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La maschera comica di Checco Zalone

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Tao
 Tao
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Il personaggio che ha portato un milione di italiani al cinema in un solo giorno, Checco Zalone, è un tonto apparente che risolve le situazioni grazie a un qualunquismo “buono” su cui c’è giusto una spruzzatina di candore. Anche i personaggi di Sordi erano dei qualunquisti, ma raggiungevano vette di crudeltà di cui Zalone fa a meno. Agli italiani questa indulgenza piace. Checco Zalone non porta su di sé la tragedia gogoliana di Fantozzi, ed è troppo vitale per rifugiarsi nell’allegra malinconia di Pieraccioni. Non ha la grevità monocroma del “terrunciello” di Abatantuono.

Se a volte si contamina coi toni surreali di Albanese, ha l’accortezza di non volerli trasformare in poesia: non sente il bisogno di nobilitarsi citando Jacques Tati. Non si crogiola in nessuna nostalgia. Con Lino Banfi (soprattutto il primo) condivide la necessità di sfangarla a tutti i costi. Solo che Banfi era più vulcanico e viscerale: il gesto di battersi la fronte con la mano per darsi coraggio resta memorabile perché richiama la forza della disperazione che nelle sue ascendenze più nobili arriva a Totò.

La comicità di Zalone – anche se capisco che possa sembrare strano – è invece più raffreddata e straniante. Merito della collaborazione tra Luca Medici (il vero nome del comico) e il suo regista e sceneggiatore Gennaro Nunziante. Ricordo su Telebari e Telenorba gli show televisivi di Toti e Tata scritti da Nunziante negli anni Novanta. Il linguaggio usato era complesso e assolutamente in anticipo sui i tempi: contaminava senza sosta i generi, e durante uno sketch in cui si parlava del quartiere Poggiofranco di Bari poteva partire a tradimento una cover di Prince, “La pioggia viola” (versione autoctona di “Purple Rain”). O ancora, la sigla di chiusura de “Il polpo” (parodia in salsa pugliese de “La piovra”) faceva a a propria volta il verso a Paolo Conte. Allo stesso modo, mentre Toti e Tata (al secolo Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo) prendevano in giro i costruttori Vincenzo e Antonio Mataresse a proposito di Punta Perotti (l’ecomostro edificato sul lungomare di Bari nel 1995, poi abbattuto nel 2006), tra una battuta e l’altra spuntavano riferimenti agli Oasis e ai New Order. Chi coglieva coglieva. Immaginatevi tutto questo su una tv locale. Da lì a poco nel mondo sarebbe esploso “Pulp Fiction”.

Questa grammatica, nei film di Zalone è magari meno ricercata e “sperimentale” rispetto ad allora. Ma ciò a cui Nunziante saggiamente rinuncia, arriva moltiplicato grazie alla fisicità di Luca Medici. Con mezza smorfia Checco Zalone passa dall’imitazione di Gramellini a quella di Celentano, ma in quel saper spostare a perfezione di cinque millimetri il labbro superiore verso l’alto c’è il comico di razza, e non di rado una cattiveria che nei film però scompare. Il resto lo fanno i tempi delle battute ottimamente calibrati e il lavoro di scrittura.

Sui social, insieme col successo, sono arrivate le solite risse un po’ inutili tra i fan di Zalone e chi si richiama a Bertolt Brecht per denigrarlo. Sventurato il paese che ha bisogno di fare il gioco della torre tra intrattenimento e autorialità. Altra polemica piuttosto sterile riguarda l’ipotesi che Zalone sia più di destra che di sinistra o viceversa. Gennaro Nunziante si dichiara un cattolico di estrema sinistra ma è molto allergico ai salotti, e soprattutto alla satira di quelli che puntano sempre ferocemente il dito contro gli altri pur di non interrogarsi mai per bene su se stessi. A essere messo alla berlina non è mai tra l’altro il registro alto di per sé, ma il darsi importanza degli intellettuali che discettano di massimi sistemi ma poi lavorano (e faticano) sui propri progetti molto meno di quanto non facciano Medici e Nunziante su ogni singola scenetta.

