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Naomi Klein- Se fossi greca (intervista)


Tao
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La giornalista, autrice del libro “No logo” e icona dell’anticapitalismo del XXI secolo, parla di quello che sta succedendo in Grecia: “Per risolvere la crisi, si sacrificano le persone. È un sistema che stritola la dignità dei popoli” - "Io, con Papa Francesco, per l’ambiente. È una voce importante che ricorda al mondo come non può esistere economia senza la morale”...

“Se fossi greca? Al referendum di domenica voterei No”. Non esita neanche un attimo a rispondere Naomi Klein, giornalista e scrittrice canadese icona dell’anti-capitalismo del XXI secolo. I suoi ragionamenti su cambiamento climatico e giustizia sociale la portano ad Atene.

“Guardiamo cosa sta succedendo in Grecia: per risolvere la crisi, si sacrificano le persone. È la scelta di un sistema che passa sopra a tutto e stritola la dignità dei popoli”. Il sistema al quale l’autrice di No Logo fa riferimento è quello del capitalismo, del neoliberismo, delle multinazionali.

Contro il quale Klein declina il suo nuovo manifesto, nella convinzione che capitale e distruzione dell’ambiente vanno di pari passo (come argomenta nel suo ultimo libro: This Changes Everything: Capitalism vs the Climate, tradotto in italiano per Rizzoli con il titolo Una Rivoluzione ci salverà.

Perché il capitalismo non è sostenibile). Fa uno strano effetto vederla in Vaticano, richiamata dall’enciclica ambientalista di Papa Francesco. Proprio lei, che come ha ricordato il gesuita Federico Lombardi, ama definirsi “un’ebrea laica e femminista”.

È arrivata in Vaticano per presentare il convegno che si tiene oggi e domani (“Le persone e il pianeta al primo posto: l’imperativo di cambiare rotta”). Con lei il cardinale Peter Turkson –ministro responsabile del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace della Santa Sede – e Bernd Nilles, segretario dell’Alleanza internazionale delle organizzazioni cattoliche per lo sviluppo (Cidse).

Una presenza, quella della Klein, che è stata preceduta da polemiche. Da un lato il fronte che, negli Usa e non solo, nega la veridicità dei riscontri scientifici sul cambiamento climatico e rimprovera al Papa di averla “benedetta” nell’enciclica Laudato sii, dall’altro il fronte cattolico-conservatore, che di quest’alleanza anti-capitalista non vuole proprio sentir parlare.

Signora Klein, lei e Papa Francesco non siete un po’ la strana coppia? La Chiesa continua a negare i matrimoni gay, a ostacolare la contraccezione…

Su molte cose non sono d’accordo con i cattolici. Ma la sfida che abbiamo davanti è enorme, per questo è utile unirsi anche tra soggetti diversi. Non c’è fusione con la battaglia della Chiesa, soltanto facciamo un tratto di strada insieme su un tema. Ho rifiutato gli inviti alle conferenze di diverse multinazionali, perché credo che sarebbe stato contraddittorio con il mio messaggio.

Al contrario, per quanto sia stata sorpresa dell’invito in Vaticano, sono stata felice di accettare. Quello che ho trovato molto sorprendente e innovativo è la considerazione del Papa sul fatto che la giustizia sociale non è possibile se non attraverso un uso sostenibile delle risorse planetarie. Molti, anche nella Chiesa, ostacolano questa visione. E mi sembra che il Papa abbia avuto grande coraggio nell’esprimerla.

Papa Francesco come leader del movimento anti-capitalista?

Sì, lo è. È una voce importante che ricorda al mondo come non può esistere economia senza la morale. Le persone e il bene del pianeta vengono prima dei profitti. Non è la prima idea di questo tipo ovviamente. Ma credo sia importante considerare come per la prima volta un messaggio ambientalista così forte arriva da un’istituzione tradizionalmente conservatrice come la Chiesa di Roma. Vuol dire anche che il cattolicesimo può aprirsi ed evolvere.

Cosa la convince di più della svolta ambientalista della Chiesa?

L’idea dell’interconnessione, ovvero che non c’è giustizia sociale se non c’è anche giustizia ambientale. Il cambiamento climatico tocca i Paesi più poveri e viceversa, dove c’è povertà è quasi impossibile superare l’uso delle fonti non rinnovabili (derivate da carbone, gas, petrolio, deforestazione).

Nell’enciclica si parte dall’idea che l’uomo non è Dio, ma essendosene dimenticato, usa le risorse del pianeta in modo non sostenibile. La soluzione, invece, è andare il più possibile verso una nuova economia “verde ”. Ma questo, appunto, non è possibile se non si superano le diseguaglianze a livello globale. Cioè se non si superano le logiche neo-liberiste.

C’entra anche la Grecia?

L’Europa che impone le sue condizioni alla Grecia parla con la voce delle multinazionali, anche quelle energetiche, che guardano a questo Paese solo per poterne sfruttare le risorse, e non per il bene del suo popolo. Questa non è democrazia. Ecco perché penso sia meglio che Atene esca.

Andrea Valdambrini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
3.07.2015


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