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La razionalità dei tempi moderni


GioCo
Noble Member
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Con piacere leggo Blondet e vedo che spesso i suoi articoli compaiono qui su CDC. Leggevo poco fa questo articolo che parla del terzo escluso, un principio secondo cui non sarebbe possibile considerare qualcosa sia vera che falsa. Ciò però non riguarda minimamente la logica esperienziale, cioé il 99% della esperienza che facciamo. Qualche esempio? Le nuvole sono vere? L'arcobaleno è vero? La vita è vera? Il tempo è vero?
Come si vede tutte queste "categorie" di esperienza empirica, come infinite altre non appartengono alla discriminazione "vero" o "falso", sono perciò definibili come "neutre" o vere nel contesto.
Se per esempio dico che è vero che le nuvole sono un effetto ottico di rifrazione della luce dovuta alla presenza di una particolare concentrazione di umidità sospesa nel cielo e compressa dall'atmosfera, ho contestualizzato un fenomeno e quindi l'ho reso vero. ù

Quindi se dico che un film è vero, cosa intendo? Intendo che la storia è una ricostruzione della realtà? Ma è vera una ricostruzione? Intendo che le immagini sono relistiche, senza modifiche di post-produzione, ma è vero un film "realista"? Intendo che la verità che racconta è un idea di verità è una realtà verificabile scientificamente?
Diciamo che in tutti i casi le categorie di "vero" e "falso" iniziano ad entrare in profonda crisi e questo non solo e non tanto per l'intriseca ambiguità espositiva, ma soprattutto perché il media, il mezzo con cui "vero" e "falso" e canalzzato verso l'osservatore, rende l'informazione sempre non verificabile. Quindi, dato che la mente non ha un suo modo per verificare, deve accettare ciò che il mediatore dichiara essere vero, quindi "vero" diventa semplicemente solo ciò che il mediatore dichiara, che può essere letteralmente qualunque cosa. Non solo, dato che la mente è uno strumento concepito per costruire solidità nella dimensione del sogno, qualunque cosa diventa perpetuamente il contrario di se stessa, pur rimanendo graniticamente inalterata. Per ciò abbiamo effetti psicotici di massa, per cui certe realtà possono coesistere tranquillamente con altre che le smentiscono apertamente.

Sarebbe logico supporre che basta stare attaccati alla realtà e non ai media per uscire dalla buca del bianconiglio, cioè per consentire alla mente di rentegrare quelle facoltà raziocinanti minime che possono restituire un pochino (ma proprio pochino) di difesa. Ma il problema è che non c'è nessun modo per "accorgersi" di essere usciti dalla tana del bianconiglio finché non si è usciti effettivamente. Potremmo chiamarlo "incubo del risveglio" e consta di questo altro effetto della mente: come faccio a sapere di "essere sveglio"?
Non lo so. Lo suppongo. Questa tragedia di fondo smentisce in modo categorico il terzo escluso: se non so definirmi sveglio, come faccio a sapere che la mia valutazione di quanto vedo è vera? Non posso. Lo devo supporre.

Posso così supporre che adesso sto leggendo un articolo di GioCo su un computer, ma non c'è niente che può rassicurarmi sul fatto che sia stato scritto e che tu adesso lo stia leggendo. Tutto ciò che si può fare è dare per scontato che sia così e proseguire sulla scia delle conseguenze di questa posizione di partenza. La logica razionale si basa su assunti che non mette in discussione perché altrimenti non si potrebbe applicare la logica razionale. Sono cioè assunti autodeterminati, unilateralmente: li prendi così perché sennò tutto il resto non esiste. Ma, putroppo quegli assunti non ci dicono nulla di certo circa la possibilità che la razionalità sia vera. La razionalità di cui parliamo normalmente insomma è costruita su dichiarazioni proprie del sillogismo aristotelico, ma che per definizione non sono ne vere ne dimostrabili. Sono assunti di partenza che ci permettono certe considerazioni ma ne escludono altre. Sono potenti strumenti congnitivi, indubbiamente, ma bisogna saperli estremamente fragili e limitati, non dogmi assoluti, men che meno indicazioni scritte sulla pietra su cosa sia o non sia lecito.

La vita non è costruita su dicotomie valutative, ma su convenienze pratiche che della logica semantica aristotelica in genere fanno tante pippe per citrulli.

Un altra logica è quella emotiva, estremamente più forte e coerente per spiegare i tanti fatti che ci accadono attorno. Un altra ancora è la logica politica e del potere che si concentra oggi sul desiderio di possesso e di potere, cioè due dimensioni emotive (in questo senso quindi è un sottogruppo della logica emotiva). Un altra ancora è la dimensione religiosa che si concentra sulla logica sovrumana, cioè ciò che sta oltre l'uomo e lo sovrasta nelle sue qualità proprie (quelle mentali) come la propensione a dare un significato a tutte le cose.
Queste differenti logiche, partono da differenti assunti di base. Ad esempio la logica emotiva si basa sui legami affettivi costruiti nella prima infanzia.

Sfortunatamente la mente economizza tutto, quindi tende a non fare differenze tra le differenti logiche, sicché è facilissimo confonderle e mischiarle, avere ad esempio comportamenti razionali in luogo di quelli emotivi e comportamenti emotivi in luogo di quelli razionali.
Il contesto dovrebbe guidarci, peccato che noi saremmo nati per stare in un contesto ben diverso da quello artificioso e urbano che ci siamo costruiti attorno, contesto che può tutto, tranne che dirimere le nostre confusioni.

Se a questo si somma il problema del potere, si capisce come certi uomini, per poter occupare indisturbati una gerarchia che nella mente di tutti gli altri "sta di sopra", come gli dei o gli angeli, non possono che inventarsi mezzi per aumentare la confusione che abbiamo già di base. Tutto diventa lecito pur di aumentare quella confusione tra le differenti logiche in modo che si applichi il più possibile quella sbagliata al momento sbagliato. In questo modo, il potere apparirà l'unica guida in grado di dire "cos'è giusto" e di contro "cos'è vero".


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[Utente Cancellato]
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Non è che con questo post lasci possibilità di commentare, GioCo!
Ha detto tutto lei, è una mera questione di convenzione, la verità e quindi la realtà è una convenzione. 😉


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gix
 gix
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Registrato: 3 anni fa
Post: 78
 

Se siamo in una matrix non c'è modo di saperlo, a meno che questa non cominci a scassarsi e fare errori, come il déjà-vu del gatto che passa due volte di seguito nello stesso punto. Ma è proprio il contrasto tra le cose, i pensieri, le visioni, le convenzioni, le sensazioni, che ci permette quantomeno di provare ad interpretare. Certo, tutto è limitato dai nostri sensi e dalle nostre capacità, ma se non ci è dato sapere il come e il perché delle cose, allora c'è qualcosa che non si spiega, ovvero il dubbio, la spontaneità delle domande anche banali che ci poniamo dalla mattina alla sera.


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