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La vergogna dell'Ici


Tao
 Tao
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C’ è un fantasma che s’aggira per l’Italia. Il fantasma dell’Ici «non pagata» dalla Chiesa cattolica sulle attività a fini di lucro che si svolgono all’ombra dei campanili. Il fantasma che sarebbe figlio di un’ingiusta esenzione di legge.

I fantasmi non esistono, e questo in particolare è una pura invenzione. Nessuna legge stabilisce un simile «privilegio». Le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa sono tenute a pagare l’Ici sugli immobili che le ospitano e tutte le altre imposte previste esattamente come ogni attività commerciale. Gli immobili di proprietà di enti religiosi dati in affitto sono assoggettati all’Ici e alle altre forme di tassazione come qualunque altro immobile dato in affitto. L’abbiamo scritto un’infinità di volte, e un’infinità di volte l’abbiamo dimostrato con le nostre inchieste giornalistiche: citando la norma, illustrando casi, fornendo dati, pubblicando i bollettini dei pagamenti di presunti evasori indicati (con clamore e nessuna verifica) su altri mass media... Un’infinità di volte abbiamo spiegato che se qualcuno cercasse di non pagare il dovuto su attività a fini di lucro riconducibili alla Chiesa, violerebbe la legge e meriterebbe di esser sanzionato: i Comuni hanno i mezzi per farlo. Un’infinità di volte abbiamo chiarito che le esenzioni previste per le attività solidali e culturali svolte senza l’obiettivo di guadagnarci riguardano non solo la Chiesa cattolica, ma ogni altra religione che abbia intese con lo Stato italiano e ogni altra attività non profit di qualunque ispirazione, laica o religiosa.

Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. E chi riaccende ciclicamente la campagna di mistificazione sull’«Ici non pagata» non lo fa per caso, ma perché intende creare confusione e, nella confusione, colpire e sfregiare un doppio bersaglio: la Chiesa e l’intero mondo del non profit. Non sopportano l’idea che ci sia un «altro modo» di usare strumenti e beni. Vorrebbero riuscire a tassare anche la solidarietà, facendo passare l’idea che sia un business, un losco affare, una vergogna. E vogliono farlo nel momento in cui la crisi fa più male ai poveri, ai deboli, agli emarginati, alle persone comunque in difficoltà. Sono militanti del Partito radicale e politicanti male ispirati e peggio intenzionati. Battono e ribattono sullo stesso falso tasto, convinti che così una menzogna di venti verità. E purtroppo trovano anche eco. Ma una menzogna è solo una menzogna. È questa la «vergogna dell’Ici».

Marco Tarquinio
Fonte: www.avvenire.it
Link: http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/lavergognadellIci.aspx
7.12.2011


Citazione
Truman
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Martedì, 06 Dicembre 2011

COMUNICATO STAMPA
DOPO L'INCONTRO CON ANTONIETTA POTENTE AL CIPAX, IL 1° DICEMBRE 2011

Che cosa c’entra il Concordato tra Chiesa e Stato; che cosa c’entra il pagamento dell’ICI richiesto agli enti ecclesiastici con la Pace e il Bene comune?

Antonietta Potente, nel terzo incontro organizzato dal Cipax e da altre associazioni giovedì scorso sulla problematica de “I Beni comuni per la Pace Giusta”, ha analizzato il tema in una prospettiva etica non astratta, ma concreta ed esistenziale, sottolineando gli impegni che devono far scendere i principi morali dalla teoria alla pratica.

Ha iniziato col dire che “oltre ad essere preoccupati per come vanno le cose sociali ed economiche, ci rendiamo conto che il parlare di bene comune ha qualcosa di molto retorico... Il "bene" appare sempre più privato e sempre meno comune. Dagli individui, alle associazioni; dai partiti, alle chiese e alle religioni, tutti sembriamo preoccupati della nostra sopravvivenza, anche quando non lo ammettiamo. La situazione economica mondiale mette sempre più in evidenza l’ansia per il “mio bene”, più che per il bene in generale. D’altra parte, il "bene" è sempre più legato ai beni, alla loro quantità, per alcuni e alla minima necessità per altri… Averne pochi o tanti è significativo non solo nel mondo umano ma anche nel mondo della biodiversità cosmica. Il legame che esiste tra il bene e i beni, dunque, è sempre più intimo, ma allo stesso tempo, è sempre più compromesso… Alcuni dicono che abbiamo dimenticato il bene, perché sono subentrati i beni; ma forse, ciò che dovremmo cominciare a domandarci è quando e come abbiamo incominciato a chiamare le cose, oggetti e accessori, mobili ed immobili, beni? Chi ha compiuto questo interessante passaggio dal bene ai beni?”

