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Ma mi


Tonguessy
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http://www.appelloalpopolo.it/?p=3091

Negli anni ’50 Ornella Vanoni inizia a cantare in teatro (nelle pause tra gli atti teatrali) le canzoni della Rivoluzione Francese. Testi che parlano quindi di Libertè, Egalitè, Fraternitè. In quegli anni Dario Fo, Giorgio Strehler, Fiorenzo Carpi, Gino Negri e Fausto Amodei scrivono, basandosi su vecchie canzoni popolari, le Canzoni della Mala che traggono ispirazione da Brecht-Weill e dal cabaret francese.

La Ligera (nome dialettale della mala milanese) indicava la malavita “romantica” nata nella Milano del dopoguerra, e formata da gruppi di giovani proletari che non volevano accettare la logica del lavoro in fabbrica. Malavita bonaria che rubava per fame, non sparava, aveva delle ferree regole di comportamento e popolava osterie e bettole dei Navigli di quel periodo. E’ la voce di Ornella Vanoni a cantare le vicende di ragazzi morti in miniera, di malavitosi e balordi milanesi, dei carcerati calabresi. E dei partigiani.

Strehler visse parte degli anni della seconda guerra mondiale come rifugiato in Svizzera. Furono le tragiche esperienze belliche a suggerirgli il testo di “Ma mi”, che, sebbene abbia poco a che vedere con la Ligera, rimane una tra le più conosciute Canzoni della Mala.
Sembra piuttosto un’appendice al canzoniere della Resistenza. Un valzer contro la guerra con versi in dialetto milanese che parlano del valore di mai arrendersi di fronte alla violenza ed al sopruso, di non tradire i propri compagni per uscire di galera; questo sì in linea con le regole della Ligera. Fu cantata per la prima volta da Ornella Vanoni nel 1959.

Il ritornello dice “quaranta giorni e quaranta notti a prendere le botte, ma io non parlo”. Meglio le botte che rinnegare i propri ideali, meglio sputare sangue che tradire.

Dopo gli anni ’50 dell’Italia da rifare perchè uscita a pezzi dalla guerra, arrivano gli anni della Milano da bere: la Mala così come la politica hanno perso lo smalto e lo spirito iniziale, ed arriva il craxismo, astuto connubio tra i due. Bottino Craxi, così lo chiamava Grillo.
La Vanoni, nonostante si dichiari politicamente lontana dal PSI, salta sul suo carro e, a distanza di anni afferma “ridateci il ciccione, Craxi, che ci ha fatto vivere gli Anni Ottanta come se fossimo ricchi e felici”[1]

Si dice poi d’accordo con la proposta lanciata dal sindaco di Milano, Letizia Moratti, di intitolargli una via: “una via a Craxi, ma si’… gliela darei”. [2]

Passano gli anni, e le chirurgie estetiche vanno di pari passo con le mutazioni politiche: il passaggio dal craxismo al berlusconismo è quasi obbligato. Eccola quindi impegnata a sostenere la candidatura della Moratti. Sì , quella il cui figlio è finito nel registro degli indagati, accusato di violazione edilizia per cinque capannoni industriali a Villapizzone trasformati in una villa di lusso con tanto di piscina di acqua salata, bagno turco, rifiniture di pelle di squalo e addirittura ponte levatoio che porterebbe direttamente dal salotto a un vano sotterraneo («la Batcaverna», come è già stato ribattezzato) con un ring di pugilato e un poligono di tiro insonorizzato.[3]

Osservando la vita di questa cantante possiamo osservare la metamorfosi politica, sociale e personale che ha interessato l’Italia dal dopoguerra ad oggi. La solidarietà verso gli indifesi e la denuncia dei soprusi cantata in “Ma mi” si trasforma in sostegno all’arroganza dei potenti; la volontà di provare con costi altissimi il senso della propria appartenenza ed il valore della propria parola data cede il passo alla voglia di svendersi pur di entrare nel club esclusivo. La progressione temporale di tali avvenimenti sociali lascia sgomenti.

