La sinistra postmod...
 
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La sinistra postmoderna è nata morta


MatteoV
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“Unire la sinistra” è il vecchio appello da Seconda Repubblica caduto in disgrazia, che talvolta qualcuno tenta di riportare in auge. Adesso è la volta di Giuliano Pisapia che propone un cartello elettorale dai contorni vaghi e sfumati, il “Campo progressista”, l’ennesima riedizione delle tante “sinistre unite” fallite. Già prima Bertinotti e poi Ferrero e Vendola provarono a inventarsi nuovi marchi da apporre all’aggregazione multiforme che chiamavano “sinistra”. Tutti questi schieramenti hanno fatto la stessa triste fine.
L’ostracismo contro le ideologie, in particolare contro la teoria marxista, diede vita a una creatura deforme, la sinistra postmoderna, una fazione eterogenea, senza contorni definiti, priva di una tradizione politica – considerata un pesante fardello di cui disfarsi – con un’organizzazione evanescente e senza una solida struttura di partito. Tenuta assieme dal generico appellativo di “sinistra”, non ha un fine universale, un ideale di rifondazione della società, ma tanti piccoli scopi particolari da perseguire all’interno della struttura sociale vigente che non viene mai criticata. Per questo assumono un ruolo primario i diritti civili, mentre vengono trascurati, fin quasi a dimenticarli, quelli sociali, sacrificabili sull’altare delle “alleanze progressiste”. I diritti civili, infatti, possono essere perseguiti all’interno dei rapporti sociali esistenti, senza la necessità di giungere a uno scontro con le classi dominanti, con le quali, anzi, ci si allea... [CONTINUA]


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