Può tuttavia un comico rinunciare alla poesia e all’eversione? E può il qualunquismo dei buoni di cuore essere risolutivo a fin di bene? La linea di confine (forse pericolosa, forse no) su cui Nunziante e Medici si muovono, è proprio questa. Credo siano consapevoli del rischio.

Nicola Lagioia
Fonte: www.repubblica.it
4.01.2016


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spadaccinonero
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quando hai dietro le spalle le persone giuste il successo è assicurato...

certi salti di qualità non sono attribuibili al caso o alla fortuna...


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makkia
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Per favore, qualcuno che l'ha visto faccia un commento, recensione, impressioni.

Qualcosa di genuino, che non siano questi sproloqui ammiccanti all'intellettuale "che è in noi", col marchettaro intento di mandarci al cinema a vedere l'ultimo "fenomeno culturale".
Esempi di precedenti fenomeni "nobili nella loro semplicità" erano Fabio Volo, Chiambretti, Faletti, Rocco Siffredi (attore "serio", non in quanto attore porno).

Non provate col: "Scusa, ma perché non ci vai tu a vederlo e ci racconti?"

Eh, no, ragazzi. Vi voglio bene, ma Zalone mi ha fregato già due volte.
Visto che avevo trovato gradevoli un paio di suoi sketch, mi sono cuccato il suo precedente film (una ratio sbadiglio/risata di 5 a 1) e il suo spettacolo. Quest'ultimo per fortuna scaricato aggratis: umorismo ancora più rarefatto, non nel senso di leggerezza, ma in quello di presenza per unità (di tempo).
Ho già dato.


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pippo74
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Per favore, qualcuno che l'ha visto faccia un commento, recensione, impressioni.

Qualcosa di genuino, che non siano questi sproloqui ammiccanti all'intellettuale "che è in noi", col marchettaro intento di mandarci al cinema a vedere l'ultimo "fenomeno culturale".
Esempi di precedenti fenomeni "nobili nella loro semplicità" erano Fabio Volo, Chiambretti, Faletti, Rocco Siffredi (attore "serio", non in quanto attore porno).

Non provate col: "Scusa, ma perché non ci vai tu a vederlo e ci racconti?"

Eh, no, ragazzi. Vi voglio bene, ma Zalone mi ha fregato già due volte.
Visto che avevo trovato gradevoli un paio di suoi sketch, mi sono cuccato il suo precedente film (una ratio sbadiglio/risata di 5 a 1) e il suo spettacolo. Quest'ultimo per fortuna scaricato aggratis: umorismo ancora più rarefatto, non nel senso di leggerezza, ma in quello di presenza per unità (di tempo).
Ho già dato.

Film divertente e soprattutto furbo, che gioca principalmente sulla rappresentazione stereotipata che gli italiani hanno della Pubblica Amministrazione. Nulla di particolarmente eccezionale, però godibile se si vuole passare una serata leggera e farsi quattro sane risate!


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mincuo
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Sordi ha fatto film di impegno sociale oltre che di qualità, dietro allo sberleffo, più di tanti presunti registi "intellettual-paraculi".
"Un borghese piccolo piccolo", "Detenuto in attesa di giudizio", " Il Prof. Dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste, convenzionata con le mutue", "Finchè c'è guerra c'è speranza", "La grande guerra", "Le streghe", "Un italiano in America", "Una vita difficile", "Il moralista", "Nell'anno del Signore", "I nuovi mostri", "Assolto per aver commesso il fatto", "Romanzo di un giovane povero", "Nestore, l'ultima corsa" ecc...
I registi dei suoi film, oltre a lui, si chiamavano Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Dino Risi, Alberto Lattuada, Mario Soldati, Luigi Zampa, Charles Vidor, Mauro Bolognini, Alessandro Blasetti, Luigi Filippo D'Amico, Vittorio De Sica, Ettore Scola.....

