La sconosciuta storia di Giuseppina Ghersi

Di Salvatore Santoru

Una delle storie meno conosciute riguardante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale in Italia è quella di Giuseppina Ghersi, una 13enne che fu violentata e uccisa perché si trovava sul "lato sbagliato" della storia, ma non per questo non deve essere ricordata.

La vicenda incominciò il pomeriggio del 25 aprile 1945 quando un gruppo di partigiani si presentarono a casa della famiglia Ghersi, proprietaria di un piccolo negozio di frutta e non avente simpatie per il regime fascista, per chiedergli del materiale di medicazione che viene dato senza problemi.
Il 26 aprile, però i coniugi Ghersi vengono fermati da due partigiani armati, che li portano al campo di concentramento di Legino, uno dei sette campi di concentramento istituiti dai partigiani durante la fine della guerra( http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento#Campi_di_concentramento_partigiani). Poco dopo vengono arrestati gli altri componenti della famiglia tranne la piccola Giuseppina, che in quel periodo risulta ospite di amici.

I due coniugi chiedono ai partigiani i motivi della detenzione e gli viene detto che si tratta di un semplice controllo, visto che hanno bisogno di interrogare la loro figlia visto che,anni prima, a seguito della vincita di un concorso nazionale scolastico aveva ricevuto una lettera dall'entourage di Mussolini per complimentarsi di ciò, come accadeva normalmente.Per questo innocuo episodio i partigiani garibaldini sospettano che la bambina sia una spia del regime fascista.

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