Ma poi venendo a noi ha significativamente aggiunto: “al di là di questa storia del bene e dei beni, guardiamo la realtà. Oggi mentre il mondo si agita sotto l'antico spettro di una crisi diventata oramai cronaca quotidiana di una morte annunciata, secondo il titolo dell'opera dello scrittore colombiano Garcia Marquez, al di là di ogni lettura ideologicamente viziata sulla questioni del bene divenuto
capitale e in seguito capitali, ciò che più ci colpisce è la realtà.
Denunciamo sprechi, denunciamo ingiuste manovre economiche forzate dagli organismi finanziari internazionali, ma c'è qualcosa che a mio avviso mette in discussione i nostri impegni. Alcuni credenti cattolici chiedono alla chiesa di pronunciarsi sulla questione economica internazionale e, in qualche modo, tra diplomazia e opportunismi vari, la chiesa ufficiale riesce a lanciare neutralissimi comunicati anche se sempre accompagnati da fervorosi e moralistici appelli, rivolti, per altro, a credenti e non credenti. Ma ciò che non facciamo mai è chiedere delle vere e proprie riforme nell'ambito delle finanze e delle economie della chiesa.”

Da qui la richiesta da parte dei cattolici –per il bene stesso della Chiesa e per fedeltà a Gesù- oltre che della trasparenza dello IOR, quella di pretendere che gli enti ecclesiastici paghino l’Ici, e che infine si possa chiedere la rinuncia ai privilegi concordatari.

L’assemblea approvando tali sollecitazioni si è proposta di organizzare un’iniziativa l’11 febbraio, storica data della firma dei Patti Lateranensi tra Pio XI e Mussolini nel 1929.

Sede: Via Ostiense 152/B, 00154 Roma
Telefono / Fax 00.39 / 06.57.28.73.47
Mail:[email protected]


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Anais
Estimable Member
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http:// www.repubblica.it

Il dossier

Palazzi, scuole, alberghi e ospedali
tutti gli immobili di "Vaticano spa"

Solo a Roma ci sono 23mila tra terreni e fabbricati. Cresce la protesta per l'esclusione delle proprietà ecclesiastiche dall'Ici. Che potrebbe fruttare fino a tre miliardi l'anno. Ieri una ventina di deputati del Pd ha presentato una proposta di legge per estendere la tassazione ai beni di oltre Tevere. Ma riscuotere è quasi impossibile di ETTORE LIVINI
Palazzi, scuole, alberghi e ospedali tutti gli immobili di "Vaticano spa"
QUASI 160mila persone in fila su Facebook nel gruppo "Vaticano pagaci tu la manovra". Un fiume di messaggi (venti al minuto ieri sera) su Twitter alla voce Ici-Chiesa.

IL TESTO DELLA MANOVRA 1 / DOSSIER LE MISURE 2

La manovra Salva-Italia ha riaperto una ferita mai chiusa: quella delle esenzioni fiscali della Santa Sede Spa. Il loro valore reale è materia di discussione accademica: 3 miliardi l'anno dicono i Radicali (che nel mazzo infilano anche il miliardo dell'8 per mille). Poche centinaia di milioni - rispondono oltreTevere - meritatissimi da chi tra oratori, mense e servizi di assistenza finisce per tappare (gratis) i buchi del welfare pubblico.

Guida alla manovra, 24 pagine da sfogliare 3

Unica certezza: la Ue ha aperto un'indagine per aiuti di stato sulle leggi salva-Vaticano: l'esenzione-Ici per le realtà no profit (laiche e cattoliche) e lo sconto del 50% sull'Ires per associazioni di assistenza e beneficenza. Una norma utilizzata in qualche caso da suore e preti - sospetta la Ue - per far funzionare ospedali, scuole e hotel facendo concorrenza ai privati. Il capitolo più delicato, come testimonia il dibattito in rete, è quello dell'Ici-Imu. La stangata sulla casa costerà 11 miliardi agli italiani. E in molti chiedono che anche la Chiesa faccia la sua parte: ieri lo hanno fatto con una proposta di legge venti deputati Pd.

Vaticano Real Estate
Quanto vale il patrimonio immobiliare della Chiesa? Una stima reale non esiste. I beni del Vaticano sfuggono a qualsiasi radiografia catastale. L'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), l'ombrello ufficiale del mattone di Dio, ha a bilancio beni per soli 50 milioni, ma si tratta di valori storici inattuali. In realtà ogni congregazione è un piccolo impero immobiliare a sé, in costante metamorfosi: solo a Roma, per dare un'idea, ci sono circa 10mila testamenti l'anno a favore del clero.