Ma come si fa a paragonarlo a questo qui...

Ma come si fa.....


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Anonymous
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Sordi ha fatto film di impegno sociale, dietro allo sberleffo, più di tanti presunti registi "intellettual-paraculi".
Un "borghese piccolo piccolo", "detenuto in attesa di giudizio", " Il Prof. Dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste, convenzionata con le mutue", "finchè c'è guerra c'è speranza", "La grande guerra", "Le streghe", "Un italiano in America", "Una vita difficile", "il moralista", "Nell'anno del Signore", "I nuovi mostri", "Assolto per aver commesso il fatto", "Romanzo di un giovane povero", "Nestore, l'ultima corsa" ecc...
I registi dei suoi film, oltre a lui, si chiamavano Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Dino Risi, Alberto Lattuada, Mario Soldati, Luigi Zampa, Charles Vidor, Mauro Bolognini, Alessandro Blasetti, Luigi Filippo D'Amico, Vittorio De Sica, Ettore Scola.....

Ma come si fa a paragonarlo a questo qui...

Ma come si fa.....

Ma come si fa....a non quotarti


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pippo74
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@Mincuo
Sono assolutamente d'accordo, paragone insensato, ma è tutto il cinema italiano e non (forse), che è molto meno qualitativo non credi?


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mincuo
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@Mincuo
Sono assolutamente d'accordo, paragone insensato, ma è tutto il cinema italiano e non (forse), che è molto meno qualitativo non credi?

Credo proprio di sì. Avevano grande qualità, e anche coraggio civile, cioè etica.
Prendi il solo Alberto Sordi che in fondo doveva anche fare cassetta. E non pretendeva di fare il profeta. Faceva film di costume e con lo scopo di divertire.
Ma "Un borghese piccolo piccolo" è un film terribile, non mi viene altra parola, e non certo di cassetta, e "Detenuto in attesa di giudizio" è una critica tremenda al potere giudiziario. E chi la farebbe oggi?
Fu una grande stagione del cinema Italiano.
Per quello vedere un Alberto Sordi accostato a questo Checco Zalone mi viene da piangere. Ma davvero...


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sankara
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Per quello vedere un Alberto Sordi accostato a questo Checco Zalone mi viene da piangere. Ma davvero...

Straquoto anch'io Mincuo, penso che il cinema rifletta la decadenza a tutto campo del nostro povero Paese. Alberto Sordi, Totò, Gian Maria Volontè, ma anche Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman...in quanti film indimenticabili hanno recitato...la famosa commedia all'italiana...una stagione veramente indimenticabile, che tristezza....


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pippo74
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
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@Mincuo
Sono assolutamente d'accordo, paragone insensato, ma è tutto il cinema italiano e non (forse), che è molto meno qualitativo non credi?

Credo proprio di sì. Avevano grande qualità, e anche coraggio civile, cioè etica.
Prendi il solo Alberto Sordi che in fondo doveva anche fare cassetta. E non pretendeva di fare il profeta. Faceva film di costume e con lo scopo di divertire.
Ma "Un borghese piccolo piccolo" è un film terribile, non mi viene altra parola, e non certo di cassetta, e "Detenuto in attesa di giudizio" è una critica tremenda al potere giudiziario. E chi la farebbe oggi?
Fu una grande stagione del cinema Italiano.
Per quello vedere un Alberto Sordi accostato a questo Checco Zalone mi viene da piangere. Ma davvero...

