella breve detenzione, dopo il fallito colpo di Monaco nel novembre ’23, non faceva che rimasticare teorie razziste diffuse in Europa dal tardo Ottocento, mescolandole a ricordi autobiografici, e a bizzarre «folgorazioni», come quella che nasceva dalla constatazione della ebraicità di Karl Marx, e dunque il bolscevismo marxista, era una sola cosa con l’ebraismo, colpendo l’uno si colpiva l’altro…

Un testo che, anche dopo che fu aggiustato a fini editoriali, appare di disarmante rozzezza, ma pieno di tossine velenose.

Un campionario di scemenze rivestite, talora, di «scienza», talaltra semplicemente condite in intingolo politico che raccoglie i risentimenti di classi medie e classi popolari frustrate, economicamente e psicologicamente, dalla sconfitta della Germania.

Il libro fu il vademecum nazista e fu imposto ovunque nel Terzo Reich, con milioni di copie diffuse, e spesso vendute, con relative royalties incassate dall’autore. Poi venne la damnatio del Secondo dopoguerra, anche se l’opera ha continuato a circolare un po’ ovunque, in circuiti semiclandestini o, in molti paesi, liberamente.

Della «Mia battaglia» (ecco il significato dello stentoreo titolo tedesco), sono in circolazione diverse edizioni italiane. Da poco, essendo scaduti i diritti (70 anni dalla morte dell’autore), detenuti dal Land della Baviera, è stato annunciato un ritorno del testo originale negli scaffali in Germania (dove era vietato), e, anche altrove, grazie a un’edizione critica, che si annuncia filologicamente ineccepibile.

L’annuncio aveva suscitato immediato dibattito, sia pure di alto livello, mentre davanti all’attuale distribuzione dell’opera hitleriana con il Giornale ( http://www.ilgiornale.it/news/cronache/capire-mein-kampf-perch-non-torni-pi-1270124.html ) le polemiche appaiono di basso profilo.

Si tratta innanzitutto di un’operazione commerciale ( http://www.ilgiornale.it/news/cultura/mein-kampf-edicola-tutto-che-non-sapete-1270279.html ) (le copie del quotidiano a metà mattina erano esaurite nelle edicole da me battute…); anche se il significato politico-culturale è fuori discussione, i commenti di dirigenti del Pd ( http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/06/11/news/elezioni_milano_mein_kampf_polemiche-141784125/ ) che hanno denunciato l’ azione «elettoralistica» di Sallusti & C., per far votare i candidati «estremisti» contro quelli del partito renziano suonano grotteschi.

Se perderanno, sarà dunque colpa di Hitler?

Qualcuno tra costoro non ha mancato di evocare lo spettro penale ( http://www.unita.tv/opinioni/niente-puo-perdonare-la-diffusione-del-mein-kampf/ ) : sorvegliare e punire, insomma.

Precisato che, a differenza di quanto è stato detto alla vigilia, il libro non era «omaggio» ma a pagamento, inquieta comunque che un quotidiano si sia preso la briga di inaugurare una collana editoriale con siffatta perla ( http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mein-kampf-col-giornale-ecco-perch-1269252.html ) .

Personalmente, forse anche sulla base della mia professione di studioso di idee politiche, ritengo ovvio che si possa leggere Hitler; ma non come gadget di un quotidiano di informazione; che al Giornale se la cavino asserendo che il loro retropensiero sarebbe attivare i controveleni rispetto al nazifascismo fa sorridere.

Perché quel giornale, non certo da solo, da anni alimenta razzismo e intolleranza, diffidenza o addirittura odio per lo straniero: e fa specie dunque, che quel giornale (che del revisionismo storico ha fatto una linea di condotta, contribuendo a «normalizzare» il fascismo) distribuisca oggi un testo che se la prende, guarda caso, con «gli sporchi stranieri». E l’ebreo, era per Hitler, il più sporco degli «stranieri», e andava eliminato, in un modo o nell’altro.

Auschwitz è in nuce in quel testo.

Siamo ora giunti a uno dei punti terminali del revisionismo: siamo passati dalla constatazione filosofica della «banalità del male ( http://www.amazon.it/gp/product/8807883228/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=8807883228&linkCode=as2&tag=ilmanifesto-21 ) », alla sua deliberata, volontaria e più sconcertante banalizzazione.

Angelo d’Orsi
Fonte: http://ilmanifesto.info
Link: http://ilmanifesto.info/mein-kampf-giornale-la-banalizzazione-del-male/
11.06-2016


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Angelo d'Orsi scrive:

Perché quel giornale, non certo da solo, da anni alimenta razzismo e intolleranza, diffidenza o addirittura odio per lo straniero: e fa specie dunque, che quel giornale (che del revisionismo storico ha fatto una linea di condotta, contribuendo a «normalizzare» il fascismo) distribuisca oggi un testo che se la prende, guarda caso, con «gli sporchi stranieri». E l’ebreo, era per Hitler, il più sporco degli «stranieri», e andava eliminato, in un modo o nell’altro.

Mi chiedo: non sarebbe sufficiente che si lavassero? Ma ne dubito dal momento che sono sforniti di bidet, lo sono anche i figli di Abramo.


