Licio Gelli, un col...
 
Notifiche
Cancella tutti

Licio Gelli, un colonnello del potere mondiale


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  


Parla Giulietto Chiesa: 'Licio Gelli non era un leader, ma è un vincitore. La sua rete continua'. Gestiva una rete di interessi con lo scopo di difendere l'ordine Occidentale

Intervista a Giulietto Chiesa a cura di Marco Guerra.

"Licio Gelli era un colonnello del potere mondiale. Gestiva una rete di interessi e di coperture intrecciate che aveva lo scopo di difendere l'ordine Occidentale". Il giornalista e scrittore Giulietto Chiesa tratteggia per IntelligoNews la figura dell' "Uomo dei misteri d'Italia". "Non era un leader - spiega Chiesa - ma è un vincitore, perché ora è in atto la distruzione della Costituzione che lui ha sempre auspicato".

Chiesa, la morte Gelli riaccende i riflettori sul "maestro" della P2. Ma chi era veramente quest'uomo? Il deus ex macchina della politica italiana o un millantatore la cui fama è andata oltre le sue reali capacità di condizionare gli eventi?
"È stato personaggio importante nella politica italiana, era uno che contava molto. aveva il controllo su un pezzo dell'elite di questo Paese".

Gelli è stato anche fascista e poi si è riciclato in tutte le fasi della Prima repubblica. È il classico arci-italiano buono ogni stagione o aveva uno scopo ben preciso?
"Era un agente di quelli che io chiamo i padroni universali e ha svolto il suo ruolo. Certo non era né un genio, né un leader di sua iniziativa, lavorava per coloro che comandano il mondo, i grandi banchieri, fondi internazionali.".

Ma tutta questa gente che ha portato nella sua sfera influenza che doveva fare? Difendere l'Occidente dal comunismo?
"Esatto, difendere l'ordine Occidentale. Fino a che è esistito un antagonista a questo ordine, ovvero il sistema economico sovietico, lui ha svolto il ruolo di organizzatore della controffensiva dell'Occidente. È un vincitore e insieme a lui hanno vinto tutti coloro che volevano privare i popoli della libertà di decidere".

Lui faceva il lavoro sporco delle elite?
"Si proprio come la mafia, lui era un mafioso sotto veste massonica. Faceva quello che i politici non potevano fare".

Però è strano che Gelli non ha mai nascosto la sua appartenenza alla massoneria. Per essere uno che operava nell'ombra sembrerebbe l'atteggiamento più appropriato da tenere. Si tratta semplicemente di spavalderia?
"Lui sapeva di essere coperto, la rete di connivenza che aveva messo in piedi lo copriva. Questa è gente che sa di avere una rete di protezione nelle strutture principali dello Stato. Sodali che saranno ricompensati con privilegi di varia natura. Cioè la rete massonica porta avanti coperture intrecciate. Se c'è un magistrato che ti può colpire sai che ce n'è uno che ti coprirà, ci sarà una procura dove le accuse verranno seppellite. È questo il sistema che ha caratterizzato il dopoguerra italiano. La struttura più importante è fatta di legami, io ti do tu mi dai, se succede qualche cosa a me tu mi proteggi, se succede a te io ti proteggo. Gelli era la rete di collegamento che serviva a tenere in piedi questa cosa. Ma ormai tutto l'Occidente è costruito in questo modo".

Infatti adesso sono quasi alla luce del giorno questi legami tra banchieri, politici, magistrati e altri pezzi da novanta dello Stato.
"Esatto, Gelli è morto come un vincitore perché il suo programma di demolizione della Costituzione è in atto".

Tra l'altro Gelli, malgrado tutti gli scandali in cui è stato coinvolto, ha pagato veramente poco in termini di condanne e giorni di detenzione?
"A dimostrazione che questa rete funziona e continua a funzionare".

Ideologicamente dove va collocato un personaggio come Gelli? Nel campo del mondialismo massonico?
"Dal punto di vista storico si qualificava come fascista, ma non è essenziale questo per inquadrare la sua storia. Per usare un termine militare era un colonnello, un medio grado di una struttura di potere né di destra né di sinistra. Anche perché ora abbiamo un presidente del Consiglio di sinistra che fa le riforme che auspicava Gelli. D'altra parte quando tu hai un governo non eletto e una maggioranza parlamentare che vuole abolire la Costituzione e fare dell'Italia un Paese governato di fatto da una sola persona, beh questi come li chiamiamo? Non c'è un termine tecnico, è solo il potere che si manifesta come aveva descritto la trilaterale: la democrazia non serve nulla, è una perdita di tempo, un ostacolo alle decisioni del grande potere economico e finanziario mondiale. Quindi bisogna eliminare la democrazia. Ognuno li chiami come vuole. Io li considero i manovratori tecnici del potere mondiale".

Fonte: www.intelligonews.it
Link: http://www.intelligonews.it/articoli/16-dicembre-2015/34620/parla-giulietto-chiesa-licio-gelli-non-era-un-leader-ma-ecco-perche-e-un-vincitore
16.12.2015


Citazione
mincuo
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6059
 

Tra l'altro Gelli, malgrado tutti gli scandali in cui è stato coinvolto, ha pagato veramente poco in termini di condanne e giorni di detenzione?
"A dimostrazione che questa rete funziona e continua a funzionare".

