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Letterina di fine anno a Matteo Renzi


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Signor Pre­si­dente, scri­ven­dole que­sta let­tera aperta dovrei essere ragio­ne­vol­mente con­sa­pe­vole di due cose. La prima è che avrei avuto mag­giori pos­si­bi­lità che venisse letta dal desti­na­ta­rio se l’avessi indi­riz­zata a Babbo Natale. E la seconda è che sarebbe più facile che la pren­desse in qual­che minima con­si­de­ra­zione il sim­pa­tico signore pan­ciuto e vestito di rosso.

Ma ne vale comun­que la pena. Se non altro per­ché, male che vada (non si sa se il “male” sarebbe per lei o per me), la leg­ge­ranno auspi­ca­bil­mente molte altre per­sone che potranno for­marsi un’idea propria.

IL SALVATORE DELLA PATRIA

Lei è salito al governo della nazione con estrema velo­cità. E cer­ta­mente anche in seguito a un dato dif­fi­cil­mente con­te­sta­bile: la penu­ria e la mise­ria di alter­na­tive mini­ma­mente credibili.

Alla sua destra c’era un signore impre­sen­ta­bile e cir­con­dato da cor­ti­giani di dub­bia pro­ve­nienza e spesso di certa inca­pa­cità. Alla sua sini­stra c’era il vuoto e l’immobilismo più asso­luto, a voler sin­te­tiz­zare erede di un 1989 mai dige­rito, com­preso ed ela­bo­rato con nuovi stru­menti e nuovi ideali in grado di pro­iet­tarsi verso il futuro. In mezzo un ex comico dive­nuto capo­po­polo, il cui movi­mento era ed è por­ta­tore di denunce sacro­sante ma diret­ta­mente pro­por­zio­nali all’incapacità di quel movi­mento stesso di tra­dursi in una pro­po­sta di governo seria, com­pe­tente e credibile.

Il Paese anna­spava nell’immobilismo più mel­moso, col­pito da una crisi eco­no­mica e sociale (e cul­tu­rale!) senza pre­ce­denti, e sostan­zial­mente prono di fronte ai dik­tat impo­sti non tanto dalla fan­to­ma­tica “Europa” (non scher­ziamo), quanto piut­to­sto dai poteri finan­ziari che ormai sono depo­si­tari del testo unico e sacro in cui c’è scritto cosa si può fare e cosa no.

In quel fran­gente dram­ma­tico (che pur­troppo dura ancora oggi), lei appa­riva come l’unico pos­si­bile sal­va­tore della patria: gio­vane, bril­lante, effi­cace, ma soprat­tutto depo­si­ta­rio di un mes­sag­gio diretto e sacro­santo. Rot­ta­mare una vec­chia classe diri­gente che por­tava sulle pro­prie spalle tutto il peso di fal­li­menti, cor­reità, inca­pa­cità e pri­vi­legi tanto assurdi quanto insopportabili.

Anche chi si mostrava guar­dingo e dif­fi­dente nei con­fronti di quel gio­va­notto ram­pante e spi­ri­toso, tutti a sini­stra (per la cro­naca), non poteva non aver pro­vato un pia­cere deli­zioso e libe­ra­to­rio nel vederla mal­trat­tare la vec­chia guar­dia che dal Pci aveva con­dotto al Pd pas­sando per le comi­che del cinema muto.

L’ASSENZA DI UN DISEGNO

Amato dai poteri che con­tano, sospinto dal mondo dell’imprenditoria e, ahi­noi, della finanza, per­fino osan­nato dai mass media. Al punto che nes­suno ha pro­vato nep­pure lon­ta­na­mente ad accen­nare che un segre­ta­rio del Pd con­tem­po­ra­nea­mente pre­si­dente del con­si­glio non lo si vedeva dai tempi dell’Unione Sovietica.

L’Italia è stata, ed in buona parte è ancora, nelle sue mani. Però mi per­metta di dir­glielo da osser­va­tore appas­sio­nato di que­stioni poli­ti­che: sem­pre di più lei for­ni­sce l’impressione di non sapere che farsene.

