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L'Aldilà Secondo le Grandi Religioni


Salvathor
Noble Member
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Malgrado una serie di evidenti differenze dottrinali, tutte le grandi religioni condividono un principio fondamentale: gli esseri umani sono immortali ed il loro spirito proviene da una dimensione divina dove è dato loro di fare ritorno.

Fin dalle prime forme di espressione spirituale, fu questa la grande promessa e speranza offerta dalle grandi religioni ai rispettivi fedeli. La risposta eterna del credente al cinismo dei materialisti che affermano che la morte sia la fine.

Gli antropologi possono solo teorizzare che i primi homo sapiens (30.000 a.C.) praticassero sepolture rituali di tipo religioso. La cosa certa è che seppellissero i loro defunti con cura, corredando le tombe con alimenti, armi e manufatti di vario genere. Anche i neanderthal (100'000 a.C.) includevano cibo, utensili in pietra, conchiglie e decorazioni nelle tombe dei loro defunti, spesso ricoprendoli con un pigmento rosso. Poiché non esistono testimonianze scritte circa lo scopo di simili usanze funerarie (la scrittura si sviluppò intorno al quarto millennio a.C.), possiamo presumere che il corredo funerario fosse motivato dalla credenza che la morte non fosse la fine. Il membro defunto della tribù o del clan aveva bisogno di cibo e protezione affinché il suo viaggio nell'oltretomba fosse il più comodo e sicuro possibile. In qualche modo era dato per scontato che qualcosa della persona sopravvivesse alla morte.

Tale componente umana in grado di sopravvivere alla morte è nota nel Cristianesimo, nell'Islam e nell'Ebraismo con il nome di anima, ovverosia l'essenza della singola persona chiamata a rispondere delle proprie azioni terrene. L'Induismo percepisce questa essenza spirituale come la porzione divina di ogni essere vivente, l'Atman, che è eterno e persegue il ricongiungimento con l'Anima Universale, o Brahman. Il Buddismo insegna che un individuo non è che una combinazione transitoria di cinque aggregati (skandha): materia, sensazione, percezione, predisposizione, e coscienza, e che dunque non sia in possesso di un'anima eterna. Tra i principali credo, solo il Buddismo non concepisce una componente metafisica eterna che sopravviva alla morte. Ad ogni modo tutti i credo sono concordi nel ritenere che dopo l'abbandono del corpo fisico lo spirito passi ad un'altro stato di esistenza. Alcuni sostengono che ascenda in un paradiso o discenda in un inferno. Altri che possa rinascere in un nuovo corpo oppure confluire nell'eterna unità divina. Il Cristianesimo originario, l'Islam e l'Ebraismo concordano nel prevedere la resurrezione del corpo fisico, che avrà luogo nel giorno del Giudizio Universale. In linea generale comunque l'anima è considerata di maggior rilevanza rispetto al corpo da essa 'occupato' durante l'esistenza terrena. Il gusciomateriale in cui l'anima dimora non è che l'argilla o cenere in cui Dio ha infuso il soffio della vita. Il corpo fisico è qualcosa che l'essere umano ha, non ciò che è.

Continua su:
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/02/laldila-secondo-le-grandi-religioni.html


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Affus
Famed Member
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Malgrado una serie di evidenti differenze dottrinali, tutte le grandi religioni condividono un principio fondamentale: gli esseri umani sono immortali ed il loro spirito proviene da una dimensione divina dove è dato loro di fare ritorno.

Fin dalle prime forme di espressione spirituale, fu questa la grande promessa e speranza offerta dalle grandi religioni ai rispettivi fedeli. La risposta eterna del credente al cinismo dei materialisti che affermano che la morte sia la fine.