Secondo il Gruppo Re, una società che gestisce immobili per gli enti ecclesiastici, il 20% del real estate italiano fa capo in un modo o nell'altro a realtà religiose. Le stime di settore parlano di qualcosa come 115mila immobili, quasi 9mila scuole e oltre 4mila tra ospedali e centri sanitari. A Roma sotto il cappello del Santa Sede ci sono 23mila tra terreni e fabbricati, 20 case di riposo, 18 istituti di ricovero, 6 ospizi. Solo il patrimonio di Propaganda Fide - finita nell'occhio del ciclone per la gestione disinvolta dei suoi appartamenti - vale qualcosa come 9 miliardi.

Un impero (quasi) esentasse
Le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa - l'ha ribadito ieri "L'Avvenire" - "sono tenute a pagare l'Ici e lo fanno. E chi non lo fa merita di essere sanzionato". Vero? Purtroppo è difficile dirlo. Perché la legge al riguardo è ambigua. Il Governo Berlusconi nel 2005 aveva esentato dall'imposta tutti gli immobili di enti no-profit senza distinzioni sul loro utilizzo. La minaccia di un'indagine Ue aveva convinto l'esecutivo Prodi a limitare il beneficio agli edifici "che non hanno esclusivamente natura commerciale". Il problema è l'avverbio.

Nessuno, nemmeno quei mangiapreti dei Radicali, pretende che oratori e parrocchie paghino l'Ici. Nel mirino c'è l'immensa zona grigia in cui si trovano migliaia di altri beni della Santa Sede. Palazzi e ville trasformati in alberghi. Scuole private e ospedali che fan concorrenza a prezzi salatissimi con il pubblico. Oratori diventati palestre Vip. Oppure le 214 case per ferie censite sul sito di Roma Turismo, punta dell'iceberg di quel business del turismo religioso che nella capitale - come lamenta Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma - muove 10mila posti letto e 700 milioni di giro d'affari l'anno. Senza il fastidio dell'Ici.

La guerra in tribunale
Di casi come questi ce ne sono a migliaia in tutta Italia. La Cassazione ha obbligato l'Alma Mater, la clinica delle Suore infermiere dell'Addolorata di La Spezia, a pagare 38.327 euro di Ici perché lavorava a fine di lucro con pazienti privati. "In Provincia abbiamo un centinaio di situazioni di questo genere", racconta Paola Michelini, assessore al bilancio della città ligure. Cagliari ha spedito a decine di enti religiosi cartelle esattoriali ("tutte oltre i 50mila euro", dicono all'ufficio tributi) secondo un criterio semplice: nessuna richiesta alla scuola privata che accoglie i bimbi a rischio del tribunale dei minorenni.

Avvisi di riscossione invece a realtà come l'istituto Infanzia Lieta, dove si pagano fior di rette in concorrenza con la scuola pubblica o alla Casa della Studentessa delle Figlie di San Giuseppe, "130 camere usate d'inverno per le figlie delle famiglie più ricche e d'estate per i turisti". Le cartelle finiscono di solito in tribunale. E l'equivoco sulla natura "non esclusivamente commerciale" ha portato a una giurisprudenza confusa sull'argomento.

La posta in ballo
Quanto vale l'Ici (o l'Imu) non pagata sugli edifici della Chiesa? Anche qui dipende dall'avverbio. L'ufficio studi dell'Anci ha stimato qualche anno fa un gettito potenziale di 400-700 milioni di euro. L'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) si è spinta fino ai 2,2 miliardi.

Luca Antonini, presidente della Commissione attuazione del federalismo fiscale, è più prudente. "Un'elaborazione del Tesoro fatta incrociando le dichiarazioni degli enti non commerciali con Irap e Iva, stima un gettito Imu di 70-80 milioni dal patrimonio ecclesiastico davvero "commerciale"". Il discrimine è il solito: l'"esclusivamente". Propaganda Fide e Apsa sono il secondo e terzo contribuente tra gli enti non commerciali a Roma, per carità. Ma solo un po' di attività d'indagine del Comune della capitale sull'effettivo utilizzo degli edifici ecclesiastici ha portato dal 2005 ad oggi al recupero di 9,3 milioni di tasse.

(08 dicembre 2011)


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Pellegrino
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2635
 

...se lo dicono i "Fratelli" de La Repubblica ....


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