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Marazzi: la Svizzera, la ricchezza squilibrata e lo stato sociale


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http://www.caffe.ch/stories/politica/56326_lo_stato_sociale_argine_alla_svizzera_dei_divari/

"Lo stato sociale argine alla Svizzera dei divari"

di Stefano Pianca - 27 novembre 2016

La Svizzera è sempre più ricca. E squilibrata. Secondo uno studio del Credit Suisse ogni cittadino elvetico possiede in media una fortuna di 567’322 franchi. Ma la stragrande maggioranza non raggiunge i 50mila. "È una tendenza, quella dell’ampliamento delle disuguaglianze nella ripartizione della ricchezza, già evidenziata in un rapporto del Consiglio federale del 2014" spiega l’economista Christian Marazzi. Da quella fotografia, basata sui dati 2010, spiccava il fatto che il 5% dei patrimoni più elevati deteneva il 65% della ricchezza complessiva; e ancora che l’1% dei patrimoni "monstre" ne assommava il 40%.

Dal punto di vista della distribuzione patrimoniale la Svizzera che nazione è?
"Sicuramente il Paese oggi più inegualitario sul pianeta. Già nel suo rapporto Berna notava come tra il 2003 e il 2010 ci fosse stato un ampliamento di questa diseguale ripartizione. Lo conferma anche l’indice di Gini, che per l’insieme dei patrimoni svizzeri si eleva allo 0.851, testimone di una situazione che gli stessi estensori del rapporto definivano ‘molto diseguale’ (l’indice va da 0 a 1, e 1 sta per la massima concentrazione, ndr)."

Un altro aspetto centrale riguarda i redditi. In questo ambito qual è la situazione?
"Dal punto di vista dei redditi abbiamo una distribuzione che in questi ultimi vent’anni è risultata meno inegualitaria che altrove, soprattutto se confrontata con altri Paesi di elevata ricchezza come gli Stati Uniti o l’Inghilterra. Ciò, a mio modo di vedere si spiega in due modi, da un lato col fatto che abbiamo mantenuto uno stato sociale ancora relativamente forte, dall’altro col fenomeno che si riscontra anche in Svizzera dell’aumento importante della cosiddetta offerta di lavoro. Ossia di persone che devono lavorare di più per riuscire a mantenere il reddito dell’economia domestica. Dunque il reddito procapite diminuisce ma viene compensato dall’aumento del lavoro globale".

Una tendenza questa che è tuttora in atto?
"I rapporti più recenti confermano anche in Svizzera il fenomeno della precarietà legata a un mondo del lavoro sempre più atipico e frastagliato tra impiego parziale, interinale, a tempo determinato. Ciò mostra che l’insicurezza reddituale e occupazionale è qualcosa che ci riguarda in pieno. Questo spiega anche le attuali tendenze sociopolitiche su cui influiscono la paura di perdere il posto di lavoro o di non trovarne uno con una remunerazione adeguata. Da qui anche certe forme di rancore e di disaffezione verso la politica. Insomma, per alcuni potrà anche essere gratificante sapere che la Svizzera è sempre più ricca, ma l’ineguaglianza che avanza va combattuta. Perché quando le cose succedono è ipocrita poi sorprendersi e correre ai ripari. Questi sono fenomeni strutturali, non passeggeri".

Realisticamente che strumenti politici esistono per cercare di contrastare questa frattura?
"Innanzitutto credo sia importante difendere lo stato sociale che pure ha conosciuto un suo ridimensionamento nel corso degli anni. Con tagli magari minuti, ma che possono avere effetti devastanti sulle famiglie. La difesa va tenuta alta perché lo stato sociale è qualcosa di molto prezioso che abbiamo ereditato dal passato ‘900 e sarebbe veramente suicidale comprometterlo. Ci sono poi misure sempre valide, a partire dal salario minimi, anche se sono interventi di difficile attuazione viste le forze e gli interessi in campo".


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