In pochi decenni siamo passati dall’Egalitè alla difesa dei privilegi delle elites, e dalla Fraternitè alla protervia individualista. Il popolo, la gente comune è sparita dal vocabolario attuale mentre è prepotentemente entrato l’individuo che non difende più gli interessi dei propri simili, ma solo i propri, in un crescendo narcisista.

Pare non esista ormai più nessuno in grado di fare come la persona comune descritta in “Ma mi”: prendersi botte per difendere i propri compagni. Nessun Strehler ne narra le gesta, quindi tali gesta non esistono in questa società dello spettacolo alla Debord. Viene quasi da domandarsi se siano mai veramente esistite: fino all’orizzonte ottico tutto intorno a me non riesco a scorgere nulla del genere.

Testo di Ma mi (traduzione) [4]

Eravamo in quattro col “Padula”
il Rodolfo, il “Gaina” e poi io
quattro amici, quattro scapestrati
cresciuti in compagnia dei gatti.
Abbiamo fatto la guerra in Albania
poi su in montagna a prendere i topi:
neri tedeschi della Wermacht,
mi fan morire al solo pensarci!
Poi mi hanno preso in una imboscata:
pugni, pedate e una fucilata..

Ma io, ma io, ma io,
quaranta giorni, quaranta notti,
a San Vittore a prendere botte,
dormire da cani, pieno di malanni!..
Ma io, ma io, ma io,
quaranta giorni, quaranta notti,
sbattuto di su, sbattuto di giù:
io sono di quelli che non parlano!

Il commissario una mattina
mi manda a chiamare li per li
“noi siamo qui, non ascoltare gli altri-
mi diceva questo brutto terrone!
mi diceva -i tuoi compagni
noi li prendiamo senza di te…
ma se parli io firmo qui
il tuo condono, la libertà!
Il fesso sei tu se resti contento
di stare da solo chiuso qui dentro…”

Ma io, ma io, ma io,
quaranta giorni, quaranta notti,
a San Vittore a prendere botte,
dormire da cani, pieno di malanni!..
Ma io, ma io, ma io,
quaranta giorni, quaranta notti,
sbattuto di su, sbattuto di giù:
io sono di quelli che non parlano!

Sono chiuso dentro in questa topaia
piena di nebbia, di freddo e di scuro,
sotto a questi muri passano i tram,
fracasso e vita della mia Milano..
Il cuore si stringe, scende la sera,
mi sento male, non sto in piedi,
accucciato sul lettino in un angolo
mi pare di non essere proprio nessuno!
E’ peggio che in guerra star sulla terra:
la libertà vale una spiata!

Ma io, ma io, ma io,
quaranta giorni, quaranta notti,
a San Vittore a prendere botte,
dormire da cani, pieno di malanni!..
Ma io, ma io, ma io,
quaranta giorni, quaranta notti,
sbattuto di su, sbattuto di giù:
io sono di quelli che non parlano!

[1] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/musica/grubrica.asp?ID_blog=37&ID_articolo=636&ID_sezione=62&sezione=

[2] http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/SOCIALISTI-ORNELLA-VANONI-UNA-VIA-A-CRAXI-VUOL-DIRE-CHE-E-STATO-PERDONATO_4150671403.html

[3] http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011/03/06/AO71Q2C-gabriele_batcaverna_moratti.shtml

[4] http://www.geocaching.com/seek/cache_details.aspx?guid=6da2f0d0-6e4f-4fcd-8346-1e1b066c1173


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rasna-zal
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Hai perfettamente ragione Tonguessy, il percorso socio-musicale della Vanoni va di pari passo al profilo pscichiatrico del suo chirurgo estetico.

Pare non esista ormai più nessuno in grado di fare come la persona comune descritta in “Ma mi”: prendersi botte per difendere i propri compagni. Nessun Strehler ne narra le gesta...

... e 'sto ragazzo qua dove lo metti?