Quoto.
Ad esempio questo spezzone de "Finché c'è guerra c'è speranza" per me è più esplicativo di mille libri sulla guerra e la vendita delle armi https://www.youtube.com/watch?v=ltFgYASod-U


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mincuo
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Anche nei film satirici quelli hanno raccolto l'eredità di Trilussa prima e di Ettore Petrolini dopo, irriverente, mascalzona, corrosiva e coraggiosa.
Quelli venuti dopo sono degli appecoronati politically correct attenti a dove tira il vento, che hanno fatto lo sberleffo a quelli già in disgrazia o che non rappresentavano realmente il potere.
Ai Berlusconi e agli Andreotti, ma dopo...
Ma sui Carlo Azeglio Ciampi, i Mario Draghi, i Napolitano, i Violante, i Mario Monti non ho mica mai visto un film di questi eroi civili della satira...
E la satira per definizione si fa contro il potere, non a favore.
Petrolini faceva "Nerone" che era una satira feroce su Mussolini....


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pippo74
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Il primo Benigni forse, 30 anni fa, per qualche monologo Luttazzi lo salverei, e poco molto poco altro


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mincuo
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Post: 6059
 

Il primo Benigni forse, 30 anni fa, per qualche monologo Luttazzi lo salverei, e poco molto poco altro

Sì Benigni, sono d'accordo. Ma, se non ti offende che lo dica, solo il primo.
Perchè poi s'è appecoronato, e non poco, almeno secondo me.
Il primo era graffiante davvero, quello successivo è più la battuta scontata, innocua, quasi dovuta. Comunque quello è varietà.
Ma film....non mi viene in mente nessuno....
E anche altrove. Vidi un film USA che si intitolava "Non si uccidono così anche i cavalli?". Durissimo. Ma chi lo farebbe oggi?
E chi lo guarderebbe, soprattutto....

La gente 40 anni fa era abituata agli Antonioni, ai Fellini, ai Pasolini, ai De Sica, ai Rossellini, ai Leone.... Non uno, per caso. Tanti....
Li vendevano in tutto il mondo. Li guardavano in tutto il mondo.
E dove lo vendi Checco Zalone?
Pietà.....


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Jor-el
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Io l'ho visto "Quo Vado?". E' divertente, lui è pure simpatico, ma niente di più. Il successo si spiega con il fatto che il cinema italiano è finito da un pezzo. Il cinema italiano... A che serve, ormai? A ridere. E Checco va più che bene.
Magari anche in Turchia o che so, in Uzbekistan, c'è un tizio che fa ridere Turchi e Uzbeki e che ha un sacco di successo. Ma chi se ne frega?
A Singapore c'è una band rock che si chiama The Innocenti, fanno Mod revival, stile Who e Jam. Cercateli su YouTube, sono carini. Ma val la pena di fare della filosofia su una band mod di Singapore? Checco è uguale.


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diotima
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Dunque, film visto dopo aver letto florilegii straordinari a proposito di una comicità intelligente tesa a smontare, in particolare, i miti moderni come quelli che la "civilissima" norvegia ha fatto propri.

A parte la simpatia che Zalone suscita alla sottoscritta, temo, con sommo disappunto, immagino, di tutti sti giornalisti che ne hanno tessuto le lodi, di non poter andare oltre: Zalone è seriamente l'incarnazione dell'uomo medio senza l'estro, forse geniale ( al cinema...), della crudeltà quotidiana, ma alla fine è il classico tipo che si fa andare bene tutto.

Questo mi è parso di notare, soprattutto: l'essere sradicato. L'appartenenza che esce fuori con prepotenza in quel della norvegia, non è appartenenza per niente; sono solo cattive abitudini dure a morire ( come per chi cerca di disintossicarsi da qualche brutto vizio, senza riuscirci) Ma zalone, alla fine, dimostra solo una "non-appartenenza"

Ora, personalmente mi concedo sempre il beneficio del dubbio e ,magari, lascio aperta la possibilità di sbagliarmi, ma più di un personaggio simpatico (intelligentemente simpatico), non vedo nessuna fenomenologia di cui discutere.


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