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Moggiopoli, la furia del mercato


Tao
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Illustrious Member
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Bettino Moggi l'ha fatta grossa. E quando parte una valanga così non è facile prevedere dove dovranno scavare i cani della protezione civile. Sediamoci qui tranquilli, allora, e senza nemmeno il decoder assistiamo al campionato più bello del mondo. Nel frattempo godiamoci quel che di seriamente ridicolo ci rimane, come l'articolato dibattito tra intellettuali. Sarà un caso, o il dente che duole, ma ecco la nutrita pattuglia di pensatori ex craxiani - ora segregati nei giornali di destra come Paparesta nel cesso dello stadio - alle prese con il nuovo fumigante merdaio. Moggiopoli è come Tangentopoli? Si alzerà Lucianone durante un discorso alla Camera a dire che lo facevano tutti? Dirà pure lui «alzi la mano in quest'aula chi non ha mai regalato un orologio a Biscardi?».

I nostalgici della grandeur bettina tuonano contro «i protagonismi» della magistratura, orripilano per il «giustizialismo», denunciano «un sistema», cioè dicono la stessa cosa: lo facevano tutti, si sapeva, andava bene a tutti. Eccetera eccetera: tutto il campionario dei craxiani senza Craxi passa paro-paro ai moggiani senza Moggi. E' un ben misero spettacolo, a dirla tutta. Ma un altro spettacolo si prepara, quello delMercato Offeso, e sarà esilarante. Se foste un'importante banca on-line e aveste dato agli arbitri italiani fior di soldi per mettere la vostra zucca sulle loro magliette, non ne rivorreste indietro un po'? E se foste le scarpette del «campionissimo fashion» che scommetteva sulle partite, paghereste ancora per legare la vostra immagine alla sua?

L'elenco di quelli che nei prossimi mesi diranno furibondi «Indietro i soldi!» rischia di essere più grosso delle pagine gialle: nessuno è contento di sponsorizzare la rapina del secolo. Si parla tanto di etica e valori sportivi, tutte belle cose. Ma poi verranno le faccende serie, e saranno le carte bollate dello sponsor. Un conto è incazzarsi per onestà e senso di giustizia, un altro incazzarsi per i soldi, come sa fare il famoso mercato. Per un impareggiabile segno dei tempi, quella che tutti gli italiani hanno sempre chiamato Serie A, si chiama da un po' Serie A Tim. Bisognerebbe chiedere allo sponsor se è contento, o se intende chiedere un rimborso. E' il mercato, bellezza, ai tempi di Bettino Moggi.

Alessandro Robecchi
Fonte: www.ilmanifesto.it
15.05.06


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