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La "pietas" per i soldati italiani morti...


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
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LA "PIETAS" PER I SOLDATI ITALIANI MORTI A NASSIRIYA E LA REALTA' DELLA GUERRA

La litania patriottarda dell’Italietta che va in guerra ma vorrebbe immortali i suoi guerrieri è ripartita dopo l’uccisione dei tre militari italiani a Nassiriya (del romeno se ne fregano, perché, ricorda Gigi Sullo, ne muoiono tanti nei cantieri edili). E nel coro melodrammatico le voci del centrosinistra e del centrodestra sono pressoché indistinguibili. «Tragedia nazionale di tutto un popolo», «Un lutto che colpisce e unisce tutta l’Italia», «L’immenso dolore che unisce il Paese», «Piangere tutti insieme i nostri soldati» sono frasi dei leaders dell’Unione che, oltre a segnare la differenza tra la tragica “serietà” bellica dell’imperialismo Usa (69 soldati Usa uccisi negli ultimi 20 giorni: ve lo vedete Bush che invoca la tragedia nazionale?) e il pagliaccesco militarismo nostrano, si subordinano di fatto alla scandalosa tesi della “missione di pace”. Lo stesso avvenne per la strage di carabinieri tre anni fa. Ma da allora c’è stato un enorme salto di qualità nella guerra: in media cento morti, in prevalenza civili, al giorno, lo sterminio di Fallujah, la distruzione delle moschee e la guerra civile immanente, la vistosa crescita della resistenza armata irachena con (cifre Usa) circa 150 azioni al giorno. Chi può ancora fingere che le truppe italiane non siano pienamente corresponsabili di una guerra sempre più cruenta?

Perché dunque la morte dei tre militari (in guerra ci si va ad ammazzare e ad essere ammazzati) dovrebbe essere una “tragedia nazionale”, provocare “un immenso dolore”, se non dei familiari (e il cui dolore naturalmente comprendo e rispetto), “unire tutta l’Italia”, la cui maggioranza, invece, la guerra non l’ha mai voluta? Semplice “pietas”? Ma perché tale “pietas” non scatta mai per le decine di migliaia di civili massacrati in Iraq? Per i cittadini di Fallujah barbaramente sterminati con il fosforo? Per i torturati di Abu Ghraib e delle altre infami carceri Usa? Perché la morte di un italiano o “occidentale” dovrebbe pesare come un macigno e quella di migliaia di iracheni essere leggera come piuma? A me pare che ci sia dell’altro, come già per la “prima” Nassiriya e per il mercenario italiano ucciso. Buona parte del centrosinistra asseconda l’idea funesta degli “italiani brava gente”, in Iraq non a fare i guerrieri, ma a svolgere un “mestiere”, scelto magari per pagare la casa, sistemare i familiari, e in definitiva con l’intento di “aiutare le popolazioni”, in Iraq come in Afghanistan. Di lì ad essere resi martiri o eroi, suscitando il cordoglio nazionale, il passo è breve. Ma, e mi dispiace dirlo dopo - addirittura - Cossiga, «essi, a differenza dei resistenti iracheni, non sono né martiri né eroi, perché non la morte, ma la causa, fa degli uomini martiri ed eroi»; e perché «le nostre sono truppe di occupazione e invasione che hanno ucciso numerosi resistenti iracheni che difendevano l’indipendenza del loro Paese». Già, la resistenza irachena, tabù anche per i leader del centrosinistra che pure stavolta ripetono la giaculatoria del “terrorismo”, mentre tutta la stampa internazionale, Usa in primis, parla di “insorti”, “resistenti”, “guerriglieri, “combattenti” ecc… Anche un’azione bellica, certo spietata come sempre in guerra, che uccide tre militari delle forze di occupazione (non i pacifici turisti del Mar Rosso), è terrorismo? Ci si rende conto della gravità ideologica e politica di questo disconoscimento del diritto alla resistenza, sanzionato nei secoli dall’umanità? Tutto quanto ho scritto qui, è quasi ovvietà fuori dai sempre più soffocanti confini italici. Ma da noi oramai fa scandalo, come ogni frase, slogan, scritta sui muri, e persino fischio “non allineato”. E non sto parlando del “10, 100, 1000 Nassiriya”, sul quale negli ultimi giorni sono stato ossessionato da giornalisti sempre più carnefici/vittime di un meccanismo massmediatico micidiale.

Quello è uno slogan dannoso, è sbagliato esaltare stragi (anche se, nella logica della resistenza irachena, legittime come azioni di guerra). Ma il processo “ai violenti” si allarga a tutto: bruciare una bandiera (errore, perché scarica su un intero popolo le responsabilità dei governi), gridare uno slogan, una scritta sui muri, e persino fischiare una Letizia Moratti sono atti considerati ben più gravi che buttare il fosforo a Fallujah, massacrare migliaia di civili, torturare e rapire resistenti. Si vuole stroncare, chiedendo la complicità al centrosinistra, qualsiasi pensiero “non conforme “ e “non allineato”: si vuole imporre che la guerra si chiami pace, la sopraffazione giustizia, il dominio libertà. E chi non ci sta, come mi hanno urlato in Tv Buttiglione e Magdi Allam, o in galera o isolato dal consesso umano come lebbroso moderno. E’ strano se in tale contesto avanzo dubbi sulla volontà della maggioranza del centrosinistra di ritirare subito TUTTE le truppe, senza sostituirle con presunti “ricostruttori” (ma de che?), e se, conseguentemente, invito il movimento anti-guerra a prevedere il miglior utilizzo, di massa e unitario, delle due imminenti scadenze del 2 giugno, parata del bellicismo italico, e del voto alle Camere per il rinnovo del finanziamento delle missioni militari, ivi compresa quella afghana, non più accettabile di quella irachena?

Piero Bernocchi
(Fonte: lettera a "Liberazione" pubblicata il 1º maggio)
Visto su: http://ripensaremarx.splinder.com/
3.05.06


Citazione
marzian
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 521
 

Splendida lettera! L'autore, Piero Bernocchi, è il degno rappresentate dei Cobas, l'unico sindacato italiano sempre in prima linea nelle manifestazioni per la pace.

Bertinotti è arrivato a espellere dal partito Marco Ferrando dopo che aveva definito la missione italiana per quello che è: un'occupazione militare nel nome dell'Eni a cui gli Iracheni stanno opponendo resistenza.

E non parliamo di Diliberto:

In questi anni dal vostro partito si è sentito spesso parlare di "resistenza irachena": dopo i fatti di ieri di Nassiriya, conferma questa definizione?

"Io non ho mai parlato di resistenza irachena".
http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=2238

Grazie Cobas.


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Sancho_Panza
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 12
 

Splendido articolo, ma de che ?
senza nulla togliere a quanto scritto dall'autore - che condivido pienamente - non riesco ancora a capacitarmi che possa essere un articolo interessante, a me sembra la pura e semplice verità, ha detto quello che bisognava dire, è angosciante pensare che solo in questo forum ed in pochi altri siti italiani si trovano tali articoli estranei ai mass-media.
E' angosciante pensare di essere d'accordo con Kossiga.


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Zret
 Zret
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2925
 

Da aggiungere che i militari sono stati uccisi da...


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FeraLupus
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 14
 

Condivido pienamente quello che dici. La morte di tre militari in zona di guerra sta forse colmando quella voglia di eroi che noi italiani abbiamo sempre avuto fin da quando abbiamo perso la seconda guerra mondiale ed ho ancora qualche dubbio sul fatto che abbiamo vinto la prima.
Non si spiega altrimenti tutta questa retorica rispolverata per i militari mentre la morte di un carabiniere durante l'adempimento del proprio dovere in zona che non dovrebbe essere di guerra è passata quasi inosservata. Questo è il vero eroe che nella quotidianità di una vita normale in un paese pacifico mette a repentaglio la propria vita, mi piacerebbe sapere quali rappresentanti del governo sono o andranno al suo funerale.
Senza nulla togliere alla morte dei tre militari in iraq che va giustamente celebrata non possiamo permettere questa distinzione.
Per il resto concordo sul fatto che l'informazione dal teatro di guerra è parziale e di parte ma per fortuna ogni tanto qualcuno con gli attributi, mettendo a rischio anche la propria vita, riesce a diradare la cortina della disinformazione.


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