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Letta: A proposito di Bilderberg..


ilnatta
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In molti in questi giorni mi fanno domande sul meeting Bilderberg al quale son stato invitato a Washington lo scorso fine settimana. In sintesi, era presente una parte importante dell'amministrazione Obama e dei partiti democratico e repubblicano americani. C'erano poi leader socialisti, liberali, verdi e conservatori di molti Paesi europei. E, inoltre, sindacalisti e imprenditori, docenti universitari e finanzieri. Senza contare rappresentanti dell'opposizione siriana e russa. La lista dei partecipanti è stata peraltro resa pubblica dagli stessi organizzatori.

Si è discusso dei principali temi in materia di economia e di sicurezza al centro dell'agenda globale. Ed è stata per me un'occasione interessante e utile per ribadire la fiducia nei confronti dell'Euro e per rilanciare con grande determinazione l'invito a compiere i passi necessari (e indispensabili) verso gli Stati Uniti d'Europa.

Nulla di queste discussioni, e del franco e 'aperto' dialogo tra i partecipanti, mi ha fatto anche solo per un momento pensare a quell'immagine di piovra soffocante che decide dei destini del mondo, incurante dei popoli e della democrazia, descritta da una parte della critica sul web e sulla stampa.

È vero: la discussione era a porte chiuse. Ma la presenza dei direttori di alcuni dei principali giornali internazionali (di tutte le tendenze politico-culturali) mi pare possa 'rassicurare' i sostenitori di una lettura complottistica del meeting.

Enrico Letta, 5 giugno 2012
https://www.facebook.com/notes/enrico-letta/a-proposito-di-bilderberg/10151776431455411


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oriundo2006
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Dunque, riassumendo: a porte chiuse, ben chiuse, uomini politici e d'affari delle maggiori nazioni nel mondo discutono degli scenari auspicabili su cui deve essere incentrata l'agenda del 'cambiamento'. Sono presenti anche i rappresentanti delle opposizioni di Paesi che 'danno fastidio'.
Compìti direttori dei media più influenti sono lì ad assecondarne i risultati pubblicizzandoli presso il resto del mondo.
Letta se ne compiace vivamente ritenendo simili conversari da un lato ininfluenti sull'esito del ( libero ) gioco democratico, dall'altro condivisibili nella forma e nella sostanza per la presenza di accreditati 'opinion makers' sopra le parti ( of course ): dei visionari illuminati cui spetta indicare il cammino.
Se ad Atene è nata la democrazia in Beozia è morta.


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dana74
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incredibile
"È vero: la discussione era a porte chiuse. Ma la presenza dei direttori di alcuni dei principali giornali internazionali (di tutte le tendenze politico-culturali) mi pare possa 'rassicurare' i sostenitori di una lettura complottistica del meeting."

e difatti non avete letto sui giornali nonché visto interviste ai partecipanti sulle decisioni che intendono prendere sulla nostra pelle senza essere consultati?
Eh allora siete voi che non siete attenti....la Grueber presente all'ultimo meeting non mi risulta abbia detto niente in proposito....

E c'è chi vuol far passar la tesi che Letta jr ed il Pd sia stato messo all'angolo dal nano, comodo così non deve parlare del Bilderberg

A che titolo partecipa? Come mai l'agenda lì decisa, identica per ogni nazione, non passa per le elezioni, ritenute uno strumento democratico?
Non è un conflitto di interessi il suo?


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edo
 edo
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invidiosi e criticoni che non siete altri! Chi non è d'accordo con il piccolo (e buono) Letta è gomblottista. Punto.
Volete saperne di più? Chiedete a Lilli Gruber, la ciornalista che c'è stata e non ha mai scritto un cazzo.


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ilnatta
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Perché ha vinto il club Bilderberg

Al netto di ogni complottismo, le élite che si riuniscono (anche) in questa associazione hanno finito per influenzare, a dir poco, le democrazie. Un nuovo libro ne racconta caratteristiche, strategie e protagonisti

(30 aprile 2013)

Fino a un paio di anni fa in pochi parlavano di gruppo Bilderberg e Commissione Trilaterale. E quei pochi venivano facilmente tacciati di complottismo (non sempre a torto, per la verità). Gli eventi successivi hanno però cambiato le cose, almeno in Italia.