Gli antropologi possono solo teorizzare che i primi homo sapiens (30.000 a.C.) praticassero sepolture rituali di tipo religioso. La cosa certa è che seppellissero i loro defunti con cura, corredando le tombe con alimenti, armi e manufatti di vario genere. Anche i neanderthal (100'000 a.C.) includevano cibo, utensili in pietra, conchiglie e decorazioni nelle tombe dei loro defunti, spesso ricoprendoli con un pigmento rosso. Poiché non esistono testimonianze scritte circa lo scopo di simili usanze funerarie (la scrittura si sviluppò intorno al quarto millennio a.C.), possiamo presumere che il corredo funerario fosse motivato dalla credenza che la morte non fosse la fine. Il membro defunto della tribù o del clan aveva bisogno di cibo e protezione affinché il suo viaggio nell'oltretomba fosse il più comodo e sicuro possibile. In qualche modo era dato per scontato che qualcosa della persona sopravvivesse alla morte.

Tale componente umana in grado di sopravvivere alla morte è nota nel Cristianesimo, nell'Islam e nell'Ebraismo con il nome di anima, ovverosia l'essenza della singola persona chiamata a rispondere delle proprie azioni terrene. L'Induismo percepisce questa essenza spirituale come la porzione divina di ogni essere vivente, l'Atman, che è eterno e persegue il ricongiungimento con l'Anima Universale, o Brahman. Il Buddismo insegna che un individuo non è che una combinazione transitoria di cinque aggregati (skandha): materia, sensazione, percezione, predisposizione, e coscienza, e che dunque non sia in possesso di un'anima eterna. Tra i principali credo, solo il Buddismo non concepisce una componente metafisica eterna che sopravviva alla morte. Ad ogni modo tutti i credo sono concordi nel ritenere che dopo l'abbandono del corpo fisico lo spirito passi ad un'altro stato di esistenza. Alcuni sostengono che ascenda in un paradiso o discenda in un inferno. Altri che possa rinascere in un nuovo corpo oppure confluire nell'eterna unità divina. Il Cristianesimo originario, l'Islam e l'Ebraismo concordano nel prevedere la resurrezione del corpo fisico, che avrà luogo nel giorno del Giudizio Universale. In linea generale comunque l'anima è considerata di maggior rilevanza rispetto al corpo da essa 'occupato' durante l'esistenza terrena. Il gusciomateriale in cui l'anima dimora non è che l'argilla o cenere in cui Dio ha infuso il soffio della vita. Il corpo fisico è qualcosa che l'essere umano ha, non ciò che è.

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carissimo , informati bene , non esistono testimonianze antropologiche che superano gli ottomila anni riguardanti l uomo sulla terra , anche tu credi alle favole passate per scientifiche dalla quella oddissea omerica che passa per scienza antropologica . Le prove del carbonio radioattivo sono una cacata , non servono a niente !!! le prime tracce di scrittura umana non superano i 3,500 anni sulla terra !! queste sono prove storiche non le menzogne evoluzioniste ! L uomo di neahndethal è del 800 d. c. infomati bene !!!!


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Giancarlo54
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2622
 

millennio a.C.) Il Cristianesimo originario, l'Islam e l'Ebraismo concordano nel prevedere la resurrezione del corpo fisico

L'Islam non so, il cristianesimo originario non so cosa sia, ma l'ebraismo escludo che preveda la resurrezione del corpo.


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il_navigante
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 29
 

Malgrado una serie di evidenti differenze dottrinali, tutte le grandi religioni condividono un principio fondamentale: gli esseri umani sono immortali ed il loro spirito proviene da una dimensione divina dove è dato loro di fare ritorno.

il termine 'spirito' (diverso da 'anima') in quanto componente dell'essere umano, si trova effettivamente richiamato in tutte le Tradizioni.
Lo Spirito designa la parte "Spirituale" e immortale dell'essere umano, è una scintilla luminosa della Luce primordiale, mentre l'anima (psiche) è la modalità legata al corpo e a questo mondo.

Alcuni esempi :
Spirito e anima (cristiani)
Ruach e nephlesh (ebraici)
Pneuma e psiché (greci)
Ruh e nafs (islam)
Buddhi e atma (indù)

in arricchimento di quanto già scritto da Salvathor, riporto un breve accenno introduttivo sulle tre modalità Spirito, Anima e Corpo, costituenti l'essere umano, che mi auguro possano essere di aiuto per lo sviluppo di questo importante e fondamentale tema dell'Aldilà. Come dicono alcuni, quando per l'essere umano arrivare la morte, si sveste del suo abito corporeo e psichico e lo lascia in questo mondo come un vestito vecchio che non serve più,(simbolicamente come fa il serpente quando cambia la sua pelle) e libera la sua componente spirituale immortale che prosegue il suo 'viaggio di ritorno' verso il Principio Supremo di ogni cosa, dal quale tutto deriva.

SPIRITUS, ANIMA, CORPUS

La divisione ternaria è la più generale e nel medesimo tempo la più semplice che si possa stabilire per definire la costituzione di un essere vivente, e in particolare quella dell'uomo, perchè, bene inteso, la dualità cartesiana dello "spirito " e del "corpo" , che si è imposta in qualche modo a tutto il pensiero occidentale moderno; non può in alcuna maniera corrispondere alla realtà. La distinzione dello spirito, dell'anima e del corpo è d'altronde quella che è stata unanimemente ammessa da tutte le dottrine tradizionali dell'Occidente, sia nell'antichità che nel medio-evo; il fatto che si sia giunti in seguito a dimenticarla ad un punto tale da non vedere nei termini di "spirito " e di "anima" che delle specie di sinonimi, d'altronde abbastanza vaghi e di usarli indistintamente l'uno per l'altro, mentre designano propriamente realtà di ordine differente, è forse uno degli esempi più sorprendenti che si possa dare della confusione caratterizzante la mentalità moderna. Quest'errore ha d'altronde conseguenze che non sono tutte d'ordine puramente teorico, e così esso è evidentemente tanto più pericoloso; ma qui non dobbiamo occuparci di ciò, e vogliamo solamente, in merito alla divisione ternaria tradizionale, precisare qualche punto che ha un rapporto più diretto col soggetto del nostro studio.

Questa distinzione dello spirito, dell'anima e del corpo è stata applicata sia al "macrocosmo" che al "microcosmo", la costituzione dell'uno essendo analoga a quella dell'altro, sicchè si deve necessariamente ritrovare elementi che si corrispondono rigorosamente da una parte e dall'altra. Questa considerazione, per i Greci, sembrava riattaccarsi soprattutto alla dottrina cosmologica dei Pitagorici, che d'altronde non facevano in realtà che "riadattare" insegnamenti molto più antichi; Platone si è ispirato a questa dottrina e l'ha seguita molto più da vicino di quanto si creda ordinariamente, ed è in parte per questo intermediario che qualche cosa se ne è trasmessa a filosofi posteriori, come per esempio gli Stoici. I Pitagorici consideravano un quaternario fondamentale che comprendeva in primo luogo il Principio, trascendente in rapporto al Cosmo, poi lo Spirito e l'Anima universali, ed infine la Hylè primordiale; occorre notare che quest'ultima, in quanto pura potenzialità, non può essere assimilata al corpo, e che essa corrisponde più alla « Terra » della Grande Triade che a quella del Tribhuvana, mentre lo Spirito e l'Anima universali richiamano palesemente gli altri due termini di quest'ultimo. Quanto al Principio trascendente, corrisponde sotto certi riguardi al "Cielo" della Grande Triade, ma tuttavia, d'altra parte, si identifìca anche all'Essere o all'Unità metafisica, vale a dire al Tai-ki; sembra che qui manchi una distinzione netta, che d'altronde non era forse richiesta dal punto di vista, molto meno metafisica, e più cosmologico, su cui il quaternario di cui si tratta era stabilito. (..)

Naturalmente, queste osservazioni da noi formulate a proposito della costituzione del macrocosmo" si applicano altrettanto bene nei riguardi dello spirito e dell'anima nel "microcosmo"; vi è soltanto il corpo che mai può essere considerato propriamente come un " principio " poiché, essendo il termine finale della manifestazione (ciò ben inteso, nei riguardi del nostro mondo e del nostro stato d'esistenza), non è che "prodotto" e non può divenire "produttore" sotto alcun rapporto. Per questo carattere, il corpo esprime, tanto completamente per quanto è possibile nell'ordine manifestato, la passività sostanziale; ma, nello stesso tempo, si differenzia, anche per tale fatto, nel modo più evidente, dalla Sostanza stessa, che concorre in quanto principio "materno" alla produzione della manifestazione.

A questo riguardo, il ternario dello spirito, dell'anima e del corpo è, si può dire, costituito diversamente dai ternarii formati da due principi complementari e in qualche maniera simmetrici e da un prodotto occupante fra loro una situazione intermediaria; in questo caso (e anche, si intende, in quello del Tribhuvana cui esattamente corrisponde), i due primi termini si situano dallo stesso lato in rapporto al terzo, e, se quest'ultimo può insomma essere sempre considerato come il loro prodotto, essi non rappresentano più in questa produzione una parte simmetrica: il corpo ha nell'anima il suo principio immediato, ma non procede dallo spirito che indirettamente e per l'intermediario dell'anima. E' soltanto quando si considera l'essere come interamente costituito, dunque dal punto di vista da noi chiamato “statico" che, vedendo nello spirito il suo aspetto “essenziale " e nel corpo il suo aspetto " sostanziale" , si può trovare sotto questo rapporto una
simmetria, non più fra i due primi termini del ternario, ma fra il primo e l'ultimo; l'anima è allora, sotto lo stesso rapporto, intermediaria fra lo spirito e il corpo (ed è ciò che giustifica la sua designazione come principio « mediatore ", da noi indicata in precedenza), ma essa resta nondimeno, come secondo termine, necessariamente anteriore al terzo (il corpo), e, di conseguenza, non può essere affatto considerata come un prodotto o una risultante dei due termini estremi.

Può porsi ancora una questione: in che modo avviene che, malgrado la mancanza di simmetria da noi indicata fra essi, lo spirito e l'anima siano presi tuttavia qualche volta e in una certa maniera come complementari, lo spirito essendo allora generalmente considerato come principio maschile e l'anima come principio femminile? La ragione è che, lo spirito essendo ciò che, nella manifestazione, è il più vicino al polo essenziale, l'anima si trova, relativamente a lui, dal lato sostanziale; così, l'uno in rapporto all'altra, lo spirito è yang e l'anima è yin, ed è perciò che essi sono spesso simbolizzati rispettivamente con Sole e con la Luna, il che può d'altronde giustificarsi ancora più completamente dicendo che lo spirito è la luce emanata direttamente dal Principio, mentre l'anima non presenta che un riflesso di questa luce.

Altresì, il "mondo intermediario" che si può chiamare anche il dominio "animico", è propriamente l'ambiente dove si elaborano le forme, ciò che insomma costituisce appunto una parte "sostanziale" o "materna"; e questa elaborazione si opera sotto l'azione o piuttosto sotto l'influenza dello spirito, che ha cosi ha tal riguardo, una parte "essenziale" o "paterna"; è d'altronde ben inteso che non si tratta in ciò, per lo spirito, ce di un'"azione di presenza", all'imitazione dell'a
ttività "non agente" del Cielo.
(articolo tratto dal libro: La Grande Triade di René Guénon cap.XI)

grazie per la pazienza se siete arrivati fino a qui.


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helios
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 16537
 

Discutere di questi argomenti è come discutere sul sesso degli angeli.

Poi ognuno ha le sue idee ma non ci sono le prove.

Se ognuno non capisce da se stesso che è immortale nessuno lo convince di questo.

E questo segna una demarcazione fra un tipo di uomini rispetto ad altri.


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