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haward
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Allora, il Mein Kampf è di 91 anni fa ed il suo autore è morto (almeno ufficialmente) 71 anni fa. Da allora la più imponente operazione di damnatio memoriae (per usare un eufemismo) della storia dell'umanità viene incessantemente portata avanti quotidianamente in tutto il pianeta attraverso una capillare propaganda tecnologica. In confronto all'immagine di Hitler e dei nazisti, quella del demonio nel Medioevo impallidisce e fa quasi tenerezza. Dell'Olocausto è perfino superfluo parlare.
Perchè, quindi, tutto questo interesse "morboso" per la figura di Hitler? Cosa si nasconde, in realtà, dietro questa autentica ossessione per quel movimento politico? Per quale motivo si è reso necessario introdurre una feroce legislazione punitiva nei confronti dei revisionisti e, nonostante tutto, addirittura si allarga, sotto traccia, la platea dei "curiosi"?
Queste sono le domande che, a mio avviso, andrebbero poste.


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PietroGE
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Un articolo assurdo e pieno di stupidaggini prefabbricate.

1. Il caso nato da una semplice operazione commerciale tocca un punto nevralgico della cultura del dopoguerra : il fatto che il popolo non ha diritto a sapere cosa è veramente successo durante e dopo la guerra, deve per forza adattarsi a quello che gli viene suggerito e imposto dalla volontà dei vincitori, i quali non solo scrivono la storia ma puniscono chi osa mettere in dubbio la sua "narrazione".

2. Proporre quindi ai lettori di farsi da soli una idea di quel che è successo è un attentato al controllo e alla manipolazione dell'opinione pubblica che è la colonna portante del potere delle lobby e che trascende l'ambito della storia perché sfocia nel sociale, nel comportamento e nel modo di vivere della gente.

3. Parlare di tossine, veleni e quant'altro fa sorridere. È il modo con cui la sinistra ha sempre trattato coloro che non accettano la sua ideologia. In URSS gli oppositori venivano mandati in un ospedale psichiatrico perché... bisognava essere matti per criticare un regime paradisiaco come quello sovietico.

4.Auschwitz non è in nuce in nessun testo, meno che mai nella autobiografia di Hitler.


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PietroGE
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Dimenticavo, se una cosa è banale, allora non può essere il male. Viceversa il male non è mai banale.
Lasciamo stare le frasi ad effetto della Hannah Arendt, frasi dietro le quali non c'è nulla.


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Eshin
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Un autore importante, ma non lo conosce nessuno ( o quasi)

Recensione: L’uomo reso superfluo. La critica di G. Anders al “Totalitarismo morbido”

....Scrivendo al figlio di Eichmann, Anders sottolinea come il «mostruoso» – ovvero «lo sterminio industriale e istituzionale» di uomini durante il nazismo – non sia stato solo l’esito della malvagità dei sui ideatori, né d’altra parte non ha neppure costituito la manifestazione di circostanze eccezionali e perciò irripetibili che, improvvisamente e inaspettatamente, hanno fatto irruzione nella storia, pervertendone il corso altrimenti destinato a procedere verso l’inarrestabile affermazione del progresso del genere umano. Piuttosto, lo sterminio – la produzione sistematica di cadaveri – ha preso forma e forza nel cuore stesso della modernità: ne è un approdo estremo, eppure tragicamente coerente.
La shoah è stata possibile perché ha messo al suo servizio l’organizzazione burocratica della società moderna. È stata, infatti, il risultato della combinazione di fattori che ancor oggi non cessano di svolgere la loro funzione, come ad esempio: la pianificazione degli obiettivi; la specializzazione di competenze e saperi; la formazione di un ceto di esperti impermeabili a qualsiasi controllo che non sia quello previsto e disciplinato dalle regole dell’organizzazione a cui appartengono; la divisione del lavoro; il dispiegamento della razionalità strumentale attenta alla congruenza di mezzi ai fini e quindi più preoccupata della «bontà del funzionamento», dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione che della sua «moralità». Per questo motivo, ricorda Anders, «il fatto che ha reso possibile una volta una cosa del genere non si lascia più cancellare dalla faccia della terra e sopravvive come possibilità irrevocabile»...

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=95952

Il libro http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2003-11/anders.htm


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Unaltrouniverso
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Allora, il Mein Kampf è di 91 anni fa ed il suo autore è morto (almeno ufficialmente) 71 anni fa. Da allora la più imponente operazione di damnatio memoriae (per usare un eufemismo) della storia dell'umanità viene incessantemente portata avanti quotidianamente in tutto il pianeta attraverso una capillare propaganda tecnologica. In confronto all'immagine di Hitler e dei nazisti, quella del demonio nel Medioevo impallidisce e fa quasi tenerezza. Dell'Olocausto è perfino superfluo parlare.
Perchè, quindi, tutto questo interesse "morboso" per la figura di Hitler? Cosa si nasconde, in realtà, dietro questa autentica ossessione per quel movimento politico? Per quale motivo si è reso necessario introdurre una feroce legislazione punitiva nei confronti dei revisionisti e, nonostante tutto, addirittura si allarga, sotto traccia, la platea dei "curiosi"?
Queste sono le domande che, a mio avviso, andrebbero poste.

Un'ora di applausi per te. È quello che ho sempre pensato e non sono mai riuscito a comunicare. Per lo meno Hitler, bene o male faceva gli interessi della Germania, o quelli che in quel momento credeva fossero tali. E nemmeno è l'unico (né il primo, né l'ultimo, e a ben guardare, neanche il peggiore) ad essesi macchiato di sangue innocente per la ragion di stato. Renzi, Monti, Prodi e compagnia bella, avevano il medesimo amore che aveva Hitler per il suo Paese?


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No!!!


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