No.
A dimostrazione che era un lobbysta e un millantatore di mezza tacca, a cui hanno montato un polverone per nascondere quello che si stava facendo all'epoca.
In effetti degli "scandali" poi Gelli ha avuto 3 processi in cui ha avuto condanne:
-2 processi per 2 querele fatte proprio da magistrati che erano stati "offesi" da lui in dichiarazioni sui giornali.
-1 processo per uno stralcio minore del fallimento del Banco Ambrosiano (a proposito di cose più reali) in seguito a false comunicazioni. Banco nel quale Gelli non rivestiva nessuna carica (mentre invece per esempio l'imprenditore "etico" oltre che "eletto" entrava a dirigere in una situazione pre-fallimentare, e poi usciva qualche mese dopo, incassando un pacco di miliardi).

Il Potere mondiale di Gelli....
Benon...


RispondiCitazione
imperator
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 36
 

LICIO GELLI
Giuliano Ferrara per “il Foglio”

Quando uscì la lista della P2, nel 1981, ero a Torino, tutti i brasseur d' affaires e i politici affettavano d' essere terrorizzati dall' apertura della caccia al massone, e un amico intelligente e cinico mi disse subito: "Cazzo, che guaio non esserci"
Aveva ragione, ovviamente. Pidduisti e amici dei pidduisti hanno fatto splendide e in certi casi meritatissime carriere, a maggior gloria dell' industria, della finanza, della televisione e di Sora Repubblica, ed esserci stati, in quella lista fatale, ha voluto dire solo che la benevolenza della satira, della considerazione reverente e della fortuna era dalla parte dei nomi "posti in lista" del solito catalogo leporelliano. In Italia 962, ma in Ispagna son già milletré.

Licio Gelli, morto a 96 anni due giorni fa, non avrebbe mai potuto sperare in un teatro tanto vasto e cinico e risonante per le sue imprese. Aveva una personalità e talenti da doppiogiochista, da affarista, da procacciatore di potere e relazioni, dunque era un carattere d' attore, uno che era destinato a vivere della credulità degli altri, e a spizzare le carte della realtà quel tanto, ci fosse o no il punto, da suggerire una confortevole vincita. Un fascistone.

Un riciclato nel solito doppiofondo della storia italiana. Un piccolo manager. Un abile massone, col grembiulino e il triangolo, erede e cooperatore di altre abilità e capace di alleanze personali e di gruppo di un certo spessore. Ma di quello che gli si attribuisce, compreso quanto è stato oggetto di condanna dopo una girandola giudiziaria infinita e onniversa, credo che solo un centesimo sia da addebitarsi alla sua vera storia.

Non esistendo "segreti d' Italia", intesi come spiegazione del doppio stato e del crimine politico, nessuno, nemmeno lui, ne era titolare. Camarille inquiete bensì, ruffianate, rimandi di responsabilità mediati da ideologie moraliste al servizio dei delinquenti, questo sì, questo in Italia è successo e succede da secoli.

Tutti avemmo l' impressione, quando un massone fiorentino di grido come il compianto Spadolini andò al governo sull' onda dello scandalo della rivale e sciolse l' adunata facendone un caso di sedizione, che fosse una cosa tra di loro, con tutto il rispetto per gli incensurati e i condannati.

Impressione confermata quando, dopo aver messo Gelli dappertutto, in tutte le stragi, in tutte le congiure, nella pazzia di Cossiga (sassarese, e perciò potenzialmente anche lui massone), nelle trame indiziarie del caso Moro, nelle Brigate rosse, nei servizi dell' est europeo al limitare della Guerra fredda, nei tentativi di colpo di stato, alla Rai naturalmente, nelle vicende fallimentari delle proprietà dei giornali e delle case editrici, insomma, dopo aver ricondotta a lui e a Umberto Ortolani compare la catena del delitto dalla a alla zeta, dopo tutto questo una sfilza di assoluzioni liquidò come chiacchiericcio l' intero esercito colpevolizzato dei pidduisti.

Ma Gelli era intanto diventato un eroe di romanzo. Un grande giornalista e novelliere toscano, Gianfranco Piazzesi, ch' era stato licenziato da direttore della Nazione di Firenze, città massonissima, e aveva trovato rifugio nel Corriere della Sera, quotidiano a suo modo massonissimo ma più aperto e meno conventicolare del confratello, aveva fatto delle storie gelliane una specie di Decamerone capace di alimentare racconti in campagna, mentre la peste si divorava la Repubblica, per anni e anni.

E con gusto. Con gusto noi italiani trovammo in Licio Gelli un passatempo di quelli saporiti, un gancio a cui appendere sempre nuove trame, nuovi sospetti, nuove anticamere della verità, che però non arrivava mai e non è mai arrivata. Ora c' è solo da dire parce sepulto. E da aspettare, in caso di ritorno alla Repubblica dei partiti, il prossimo terribile spauracchio.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/gelli-grande-bluff-gramellini-misirizzi-provincia-privo-115160.htm


RispondiCitazione
Condividi: