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La Merkel apre alle politiche espansive


Whistleblower
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La Merkel si dichiara disponibile a un'applicazione flessibile del patto di stabilità ossia, in altre parole, il Fiscal Compact verrà applicato integralmente solo per ridurre alla ragione i riottosi che non si vogliono allineare.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-23/merkel-apre-si%C2%ACalla-flessibilita-patto-stabilita-ue-143619.shtml?uuid=ABwXr3TB

Questo comporta che saranno applicate politiche (moderatamente) più espansive che permetteranno alla classe media e medio bassa di spendere un po' di più senza erodere in maniera drammatica i propri ricchissimi risparmi. Questa classe media e medio bassa è la celebre "maggioranza silenziosa" la cui funzione è quella di difendere lo status quo a patto che gli dia un decoroso benessere in cambio del quale accetta di diventare l'argine contro le pretese delle classi più basse (ma anche con una serie di altri meccanismi molto sofisticati).

Prevedo un ammorbidimento delle posizioni antieuropeiste che andranno a confluire nel calderone dell' "antagonismo" indistinto lasciando il campo della rappresentatività democratica "accettata" alle posizioni comodamente appecoronate.
La causa è proprio il fatto di insistere pedissequamente nel mettere l'accento sull' "anti" (anti Europa, anti euro, anti globalizzazione, anti finanza) senza essere in grado di proporre un'alternativa di lotta che si basi su degli ideali che rendano "alto" lo scopo della lotta.
Ci si limita alla critica al "materiale", al "concreto" della funzionalità o meno di determinate politiche economiche, spesso e volentieri approfittandone solo per fare bella mostra della propria vastissima erudizione e consuetudine con la nobile cultura delle classi dominanti.
Rimangono le sole due speranze possibili: che il sistema crolli sotto le sue stesse contraddizioni e/o che la imminente riduzione nel ghetto delle idee anti sistema si innesti sulla crescente polarizzazione fra inclusi ed esclusi arrivando creare una reale opposizione dialettica che, ci si augura, necessiterà di una "energica" opera di sintesi.


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radisol
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Socialisti europei, indistinguibili dai "popolari". Merkel "apre" sulla flessibilità

Il vertice di Parigi tra i leader “socialisti” al governo nei rispettivi paesi ha chiarito – al di là e al di sotto della retorica, come sempre trionfalistica – che non esistono alternative “rifomiste” al processo di costruzione dell'Unione Europea. Incardinato com'è in trattati sempre più vincolanti, sotto il controllo degli accordi intergovernativi che danno com'è ovvio un potere di veto o di direzione al paese economicamente più in forma (la Germania, of course), soprattutto sotto la pressione di un capitale multinazionale (“i mercati”) pronto a usare la mano forte se ci dovessero essere deviazioni dal percorso fissato già da prima degli accordi di Maastricht (1992, non proprio ieri mattina), questo “processo di costruzione” non ammette “perturbazioni” derivanti da una modificata composizione politica dei diversi paesi o del circo barnum chiamato “parlamento europeo” (assolutamente impotente, dato che è privo del potere tipico di ogni vero parlamento: quello di fare leggi).

La democrazia, insomma, è stata messa da parte, e non da ora. Più di tutti dovrebbero esserne consapevoli i “socialisti” europei, di fatto indistinguibili – anche sul piano linguistico e retorico – dai “popolari” guidati da Merkel.

Il vertice ha chiarito che questo insieme di leader teoricamente “progressisti” non proveranno neppure a mettere in discussione il “patto di stabilità e crescita” che vincola tutti i paesi membri. La loro unica preoccupazione – visto che la crisi morde da sette anni e non se ne vede la fine – è di avere un po' più di mano libera sugli “investimenti”.

Naturalmente pubblici, visto che “il privato” - in tempi di deflazione galoppante – si guarda bene dal rischiare qualcosa. Il grande obiettivo, se così lo si vuol definire, è insomma quello di scorporare la spesa per investimenti dal computo generale della spesa pubblica nazionale.
La Germania è notoriamente contraria, perché teme come sempre di dover essere prima o poi chiamata a rispondere – con le proprie risorse – degli “eccessi” imputati ad altri. Quindi preme sul concetto di “stabilità” mentre i sedicenti socialisti forzano di più l'accento sulla “crescita”.

Ma non bisogna farsi prendere per il naso. L'idea uscita dal cappello di Renzi e Hollande per “ammorbidire” l'occhiuta sorveglianza tedesca è un suicidio preventivo: fare subito e prima le “riforme strutturali”, in modo da non poter trovare più ostacoli – nei trattati – per una serie di manovre “espansive” giocate sullo sfruttamento di “tutta la flessibilità possibile” definita nei trattati stessi.

Di fatto: un'applicazione piena e immediata dei diktat per avere poi – e forse – più margini di manovra.

Un percorso così delineato non lascia immaginare un futuro a breve meno sanguinoso per quanti hanno fin qui pagato il costo più alto: lavoratori dipendenti, pensionati, giovani e non precarizzati a vita, grazie a meno occupazione, salari più bassi, contratti più incerti (“flessibili”), servizi sociali ridotti al minimo e anche meno. È un pecorso naturalmente rischioso dal punto di vista del consenso interno ed allora ecco che le “riforme costituzionali” - e la dissoluzione dei rapporti tra “base e vertice” fin qui garantiti dai “corpi intermesi” (partiti e soprattutto sindacati) - diventano una “necessità” prioritaria; perché bisogna riprodurre anche all'interno di ogni singolo paese quel “dispotismo illuminato” che governa dalle origini l'Unione Europea. Una messa in sicurezza della “stabilità governativa” a prescindere dalle crisi di egemonia esercitate sulle popolazioni.

Tutta la scommessa si regge su un'incognita: la crisi finirà presto o no? Sia la Francia che l'Italia, tra i paesi “grandi” mostrano i segni della frattura sociale e politica conseguente al degradare delle condizioni di vita. Sta peggio – politicamente – la Francia, perché Hollande è un disastro che ha dimostrato impotenza assoluta, aprendo le dighe alle illusioni di revanche nazionale, incarnate dalla Le Pen. L'Italia si culla nell'illusione di aver trovato una ciambella di salvataggio in Renzi, ma si fa presto in questo paese a rovesciare anche le illusioni.

Ma proprio in campo economico le illusioni non trovano il terreno per mettere radici. Dopo sette anni in cui le principali banche centrali del pianeta (la Bce, comunque, molto meno delle altre) hanno cosparso il mondo con “iniezioni di liquidità” ci si comincia ad accorgere che i problemi così creati sono più numerosi – e in buona parte anche più seri – di quelli che si cercava di risolvere (il blocco del credito, susseguente alle crisi bancarie).

Gli analisti più attendibili cominciano così a contare le “bolle speculative” pronte ad esplodere: in testa a tutte c'è ovviamente quella delle borse, a cominciare da Wall Street, perché è ben strano che in un mondo stagnante (l'economia globale cresce, meno di prima, quasi soltanto nei paesi emergenti) le borse conoscano un boom continuato da tre anni a questa parte.
Ma preoccupa anche quella immobiliare, con le banche Usa che hanno ripreso il giochetto della cartolarizzazione sottostante i mutui (come nel caso della “crisi dei subprime”), i prezzi folli in Gran Bretagna e la ripresa persino nell'Europa continentale.
La terza è quella dei “social network”, macchine che centrifugano miliardi di contatti e “clienti potenziali” - ma non direttamente vincolati – messi a disposizione della pubblicità “customizzata”. Peccato che in tempi di crisi anche la pubblicità abbia subito drastici tagli di budget, quindi il valore azionario attribuito ai vari Facebook, Twitter e compagnia bella è destinato a essere rapidamente ridimensionato.
Della quarta bolla non parla nessuno, tranne qualche economista borderline o qualche ministro russo. È quella del dollaro, moneta dal valore ormai commisurato soltanto al funzionamento del Pentagono... Ma siccome è un argomento tipo “l'arma fine di mondo”, il silenzio è d'oro.
*****
La previsione che avevamo appena ipotizzato si è materializzata quasi all'istante. Riferisce l'Ansa di pochi minuti fa:
- Il governo italiano ha consegnato al presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy un documento in vista del vertice Ue. Il documento chiede "un nuovo inizio" per l'Europa, d'incoraggiare "le riforme strutturali a livello nazionale" e un nuovo presidente della Commissione che sia "audace e innovativo".

- Van Rompuy - nella bozza da portare al vertice, ancora in via di stesura - parla di "consolidamento di bilancio differenziato e attento alla crescita", "un'agenda positiva per la crescita, la competitività e il lavoro" e "politiche migratorie basate sulla solidarietà".

- E naturalmente Angela Merkel apre a una maggior "flessibilità" in merito al patto di stabilità Ue, che pure deve "essere rispettato".

La cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene possibile un utilizzo "flessibile" del patto europeo di stabilità, che però deve essere rispettato. Lo ha detto il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, nella consueta conferenza stampa oggi a Berlino: "La credibilità deriva dal rispetto delle regole che ci si è dati".

Nelle regole sul deficit si possono considerare i cicli economici negativi: "Un prolungamento delle scadenze" di rientro "è possibile ed è già stato usato". Così il portavoce di Merkel, Steffen Seibert. C'è anche una "clausola sugli investimenti per le riforme strutturali" da verificare nei singoli casi nel rispetto degli accordi, ha aggiunto.

C'è o non c'è una distinzione tra "soci
alisti" e Merkel?

Claudio Conti

http://contropiano.org/internazionale/item/24815-socialisti-europei-indistinguibili-dai-popolari

Il documento integrale presentato da Van Rompuy:

http://contropiano.org/images/1403523035256_DocVanRompuy.pdf


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Whistleblower
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Non ho capito come la pensi tu riguardo alla posizione della maggioranza silenziosa, se si ammoribidirà sul tema dell'esuroscetticismo o no (quindi abbandonando qualsiasi idea di una possibile collaborazione interclassista).
L'articolo di Claudio Conti mi sembra che dal punto di vista degli esiti politici prefiguri un quadro simile a quello che prospetto io ossia che le uniche speranze rimaste sono che o il sistema cadrà sulle sue stesse contraddizioni o che la crescente polarizzazione fra inclusi ed esclusi creerà una polarizzazione talmente forte da generare finalmente una proposta alternativa concreta (speranze abbastanza flebili, per di più).
Non so se lo hai postato intendendo qualcos'altro.


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radisol
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Non ho capito come la pensi tu riguardo alla posizione della maggioranza silenziosa, se si ammoribidirà sul tema dell'esuroscetticismo o no (quindi abbandonando qualsiasi idea di una possibile collaborazione interclassista).
L'articolo di Claudio Conti mi sembra che dal punto di vista degli esiti politici prefiguri un quadro simile a quello che prospetto io ossia che le uniche speranze rimaste sono che o il sistema cadrà sulle sue stesse contraddizioni o che la crescente polarizzazione fra inclusi ed esclusi creerà una polarizzazione talmente forte da generare finalmente una proposta alternativa concreta (speranze abbastanza flebili, per di più).
Non so se lo hai postato intendendo qualcos'altro.

Il sistema, anche se cerca di nasconderle, le sue contraddizioni ce le ha ...

Ad esempio, in altro articolo che ho postato sempre da Contropiano ( ma in parte ripreso dal Correre della Sera) si preannuncia il probabile esplodere, a breve, di ben 3 nuove bolle speculative ... che farebbero saltare tutti gli eventuali "benefici" della terapia d'urto promossa da Draghi ... con buona pace delle cosiddette "politiche espansive" di cui tanto si ciancia ... soprattutto Renzi ...

In più, hanno pure problemi politici propriamente detti ... ci hanno scassato le scatole per mesi con la storia che stavolta gli elettori avrebbero di fatto eletto il presidente della Commissione UE ... che, in base ai risultati elettorali, avrebbe dovuto essere Juncker e nessun altro ... e invece guarda come si stanno scannando ora sull'argomento con candidature decisamente fantasiose, da Enrico Letta a Tony Blair ... candidature chiaramente inventate per "tappare buchi" .... Letta per "premiare" il "trionfo" di Renzi ed al tempo stesso cercare di pacificare definitivamente lo "strappo" interno al Pd ... e contentare con uno zuccherino i "socialisti" eleggendo però il più democristiano tra di loro ... Blair risponde invece soprattutto al ruolo di "freno" rispetto alle posizioni "isolazioniste" inglesi frutto del successo di Farage ed espresse molto chiaramente da Cameron subito dopo le elezioni ...

Per cui, i giochi sono tuttaltro che compiuti ... e non vedo alcun motivo che possa allentare le posizioni "euroscettiche", espresse sia con l'astensione sia coi voti più variegati dalla maggior parte della popolazione Ue ...

Certo, comunque, che un conto è il generico "dissenso" ... un conto è l'organizzazione sociale e politica di questo dissenso ...

E lì la cosa è tutta da costruire ...


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dana74
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naturalmente dipende tutto dalla Merkel. Se non ci fosse lei, chi mai avrebbe perseguito l'austerità?
Il rigore? Nemmeno sarebbe stato inventato....

Il trattato di Maachstricht? Che conta. L'FMI che ordina di stampare? Niente.

Ah giusto. la crescita, quella che sarebbe favorita dai FANTOMATICI quanto TAUMATURGICI investimenti....

ossia MAFIA DELLE GRANDI OPERE

+ flesibilità etc etc etc


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