Nell'ultimo anno e mezzo il Parlamento e i partiti si sono indeboliti, i decreti-legge hanno sempre più spesso sostituito l'attività legislativa delle Camere, il ruolo della presidenza della Repubblica si è espanso come mai era avvenuto e sono stati scelti due premier (Mario Monti ed Enrico Letta) che sono membri o habituée del gruppo Bilderberg.

E tutto questo è successo in un periodo nel quale i paradigmi auspicati dalla grande finanza internazionale, cioè proprio dai membri del Bilderberg e della Trilaterale (avvicinamento al sistema presidenzialista, finanziarizzazione dell'economia, liberismo e libero scambio senza barriere, politiche di austerità, lenta erosione dei salari e dello Stato sociale) sono diventati in buona parte esplicito programma di governo.

Oggi insomma diventa difficile sostenere che le riunioni semi-segrete di queste due organizzazioni (e un discorso simile si potrebbe fare per le centinaia di associazioni e think thank liberal-conservatori sparsi per il mondo) non influiscano pesantemente sui destini delle democrazie. E diventa perciò necessario occuparsene.

E' quanto fa il giornalista e studioso Domenico Moro con il saggio, in uscita il 2 maggio, 'Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo' (edito da Aliberti, euro 14).

Chi cerca nelle 176 pagine del libro rivelazioni clamorose su qualche piano segreto resterà deluso. Chi invece vuole sapere dettagliatamente che cosa sono, come funzionano, di che cosa discutono e da chi sono composte queste due organizzazioni nelle quali confluiscono leader politici, capi militari, boiardi di Stato, esponenti delle grandi famiglie della finanza internazionale, top manager delle multinazionali, troverà tutto quanto gli serve.

Se infatti le riunioni di questi due organismi sono a porte chiuse, non sono affatto segreti location, date, temi e partecipanti agli incontri. E, nel caso della Trilaterale, pubblici sono persino i resoconti - anche se non sappiamo fino a che punto fedeli - del dibattito tra i partecipanti.

Il libro di Moro non si limita però a descrivere l'attività dei due organismi. Ma cerca anche di rispondere alle domande che la loro esistenza pone. E si tratta di domande di enorme portata.

Le ultime vicende italiane, compreso la nomina dell'«uomo Bilderberg» Enrico Letta alla presidenza del Consiglio, indicano infatti che «la realtà sembra essersi adattata al programma della Trilaterale. La governabilità (...) è diventata il principio regolatore della democrazia, mentre i vecchi partiti organizzati delle classi subalterne sono progressivamente scomparsi o si sono trasformati. Allo stes­so tempo lo Stato si è ritirato dall'economia e l'integrazione europea è andata avanti, concretizzandosi nella realizzazione della moneta unica».

In altri termini: gli eventi ci dimostrano sempre di più che i piani e i progetti del Bilderberg e della Trilaterale, che poi altro non sono che i disegni, anche legittimi, della classe dominante, si stanno sempre di più realizzando.

Questa situazione è accettabile? Fino a che punto si può definire ancora "democratica" una società nella quale i posti di potere sono in mano a poche ma potentissime lobby?

E ancora, si chiede il libro, «èlites selezionate solo in virtù della propria enorme ricchezza, che appartengono a pochi Paesi, non sono elette da nessuno né delegate da alcuna autorità pubblica, agiscono in modo segreto e sono ispirate al dogma del mercato autoregolato» sono in grado di guidare l'intera società oppure, come mostra la gravissima crisi dell'Eurozona, non finiscono poi per portare caos?

Forse, viene da rispondere, dobbiamo ripensare la nostra democrazia. I potenti della terra, infatti, hanno tutto il diritto di riunirsi e fare lobby. Ma uno Stato deve essere abbastanza forte da mediare tra i diversi interessi e non farsi imporre la linea da nessun organismo di parte. Anche se è potente e si chiama Bilderberg.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/perche-ha-vinto-il-club-bilderberg/2206119


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