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Le sabbie mobili del curriculum a 5 stelle


Tao
 Tao
Illustrious Member
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“La “politica" ha sempre scelto le persone destinate alla gestione della macchina amministrativa basandosi su principi quali amicizie, scambi di favori e bacini elettorali”. E' questa la “sentenza” contenuta nella premessa per la selezione pubblica di assessori e segretario comunale che il Movimento 5 Stelle, come è noto, ha deciso di applicare per formare la nuova giunta. Una frase condivisibile, vista anche la storia delle precedenti amministrazioni, rispetto a una pratica, quella dell'occupazione clientelare delle poltrone, che aveva bisogno di essere analizzata e immunizzata. Come però hanno dimostrato i recenti fatti, il metodo della selezione pubblica attraverso un bando presenta qualche luce e molte ombre. Aprire il governo alla cittadinanza è sicuramente un fatto positivo e nuovo, che va nella direzione di premiare i soggetti più meritevoli. E non è di certo così umiliante la richiesta di presentarsi attraverso un curriculum, anche se un elenco di titoli non racchiude di certo la persona in sé e le qualità necessarie a svolgere un ruolo come quello di assessore. Ma quello che va notato più di ogni altra cosa è che i requisiti che sostengono questo metodo escludono da subito una parte della cittadinanza inviando alla stessa messaggi a dir poco ambigui. Il caso Corradini è a dir poco paradigmatico: l'esclusione di una persona stimata e preparata, impegnata in una lista concorrente (ma con un programma simile), rivela che la partecipazione politica è un'onta a prescindere. E questo appare a dir poco straniante per un movimento che si definisce post ideologico.

L'esclusione a priori degli iscritti a qualche soggetto politico, di chi ha un processo in corso (alla grazia della presunzione di innocenza) sembrano voler affermare che le persone “giuste” sono quelle che stabiliamo noi: immacolate politicamente e che fanno dell'inesperienza politica un vanto. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La selezione si è rivelata anche un attrattore di disoccupati, tantissima carne al fuoco e poca sostanza. Il bando contiene in sé elementi discriminanti per chi potrebbe fare delle cose positive per la città e la rigidità nella sua compilazione e applicazione, sembra prescindere dall'eccezionalità con cui è avvenuta la vittoria dei 5 stelle (19% al primo turno) e dalla gravità del contesto politico e sociale cittadino, per tener fede a un riferimento apparentemente etico che in realtà, come già sottolineato, appare poco inclusivo e poco efficace se calato nella realtà dei fatti.

Appare comunque controversa l’autocandidatura, cioè che di qualunque soggetto si parli, sia l’inviante colui che si propone quasi fosse una domanda per un posto di lavoro. La capacità di un soggetto politico si misura anche in base alla conoscenza e individuazione di persone valide su un territorio. Alle persone valide gli si fa una telefonata, una proposta e gli si chiede il curriculum come elemento di controllo e trasparenza verso gli attivisti e la cittadinanza. Perché un curriculum non significa niente se non si conoscono la storia, i pregi, i difetti, i meriti e i demeriti delle persone e il contesto dove devono operare. Ci sono persone con curriculum di 20 pagine a cui sarebbe difficile affidare il compito di andare a buttare via la spazzatura (indifferenziata).

Anche perché i fatti, come sostengono i tanti detrattori ringalluzziti dalle infelici mosse dell'attuale amministrazione su questa vicenda, dicono che al momento la selezione ha prodotto una giunta composta dal vicesindaco (persona valida ma che non è sicuramente passata dai colloqui della commissione) e dall'ex compagno di lavoro, che sarà sicuramente competente, ma ça va sans dire, sarà stato scelto più sulla valutazione diretta e dalle capacità espresse in un rapporto reale che dalla disamina di una sfilza di fogli.

Il bando insomma si sta dimostrando un giochino di ruolo con cui non è possibile governare una città. In virtù del reale peso dei 5stelle a Livorno, Nogarin dovrebbe piuttosto rispondere alle regole della comunità cittadina (leggi, regolamenti, rispetto politico) e non a quelle del meet up. Al più, il bando ha una legittimità interna, ma non è un strumento pubblico nelle mani del Comune.

redazione
Fonte: www.senzasoste.it
7.07.2014


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Anonymous
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Non fa una piega.


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