Ho visto il tuo canale YT... decisamente meglio della Vanoni, magari puoi provarci tu...
Ciao


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buran
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Esponente della mala classica è il personaggio di Beniamino Rossini, compagno di avventure dell'Alligatore nei romanzi di Massimo Carlotto. L'autore si è ispirato a una persona realmente esistente (o esistita), e la storia della sua vita è descritta in "La terra della mia anima". Sostenitore del PCI fin da ragazzo nell'immediato dopoguerra, "spallone" al confine svizzero, poi contrabbandiere di professione, rapinatore, avventuriero e molto altro, sempre seguendo il suo personalissimo codice etico. Estraneo e ostile alla nuova criminalità e alle mafie vecchie e nuove, nostrane e straniere.


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Tonguessy
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... e 'sto ragazzo qua dove lo metti?

Ha perfettamente ragione anche tu, ma l'articolo è stato redatto precedentemente all'assassinio di Vik. Faccio ammenda. Resta comunque un episodio isolato all'interno della nostra opulenta società votata ai cellulari e alle auto, al "benessere privilegiato" delle Vanoni-Moratti.

PS: Grazie per gli auspici ma ormai la cesura tra il mio mondo e quello "reale" è stata ratificata da un (neanche tanto) recente trattato scritto da quest'ultimo e da me consapevolmente sottoscritto.


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Tonguessy
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Esponente della mala classica è il personaggio di Beniamino Rossini, compagno di avventure dell'Alligatore nei romanzi di Massimo Carlotto.

Ma tu pensa com'è piccolo il mondo. Compaio anch'io nel primo libro della serie dell'Alligatore. Grazie della segnalazione. Pare che anche il Vallanzasca fosse (quasi) della partita, e ne avesse comunque ereditato alcuni tratti.

Siamo arrivati a rimpiangere criminali e politici dantan: non è un gran bel segnale.


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terzaposizione
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Siamo fans di Carlotto? Bella storia a cui aggiungo :
il Vecchio Rossini esiste ed è in vita stà nello stesso " residence " a spese di Alfano, dove soggiorna un mio vecchio amico a cui ho mandato libri di Carlotto.
Tonguessy in che ruolo compari ne " la verità dell'alligatore"?

Per me i protagonisti ( Anedda lo sbirro e Pellegrini l'infame) di "arrivederci,amore ciao" rimangono il mito dell'eroe negativo, e come ho avuto la possibilità di dire a Carlotto, i più amati.....purtroppo.


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rasna-zal
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PS: Grazie per gli auspici ma ormai la cesura tra il mio mondo e quello "reale" è stata ratificata da un (neanche tanto) recente trattato scritto da quest'ultimo e da me consapevolmente sottoscritto.

Aspetta un attimo, ma non si diceva "Rock Hard Ride Free", poi uno cresce e la "durezza" la mette da parte e quello che ho sentito va proprio forte per le mie orecchie!!

Di fronte alle necessità della propria anima, del mondo reale in fondo chi se ne frega! La musica fa parte di quello dei sogni, delle passioni e delle sensazioni...

Comunque devo farti i miei complimenti per tutte le tue attività, sono rimasto colpito...

P.S.: lo sapevo che l'articolo l'avevi scritto prima, l'avevo già letto su AppelloalPopolo, t'ho solo voluto proporre questo aggancio visto che parlavi di musica e di eroi.
Un saluto.


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Tonguessy
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Di fronte alle necessità della propria anima, del mondo reale in fondo chi se ne frega!

Non ho mai considerato l'arte come solispismo, ma come evento sociale. Per me o c'è un qualche rapporto con il mondo reale, oppure non se ne fa nulla. Questa mia posizione mi è già costata diverse rinunce, e non sono ancora riuscito a pentirmene. Fa parte del gioco della vita: per ogni rinuncia da me operata è subentrata un diverso aspetto che prima non avevo valutato. Oggi il mio pubblico di un tempo è chissà dove, ma sto comunicando con Rasna-zal. E scusa se è poco.... 😉

La mia anima riesce a cambiare modalità, mantenendo inalterate le necessità.


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