Per dirla tutta, Pre­si­dente, a lei e ai suoi uomini sem­bra man­care un qual­cosa senza il quale non si va da nes­suna parte (per più di un tempo ridotto): il pro­getto, la dire­zione, l’ideologia (paro­lac­cia!) con cui sta­bi­lire di volta in volta cosa fare e dove andare in nome di un dise­gno superiore.

Lei capi­sce bene che non basta rot­ta­mare, né può essere suf­fi­ciente limi­tarsi a imporre quelle riforme che ci ven­gono det­tate dai poteri della finanza inter­na­zio­nale. Non può con­ti­nuare a ripe­tere come un disco rotto che «que­sto paese ha biso­gno di riforme!», per­ché messa così non vuol dire nulla.

Abo­lire l’articolo 18 (ma soprat­tutto tutta una serie di tutele a favore dei lavo­ra­tori), tanto per fare un esem­pio, è stata per lei una riforma. Ma per andare dove, verso quale modello di società, con quali garan­zie serie di ripresa dell’occupazione?

Diver­sa­mente, un pro­getto cul­tu­rale serio, un mani­fe­sto ideo­lo­gico e pro­gram­ma­tico che non si limiti alla gestione del qui e ora impo­sto da ban­che e poteri esteri, per esem­pio, potrebbe por­tarla (sem­pre per stare sul ter­reno degli esempi) verso una valo­riz­za­zione final­mente del «merito», quello per cui in ogni ambito e set­tore a per­dere il lavoro pos­sano essere coloro che quel lavoro non lo fanno o lo fanno male.

E la tas­sa­zione pro­gres­siva? Dove è finito il grande prin­ci­pio con cui almeno dalla rivo­lu­zione fran­cese in poi si sono costruiti gli impianti dei nostri stati moderni? Quello per cui ogni cit­ta­dino con­tri­bui­sce al bene comune (per­ché a que­sto ser­vi­rebbe, la tas­sa­zione…) in base alle sue pos­si­bi­lità, cioè ai gua­da­gni e alle proprietà?

Che cosa è stato, se non un assenza di prin­cipi gene­rali in grado di illu­mi­nare la strada del suo governo, a farle com­piere il ter­ri­bile sci­vo­lone delle par­tite Iva?! Dopo aver attac­cato e mor­ti­fi­cato i sin­da­cati, che pur hanno le loro belle colpe, il suo governo col­pi­sce in maniera così pesante e indi­scri­mi­nata pro­prio quel popolo di gio­vani (per­lo­più) che non solo l’ha votata, ma che fatica a raci­mo­lare un lavoro e, quando ciò accade, a causa di que­sta sua legi­sla­zione scel­le­rata buona parte dei gua­da­gni se li vede por­tare via da una tas­sa­zione pesan­tis­sima e ingiustificata.

A MALI ESTREMI

Lei ci rac­conta che viviamo un’emergenza mai vista prima. Vogliamo cre­derle. Ma allora chie­diamo coe­renza: a un’emergenza mai vista prima si risponde con misure altret­tanto radi­cali e ispi­rate (sem­pre lì tor­niamo) a prin­cipi guida che si decide di adottare.

Dove sta, Pre­si­dente, la legge anti­cor­ru­zione? Come mai in Par­la­mento essa non segue gli stessi iter veloci con cui sta sman­tel­lando lo stato sociale? Dove lo stu­dio serio e pon­de­rato di un sistema di tas­sa­zione che non col­pi­sca in maniera oriz­zon­tale e indi­scri­mi­nata tas­sando nella stessa pro­por­zione par­celle milio­na­rie e borse di stu­dio da poche migliaia di euro, per esem­pio)? Dove una riforma della fisca­lità che con­senta final­mente di col­pire la masto­don­tica eva­sione fiscale che da decenni col­pi­sce il nostro Paese? Dove stanno, soprat­tutto, quelle misure che, sem­pre in nome di un’emergenza mai vista prima, col­pi­scano la spe­cu­la­zione finan­zia­ria, lo stra­po­tere pri­vi­le­giato delle ban­che, le spe­cu­la­zioni dei petro­lieri che impon­gono al paese un costo del car­bu­rante altis­simo e ingiu­sti­fi­cato (visto che il prezzo del petro­lio si è dimez­zato negli ultimi mesi)?!

La lista è e sarebbe lunga. Molto age­vole da elen­care, lo so bene, men­tre per rea­liz­zarla richiede tutta la buona volontà e tutto il corag­gio di un lea­der vero e del suo par­tito. Ma soprat­tutto, die­tro a quella volontà e quel corag­gio, richiede il vero nervo sco­perto della sua lea­der­ship, quella grande assenza che rende mani­fe­sta ad ogni per­sona di buon senso la navi­ga­zione a vista che lei è costretto a operare.

IL CORAGGIO DI SCEGLIERE

La parola a lei non piace, imma­gino, ma sto par­lando dell’ideologia. Che poi,
a conti fatti e al di fuori di pre­giu­dizi scioc­chi, signi­fica la capa­cità di met­tersi a tavo­lino e sce­gliere. Sce­gliere fra i grandi valori e obiet­tivi che pos­sono carat­te­riz­zare l’azione seria e coe­rente di un governo. Non è (solo) una que­stione di riforme, ma prima ancora (e per­ché sia pos­si­bile rea­liz­zarne di coe­renti ed effi­caci), è una que­stione di sce­gliere se si sta dalla parte della ren­dita o del lavoro; del merito o della posi­zione con­so­li­data; del popolo o dell’alta finanza; della con­cor­renza nelle mani del mer­cato o della giu­sti­zia sociale rego­lata e gui­data dallo Stato; dei numeri imper­so­nali e mec­ca­nici del mer­cato o del benes­sere del popolo che lei ha fatto di tutto per riu­scire a governare.

Non è solo e tanto la neces­sità di recu­pe­rare un pro­gramma (e quindi un’agire) di sini­stra piut­to­sto che di destra o di cen­tro, quanto piut­to­sto di impa­rare dalla sto­ria che una teo­ria senza l’azione è ste­rile almeno quanto l’agire non sup­por­tato da una teo­ria che lo sostiene è cieco.

Il suo agire, Pre­si­dente, a voler essere buoni mi sem­bra a tutt’oggi cieco. Tanto che lo sforzo di comu­ni­ca­zione più impo­nente che sta facendo con­si­ste nel volerci con­vin­cere che lei è il più bravo, non­ché il più affi­da­bile, nel rea­liz­zare delle misure che ci ven­gono impo­ste dai mer­cati finan­ziari. Ma cosa ce ne pos­siamo fare di tutto questo?

Quale Paese nuovo, quale rivo­lu­zione in grado di farci final­mente entrare nel XXI secolo è pen­sa­bile a que­ste condizioni?

Non pensa anche lei che, mal­grado ci governi insieme, Sil­vio Ber­lu­sconi sia stato un can­cro della poli­tica ita­liana, pro­prio con la sua totale assenza di teo­ria pro­gram­ma­tica e con misure gover­na­tive estem­po­ra­nee (vedi l’abolizione dell’Ici) che hanno affos­sato que­sto infau­sto Paese?

Per­ché, signor Pre­si­dente, ha giu­sta­mente goduto nel rot­ta­mare la vec­chia guar­dia del suo par­tito e sem­bra non voler fare nulla per rot­ta­mare, in attesa di madre natura, se non la per­sona almeno i metodi dell’ex cava­liere? Ma soprat­tutto, è gover­nare a suon di balle e misure estem­po­ra­nee, rea­liz­zando i com­pi­tini che le ven­gono impo­sti dalla finanza inter­na­zio­nale quello che lei inten­deva per rivo­lu­zione del Paese?

Pensa di avere, quan­to­meno di dotarsi al più pre­sto, e infine comu­ni­carci un pro­getto, un’idea dell’Italia che vor­rebbe lasciare quando la poli­tica, ine­vi­ta­bil­mente, le chiu­derà le porte del con­senso e del potere? O dav­vero pensa che si tratta sol­tanto di fare la riforma elet­to­rale e costi­tu­zio­nale, quindi di pren­dere qual­che altra misura, impo­sta dall’esterno e con­cor­data con que­sto par­la­mento non­ché con gli ele­menti di com­pro­vata impre­sen­ta­bi­lità e inca­pa­cità che lo popolano?

Meri­tata o meno che sia, lei si trova ad avere tra le mani la più grande occa­sione che può capi­tare nella sto­ria di un uomo poli­tico. La scelta è la sua, e deve farla fin­ché è in tempo: si tratta di libe­rarsi e libe­rarci dall’idea che sia un figlio della Tv com­mer­ciale più sciocca e lobo­to­miz­zante, che sia un pro­dotto furbo ma ste­rile del ber­lu­sco­ni­smo che ha impe­rato negli ultimi vent’anni, e quindi di pro­vare dav­vero a rico­struire l’impianto etico, cul­tu­rale e sociale di que­sto Paese. Con corag­gio, auto­no­mia, e soprat­tutto con un pro­getto «cul­tu­rale» con­creto e cre­di­bile. Che ne dice, la accendiamo?

Paolo Ercolani
Fonte: http://ilmanifesto.info
27.12.2014


Citazione
Abrazov
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 44
 

'A CORRUZZZIONE !!

'A EVASIONE FISSSCALE !!!

'ABBERLUSCONEEEE !!!

Ma perchè CDC pubblica il "mainstream" ?


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

'A CORRUZZZIONE !!

'A EVASIONE FISSSCALE !!!

'ABBERLUSCONEEEE !!!

Ma perchè CDC pubblica il "mainstream" ?

non è la prima volta che accade, anzi...


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Giovina
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2001
 

Mi ricordo quando inviavano lettere a Berlusconi.
E' un po' la sindrome di Stoccolma.
Ci si innamora dell'aguzzino e si vede in lui il protettore sensibile alla sofferenza che causa.
Quante lettere ai Babbo Natale di turno da allora!
Scritte anche da personaggi famosi.

In risposta ieri il coche ha arringato e stimolato la sua squadra ad andare avanti.
Che gran figo! Altro che Al Pacino!


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

Mi ricordo quando inviavano lettere a Berlusconi.
E' un po' la sindrome di Stoccolma.
Ci si innamora dell'aguzzino e si vede in lui il protettore sensibile alla sofferenza che causa.
Quante lettere ai Babbo Natale di turno da allora!
Scritte anche da personaggi famosi.

In risposta ieri il coche ha arringato e stimolato la sua squadra ad andare avanti.
Che gran figo! Altro che Al Pacino!

vogliamo parlare dell'autore che si rivolge al renzo utilizzando il "lei" e quasi quasi si prostra a lui?

bleah


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Giovina
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2001
 

Non lo conosco.

Possiamo limitarci a considerare il lavoro di certo giornalismo.
Purtroppo il meccanismo d'appalto della politica ha bisogno del braccio dei media, che a loro volta vengono meno alla loro vera missione.

Possiamo farne una questione di onesta' intellettuale, di dignita', di professionalita', di coerenza, ma c'e' qualcosa nel profondo del sistema sociale che alla fine rende deboli e fragili le coscienze.

Punire la corruzione non ne sana la sorgente.
Con cio' non sto affermando che la corruzione in se' sia da minimizzare.

Credo che in origine la promiscuita' e il conflitto di interesse, non di persone ma dei fondamentamentali settori della societa', statale, economico e culturale, generino confusione e impossibilita' di sana e libera espressione dei talenti umani, e conseguenti costrizioni, errati comportamenti ed interventi in tutti i campi.


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